Recidiva di metastasi ossee

Il consulto è per mia madre:età 70 anni. sottoposta 30 anni fa a mastectomia radicale sx (mammella,cavo ascellare e muscoli del torace) per carcinoma della mammella. Dopo due anni il problema si ripresentava a dx e veniva ripetuto l'intervento anche su questa mammella ed in via profilattica si procedeva ad isterectomia e ovariectomia. dopo 6 mesi dal 2° intervento la Scintegrafia evidenziava una metastasi allo sterno che veniva trattata mediante betaterapia ovviamente gli interventi ed i trattamenti sono stati seguti da chemioterapia secondo i protocolli terapeutici dell' epoca.
termiato il ciclo di terapie la paziente e stata bene fino a 20 giorni fa quando a seguito di un anomalo rialzo della VES (90) ha eseguito Scintegrafia "total body" che ha evidenzaiato una accumulo del tracciante al livello dello Sterno. Successivi intagini radiografiche (Rx sterno e indagine stratigrafica) hanno evidenziato oltre a calcificazioni riconducibili ad esiti della vecchia metastasi lesioni osteomorfe
sia sul manubrio che sul tratto prossimale del corpo sternale, con marcata diastasi del corpo in senso anteriore. Le lesioni sono verosimilmente compatibili con lesione di tipo ripetitivo.
fermo restando che ci siamo già attivati per avere una consulenza radiologico/oncologica, desidererei sapere da chiunque sia esperto del campo
qual'è il trattamento d'elezione in questi casi? betaterapia come 28 anni fa o nel frattempo sono state scoperte nuove metodiche terapeutiche? la P.E.T. di cui tanto si parla ultimamente sarebbe applicabile in questo caso (ammesso di riuscire ad avere accesso all'impianto)?
Se si con che percentuale di successo rispetto alle terapie tradizionali?
Esistono protocolli sperimentali?
grazie per la cortese risposta
[#1]
dopo
Attivo dal 2003 al 2003
Ex utente
Forunatamente tutto si è risolto per il meglio.
la TAC toracica ha messo in evidenza che in realtà l'accumulo del radioisotopo e l'aumento della VES era causato da una forte artrite/artrosi causata dalla radioterapia eseguta 30 anni fa.
Il radiologo che ha eseguito la TAC ha detto che il caso è "da manuale", infatti 30 anni fa non esistevano le tecniche odierne per delimitare esattamente la zona da irraggiare e, per essere sicuri di andare a colpire il trumore si irraggiavano aree molto ampie con dosi molto forti.
L'effetto collaterale più frequente è proprio quello osservato nel caso di mia madre.
Resta un mistero la comparsa cosi tardiva.
Grazie comunque per chiunque potesse portare dei contributi alla discussione.
Saluti
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