Una frattura all'alluce,

Salve vi scrivo perché seriamente preoccupato dai diversi pareri specialistici circa la frattura al calcagno che mi sono procurato circa un mese fa. Subito mi sono recato al pronto soccorso, dove, dopo un esame radiologico, mi hanno diagnosticato una frattura pluriframmentaria del calcagno e una frattura all'alluce, e hanno deciso di ricoverarmi. Dopo 4 giorni di ricovero, nei quali non è stato effettuato nessun altro controllo specialistico (oltre la semplice visita), mi hanno dimesso prescrivendomi uno scarico assoluto del piede sx per 30 giorni e una nuova visita dopo 30 giorni (mi hanno detto che non stavano mettendo il gesso perché ciò avrebbe aumentato il periodo di riabilitazione). Chiarisco che non mi hanno somministrato nè prescritto alcun farmaco oltre che l'eparina e l'antidolorifico al bisogno. A distanza di circa un mese (forse ho aspettato troppo) mi sono recato da un altro specialista, che vedendo le radiografie è rimasto allibito di tutto ciò. Lui mi ha detto che personalmente sarebbe intervenuto chirurgicamente, e che in ogni caso, l'immobilizzazione con gesso sarebbe stata necessaria, tant'è che mi ha prospettato anche la possibilità di una responsabilità civile di questa omissione. Mi ha detto che a distanza di 30 giorni, quasi sicuramente si sarà iniziato a formare il callo osseo, e che pertanto non potrebbe essere più possibile intervenire chirurgicamente e mi ha consigliato una urgente TAC del calcagno sx con ricostruzione in 3D. Mi ha detto che potrei avere serie difficoltà in futuro.
Le mie domande sono le seguenti:
-Sono possibili, oltre che accettabili, pareri così discordanti? A chi credere?
-La frattura al calcagno può essere curata senza nessun intervento (nè chirurgico nè immobilizzante)? Cioè è verosimile che il calcagno si possa curare da solo?
Il secondo specialista mi ha spiegato che l'intervento chirurgico è opinabile, ma non sicuramente l'immobilizzazione con gesso...
Intanto ho prenotato per domani la TAC consigliatami dallo specialista. Ma poi come mi comporto a chi credere? Di chi fidarmi?
Oltretutto è già passato un mese; pertanto nel caso in cui avesse ragione il secondo specialista cosa si potrebbe fare per rimediare all'ipotetico danno?
Ho bisogno del vostro consulto e delle vostre preziose dritte per tranquillizzarmi oltre che prendere urgentemente la decisione migliore...
Grazie anticipatamente
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Dr. Umberto Donati Ortopedico, Chirurgo della mano, Medico legale, Perfezionato in medicine non convenzionali 7.8k 276 9
Le uniche fratture che possono guarire da sole sono quelle composte, se tali rimangono per tutto il tempo. Per prevenire scomposizioni e quindi consolidazioni viiziate si ricorre alla immobilizzazione, che può comunque variare da diversi tipi di gesso, al solo tutore, in relazione al tipo di frattura, alla sede, ai caratteri di stabilità.
Nel Suo caso mi pare che l'indicazione all'intervento non sia così assoluta, visto che anche il 2° ortopedico avrebbe dichiarato che "l'intervento chirurgico è opinabile".
Sul da farsi è impossibile darLe un consiglio utile, senza sapere tipo e sede di frattura: è fondamentale la TAC 3D per avere un quadro il più vicino possibile alla realtà del Suo calcagno, e sentire successivamente il 2° ortopedico per completare la visita. Chiederei, alla luce di quanto Le dirà questo specialista, anche all'ortopedico che L'ha trattata in prima istanza cosa intendesse quando ha supposto che una immobilizzazione avrebbe protratto la riabilitazione. Oltre tutto questa decisione è maturata dopo 4 giorni di ricovero, per cui il Suo caso dovrebbe essere comunque stato discusso collegialmente.
Ci tenga aggiornati, se vuole
Cordiali saluti

Umberto Donati, MD

www.ortopedicoabologna.it

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dopo
Utente
Utente
Innanzitutto grazie per la celere ed esaustiva risposta. Ho appena ritirato l'esito della TAC 3D prescrittami, che è il seguente:
"lo studio viene condotto mediante ricostruzioni volumetriche della regione d'esame con assiali, ricostruzioni tridimensionali mip e 2d in condizioni basali senza somministrazione di m.d.c.
Esiti di frattura pluriframmentaria scomposta al calcagno con rima di diastasi dei frammenti.
Ridotte le interlinee articolari astragalocalcaneare e adtragaloscafoidea".

Ciò mi sconvolge ancora di più: la frattura è scomposta...
Cmq domani andrò all'ospedale per la visita che mi è stata prescritta durante il ricovero...e in tarda mattinata andrò a fare visionare la TAC anche al II ortopedico.
Cmq sì la decisione durante il ricovero è stata presa in maniera collegiale. Per quanto riguarda l'allungamento del periodo riabilitativo se avessero messo il gesso, loro lo giustificavano con un blocco ulteriore dell'articolazione del piede che avrebbe richiesto maggiore fisioterapia.
Il referto vi dice qualcosa di nuovo? Come comportarmi domani?
Grazie ancora
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Dr. Umberto Donati Ortopedico, Chirurgo della mano, Medico legale, Perfezionato in medicine non convenzionali 7.8k 276 9
Il referto conferma la scomposizione ma non a che livello.
Domani mostrerà la TAC e chiederà cosa pensano di fare; si accerti di parlare con un Medico che possa prendere decisioni. Poi parlerà con il 2° ortopedico e avrà un quadro completo della situazione. Purtroppo non riesco a dirLe di più, ma vedrà che di fronte alla TAC 3D ci saranno meno dubbi.
Cordiali saluti
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dopo
Utente
Utente
Scusatemi per il ritardo nel comicarvi ulteriori evoluzioni...Cmq giorno 15 gennaio sono andato a passare la visita all'ospedale presso il quale sono in cura: mi hanno rifatto le radiografie, gli ho fatto vedere la TAC 3D e dopo un consulto tra diversi medici e il primario, hanno deciso di ingessarmi il piede per 30gg, ma hanno riconfermato la precedente decisione di non ingessarlo subito; infine mi hanno dato appuntamento per un'ulteriore visita il 15 febbraio (a distanza di un mese). Subito dopo sono andato a far visionare la TAC 3D al 2 ortopedico, il quale ha esaminato attentamente tutti i fotogrammi della TAC al pc e mi ha spiegato meticolosamente il problema: l'articolazione che ha subito maggiormente l'urto è quella astragalocalcaneare, in cui c'è stato uno spostamento causato da una accorciamento del calcagno; la frattura è visibilmente scomposta e sembrava faticare a calcificarsi a causa della non ingessatura che ha permesso per i primni 30 giorni un movimento (anche se minimo), anche se, dopo 35 giorni si era già formato il callo osseo. Il secondo ortopedico mi ha quindi confermato che lui sarebbe intevenuto subito (subito dopo la fratturazione) chirurgicamente andando a tirare il calcagno con dei fili. Mi ha, inoltre, fatto presente che a distanza di 35 giorni, con il callo osseo che si è già iniziato a formare, nessun ortopedico si sognerebbe di intervenire in questo momento (troppo tardi). Dunque mi ha consigliato di restare in cura del primo ospedale, di tenere il gesso e fare l'opportuna riabilitazione e vedere come va. Lui però dubita che non possa avere problemi soprattutto di dolore nel momento in cui appoggerò il piede: mi ha infatti spiegato che non dovrei avere grossi problemi per quanto riguarda il movimento perchè questo è controllato per la maggiorparte dall'articolazione tibio-tarsica, mentre quella astragalocalcaneare funge da "ammortizzatore" del piede. Morale della favola: devo aspettare 3 mesi e vedere come va. Se dovessi avere problemi, sulla base della sintomatologia (cioè se dovessi avere dolore), si potrebbe eventualmente, in futuro, effettuare un intervento di salvataggio che dovrebbe consistere in un annullamento dell'articolazione astragalocalcaneare con il fissaggio. Che cosa ne pensate? I medici del primo ospedale continuano ad affermare che il percorso che sto facendo è quello giusto, perchè second loro la scomposizione della frattura è nei limiti della tolleranza....non so più che cosa pensare...
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Dr. Umberto Donati Ortopedico, Chirurgo della mano, Medico legale, Perfezionato in medicine non convenzionali 7.8k 276 9
A questo punto l'unica cosa è aspettare e vedere quale sarà l'esito. Se a frattura guarita lamenterà dolore sarà possibile tentare con cure fisiche e plantare, e in caso di insuccesso si potrà fondere l'articolazione dolente (=artrodesi sottoastragalica); ovviamente si avrà una riduzione dei movimenti del retropiede soprattutto in prono-supinazione, ma sarà il prezzo per evitare il dolore.
E' anche possibile invece che, se la scomposizione è nei limiti, Lei possa avere una sintomatologia ridotta e non necessiti dell'intervento.
Cordiali saluti