Una ripresa della malattia

Salve mi chiamo Andrea,
e vorrei delle informazioni rigurado mio padre che si chiama Giovanni di anni 68.
L'anno scorso nel novembre del 2008 gli è stato diagnosticato un carcinoma a cellule squamose nel lobo superiore del polmone sinistro, in seguito a tac tb,broncoscopia e biopsia, con dubbio sui linfonodi sottocarenali. Proprio per questo dubbio, anche se tecnicamente l'intervento era fattibile mio padre ha eseguito 4 cicli di chemioterapia neoadiuvante.
Prima della terapia la lesione era di dimensioni 32x38x33 mm e i linfonodi aumentati di volume oltre i 20mm in sede sottocarenale. Dopo la terapia alla tac si è riscontrato una netta regressione ddell'espanso a sede ilo perilare sinistra a carico del lobo superiore, ridotto a 15x12 mm e immodificate per numero e dimensioni le linoadenopatie sottocarenali.
In suguito mio padre ha subito l'intervento, facendo la lobectomia superiore sinistra e la linfadenectomia ilo mediastinica e l'esame istologico dell'intervento ha evidenziato residui focolai di infiltrazione neoplastica da carcinoma squamoso pco differenziato nel contesto di esiti di terapia medica ed indenni da neoplasia i linfonodi(in numero di 7) interlobari ed ilari.
In base ai risultati ci hanno detto che non c'era bisogno di fare altra terapia.
Dopo 3 mesi dall'intervento cmoe indicatoci mio padre ha eseguito una pet di controllo il cui responso è stato la presenza di piccola area di significativa ipercaptazione del radiofarmaco in corrispondenza di ispessimento pleurico anteriore dell'emitorace sinistro(Suv 3.6), tale rilievo depone in prima istanza per verosimili fatti flogistici intercorrenti e necessita tuttavia di monitoraggio(Pet a due mesi). Dopo 2 mesi è stat rifatta la pet la cui relazione è: lo studio documenta patologico accumulo del tracciante metabolico somministrato in sede sottocarenale, di pertinenza linfonodale, limitatamente al potere risolutivo della metodica non si rilevanoaltre anomalie nelle restanti regioni corporee indagate, si conclude con un quadro metabolico riferibile a secondarismo da pregresso noto nella sede indicata.
A questo punto l'oncologo ci ha detto che potrebbe trattarsi di una ripresa della malattia e quindi bisognava valutare se è possibile attacare la sede con la radioterapia altrimenti riprendere la chemioterapia. Il parere del radioterapista viste le condizioni respiratorie(fatta la spirometria) e la zona da colpire molto piccola ci ha sconsigliato l'aprrociio ad una radioterapia classica perchè la quota di polmone interessata alla radiazione è tale da far presumere una dimunizione del FEV non accettabile, ma ci ha consigliato l'approccio ad una radioterapia steroteassica.
Quello che vorrei sapere è se in questo caso è giusto agire con la stereotassica oppure è più opportuno agire prima con la chemioterapia e poi rivalutare la situazione ed eventualmete agire dopo con la stereotassica.
Inoltre vorrei capire come è possibile essere sicuri da un esame come la pet(quindi delle immagini) che nel linfonodo in questione ci sia una ripresa della malattia, oppure non possa essere un linfonodo reattivo?Quindi se è giusto l'iter da seguire che ci hanno indicato.Grazie mille a chi volesse aiutarmi.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Gentile Utente,

premetto che personalmente avrei optato per ulteriori 3 cicli di chemioterapia dopo l'intervento chirurgico dato il brillante risultato della terapia neoadiuvante. Comunque ora direi che la strategia terapeutica è assolutamente corretta. Una combinazione tra radioterapia stereotassica ed una energica chemioterapia mi sembra cosa adeguata. Inoltre eseguirei anche una scintigrafia ossea per verificare che non vi sia coinvolgimento scheletrico da parte della malattia.

Sempre a disposizione, un caro saluto

Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it

Dr. Carlo Pastore
https://www.ipertermiaitalia.it/

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dopo
Utente
Utente
Grazie mille per la risposta dott. Pastore.
Volevo solo dirle che dopo l'intervento non è stata effettuata nessuna terapia perchè così ci è stato indicato dal centro in cui mio papà si è operato ed anche dall'oncologo della mia città che segue mio papà.
Poi volevo chiederle se con combinazione lei intende che le due terapie vanno fatte comunque entrambe? Glielo chiedo perchè il primario di oncologia che segue mio papà ci ha detto intanto di recarci in un centro dove fanno la stereotassica e far valutare a loro se è possibile farla e poi dopo eventualmente averla fatta dobbiamo tornare da lui per rivalutare la situazione penso con degli accertamenti, ma non ci ha detto che dopo farà sicuramente la chemioterapia, almeno credo, ma ci ha detto che la chemio sarebbe stata fatta in alternativa alla radioterapia nel caso in cui quest'ultima non si possa fare, proprio perchè se è possibile attaccare localmente il linfonodo con la radio stereotassica allora ciò rappresenta una strategia migliore della chemio che attacca il problema globalmente con gli effetti collaterali che conosciamo.
Inoltre volevo capire come mai fare la scintigrafia?la pet non è sufficiente?
Attendo una sua cortese risposta, e colgo l'occasione per ringraziarla anticipatamente.
Andrea.
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Dr. Carlo Pastore Oncologo 3.9k 133 1
Caro Andrea,

ci si trova spessissimo di fronte a queste perplessità : "perchè fare la chemioterapia se si può fare qualcosa di locale?" Semplicemente perchè se vi sono dei linfonodi coinvolti vi possono essere altre cellule nel resto dell'organismo che al momento non si vedono ma che possono crescere. Una terapia sistemica è indicata in queste condizioni. Se si può fare la stereotassi bene... ma ciò non esclude a mio avviso che poi si debba anche effettuare un rinforzo in chemioterapia. La sequenza radioterapia e poi chemioterapia va bene. La scintigrafia ossea sfrutta un radiotracciante specifico per l'osso e vede meglio della PET (per quanto riguarda l'osso).

Un caro saluto

Carlo Pastore
www.ipertermiaroma.it