La maggiore età, ho iniziato

Gentili medici,
sono una ragazza di 29 anni, da quando ne avevo 16 soffro di depressione. Raggiunta la maggiore età, ho iniziato a curarmi non solo con sedute di psicoterapia, ma anche con l'aiuto di farmaci. Diciamo che nella vita, da quando mi sono 'ammalata' ho sempre concluso poco...dalla studentessa modello che ero sono arrivata ad essere una persona 'senza stimoli'. Non ho terminato gli studi universitari, non reggevo! I miei genitori si sono separati quando io avevo sei anni e non ho avuto una vita facile...rapporti difficili con entrambi. Mio padre assente, mia madre simbioticamente legata a me. Per farla breve, un anno fa ho avuto una forte ricaduta, data da avvenimenti piuttosto 'pesanti'. Sono tornata da uno psichiatra. La sua diagnosi è stata la seguente:
- la paziente presenta una lunga storia di disturbo dell'umore attenuato con note di bipolarità sfumate(esordio precoce, comorbidità con disturbo dell'alimentazione, comorbidità con disturbo d'ansia, disforia premestruale).
Le terapie, nel giro di una anno, sono state le seguenti :
- Xeristar 60mg, interrotto per un aumento dell'ansia;
- Seropram 20gtt, scarsi risultati;
- Cipralex 20Mg, meglio del Seropram, ma ancora poco efficace.
Il sintomo più fastidioso, a parte le crisi di panico, è una sensazione di costante 'ubriachezza', poca lucidità. Lo psichiatra, e credo che abbia ragione, dice che si tratta di ansia non ancora ben coperta dai farmaci.
Mi gira sempre la testa, ho paura di svenire, di stare da sola. Ribadisco che è stato un anno faticoso dal punto di vista personale. Con il Cipralex iniziava ad andare meglio, ma poi gli eventi della vita(ripeto, piuttosto pesanti) mi hanno portato a ricrollare.
Attualmente sto assumendo il Daparox, dapprima 10mg, da tre giorni 20mg divisi tra mattina e sera. L'incremento della dose è stato molto lento causa un aumento iniziale dell'ansia (insopportabile!!!), gestita con qualche goccia di En.
Il mio psichiatra, che comunque rivedrò oggi, vorrebbe aggiungere il Tolep.
Vi domando: questi sintomi, che durano da mesi ormai, passeranno? Sono anche un pò 'fiaccata' dal cambio continuo di terapia...non ce la faccio più!!!
Tornerò ad essere quella di prima, per lo meno fisicamente? Ripeto, fino a due anni fa(assumevo efexor 75mg) non stavo poi così male, c'era sicuramente un substrato di 'poco entusiasmo', ma con la psicoterapia vivevo abbastanza bene.
Da quando sono scattati questi sintomi propriamente 'fisici', oltre allo spavento iniziale, la mia vita non è più quella di prima.
Ringraziando per l'attenzione, attendo una Vostra risposta.
Cordiali saluti.


[#1]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

"....fino a due anni fa(assumevo efexor 75mg) non stavo poi così male, c'era sicuramente un substrato di 'poco entusiasmo', ma con la psicoterapia vivevo abbastanza bene....".

se un farmaco ha funzionato discretamente e per di più ad un dosaggio ridotto, è un aspetto che andrebbe tenuto in considerazione dal curante.

le modifiche della terapia possono essere necessarie ma ciò non significa che non si arriverà mai ad una stabilizzazione, remissione e ad una guarigione del disturbo, la fiducia nel medico che la sta curando è essenziale,

Cordiali Saluti

Dr G. Nicolazzo
Specialista in Psichiatria
Psicoterapeuta

[#2]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Gentile utente

attualmente il trattamento andrebbe mantenuto per un tempo sufficiente che implica l'uso per almeno 6-8 settimane continuative ed a dose piena.

Potrebbe essere indicato l'uso del tolep come le ha preceduto il suo psichiatra.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#3]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Ringrazio per la Vostra velocità...
Rispondo al Dott. Nicolazzo riguardo alla giusta osservazione che ha fatto a proposito dell' Efexor. Erano ormai cinque-sei anni che lo assumevo, facevo anche sedute settimanali di psicoterapia, il terapeuta era, tra l'altro, uno psichiatra. Non voleva aumentare le dosi del farmaco, puntava piuttosto alla mia 'elaborazione cosciente' di 'fatti'che mi hanno lasciato il segno. Stava andando tutto bene, i miei problemi di autostima(inesistente, direi) iniziavano a migliorare. Poi 'scontri' molto 'importanti' con mio padre... sono alta un metro e sessanta e sono arrivata a pesare circa 43 kg. Non riuscendo ad accettare di non essere amata, inconsciamente, ho deciso di 'mollare'. Ho interrotto da sola la terapia con Efexor, non andavo più alle sedute di psicoterapia. Mi sono chiusa in casa, sono stata due mesi nel letto. Capisco solo ora la stupidità di tali decisioni, ma c'era qualcosa dentro di me che voleva dichiarare 'guerra' a qualcuno...una sorta di ricatto messo in atto per 'ferire' o attirare l'attenzione di chi mi aveva fatto del male (molto male). Il risultato, prevedibile, tra l'altro...mi sono indebolita, diventando l'unico bersaglio delle mie azioni sconsiderate. Ne sono uscita 'perdente'...l'autolesionismo poi si paga!!!
Ho ripreso la terapia con Efexor, ma ormai non faceva più nessun effetto...da lì, l'inizio dei suddetti cambi di terapia. Nel frattempo ho continuato ad avere una vita piuttosto dura tanto da non poter valutare nemmeno l'effetto positivo di un nuovo farmaco. Il mio psichiatra si domanda come faccio a pretendere di stare bene dopo quello che mi accade, lo dice con un sorriso che, tra l'altro, mi rassicura...a volte penso di non essere più tanto normale!!!
Grazie ancora per l'attenzione,
cordiali saluti.
[#4]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
"....a volte penso di non essere più tanto normale!!!...."

lei ha buone capacità di introspezione e di insight, probabilmente favorite dalla psicoterapia e che le saranno di aiuto per un efficace cambiamento, ma attenzione: "da vicino nessuno è normale!"

Cordiali Saluti
[#5]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Nicolazzo,
la ringrazio per quanto detto sopra...purtroppo, o per fortuna, queste 'qualità' me le porto dietro dall'adolescenza, ma anche prima. I miei genitori mi hanno sempre detto che, da piccola, 'ragionavo' come un'adulta. Queste 'doti', se non affinate, si ritorcono contro chi le possiede...la consapevolezza fa star male se non si ha poi il coraggio di reagire !!!
I professori del liceo mi consigliarono proprio la Facoltà di Psicologia, ritenendomi piuttosto 'portata'.
Ma...da lì a poco, il crollo!!!
Grazie ancora,

Cordiali saluti.
[#6]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signorina,
lei accenna a una storia familiare difficile che sente pesare ancora su di lei e da cui non riesce a districarsi. Le sue buone capacità di introspezione e di insight, concordo con il dott Nicolazzo, possono essere di aiuto per un efficace cambiamento, ma possono essere usate, come lei giustamente osserva, anche come un rinforzo della trappola o del labirinto in cui è ancora forse dispersa. Non dice se, dopo la crisi in cui forse voleva buttar via tutto, ha ripreso anche la psicoterapia, cosa che le consiglierei grandemente come guida per trovare la via d'uscita.
Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

[#7]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dott. Benedetti,
purtroppo non ho ripreso la psicoterapia. Non è stata una mia scelta, mio padre oltre a togliermi il lavoro, mi ha tolto anche i soldi. Già, lavoravo 'con' e 'per' lui! Mi ha buttato fuori per una questione di rapporti difficili tra me e la sua seconda moglie. La mia 'professionalità' e la mia 'precisione' in ufficio, fortunatamente, non sono mai state messe in discussione da nessuno...e questa è già una consolazione per me!
Mia madre non può pagarmi le sedute e nello stato di 'prostrazione' in cui mi trovo mi riesce difficile trovare un nuovo lavoro (impresa, a quanto pare, già ardua anche per chi sta bene!!!).
Comunque, sono stata dal mio psichiatra oggi pomeriggio. Ha deciso di aggiungere il Tolep alla terapia.
Riassumendo :
- Daparox 20 mg, una compressa al giorno.
- Tolep 300, una compressa dopo colazione ed una dopo cena (naturalmente, tale dosaggio è da raggiungere con incrementi di mezza compressa ogni 5 giorni).
Ho esposto al medico le mie perplessità, lui mi ha rassicurato. Ritengo che sia un ottimo psichiatra, solo che, a questo punto, dopo quattro cure cambiate in un anno, inizio ad essere un pò provata...
Il dottore dice che il Tolep dovrebbe quantomeno coprire i fastidiosi sintomi della 'derealizzazione'...visione offuscata, sensazione di 'testa pesante', senso (costante) di stordimento.
Quello che Vi chiedo è se suddetta terapia possa veramente essere efficace...ho 'girato'tutti gli antidepressivi disponibili, ma con scarsi risultati...ci restano solo i triciclici, ma vorrei, se possibile, evitare!!!
Altra domanda la cui risposta, giustamente, non è così semplice da fornire in questo contesto: perché certi sintomi sono tanto resistenti?

Cordiali saluti.
[#8]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
Gentile Utente,

la terapia è come un abito che va cucito addosso, qualche volta si deve aggiustare qualcosa, togliere, aggiungere, modificare, lei deve avere pazienza e fiducia in chi la sta curando; quattro terapie cambiate in un anno possono sembrare tante ma di fatto non lo sono.

"....'derealizzazione'...visione offuscata, sensazione di 'testa pesante', senso (costante) di stordimento...."

fanno pensare più ad equivalenti dell'ansia e di rimando al "conflitto" attuale e antico nello stesso tempo che aspetta di essere risolto; lei è il tipo di paziente adatto ad una psicoterapia a prescindere dal tipo, se in questo momento ha difficoltà ad affrontare la spesa che comporta presso un privato, può rivolgersi, sperando in una lista d'attesa non troppo lunga, al servizio pubblico ( Centro Salute Mentale ) della sua zona dove ci sono professionisti qualificati,

Cordiali Saluti
[#9]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Nicolazzo,
in effetti, Lei ha pienamente ragione...l'esordio della mia sintomatologia è seguito immediatamente dopo la presa di coscienza di essere 'sola'. Il senso di 'smarrimento' è stato paralizzante...
anche il mio psichiatra insiste sulla ripresa e sull'importanza, nel mio caso, di una psicoterapia, ma mi sconsiglia il servizio pubblico. Lo fa non certo pensando ad una questione di 'qualità', ma piuttosto perché, a parte l'attesa, verrei comunque presa poco in considerazione vista la 'relativa gravità' della mia situazione. Comunque proverò ad informarmi.
Riguardo alle terapie, non nascondo di avere un pò di paura...voglio dire, non c'è il rischio di danneggiare qualcosa con questi continui 'cambi' e introduzioni di farmaci nuovi?
Mi rendo conto del mio atteggiamento 'ipocondriaco' anche solo pensando a persone messe peggio di me, ma che vivono lo stesso!!! Ma...purtroppo quando si sta male si diventa, tra le altre cose, egoisti!!!

Cordiali saluti.
[#10]
Dr. Giuseppe Nicolazzo Psichiatra, Psicoterapeuta 2.2k 80
"....non c'è il rischio di danneggiare qualcosa con questi continui 'cambi' e introduzioni di farmaci nuovi?...."

sarebbe corretto che qualsiasi terapia che si protragga per un certo periodo venga controllata dal curante con semplici esami e un ECG come nel suo caso, il cambio di per sè non modifica la situazione.

per il resto, tante cose buone

Cordiali Saluti
[#11]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentili medici,
l'unica cosa che in realtà mi spaventa è il classico aumento iniziale dell'ansia quando si assume una nuova terapia.
Il mio psichiatra mi aveva assicurato che con il Daparox non avrei avuto quest'effetto che, in realtà, si è verificato...ora, assumendo il Tolep, posso incorrere in questo rischio? Il dottore non mi ha dato risposta e non è che sono molto tranquilla!!!
Assumerò la terapia, però mi farebbe piacere essere preparata ed informata in modo da non confondere 'il lavoro' del farmaco con un mio peggioramento...
grazie infinite,

Cordialmente.
[#12]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentili medici,
sono ormai sei giorni che assumo Daparox alla dose di 20mg/die.
Mi sento molto agitata...ho tremori persistenti, una fastidiosa tachicardia, dolori al petto e l'umore è piuttosto irascibile.
Quello che mi chiedo e che, soprattutto Vi chiedo, è se questi sintomi siano 'normali', cioè imputabili al farmaco o se, invece, può trattarsi di un 'viraggio' dell'umore. Come accennato i giorni precedenti, il mio psichiatra mi ha prescritto anche il Tolep.
Volevo aspettare qualche giorno prima di assumerlo, il tempo di 'adattarmi' al Daparox, ma non so se faccio bene!!!
Questa fastidiosa inquietudine può essere un effetto collaterale iniziale del Daparox o è piuttosto una reazione 'insolita' che necessita l'uso immediato dello stabilizzante?
Lo psichiatra che mi segue ha giustificato l'aggiunta del Tolep come strumento per 'velocizzare un pò le cose', ma a questo punto ci capisco ben poco!


Cordiali saluti.

[#13]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signorina, i servizi asl forniscono di solito anche la possibilità di colloqui psicologici, se non di psicoterapie più organizzate. (aggiunta: mi accorgo che le era già stato suggerito...)
Le suggerirei di non trascurare questa possibilità. Rischia di fare come le persone che, su una barca sbattuta dalle onde, si preoccupano del mal di mare invece che di stabilizzare la barca o di raggiungere una zona protetta.
In bocca al lupo
[#14]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dott.Benedetti,
Lei ha perfettamente ragione, non dovrei 'fissarmi' sul sintomo, come invece faccio.
E' che la preoccupazione c'è...purtroppo per risalire servono anche i farmaci e proprio la Sua professione lo testimonia. Inevitabilmente, mi viene da pensare di esser messa 'veramente male'. Tutti questi farmaci...il Daparox dovrà essere aumetato fino forse a 40mg, poi il Tolep...mi sento come 'sprofondare'.

Cordialmente.
[#15]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signorina, vorrei correggere un possibile pregiudizio. Anche se a volte sembra così, la psichiatria non si identifica necessariamente con la prescrizione di farmaci, come la medicina stessa non è solo prescrizione di medicine, ma con lo studio e l'approfondimento di tutti i possibili fattori in causa nel determinismo dei disturbi e delle malattie, e con la ricerca dei mezzi terapeutici più adatti alla situazione, nonchè con l'aiutare il paziente a utilizzarli e anche a evitare le situazioni patogene e le abitudini dannose.
Temo che lei in effetti possa essersi 'fissata', come dice Lei, sul tema del farmaco, dei suoi effetti, degli effetti collaterali. E' una trappola in cui spesso si rischia di cadere, dimenticando -forse volutamente- i problemi di fondo...
Ne parli col suo psichiatra, ricordando che il rapporto medico-paziente è un aspetto curativo fondamentale, anche quando si usano medicine.
Cordialmente
[#16]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Benedetti,
come al solito, Lei ha ragione.
'Fissarsi' sui farmaci è meno doloroso e faticoso.
Si vuole 'sfuggire' alla realtà...il mio psichiatra conosce bene la mia 'fobia' riguardo ai farmaci tanto che alla penultima seduta mi fece anche sorridere...pensò
a voce alta dicendo 'se ora le prescrivo due farmaci insieme questa mi si scompensa...'.
Da una parte, sicuramente, il mio 'disturbo' fa il gioco forte, ma credo che la società in generale, non so se a torto o a ragione, conserva delle grosse remore riguardo alla psichiatria. Questo fa sentire i pazienti ancora più 'alienati' e poco sicuri di aver preso la direzione giusta.
Qualsiasi mio amico o amica mi 'condanna' dicendo che gli psicofarmaci fanno male, che non devo prenderli...ovvio che nessuno di loro ha una preparazione medica...ma trovo le stesse risposte anche negli adulti, persone che, con tutto il rispetto, non vivono proprio in una capanna con due pecore isolati per Km dalla civiltà, ma anzi dotate di un certo bagaglio culturale e di una discreta 'elasticità' mentale.
Non capisco perché...la soluzione che ho adottato è stata abbastanza drastica...ho deciso di non parlarne più!!! Però si rimane confusi, 'covando' un certo timore di danneggiare ulteriormente la propria salute non sappiamo nemmeno se raggiungeremo mai i risultati sperati.

Cordialmente.
[#17]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
"Uomo informato mezzo salvato" (e anche la donna, ovviamente :-) ..) dice il proverbio.
Come saprà, in medicina l'informazione non è solo utile, ma è diventata obbligatoria: si parla di "consenso informato", il paziente deve essere informato esaurientemente perchè è lui che dà il consenso agli atti medici, salvo pochissime situazioni che vanno sotto il nome di Trattamento Sanitario Obbligatorio.
Quello che sente intorno a sè sulla psichiatria e gli psicofarmaci riflette i conflitti e i pareri diversi che ci sono anche all'interno della psichiatria, fra un modello prettamente biochimico-farmacologico che mette a fuoco solo gli aspetti del 'cervello' e un modello bio-psico-sociale che vede tutta la persona nella sua storia nel suo ambiente.
Anche se il modello biochimico-farmacologico è attualmente più 'potente' a livello di Università, mezzi di informazione, Associazioni psichiatriche, è anche in questo periodo molto contestato a diversi livelli con critiche di fondo sulla sua validità e sull'efficacia dei trattamenti che propone, e addirittura su possibili conflitti di interesse di fondo (questo principalmente per quanto riguarda le case farmaceutiche e i dati scientifici pubblicati).
Sta al paziente scegliere il tipo di cura che preferisce, ma essendo stato prima ben informato. Capisco che questo complichi le cose, ma si torna qui al proverbio iniziale.
In bocca al lupo per muoversi nella complessa realtà
[#18]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Benedetti,
credo che l'approccio biochimico-farmacologico sia una specie di 'estremo rimedio'...vero è che il paziente ha la possibilità di scegliere, ma in casi di forte prostrazione fisica e mentale la medicina 'moderna' non offre altro. Sono convinta che, a tutt'oggi, si sappia ancora ben poco... la psicoterapia è un 'arma potente', ma se una persona non si alza dal letto è 'costretta' ad assumere farmaci. Nel caso, più che di scelta lucida e consapevole oserei parlare di 'tentativo di sopravvivenza', dettato non certo dalla razionalità, ma piuttosto dalla disperazione.
Non esiste un essere umano identico ad un altro, la 'cura' delle sofferenze non sta in pillole che agiscono chimicamete ed anche in maniera piuttosto grossolana. Parlo da 'paziente' che ha 'deciso' di seguire anche una terapia farmacologica, ma che vede che quello che le viene somministrato è stato prescritto anche alla cugina di sua madre, donna anziana di ormai ottant'anni. Credo che sia piuttosto 'inquietante', l'omologazione non porta a niente di buono.
Ovviamente, il mio è un modesto parere.
La ringazio infinitamente per le Sue risposte.

Cordiali saluti.
[#19]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41k 1k 63
Gentile utente

se ritiene di non dover assumere farmaci e' libera di farlo, pur sapendo di poter stare peggio di come sta ora.

Ha la stessa libertà di poter cambiare curante quando vuole.

Attaccarsi alle solite cose, tipiche dei pazienti ma anche degli psichiatri, sui farmaci, sull'uso, sui danni, sui risultati e' un esercizio infruttuoso che può trovare accordo anche tra i suoi eventuali futuri curanti senza per questo risolvere il suo problema.

Può trovare uno psichiatra che non usa farmaci, ma alla fine chi sta male e' lei e nessuno le restituisce il tempo perso.

Se avesse il diabete non penserebbe di non fare una terapia.

Lei ha una patologia psichiatrica che va trattata.

I suoi amici vicini e lontani che le sconsigliano le terapie non sono veri amici perché altrimenti la sosterrebbero nei trattamenti e nel desiderio di guarire.

Si potrebbero pensare degli interventi integrati ma questi vanno discussi con il suo curante, con il quale pero' non sembra avere un buon rapporto.
In ogni caso il trattamento prescritto ha indicazione nel suo disturbo.
[#20]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Gentile signorina,
spesso si parla agli altri per convincere se stessi. Sembra un po' incerta: dice delle cose ma ne fa altre ("...la psicoterapia è un 'arma potente', ma se una persona non si alza dal letto è 'costretta' ad assumere farmaci..". "..la 'cura' delle sofferenze non sta in pillole che agiscono chimicamete ... (ma) ha 'deciso' di seguire anche una terapia farmacologica")
Inoltre scrive: "più che di scelta lucida e consapevole oserei parlare di 'tentativo di sopravvivenza', dettato non certo dalla razionalità, ma piuttosto dalla disperazione".
Forse è bene che delle sue incertezze e dubbi ne parli con altri, altrimenti rischia di avvitarsi su se stessa 'colludendo', per così dire (non si offenda), con ciò che la spinge alla disperazione e la blocca a letto.
In attesa di tempi migliori (economicamente), credo che all'ASL possa trovare un aiuto, ma molto dipende dalla sua decisione di uscire dal circolo vizioso.
[#21]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Ruggiero,
ho deciso di intraprendere una terapia farmacologica perché stavo troppo male e so perfettamente che senza farmaci starei peggio.
Mi passi questa considerazione però: è un pò troppo semplicistico paragonare le 'patologie psichiatriche' al diabete. So da tempo che qualcosa non va e mi sono sempre curata. La prima visita psichiatrica l'ho fatta a 18 anni, adesso ne ho 29. L'entusiasmo iniziale per le terapie è sparito...ho sempre 'puntato alla guarigione' ( per usare Sue parole ), ma il desiderio non si è mai avverato. I farmaci 'tamponano', ma non risolvono niente e la mia esperienza, ormai decennale, mi permette di avere una minima voce in capitolo.
Continuerò a curarmi per non stare peggio, questo sì, sempre più convinta, però, che la vita di un 'malato psichiatrico' sarà sempre dettata dalla precarietà.

Cordialmente.

[#22]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 927 16
Signorina, se posso darle un consiglio, non si 'corazzi' dentro l'involucro di "malato psichiatrico": certe esperienze forse contribuiscono a rinforzare quella pseudo-identità, quasi un rifugio da "malata" che giustifica e permette un ritiro dalla vita. Ma appunto è un rifugio in cui rischia di rimanere imprigionata, quasi una "clausura" moderna che sostituisce clausure più o meno punitive o autopunitive più in vigore tempo fa.... Cerchi degli aiuti a uscire, più che a rinchiudersi, secondo il mio modesto parere.
[#23]
dopo
Attivo dal 2010 al 2010
Ex utente
Gentile Dr. Benedetti,
ho usato il termine 'malato psichiatrico' in risposta al Dr. Ruggiero. L'ho fatto in maniera volutamente provocatoria. Personalmente le etichette non mi piacciono, anzi, mi fanno piuttosto paura.
In ogni caso La ringrazio per il consiglio.

Cordiali saluti.
Ansia

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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