Ictus ischemico

Buongiorno, mio padre 76 anni, il 09/07 ha avuto in ictus ischemico, era sul divano di casa con occhi chiusi ma rispondeva con un sorta di mugolio se chiamato e rispondeva agli ordini del medico arrivato con l'ambulanza. Portato subito in ospedale, dopo 3-4 ore ce l'hanno fatto vedere già nel reparto di medicina generale....riconosceva, parlava, era lucido, ma con braccio e gamba sinistra indeboliti ma non paralizzati, ma senza controllo del tronco quindi non riusciva a stare neanche seduto.
In ospedale ha avuto qualche giorno di febbre dovuta ad un'infezione polmonare poi passata con antibiotici.
Lui ha una storia di attacchi ischemici transitori per prevenire i quali faceva tutta la profilassi per questo al momento del ricovero aveva tutti i valori nella norma, ovvero colesterolo, pressione, ecc.., solo da ECO DOPLER eseguito in loco chiusura della carotide destra al 65% quando da altro DOPLER eseguito a febbraio del 2016 era al 30%. Dalle TAC eseguite all'ospedale è risultato, da come ci hanno detto i medici, che non c'era niente di nuovo oltre ai vecchi danni già presenti.
il 21/07/2016 visto il miglioramento generale decidiamo di portarlo ad un centro convenzionato per iniziare la riabilitazione. Niente da dire sulla parte infermieristica e fisioterapica, ma dal punto di vista neurologico non viene per niente seguito. Abbiamo notato una perdita di lucidità e appassimento, a volte ricorda tutto a volte neanchè quanti nipoti e figli ha e la notte è molto agitato.
Il neurologo che lo aveva in cura prima dice che secondo lui dovrebbe essere aiutato farmacologicamente con dei rinfrescanti celebrali e idratato a mezzo flebo, perché è difficile che ci riesca da solo...il neurologo del centro dice che è tutto normale perché ha avuto un ictus non si è rotto una gamba.
Purtroppo in famiglia abbiamo l'esperienza del nonno paterno affetto per tanti anni da quella che viene chiamata volgarmente "artereoclerosi" e non vorremmo che nostro padre segua lo stesso destino o almeno vorremmo addolcirlo se inevitabile in quanto ereditario.

Ora noi familiare non sappiamo quale sia la strada migliore da seguire....cerchiamo un consiglio
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Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 75.1k 2.3k 20
Gentile Utente,

il consiglio che possiamo dare a distanza è quello di fare seguire Suo padre da un neurologo che diventi poi il punto di riferimento per qualsiasi necessità.
Da quanto scrive sembrerebbe che un aiuto farmacologico sia utile, sempre considerando che non esistono farmaci risolutivi per la memoria.
Una consulenza presso un chirurgo vascolare ritengo sia anche importante per una valutazione diretta dell'occlusione parziale della carotide.

Cordiali saluti e auguri

Dr. Antonio Ferraloro

[#2]
dopo
Utente
Utente
Grazie Dottore per la celere risposta.

Effettivamente all'ospedale sulla lettera di dimissioni è riportato che concluso il ciclo di fisioterapia viene consigliata visita presso chirurgo vascolare per la stenosi carotidea.

Purtroppo il nostro neurologo per ragioni credo di opportunità professionale non ritiene al momento di intervenire sul lavoro di un collega finché è nella struttura che avevamo scelto per dare a nostro padre gli strumenti per riprendersi prima rispetto a quello che si poteva fare a casa vista l'assenza nell'immediato delle cose più banali come il letto adatto, sedia a rotelle, materasso antidecubito, palestra per poter fare riabilitazione.
Solo l'assistenza neurologica ci sembra un po' scadente e per questo meditiamo di spostarlo da lì perché può fare anche molti esercizi ma se non è presente a se stesso mentre li fa ci sembra inutile.
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Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 75.1k 2.3k 20
Gentile Utente,

senz'altro è deologicamente corretto il comportamento del neurologo di fiducia, mi riferivo infatti a fare seguire Suo padre dopo le dimissioni dal centro di riabilitazione.

Cordialmente
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno, volevo solo portare alla sua attenzione gli ultimi aggiornamenti.
Proprio questa mattina al centro di riabilitazione dove è ricoverato mio padre hanno detto a mia sorella che era lì per assisterlo che è meglio secondo loro che continuiamo le cure a casa, perché il paziente non è più molto collaborativo e che probabilmente è l'ospedalizzazione che produce questi scompensi e che a detta loro mio padre avrebbe espresso il desiderio mentre faceva terapia di tornare a casa e di voler parlare con uno psicologo ( termine che non conosceva neanche prima dell'ictus), che c'era un principio di Parkinson ma il neurologo aveva bisogno di tempo per valutarlo.
Tutto questo detto dalla fisioterapista non dal neurologo, neanche presente.
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Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 75.1k 2.3k 20
Gentile Utente,

ok, continuate la riabilitazione a domicilio (spesso infatti l'ambiente ospedaliero causa le problematiche di cui mi diceva) e nel contempo fate seguire Suo padre dal neurologo di fiducia.

Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Grazie della disponibilità e gentilezza

Buon lavoro

Cordiali saluti
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Dr. Antonio Ferraloro Neurologo 75.1k 2.3k 20
Di nulla.

Un grosso in bocca al lupo per Suo padre
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