Modificazione personalità e difficoltà psicologiche legate a epilessia post traumatica nell'adulto

Salve, mi rivolgo a voi per cercare di capire quanto sta succedendo a mio marito.
all'età di 24 anni scivolando da una scala ha sbattuto violentemente la testa ed ha subito un intervento chirurgico per evacuare un grosso ematoma al lobo frontale destro, cui è seguito un mese di coma farmacologico e una pesante riabilitazione neuromotoria e logopedistica.
non ha mai voluto sapere di sostegno psicologico (resistenza della famiglia) ne alcuna terapia.
ha ripreso la sua vita ha preso 2lauree, ha iniziato a lavorare, anche se ho sempre notato un eloquio un po' "scoordinato", non era sempre facile capire cosa volesse esprimere.
6 anni dopo nel 2009 inizia a parlarmi di svenimenti, ma non riusciva a spiegarsi e non essendo mai presente non capivo cosa gli stesse succedendo.
dopi alcuni mesi si manifesta un episodio di crisi maggiore della durata di circa 2 minuti.
in ospedale viene dimesso con il tolep senza neanche un appuntamento di controllo, la cosa non mi piace, concordiamo di chiedere ad un centro specializzato, dove inquadrano attraverso diversi esami molto particolari il tipo specifico e raro di epilessia di cui soffre, dopo vari tentativi trovano la combinazione perfetta di farmaci (leviteracetam+lamictal+vimpat) e gli spiegano che è importante che dorma regolarmente e non abusi di schermi e luci che possano scatenare la crisi.
da quel momento a parte quando abbia dimenticato i farmaci (ha avuto forte resistenza contro le pillole) o abbia abusato della veglia e degli schermi, non ha più avuto crisi.
sin dall'inizio della terapia ha manifestato una certa aggressività (era stato prescritto del bromaxepam al bisogno, mai preso) che lui negava di fronte al medico.
purtoppo di anno in anno la situazione è degenerata in una perdita delle inibizioni, del senso del limite (beve molto) e del pericolo (non conto più gli incidenti in auto), e'regredito ad livello adolescenziale senza senso di responsabilità né nel lavoro né nella famiglia, di giorno tutto il tempo in cui non lavora dorme, la notte la passa al PC, mi ha imposto di andare a vivere accanto ai suoi genitori (che fino a quel momento disprezzava), sono divenuta il suo tuttofare perché lui non deve stressarsi e va nel panico con niente, per il resto sono inesistente.
sono più di tre anni che non abbiamo rapporti, lui non ne vuole parlare, non vuole parlare di niente, non si può fare un ragionamento finito perché lui non capisce/non vuole capire l'argomento, mette insieme parole su parole fino a perdersi, lui si ritiene vittima del mondo/persone, non ha mai colpa di nulla, non riesce a stare nella realtà, vive in un mondo di bugie patologiche e soprattutto dimentica tutto dopo 3secondi, la sua memoria è inconsistente, fatta di mosaici di fatti e momenti diversi di cui però è convinto.
non fa visite da anni, per questo io vi chiedo è possibile che l'epilessia o i farmaci abbiano potuto nel tempo stravolgerlo così?
non è più lui,, io sono caduta in depressione e il matrimonio è devastato, c'è qualcosa a livello medico che si possa fare?
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Buonasera
Capisco che la situazione è senz'altro pesante.
Traumi cranici contusivi (come quello di suo marito) portano con una certa frequenza ad epilessia (epilessia post-traumatica) e a modificazione della personalità, specie quando la lesione è localizzata in un lobo frontale come è il vostro caso. La modificazione della personalità comporta in genere impulsività, instabilità dell'umore, superficialità di giudizio. Spesso non mancano disturbi cognitivi (attenzione, concentrazione e memoria).
Va da sè che l'alcol peggiora la situazione.
Nè i farmaci né l''epilessia di per sè ne sono responsabili.
Credo che sia opportuno consultare anche uno specialista psichiatra.
Auguri.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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dopo
Utente
Utente
Grazie dottore per la sua risposta, purtroppo il grosso scoglio è convincerlo ad affrontare la situazione...presa un po' dalla disperazione mi sono confrontata con il neurologo di mio marito e lui ha richiesto di vederlo quanto prima(sono ormai 5 anni che non fa visite/esami) perché è abbastanza preoccupato dai sintomi e dal disinteresse manifestato da mio marito per la sua salute...il percorso psicologico(che era stato prescritto già dopo l'incidente ma lui l'ha saltata a piè pari)gli è stato suggerito quando abbiamo tentato la mediazione di coppia,e indirettamente dallo psichiatra che segue me;anche il neurologo ha detto che male non può fargli...per adesso si è convinto a fare la visita dal neurologo e attendiamo l'appuntamento,per lo psicologo dice che lo cercherà...non posso fare altro che aspettare,almeno finché avrò la forza di resistere,anche perché ho anch'io grossi problemi da affrontare e devo prendermi un po' anche cura di me stessa, soprattutto se lui continua a non essere collaborativo..la ringrazio ancora della sua cortese risposta