Influenza e pressioni dai famigliari

Gentile dottore, ho 29 anni, sono sposata e ho un figlio di 12 anni.
La mia famiglia d’origine è così composta : Ho una sorella (33 ) e un fratello( 39) più grandi, figli di primo letto di mio padre che dopo essere rimasto vedovo ha sposato mia madre e siamo nati mio fratello(32) ed io
Brevemente le riassumo il mio iter familiare in modo che lei possa consigliarmi se la decisione che sto prendendo sia quella giusta.
A 17 anni rimasi incinta, mia madre mi diede il suo pieno appoggio sia economico che psicologico, così che vissi la cosa abbastanza bene, grazie anche al fatto che amavo ed amo il mio compagno.
Sono sempre stata legata a mia madre anche da questa necessità iniziale e in seguito dal “dovere “ che sentivo nei suoi confronti ( largamente evidenziato da lei) per l’aiuto ricevuto, al contrario di mio padre perennemente assente sia da ragazzina che in questo frangente.
Abito nella villetta di famiglia che mia madre mi ha messo a disposizione, ristrutturata con i miei soldi, ma mai intestatami. Lei , mio padre e mio fratello vivono sopra di me; gli altri due sono sposati, e vivono a poca distanza.
Le cose sono degenerate in questi ultimi 5/6 anni, perchè mio fratello diretto, Roberto, ha cominciato a manifestare chiari sintomi psicotici, dovuti ad un ritardo mentale mai accettato ne seguito.
Ha addirittura molestato sessualmente mio figlio, e mia madre che se ne era accorta me lo ha tenuto nascosto. Lo protegge e giustifica in tutto e per tutto, da sempre.
Sia io che mio marito ci siamo sempre dimostrati molto comprensivi nei confronti di mio fratello e dei suoi comportamenti psicotici, cosa che non hanno fatto gli altri due miei fratelli allontanandosi sempre più dalla famiglia.
Mia madre ha sempre preteso da me, ricattandomi affettivamente, che non frequentassi gli altri miei due fratelli( a cui ero e sono molto legata) perché erano degli “ str…” che avevano emarginato Roberto, peggiorando la situazione.(semplicemente invece le hanno sempre detto che doveva essere curato!!)
Ora accusa anche me che, satura dal punto psicologico di impiegare le mie energie per qualcosa che non ho il potere di cambiare , mi sono allontanata anche per proteggere mio figlio.
Ultimamente Roberto era diventato violento e pericoloso così che noi fratelli ci siamo rivolti all’assistente sociale e finalmente siamo riusciti ad ottenere che assumesse dei farmaci ( tavor+ risperdal), cosa su cui mia madre è sempre stata contraria.
Ora io ho avuto in quest’ultimo anno gravi problemi di salute, sto curando l’epatite c con interferone e ribavirina, e sono molto provata fisicamente e psicologicamente.
Mia madre si disinteressa completamente del mio stato e continua a colpevolizzarci, anche con i parenti, addossandoci tutte le responsabilità della situazione di mio fratello e accusandoci di averla abbandonata.Per me che vivo a stretto contatto, è un incubo …la sento continuamente urlare e inveire contro di noi….
Io ormai ho capito che lei mia ha considerato solo fino a che correvo dietro ai suoi ragionamenti paranoici e mi occupavo di Roberto, ora non esisto più.
Non senza sofferenza ho deciso di andarme da li, e di rompere completamente i ponti, senza nemmeno comunicarle il mio nuovo indirizzo. Non mi sembra di avere alternative, perché ho la sensazione che i sensi di colpa che riesce ad inculcarmi, oltre alla rabbia che mi provoca stiano minando seriamente la mia salute mentale e di conseguenza quella di mio figlio e di mio marito.
Che ne pensa?
[#1]
Dr. Domenico Mazzullo Psichiatra 49
Gentile Signora,
mi dispiace veramente conoscere la situazione in cui si trova.
Sappia che condivido in tutto la Sua decisione aggiungendo che Lei ha il diritto-dovere di tutelare la persona più debole, ossia Suo figlio, il quale, per la Sua giovane età, potrebbe maggiormente e negativamente risentire della situazione.
Mi permetterei di raccomandarLe di mantenere i contatti con i Suoi fratelli.
Sono comunque a Sua disposizione se potessi esserLe ancora utile.
La saluto caramente.
Domenico Mazzullo

[#2]
Dr. Gaspare Palmieri Psichiatra, Psicoterapeuta 40
Gentile Signora,
mi associo al collega nel partecipare al dispiacere per la situazione molto difficile.
Penso che la sua scelta di allontanarsi da una situazione ormai intollerabile per lei e per i suoi cari sia assolutamente comprensibile.
Mi chiedo comunque se suo fratello Roberto potesse iniziare un progetto terapeutico per la sua grave patologia (farmacologico e non) in cui potrebbe essere coinvolta maggiormente anche sua madre, che mi sembra non riuscire ad accettare la malattia di Roberto.
In tal caso probabilemente certi comportamenti molto disturbati e disturbanti non si presenterebbero e forse sarebbe più abbordabile anche da voi.
Questo forse potrebbe evitare in lei sensi di colpa di avere "abbandonato la nave".
Cordiali saluti
Dr Palmieri

Gaspare Palmieri

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori, grazie di cuore per le parole di conforto e per la disponibilità; sono convinta anch’io che mio fratello avrebbe bisogno di staccarsi fisicamente da mia madre ( dormono nello stesso letto!!), ma quando le è stata proposta una comunità terapeutica, la risposta è sempre la stessa: vogliamo solo liberarcene…lei sa cosa è giusto fare e non si mette per nulla in discussione.
Piuttosto vi chiedo un consiglio “tecnico” personale: come è facile immaginare, ultimamente soffro di palpitazioni e crisi respiratorie improvvise ( ho come fame d’aria e non riesco a respirare),; all’occorrenza prendo il lexotan, soprattutto la sera per cercare di dormire meglio. Purtroppo però spesso mi sveglio di notte, verso le due, e non riesco più a dormire…è come se il mio cervello si “accendesse” e non c’è verso di metterlo a tacere…vorrei riuscire a vincere questa cosa e soprattutto a non ricorrere a farmaci, forse eliminando il problema elimino anche il disturbo? Che consiglio potete darmi per affrontare al meglio questi disturbi?
grazie ancora
[#4]
Dr. Giorgio Chiummo Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 59
Gentile amica,
la sua decisione di salvaguardare la sua famiglia e in particolare suo figlio è la decisione giusta.
Per quanto riguarda la sua sindrome ansiosa, i farmaci possono aiutarla, ma è necessario che lei esorcizzi i suoi fantasmi (certamente dovuti ai noti problemi familiari) e quando guarderà con più distacco e serenità quanto le è successo, allora riuscirà a fare a meno anche dei farmaci. Non è difficile, ma deve impegnarsi in questo senso.
Auguri

[#5]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile signora,
dalle informazioni circa le sue crisi notturne mi verrebbe da pensare a degli attacchi di panico, anche se dovrei capire meglio alcuni dettagli. Un disturbo da attacchi di panico, o comunque un disturbo d'ansia, sono curabili senza farmacoterapia, ma dipende dall'intensità/frequenza dei sintomi, e dalla presenza di eventuali sintomi associati.
Io le consiglierei di rivolgersi ad uno psicoterapeuta (anche solo tenendo conto della sua situazione familiare problematica) per avere un buon inquadramento della situazione, ma non senza aver prima parlato col medico di base (vista la presenza di problematiche attuali di tipo medico). In molti casi una psicoterapia cognitivo-comportamentale è in grado di risolvere una problematica di tipo ansiogeno anche senza l'aiuto dello psicofarmaco.
Per il fratello credo che abbiate fatto benissimo a rivolgervi all'assistente sociale: mi sento però di consigliarvi, conoscendo la tempistica dell'asl, di "insistere" sull'urgenza della situazione, spesso le risposte istituzionali tardano un pochino...
Resto a disposizione e le faccio tanti auguri

Daniel Bulla

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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