5 anni di attacchi di panico e circa 30.000 euro spesi

Buongiono.
Ho 34 anni e da 5 anni esatti soffro di attacchi di panico. C'è stato un caso scatenante (all'interno di un ospedale nel corso di una visita a un mio parente), ma già da tempo avevo iniziato a notare un aumento dell'ansia e tachicardia in situazioni di moderato stress.
Da quel giorno, come per tutti coloro nelle mie condizioni, la mia vita è cambiata.
Ho iniziato con 3 anni di analisi, poi 1 di terapia di gruppo. Ho cambiato psicologo, lanciandomi per un altro anno nella cognitiva-comportamentale con il breve supporto di uno psichiatra.
Questo dottore mi aveva prescritto la sertralina che abbinavo allo xanax, iniziato a prendere 5 anni fa. Non sono riuscito a superare la prima settimana di "assorbimento" del farmaco e sono stato malissimo con stati di dissociazione e paura anche nell'aprire persino la finestra della mia stanza.
Ho abbandonato qualsiasi terapia anche perché il lavoro richiedeva la mia presenza 12 ore al giorno, senza poter mangiare o bere né ferie o permessi. Dopo tre mesi sono esploso di nuovo e sono stato costretto a licenziarmi.
Ora sono senza impiego, continuo a prendere 10 gocce di xanax tre volte al giorno.
Sto provando a guarire da solo, ma non ottengo risultati.
Avendole provate un po' tutte, mi rimangono solo la psichiatria (in modo continuativo) e la neurologia.
Ma sono davvero sfiduciato, anche perché non avendo più un lavoro lo stato di malessere non fa che aumentare i miei dubbi sul futuro.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
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Utente
Utente
Salve, Dott. Ruggiero.
La domanda è: psichiatria o neurologia?
E poi: Può la psichiatria aiutare senza l'ausilio di un supporto cognitivo-comportamentale, che mi ha deluso nell'anno in cui l'ho abbracciato?
L'unico risultato ottenuto è stato quello di regolamentare l'assunzione di Xanax che in passato (su consiglio errato del mio medico di base) era "al bisogno", dunque senza controllo.
Grazie.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
La risposta e' Psichiatra.

Il problema e' che i trattamenti psicoterapeutici hanno efficacia se vengono valutate alcune condizioni e sono operatore-dipendente.

Il fatto che non abbia avuto risultati non vuol dire che non siano valide ma, forse, non erano adatte alla sua situazione e diagnosi.

Anche l'uso del farmaco richiede una manegevolezza da parte del prescrittore per evitare l'interruzione del paziente e far raggiungere il dosaggio terapeutico.

Credo che valga la pena riprovare.
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Utente
Utente
La ringrazio.
La sua risposta mi ritraccia un sentiero.

La sfiducia era nata anche dal fatto che non essendomi fatto più sentire per gli impegni lavorativi, gli specialisti che mi seguivano nell'ultimo periodo si sono semplicemente dileguati senza preoccuparsi delle mie condizioni.

Riproverò con la psichiatria, dunque.
Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

Nel panico, se questa è effettivamente la diagnosi, la terapia farmacologica è delicata nelle prime settimane per come il paziente la sopporterà, poiché spesso si producono sintomi nuovi o più intensi, e le persone sospendono le cureprima di poterne constatare i benefici, supponendo che la prosecuzione porterebbe a chissà quale conseguenze, anziché come invece accade "svoltare" verso l'effetto terapeutico dopo 2-4 settimane.

Lei ha provato "poco" di quanto indicato in prima linea per la cura di questo disturbo, sostanzialmente la sertralina (non provata di fatto). La cognitivo-comportamentale è utile in alcuni aspetti, su di lei non sembra aver prodotto sostanziali miglioramenti a quanto dice.

Per cui ha a disposizione ancora le armi convenzionali contro questo disturbo, i tempi per vedere risultati non sono infinti ma di alcune settimane (almeno un miglioramento). Le fasi iniziali se necessario possobno essere gestite mediante breve degenza in ospedale o casa di cura non propriamente ospedaliera, in modo da crea un ambiente favorevole alla serenità di chi è spaventato.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie, Dott. Pacini.

La mia paura circa la sertralina è nata dopo una settimana di somministrazione, tempo indicatomi dallo psichiatra come più che necessario per assorbire i primi effetti.

Alla seconda visita (io ero sconvolto) la mia condizione è stata liquidata con un "generico": "vuol dire che lei è intollerante ai farmaci".

Buttata così, in modo generico.

Se mi avesse parlato di 2-4 settimane anche la mia predisposizione alla cura sarebbe stata diversa.

Lei mi sta convincendo di essermi rivolto a specialisti poco professionali, ahimè.

La ringrazio.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
La verita' e' quella che ha espresso il collega.

In una settimana non si puo' vedere alcun effetto positivo anzi sono preponderanti gli effetti spiacevoli che tendono a scomparire dalla terza settimana.
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Utente
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Grazie a entrambi.

Mi avete ridato un po' di speranza.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Aggiungo che attualmente esistono in commercio altri 5 ssri con l'indicazione per il disturbo da attacchi di panico, senza contare gli snri e i triciclici. Alzare bandiera bianca dopo la sertralina mi sembra una grossa leggerezza. Non sua s'intende, ma del collega che la seguiva.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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Utente
Utente
Grazie, Dott. Martiadis.
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
il fatto che i Suoi tentativi terapeutici precedenti abbiano fallito non significa che Lei non potrà mai guarire, anzi.

In generale, al di là di tutte le considerazioni, la ricerca scientifica indica chiaramente che l'associazione tra farmcoterapia e psicoterapia cognitivo-comportamentale mostra risultati evidenti, misurabili e costanti nel tempo.

In mezzo a tutto ciò esiste una ovvia variabilità legata a diversi fattori, tra cui l'empatia percepita durante i colloqui con lo psicoterapeuta e con lo psichiatra.

Ad es il fatto di non riuscire a fidarsi al 100% di questi due specialisti può influire sull'aderenza alle prescrizioni (sia farmacologiche che psicoterapeutiche). Potrebbe essere successo anche a Lei: una mancanza di affinità personale potrebbe essere una prima causa di questi fallimenti.

"Ho abbandonato qualsiasi terapia anche perché il lavoro richiedeva la mia presenza 12 ore al giorno, senza poter mangiare o bere né ferie o permessi."

Questa potrebbe essere una seconda causa: se chiedo un prestito in banca per sanare un buco economico ma nel frattempo continuo ad accumulare debiti la cosa può andare per le lunghe, rischiando il tracollo finanziario.

Una terza causa potrebbe essere legata alla diagnosi: il panico è un sintomo comune a diverse psicopatologie.

Infine la sfortuna: perdita del lavoro, professionisti con cui non si è trovato bene, perdita della speranza, peggioramento dei sintomi...non sembra sia stato un anno dei migliori per Lei, o sbaglio?

Questo non significa che la psichiatria o la psicoterapia non funzionino. Significa che per Lei (con quelle persone e quest'anno) le cose non sono andate bene.

Non perda la speranza: se non ha un lavoro si rivolga ad un CPS per un supporto psicologico e psicofarmacologico, ma non rimanga chiuso in casa a rimuginare sulla Sua malattia e sulla sfortuna.

Coraggio!

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

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dopo
Utente
Utente
Grazie, Dott. Bulla.

È possibile che non mi fidassi al 100% dei due specialisti, nonostante io voglia comunque salvare la loro professionalità. Tuttavia, la sensazione che avevo durante i colloqui era quella di riuscire ad anticipare le loro domande.
Mi sembrava di comprendere i meccanismi che li spingevano a porsi in un certo modo e questo faceva crollare tutto il castello terapeutico. Inoltre, nonostante possa ben capire che tra le decine di pazienti sia difficile poter ricordare tutto, spesso mancavano di rammentare elementi importanti tanto da farmi pensare - malignamente, lo ammetto - "Se parlo col muro, forse è meglio."

La sfiducia è nata dalla certezza in questi 5 anni di non essere rimasto chiuso in casa a piangermi addosso, ma di averle provate tutte.
La situazione immutata - e peggiorata - mi ha un po' tagliato le gambe.

Faceva riferimento anche ad altre cause psicopatologiche. Mi piacerebbe saperne di più. A me sembrano attacchi di panico a tutti gli effetti con i sintomi più classici.

Ora sto pian piano ricreandomi un minimo scudo personale uscendo di casa insieme a un familiare. Senza questa minima protezione/sicurezza difficilmente riuscirei ad avvicinarmi a un altro specialista dato che sto notando una pericolosa asocialità e paura nel rapportarmi con gli estranei.

Grazie intanto per la iniezione di coraggio.


[#13]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
immagino quanto sia stato difficile per Lei, ma Lei stesso afferma

"spesso mancavano di rammentare elementi importanti tanto da farmi pensare - malignamente, lo ammetto - "Se parlo col muro, forse è meglio."

Questa eccessiva attenzione al particolare, probabilmente, non le è stata di grande aiuto, soprattutto perchè sembra arrivare da elevatissime aspettative che, comprensibilmente, nutre nei confronti di certe persone.

E' capitato anche a me un paziente che mi faceva notare che avevo scordato qualche particolare, così da cogliermi in fallo. Io personalmente credo di riuscire a ricordarmi le cose importanti ai fini del trattamento, però se un paziente vuole cogliermi in fallo ci riesce benissimo.

Se un paziente invece vuole farsi aiutare allora la storia cambia.

In questa pagina può trovare alcuni articoli che ho scritto sui disturbi d'ansia

https://www.medicitalia.it/minforma/?dott=danielbulla

Non metto in dubbio che i Suoi siano attacchi di panico, ma il panico spesso è una "reazione" alla sensazione di "perdere il controllo.

1- L'ipocondria, ad es, si associa spessissimo ad attacchi di panico: una persona che teme le malattie può reagire con panico di fronte a sintomi terrorizzanti.

2- un ossessivo che teme di contaminarsi potrebbe reagire con panico se dovesse accorgersi di aver toccato le feci di un topo

3- un fobico sociale che si ritrovi a dover parlare in pubblico potrebbe sperimentare il panico

E così via. Per cui va bene trovare il modo per contenere le reazioni di panico, ma senza una diagnosi accurata che tenga in considerazione il paziente a 360 gradi non si va molto lontano.

Non perda le speranze, mi raccomando.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Grazie ancora, Dott. Bulla.
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