Inversione notte/giorno

Egregi Dottori, mi scuso anticipatamente per il disturbo.
Vorrei chiedervi il parere su una situazione che non ho mai considerato problematica fino a che ho sentito dire da un professore all'università (io studio medicina e lui è uno psichiatra e parlava di una sua paziente) che invertire la notte col giorno è un'abitudine terribile e da eliminare assolutamente.

In breve, la mia giornata è questa:
Sono una donna di 26 anni. Ho un lavoretto serale dalle 21 a mezzanotte. Rincaso, mi riposo circa un'ora e poi comincio a studiare.
Dalle 01.00 alle 06.00 studio.
Alle 06.00 mangio qualcosa, e riprendo a studiare fino alle 09.00.
Alle 09.00 dormo un po', mi sveglio alle 12.00 e continuo a studiare.
Alle 13.00 mangio e dalle 14.00 alle 17.00 dormo.
Dopodiché studio fino a che è ora di cenare e poi di andare al lavoro.

A volte però devo andare a lezione e gli orari si sballano (seguo solo le lezioni necessarie). In pratica io non dormo mai 6 ore di fila, dormo al limite a blocchi di 2-3 ore, e comunque mai di notte, al limite di sera prima di andare al lavoro.

Sono piuttosto irritabile e ogni tanto avverto ansia (ma mai crisi di ansia) e un po' di tristezza. Questi ritmi non convenzionali mi portano a stare praticamente sempre da sola (tranne quando lavoro, che sono a contatto con persone anziane). Aggiungo che ho tentato di avere ritmi più normali (per esempio dormire quando torno dal lavoro e studiare mattino e pomeriggio) ma non ci riesco. Inoltre sono appena risorta da un lungo blocco universitario che però mi crea ancora grosso senso di colpa e quando non studio mi sento molto in colpoa. Il pomeriggio sono immancabilmente stanchissima e nelle prime ore del pomeriggio non c'è verso che io riesca a studiare.

Secondo Voi perché il mio professore era così fermo nel dire che è pericoloso invertire notte/giorno?
Secondo Voi la cosa può nuocermi?

Grazie a tutti per la Vostra attenzione, e auguri di Buon 2010.
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
E' nocivo per la salute.

e comunque le alterazioni del ritmo sonno veglia possono far considerare la presenza di un disturbo dell'umore.

https://wa.me/3908251881139
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[#2]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Grazie per la risposta... ma perché è nocivo?
[#3]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 829 30 24
Gentile utente,

concordo con il collega: infatti parla di umore irritabile e triste e ansia.
Risorge da un blocco negli studi, ha sensi di colpa.

Non è chiaro se l'inversione del ritmo sia conseguente al lavoretto che fa e al fatto che poi studi di notte (ma non credo perché tornata a casa potrebbe coricarsi), oppure se fosse già presente prima e se sia naturale per lei essere più lucida di notte.

Inoltre non ha detto se in questo modo comunque il rendimento universitario, lavoro e vita relazionale, restano o sono alterati.

Forse le potrebbe essere utile consultare un collega.

Cirdiali saluti

Massimo Lai, MD

[#4]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
E nocivo in quanto si possono anche instaurare
squilibri ormonali che a lungo andare possono non ricompensarsi.
[#5]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Grazie ancora per le risposte.
Sembra che io solo di notte riesca a rendere nello studio, come se i sensi di colpa fossero un po' attenuati.

Di notte, se non studiassi, riuscirei comunque a dormire (non ho mai avuto problemi ad addormentarmi), ma anche quando dormo di notte, di pomeriggio non riesco a fare niente. Mi viene una grande stanchezza e non riesco a studiare e a volte neanche a mantenere gli impegni presi (andare a lezione o a tirocini o ad altri appuntamenti).

Per quanto riguarda il rendimento, con l'università sembra che io funzioni solo così (ma forse è ancora presto per dirlo), le relazioni interpersonali praticamente per me non esistono e nel lavoro mi trovo molto bene (lavoro in un circolo ricreativo per anziani e sono molto apprezzata e riesco a essere allegra e simpatica).

Beh... visto che ci siamo... vi chiedo un consiglio anche su questa cosa... io nella mia testa immagino di parlare con persone che non esistono (o almeno che non esistono più). E' una cosa che faccio di mia volontà (sono io che consapevolmente invento i dialoghi fra me e queste persone, che sono per lo più i miei scrittori preferiti) e questo mi aiuta a sentirmi meno sola e più sicura. E' una cosa grave? E' pericolosa? Può portare alla psicosi?

Un'altra domanda... tutti i miei sforzi per cercare di laurearmi, seppure con grande ritardo (molto probabilmente prima dei 29 anni non ce la farò), hanno senso? E' possibile riuscire a diventare bravi medici e ad entrare in una scuola di specialità sebbene ci si laurei con ritardo? O si risulta "marchiati"?

Grazie infinite e scusate se mi sono dilungata
[#6]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 829 30 24
Immagino e invento i dialoghi... cioè si tratta della sua immaginazione o i suoi scrittori le rispondono? si tratta di sogni? di pensieri intrusivi?

Perché non riesce a tenere gli impegni presi? evita forse la gente? ne ha paura?

Comunque sia, sono solo alcune domande per farla riflettere e che non necessitano di risposta in questa sede.

Penso invece che dovrebbe affrontare i suoi problemi e approfondirli con uno specialista.

Per quanto riguarda l'ultima domanda, meglio laurearsi a 29 anni che non laurearsi mai. Non si resta marchiati, in linea di massima agli altri non gliene frega molto di quello che fa o ha fatto prima. E' più importante che acquisisca una buona preparazione e esperienza che si fa sul campo. Per questo anche andare a lezione e confrontarsi con gli altri è importante.

Auguri
[#7]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Caro Dr Lai,
La ringrazio per la Sua risposta.
Per quanto riguarda i dialoghi, funziona così: quando mi sento sola e angosciata e l'ansia mi impedisce di studiare, immagino che seduto a fianco a me ci sia uno di questi scrittori e che mi dica "Dai io mi sono sempre dedicato alla letteratura, impariamo insieme un po' di medicina" e che studiando io stia per certi versi insegnando a lui.
E' un pensiero che creo io volontariamente. Per questo direi che non è intrusivo. Quando poi comincio a studiare, in poco tempo non penso neanche più a questa fantasia. Mi capita anche mentre cammino per strada, immagino che con me ci sia una di queste persone e nella mia testa gli racconto ciò che mi va, creandomi il dialogo come voglio io.

Non ho paura della gente, la gente mi piace, ma così come a uno possono piacere i documentari sull'Alaska e però non vorrebbe mai andarci. Direi che la gente mi interessa. Però non voglio relazioni interpersonali.

Ho provato ad andare da una psichiatra per risolvere il mio blocco negli studi, ma sentivo poca empatia, inoltre partiva da questioni dell'infanzia e io francamente non ho voglia di ripercorrere cose vecchissime e non particolarmente significative e non ho neanche i soldi per una cosa così lunga. Certo che se un farmaco potesse aiutarmi ad attenuare il senso di colpa e a funzionare meglio lo prenderei.

Riguardo all'ultima mia domanda...
"Un'altra domanda... tutti i miei sforzi per cercare di laurearmi, seppure con grande ritardo (molto probabilmente prima dei 29 anni non ce la farò), hanno senso? E' possibile riuscire a diventare bravi medici e ad entrare in una scuola di specialità sebbene ci si laurei con ritardo? O si risulta "marchiati"?"
Se anche qualcun'altro di voi volesse darmi il suo parere, mi farebbe molto piacere. Infatti non vorrei trovarmi poi laureata dopo tanta fatica e non riuscire neanche a trovare lavoro o ad accedere alla scuola di specialità...
[#8]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
A me pare che emergano ulteriori elementi che devono avere una valutazione specifica.

Probabilmente il suo disturbo del ritmo sonno/veglia e' il sintomo relativo ad una lunga serie di problematiche che sembrano non trovare soluzione.

Segua realmente un percorso di diagnosi e trattamento in modo da poter palpare direttamente i risultati in merito anche alla sua vita quotidiana.
[#9]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
La ringrzio molto della risposta e vorrei approfittare della sua gentilezza per un ulteriore parere. Non dispongo di molto denaro e vorrei non sprecarlo e indirizzarmi subito verso la soluzione migliore per me. Dovrei rivolgermi a uno psichiatra o a uno psicologo, secondo lei?
inoltre, secondo lei devo cercare qualcuno che effettui una terapia particolare? ho letto che la terapia cognitivo comportamentale è molto efficace in tempi brevi, ma non so se sia adatta a me e non so come fare a trovare qualcuno che la eserciti. Grazie!
[#10]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Prima di tutto deve rivolgersi ad uno psichiatra.

Esistono i servizi pubblici dove e' possibile effettuare una visita psichiatrica al solo costo del ticket.

Per cio' che riguarda il trattamento, prima va fatta una diagnosi ed individuato il problema e poi possono essere differenziati i vari tipi di trattamenti dalla farmacoterapia alla psicoterapia.

Consideri che una psicoterapia consiste in sedute settimanali, quindi i costi possono essere maggiori e non tutti i servizi pubblici dispongono di un servizio di psicoterapia.
[#11]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Gentili Dottori,
Vi avevo scritto quasi 3 settimane fa per avere le Vostre opinioni circa il mio stile di vita poco convenzionale.
Io infatti dormo a blocchi di massimo 3 ore, 2-3 volte durante il giorno (non dormo mai di notte).Essendo molto sola (salvo un lavoretto in un circolo ricreativo per anziani)e sopraffatta da senso di colpa e di inadeguatezza, ho seguito il Vostro consiglio di rivolgermi a uno psichiatra "de visu".
Fino ad ora ci siamo visti tre volte e mi sembra un po' confuso.
Il primo giorno voleva prescrivermi sereupin; io ero d'accordo nel prenderlo ma volevo aspettare un paio di settimane a iniziare il trattamento perché in quei giorni avevo già forte mal di stomaco e temevo che il farmaco avrebbe peggiorato i dolori.
La volta successiva aveva cambiato idea e sosteneva che non dovessi prendere nessun farmaco.
La volta ancora successiva,quando gli ho detto che i miei dolori di stomaco erano passati e che me la sentivo di cominciare il trattamento, ha ribadito che tutto sommato non mi darebbe nessun farmaco... che se voglio posso prendere sereupin ma che come minimo un trattamento deve durare sei mesi.

Gli ho raccontato dei miei dialoghi fantasiosi con persone che non esistono più (scrittori, per lo più), e lui dice che è una cosa bella e sana e non pericolosa.

Boh.

Sono più confusa di prima...
[#12]
Dr. Massimo Lai Psichiatra 829 30 24
Ha parlato della sua confusione con il suo psichiatra?

La terapia che le aveva proposto per cosa era? se glielo avesse chiesto forse ne saprebbe di più.
Dei suoi dialoghi interni neanch'io mi preoccuperei in linea di massima, ma bisogna vedere come sono e glielo chiederei di persona se la visitassi.
Se lo psichiatra che la ha visitata ritiene che non ci siano problemi perché essere confusa?

L'inversione dei suoi ritmi e la sua solitudine invece andrebbero esplorate, ma consideri che spesso ci vuole qualche visita per arrivare a delle conclusioni o semplicemente si osserva l'evoluzione dei sintomi.

Adesso non tenga il piede in due staffe e si affidi al medico cui si è rivolta.

Cordiali saluti
[#13]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Gentile Dottor Lai,
lo psichiatra pensava a un disturbo ossessivo di personalità. Sentita la diagnosi mi sono documentata ed effettivamente mi rispecchio molto in questa categoria diagnostica. Non mi piace molto l'idea di prendere degli psicofarmaci, ma avrei sperimentato il trattamento (con i dosaggi e i tempi indicati dallo specialista) per vedere se la mia vita potesse migliorare.
E' questo che mi confonde. C'è secondo me chiaramente qualcosa che non va (infatti non solo non dormo di notte, ma quando dormo lo faccio a "blocchi", in maniera discontinua).
Aggiungo che da quando sia Voi che lo psichiatra mi avete tranquillizzata sul fatto che la fantasia non sconfina in psicosi, abuso della mia immaginazione. Qualunque situazione io desideri, la ricreo nella mia fantasia, ed è come se io la vivessi e conseguentemente posso fare a meno di cercarla nella realtà.
Se mi sento sola, immagino subito di andare a bere qualcosa con degli amici, e dopo pochi minuti il senso di solitudine scompare. Se ho voglia di parlare con lo psichiatra, invece che aspettare l'appuntamento successivo lo immagino. Se ho voglia di vedere i miei familiari, anziché andarli a trovare li immagino per pochi minuti. Certo non è la stessa cosa che vivere queste esperienze personalmente, ma a furia di immaginare riesco a evocare immagini e situazioni molto complete, e appaganti quasi quanto quelle vissute realmente.

Ed effettivamente non mi capita mai di confondere le cose vissute realmente con le cose solo immaginate.

A raccontarlo, mi sembra di essere fuori di testa...
[#14]
dopo
Attivo dal 2009 al 2010
Ex utente
Gentile Dottor Lai,
lo psichiatra pensava a un disturbo ossessivo di personalità. Sentita la diagnosi mi sono documentata ed effettivamente mi rispecchio molto in questa categoria diagnostica. Non mi piace molto l'idea di prendere degli psicofarmaci, ma avrei sperimentato il trattamento (con i dosaggi e i tempi indicati dallo specialista) per vedere se la mia vita potesse migliorare.
E' questo che mi confonde. C'è secondo me chiaramente qualcosa che non va (infatti non solo non dormo di notte, ma quando dormo lo faccio a "blocchi", in maniera discontinua).
Aggiungo che da quando sia Voi che lo psichiatra mi avete tranquillizzata sul fatto che la fantasia non sconfina in psicosi, abuso della mia immaginazione. Qualunque situazione io desideri, la ricreo nella mia fantasia, ed è come se io la vivessi e conseguentemente posso fare a meno di cercarla nella realtà.
Se mi sento sola, immagino subito di andare a bere qualcosa con degli amici, e dopo pochi minuti il senso di solitudine scompare. Se ho voglia di parlare con lo psichiatra, invece che aspettare l'appuntamento successivo lo immagino. Se ho voglia di vedere i miei familiari, anziché andarli a trovare li immagino per pochi minuti. Certo non è la stessa cosa che vivere queste esperienze personalmente, ma a furia di immaginare riesco a evocare immagini e situazioni molto complete, e appaganti quasi quanto quelle vissute realmente.

Ed effettivamente non mi capita mai di confondere le cose vissute realmente con le cose solo immaginate.

A raccontarlo, mi sembra di essere fuori di testa...
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