La mia depressione si sia quindi cronicizzata,

Buongiorno,

Sono un ragazzo di 33 anni edal 15 ottobre 2006 sto assumendo una compressa di Entact 10 mg al giorno e saltuariamente xanax 0,50.
Complessivamente va meglio (ma non più di tanto), il problema è che negli ultimi due, tre giorni ho avuto un lieve ritorno dei sintomi, non proprio depressione ma un calo dell'umore; questa mattina ad esempio mi sono svegliato alle 5:30 per poi riaddormentarmi alle 8.00 (un mese fa per una settimana ho dimunuito di mia iniziativa la dose di Entact a 0,50 ).
La mia domanda è: è normale che dopo mesi di assunzione di Ent. abbia questo "ritorno di sintomi"?
Nell' ultimo incontro che ho avuto col psichiatra, mi ha detto che non mi abbassava la dose perchè aveva timore del cambio di stagione ma a fine aprile ha intenzione di iniziare a sospendere la cura perchè dice che la mia è una depsressione lieve, io leggendo il buggiardino, ho timore che sia ancora presto per la sospensione.
Poichè ho sopportato questa mia depressione per almeno 10 anni prima di curarmi, ritengo che la mia depressione si sia quindi cronicizzata,
volevo quindi chiedervi se in questo caso la depressione è più difficile da curare.
Scusandomi per il disturbo, Vi saluto cordialmente.
[#1]
Attivo dal 2006 al 2008
Psicoterapeuta, Medico di medicina generale
Gentile Utente,
credo sia necessario una visita specialistica con psichiatra
Mai diminuire da soli il dosaggio dei farmaci, nè tantomeno, lo psichiatra che l'ha visto puo' prevedere a distanza di tempo che ridurra' dosaggio, senza prima vederla.
Mi lascia perplessa anche le benzodiazepine prese ogni tanto,e la diagnosi di "lieve depressione"
Consulti un altro psichiatra, è importante un'adeguata diagnosi e terapia.

Cordiali saluti

Dott.ssa I.Di Sipio

www.psicomedicina.mi.it
[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 995 63
Gentile utente,

il tempo di somministrazione del farmaco antidepressivo deve essere protratto per oltre un anno per evitare le ricadute.
Studi clinici dimostrano una effettiva riduzione percentuale delle ricadute se le terapie sono protratte per uno o due anni (percentuale differente).
L'utilizzo di Xanax va bene saltuariamente se correlato alla presenza di sintomi ansiosi da trattare al bisogno.
In ogni caso la benzodiazepina richiede la sospensione totale.
E' necessaria una rivalutazione clinica.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

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[#3]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
gentile utente,
senza dubbio c'è qualcosa che non funziona nella terapia che sta assumendo. E' vero che ci vuole tempo, è vero che marzo e aprile sono mesi molto critici per chi soffre di disturbi dell'umore, ma è anche vero che ognuno di noi ha il diritto sì di curarsi e soprattutto di tornare, attraverso la cura, ad una qualità di vita accettabile per la maggiorparte dei giorni.

E questo non mi sembra il Suo caso, per cui la situazione va rivalutata.

E poi non mi stancherò mai di dire: non limitatevi alla sola farmacoterapia, fate almeno una consulenza psicologica, un problema emotivo non è solo un problema fisicologico da curarsi per via chimica, è spesso anche un problema sociale ed ambientale, ed è con l'associazione tra farmacoterapia e psicoterapia che si ottengono i migliori risultati

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#4]
Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 464
Gentile utente,
concordo con le osservazioni dei dr.i Di Sipio e Ruggiero. Aggiungo che la risposta agli antidepressivi è variabile, ma, poichè ne esistono numerosi tipi, è possibile personalizzare la terapia per tipo di farmaco, dosaggio, eventuali combinazioni e strategie di potenziamento. Meno probabile che la sua diagnosi sia inquadrabile in una depressione maggiore (che è una malattia paralizzante, di gravissimo impatto sull'adattamento socio-lavorativo), più probabile in un disturbo distimico (meno grave ma cronico, un 'cielo grigio' che quotidianamente sovrasta la nostra vita).
In merito alla psicoterapia, per quanto sia assolutamente vero che possa, talvolta, essere un utile supporto alla farmacoterapia (come indicato nella Linee-Guida internazionali per il trattamento), la decisione di utilizzarla o meno deve essere sempre lasciata 'in primis' al laureato in Medicina e specialista in Psichiatria.
Cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk

Silvio Presta

[#5]
Dr. Massimo Ronchei Psicologo, Psicoterapeuta 18
Gentile utente,
concordo con il parere espresso dai colleghi che mi hanno preceduto, anche se mi permetto di precisare quanto espresso dal collega Dr. Presta.
Nel caso del nostro caro utente, credo sia logico che il medico Psichiatra di riferimento, qualora ritenesse opportuno (per il bene dell'utente) associare alla farmacoterapia una psicoterapia, consigli all'utente di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per tale percorso, se egli stesso non è specializzato in psicoterapia. Lo Psichiatra motiverà il suo parere al cliente che in via definitiva deciderà.

Ma questo percorso non è sempre generalizzabile, infatti se una persona richiede il primo consulto ad uno Psicologo-Psicoterapeuta, quest'ultimo dopo un'accurata valutazione può decidere se consigliare all'utente di intraprendere con lui, o con altro Psicoterapeuta una psicoterapia, oppure no.
Così, lo stesso Psicologo-Psicoterapeuta, se dovesse valutare l'importanza di una consulenza Psichiatrica per un eventuale terapia farmacologica, invierà l'utente ad un collega Medico-Psichiatra, il quale Medico deciderà in via esclusiva l'opportunità o meno di intraprendere una terapia farmacologica, e di quale sia la più opportuna per l'utente.

Ritengo che sia opportuno lavorare in sintonia e sinergia tra colleghi Medici-Psichiatri e Psicologi-Psicoterapeuti, anche scambiandosi informazioni e pareri, perchè è il miglior modo di impostare un intervento efficace.
Ed è importante che la nostra utenza lo sappia.

Cordiali Saluti
Massimo Ronchei

[#6]
Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 464
Gentile utente,
a questo punto, pur non essendo mia intenzione tediarla con fastidiosissime diatribe ideologiche, è giusto approfondire, in modo assolutamente sereno, le precisazioni poste dallo psicologo Ronchei.
La Patologia e la sua diagnosi appartengono, per definizione e per evidenti differenze nel livello di formazione professionale, al laureato in Medicina (sei anni di Università) poi specializzatosi in Psichiatria (altri quattro anni), meglio se ulteriormente perfezionato in Psicofarmacologia Clinica (il cui Corso di Dottorato dura altri quattro anni); certamente non allo psicologo, che non possiede alcuna competenza in termini di diagnosi e di farmacoterapia.
Mi spiego meglio: per porre diagnosi psichiatrica bisogna prima di tutto operare una diagnosi differenziale con tutte le altre patologie organiche che possono 'simulare' sintomi psichici (esempio classico l'ipertiroidismo con gli attacchi di panico), e questo lo può ovviamente fare (per Legge) solo un medico; ancora, come può lo psicologo 'valutare l'importanza di una consulenza Psichiatrica per un eventuale terapia farmacologica', non avendo alcuna formazione farmacologica?
Quindi l'errore è proprio quello di fare il 'primo passo' nella direzione non corretta, come se ci recassimo dal fisioterapista prima di avere diagnosticato una rottura del femore, messo il gesso e accertata la guarigione della frattura. E' poi fuori di discussione che una corretta collaborazione tra psichiatra e psicologo sia, in alcuni casi, assolutamente utile.
Cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk
[#7]
Dr. Massimo Ronchei Psicologo, Psicoterapeuta 18
Caro Utente,
mi perdoni, in via definitiva, per quanto mi riguarda, quest'ultima precisazione alle affermazioni del collega Dr. Presta.
Se ad uno Psicologo-Psicoterapeuta arrivasse una persona per problemi di attacchi di panico, questi non è tenuto a chiedere se sono stati fatti precedentemente degli esami medici specifici, e se no, consigliare all'utente di provvedere ad uno screening e/o diagnosi medica rivolgendosi al proprio medico di base, oppure ad altro specialista medico????
Così, se ad uno Psicologo-Psicoterapeuta arrivasse una persona con una patologia invalidante e che soffre (ad es. un episodio depressivo maggiore con ideazione suicidaria), non è tenuto a consigliare di fare una visita Psichiatrica perchè per quella situazione la terapia farmacologica (CHE SOLO LO PSICHIATRA VALUTERA' IN VIA ESCLUSIVA)potrebbe essere una soluzione fondamentale per la salute della persona????
Lo Psicologo NON SI DEVE PERMETTERE ASSOLUTAMENTE DI SOSTITUIRSI AL MEDICO,(come dice correttamente il Dr. Presta le due figure hanno formazioni e competenze completamente diverse) NE' NELLA DIAGNOSI PSICHIATRICA O MEDICA, NE' NELLA VALUTAZIONE E PRESCRIZIONE FARMACOLOGICA, però deve avere le conoscenze e il buon senso di consigliare all'utente di rivolgersi al Medico-Specialista se ne ravvede una specifica necessità. Non è professionale tacere su un'eventuale possibilità terapeutica, anche se non è lo Psicologo a decidere se questa si intraprenderà oppure no.
Non è esatto dire che lo Psicologo-Psicoterapeuta non possa fare diagnosi, SICURAMENTE NON PUO' FARE DIAGNOSI PSICHIATRICA E MEDICA, ma può affidarne il compito ad un Specialista-Medico, SICURAMENTE NON PUO' PRESCRIVERE FARMACI e questo è corretto farlo fare ad un Medico, meglio se Psichiatra.
Lo Psicologo-Psicoterapeuta può però fare diagnosi psicologica e ciò è confermato da due riferimenti normativi forti:
art.1 della Legge 56/89 in cui vengono definiti gli ambiti professionali che caratterizzano e specificano la professione: "La professione di psicologo comprende l'uso degli strumenti conoscitivi per la prevenzione, la diagnosi, le attività di riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità"
art.21 del Codice Deontologico dove si dice che "lo psicologo è tenuto a non insegnare l'uso di strumenti conoscitivi e di intervento riservati alla professione di psicologo a soggetti estranei alla professione stessa"

Cordialmente
Massimo Ronchei
[#8]
dopo
Attivo dal 2007 al 2007
Ex utente
Egregio dottor Silvio Presta,

purtroppo c'è chi nelle disgrazie ha almeno la fortuna di essere fortunato e chi no!
Mi riferisco al fatto che negli ultimi 13 anni questa è la terza volta che vado da un psichiatra o neurologo per curarmi la "pseudo depressione"; dico pseudo perchè grazie alla sua competenza ho finalmente capito (ora ne sono certo), che il mio, come ha detto Lei, è un disturbo distimico, infatti, il mio "cielo" è sempre stato grigio scuro, e penso che questo dipenda soprattutto dal fatto che ho un deficit uditivo che mi ha fortemente limitato e condizionato (anche tuttora) la vita in tutti i sensi, sia affettiva, che sociale, che lavorativa ecc.; portandomi a chiudermi sempre più in me stesso (con consenguente nervosismo, tristezza ecc.) perchè fino ad oggi non sono riuscito ad essere più "forte" di questo mio handicap, ma fin dall'età di 8 anni, e sempre più col passare del tempo, mi sono fatto mettere sotto da esso.
Attualmente sto cercando di aiutarmi con il Vivation, nella speranza che questa "tecnica" mi dia la forza necessaria per affrontare la vita come sento dentro me stesso la voglia di fare, ma che purtroppo continuo a reprimere a causa del mio deficit uditivo.
Detto questo, volevo cortesemente domandarLe se secondo il suo insigne parere, l' Entact 10 mg è un buon farmaco per questo mio disturbo.

Gentile dottor Presta, La ringrazio e La saluto cordialmente.
[#9]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 995 63
Gentile utente,

il suo trattamento non si puo' sintetizzare con una semplice risposta come richiede.
Le terapie farmacologiche vanno personalizzate secondo la risposta del paziente e secondo l'azione del farmaco nell'organismo.
Il suo trattamento puo' essere un trattamento valido ma la valutazione va fatta periodicamente di volta in volta in modo da capire se la sua dose e' giusta oppure necessita di qualche ritocco o se e' utile il cambiamento del farmaco.
Tutte queste considerazioni devono essere fatte con visite psichiatriche di persona che le consentiranno di valutare con il curante la migliore strategia da intraprendere.

Cordiali Saluti
Dr. F.S. Ruggiero

http://www.francescoruggiero.it
[#10]
Dr. Silvio Presta Psichiatra, Farmacologo 464
Gentile utente,
le considerazioni del dr. Ruggiero sono assolutamente corrette. Non è possibile esprimere un giudizio sulla 'bontà' o meno di un dato farmaco, poichè ogni cura deve sempre essere disegnata 'su misura' in base alla risposta del singolo individuo. Il consiglio è perciò di intraprendere un percorso di adattamento della sua farmacoterapia, che potrà essere affiancata, se il suo psichiatra lo riterrà utile, da un trattamento psicoterapico volto principalmente ad eliminare le eventuali distorsioni cognitive che la prolungata 'compagnia' del disturbo potrebbero aver prodotto sul suo funzionamento sociale e lavorativo.
Cari saluti
Silvio Presta

www.silvio-presta-psichiatra.tk
[#11]
Dr. Mauro Milardi Psichiatra, Medico igienista, Anestesista, Psicoterapeuta 23
E' evidente quanto possa essere difficile sintetizzare una risposta sui dati presentati. In linea di massima è possibile dire che se le tematiche depressive sono presenti continuativamente o con ricadute da molto tempo, la tendenza generale è di fare una terapia farmacologica un po' prolungata nel tempo, ma questa è poi una decisione del nostro curante. Ricordo che una tematica depressiva sarebe opportuno che fosse afrontata anche dal versante psicoterapeutico, n particolare a mio modo di vedere cognitivo comportamentale.

Mauro Milardi

[#12]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Dottor Presta,
dopo l'ennesimo abuso di questo spazio, dedicato all'Utenza, come una vetrina ove illuminarci sulla deontologia medica (che oltretutto Lei ha dimostrato in più di un'occasione di non conoscere), Le comunico pubblicamente (cosa a me insolita, non essendo abituato ad abusare di un forum, iniziato dall'utenza, per intavolare discussioni personali con i Colleghi) che in questi giorni ho provveduto ad effettuare una SEGNALAZIONE alla Commissione Deontologica della FNOMCeO nonchè all'Ordine Nazionale degli Psicologi circa le affermazioni scorrette da Lei rivolte agli Psicologi sul sito Medicitalia (che invito ad intervenire nei Suoi confronti a questo proposito, come già avvenuto in un altro consulto).

Lo faccio pubblicamente perchè credo Lei abbia superato ogni limite deontologico nei confronti della nostra Categoria, la stessa deontologica che Lei tanto decanta.

Sottoscrivo pienamente la mail del Collega Ronchei, soprattutto ricordandole che esiste la Legge 56/89 che stabilisce chiaramente le possibilità diagnostiche della professione di Psicologo, contrariamente a quanto Lei spesso afferma

Per quanto mi riguarda le comunico che, in qualità di Segretario dell'Associazione Giovani Psicologi Lombardia, interverrò attraverso vie legali affinchè questo tipo di informazione scorretta sulla Professione di Psicologo non venga diffusa ulteriormente in pubblico.

Invito altresì tutti i Colleghi Psicologi scriventi su questo sito a segnalarmi eventuali abusi a dbulla@libero.it, nella speranza che comunque nessuno di noi entri in diatribe falso-ideologiche con psichiatri quali il Dr Presta in uno spazio che, fino a qualche tempo fa, veniva serenamente utilizzato da psicologi e psichiatri per aiutare l'Utenza.

Mi auguro di ritrovare quella stessa serenità al più presto

Daniel Bulla

Allergia ai farmaci: quali sono le reazioni avverse in seguito alla somministrazione di un farmaco? Tipologie di medicinali a rischio, prevenzione e diagnosi.

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