La nostra piu' grande preoccupazione e'l'eventuale comparsa

buonasera,
mia madre 70 enne ha avuto una emicolectomia destra in dicembre 2006 per adenocarcinoma moderatamente infiltrante con infiltrazione al tessuto adiposo periviscerale e con invasione extramurale - margini liberi e con 1 linfonodo positivo su 14
stadio t3n1m0
ha eseguito poi chemioterapia schema folfox a dosaggio ridotto del 25% per intolleranza e ha effettuato 9 sedute delle 12 previste.
poi ha eseguito una nefrectomia radicale per patologia benigna ed ora le hanno fatto una protesi al femore per rottura e hanno scoperto dal femore un altra malattia (morbo di waldenstrom) che per ora non necessita di cure.
La nostra piu' grande preoccupazione e'l'eventuale comparsa di metastasi da colon che possono presentarsi da un momento all'altro.
esegue i follow up ogni ora ogni 6 mesi con ecografia al fegato e cea-ca19.9 e rx torace.Fino ad ora non abbiamo avuto recidive ma viviamo come in attesa della comparsa delle metastasi che a detta degli oncologi sembrano non "sfuggire".....
E'diventato tutto tanto difficile e siamo sempre terrorizzati .
Chiedo se e' possibile che non compaiano metastasi da questo tumore e soprattutto quanto tempo deve passare prima di sentirsi un po' piu' tranquilli? dall'intervento sul colon sono passati 19 mesi....
grazie di cuore per una eventuale risposta.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Cara Amica,

non è assolutamente detto che compaiano metastasi. La malattia è stata resecata e curata in chemioterapia adiuvante. Occorre dunque essere fiduciosi. Un buon e corretto follow-up oncologico è la cosa migliore da fare. Una maggiore tranquillità arriverà dopo i fatidici 5 anni.

Un salutone

Carlo Pastore

Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/

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dopo
Utente
Utente
DR.Pastore
grazie per la sua risposta
il termine "assolutamente" mi trasmette una flebile speranza.
Non e' ottimista l'oncologo che segue mia madre che dice che non si guarisce da questo tumore, ma credo che sempre bisogna comunque dare un po' di speranza come ha fatto Lei con me.Quando ho letto la sua risposta "ho respirato".
Mi permetto di chiederLe se puo'darmi un altro consiglio, cerco un ospedale-struttura o qualsiasi posto in cui facciano la ricerca del recettore HB-EGF . potrebbe aiutarmi?
inoltre le chiedo se nel caso di mia madre potrebe essere utile ora l'ipertemia.
grazie ancora di cuore.
a.lisa
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Cara Annalisa,

direi che in tutte le strutture ospedaliere sono ormai attrezzati per la ricerca del recettore. Sono contento di aver fornito un pò di serenità anche perchè io realmente la situazione non la vedo così nera. L'ipertermia in questo momento (e speriamo mai) non occorre poichè non abbiamo localizzazioni evidenti di malattia.

un caro saluto, sempre a disposizione

Carlo Pastore
[#4]
dopo
Utente
Utente
Grazie Dr.Pastore.
per la ricerca del recettore HB-EGF non ho trovato ospedali italiani che eseguano tale ricerca. Diciamo che e' sconosciuta.
Ho telefonato in moltissime strutture ma nessuna fa questo tipo di ricerca.
La serenita' che mi ha trasmesso le assicuro che e' stata come una "mano dal cielo" e per la prima volta dopo tanti mesi ho dormito pensando "chissa! forse a mamma non verranno metastasi!"
Il tumore fa paura a tutti e quando viene posta questa diagnosi e' come dire "e'arrivata la tua ora".
Quello che provano i pazienti e i familiari e' una tale forte distruzione di tutto senza scampo.
Inoltre credo che affrontare la malattia con questo stato d'animo sia deleterio, ho sempre letto le risposte su questo sito ma mai avevo scritto per paura di andare incontro ad un altra risposta negativa e invece ho conosciuto Lei, e sono andata a curiosare su chi e' Lei e ho scoperto un grande Uomo.
grazie per cio' che scrive e per cio' che e'.
a.lisa
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Cara Annalisa,

le tue parole mi lusingano e mi danno la forza per incrementare sempre più l'attenzione e la dedizione per il mio lavoro. Capisco benissimo cosa significhi per il paziente e forse ancor più per i familiari confrontarsi con quel nemico oscuro che è il cancro. Il paziente spesso si trova a poter parlare di tutto con i suoi molteplici interlocutori tranne di ciò che gli interessa veramente, cioè della sua paura di morire. Ascolto e comunicazione diventano il cardine di un approccio alla malattia che non deve essere ridotto alla mera somministrazione di farmaci ed altre terapie specifiche. Anche il medico spesso può versare una lacrima, senza doversene vergognare ed essendo stimolato a fare di più.

Con grande affetto, Carlo Pastore