Forte ansia e pensieri disturbanti

Buonasera, cercherò di spiegare al meglio i sintomi del mio disturbo: premetto che in età adolescenziale ho savuto problemi alimentari, sono stata bulimica fino ai 22 anni, poi ho risolto con l'aiuto di una psicoterapia.
Ora ho 29 anni e da un anno e mezzo circa, anche con momenti di benessere, soffro di ansia e panico, evolutisi negli ultimi mesi anche in alcuni pensieri ossessivi. Il principale è quello che riguarda il mio suicidio, che fino a qualche settimana fa mi provocava inappetenza, nausea, tremori, insomma i sintomi della paura; altri pensieri sono quelli di non amare il mio fidanzato e la convinzione di doverlo lasciare, anche in questo caso l'ansia che ne consegue mi porta a non mangiare e a tremare di paura.
Negli ultimi giorni, mi sto rendendo bene conto e cerco di far mio il fatto che si tratta solo di pensieri e non della realtà.
Il problema è che mentre prima vivevo sempre in ansia e in allerta, ora i pensieri si sviluppano maggiormente nelle situazioni di svago. Ad esempio, sono ad un concerto con amici e d'improvviso sopraggiunge un pensiero tipo:"Tanto è inutile stare qui, prima o poi ti ucciderai, la vita non ha senso" oppure "è inutile che vai a trovare il tuo ragazzo, tanto non lo ami e questi pensieri saranno sempre con te".
Sul lavoro(che finirà a breve) invece riesco a tener testa a questi pensieri, vedendoli più chiaramente come assurdi e riesco a distogliere il pensiero.
Sono in psicoterapia da circa 7 mesi (cognitiva) e ho consultato tre diversi psichiatri per avere rassicurazioni rigurado al mio non essere diventata pazza.
L'ultima cura che mi è stata prescritta (da circa un mese)prevede 3 pastiglie di mutabon mite e 10 gocce di EN al bisogno.
Lo psichiatra che me le ha prescritte (così come i precedenti)mi ha bonariamente sgridato, affermando che alla base di tutto c'è una mia mancata crescita in ambito affettivo e una dipendenza dalla famiglia e ora anche dalla psicoterapeuta. Afferma inoltre che ne posso uscire con l'intelligenza e che non devo dipendere dai medicinali oltre che dalla mamma e dalla psicoterapeuta.
Sta di fatto che al momento, oltre alla vita sociale, rischio di distruggere il rapporto con il mio fidanzato, dal quale spesso sfuggo, forse assecondando questi pensieri.
Aggiungo che mi è stato consigliato dal medico di andare via da casa per rendermi indipendente e matura.
Vorrei sapere da voi perchè questi pensieri sono più forti nei momenti di divertimento e se la diagnosi fatta è giusta.
Grazie di tutto
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
non possiamo esprimere pareri a distanza sulla diagnosi. Tuttavia, se effettivamente dovesse trattarsi di un disturbo d'ansia associato, la terapia è coerente, anche se non si è optato un farmaco di prima scelta. Riguardo ai pensieri ossessivi bisognerebbe capire la loro reale portata, perchè potrebbero modificare le scelte terapeutiche. L'uso delle benzodiazepine (EN, delorazepam, nel suo caso) dovrebbe essere limitato alle prime settimane di trattamento.
Cordiali saluti

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

La cura attuale non è per un disturbo ossessivo. Detto questo, le interpretazioni sul perché dei pensieri mi sembrano poco utili, visto che il disturbo si cura come tale e non in rapporto a presunte spiegazioni, specie se poi devono essere delle "imputazioni" su immaturità o errori totali di impostazione della propria vita e dei propri rapporti. Le persone non dipendono dai medicinali che sono loro utili, li utilizzano, giustamente. La dipendenza non c'entra nulla con l'essere bisognosi di rassicurazione, è solo una coincidenza di termini. Questo per inciso. Consigli sulle decisioni da prendere in maniera così netta -a mio avviso- sono un terreno poco sensato. Si curano le malattie per restituire alla persona libertà di scelta, che poi eserciterà in un senso che sarà il proprio, individuale.
I pensieri ossessivi comunque sono tipicamente più forti durante i momenti di non impegno lavorativo o prestazionale, rovinano il tempo libero e di rilassamento più di quanto non interferiscano con il resto.

Resta da capire però che diagnosi sia stata fatta e il perché di questa terapia se trattasi di disturbo ossessivo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Utente
Utente
Di nuovo buonasera, grazie per le repentine risposte..
Io sinceramente non essendo un medico non so so se si tratti di disturbo ossessivo, dato che questi pensieri così forti ci sono da meno tempo rispetto all'ansia e al panico. In ogni caso lo psichiatra ne è stato informato e mi ha aumentato di una pastiglia la dose iniziale che era di 2 mutabon mite al giorno, affermando ripetutamente che a suo avviso potrei uscirne anche senza medicinali. Evidentemente non ha considerato il mio disturbo così grave.
La tendenza a rimuginare eventi e pensieri l'ho sempre avuta per una mia tendenza al perfezionismo, ma mai verso pensieri negativi o spaventosi.
Ancora una domanda, il training autogeno è consigliabile nel mio caso?
Grazie ancora e cordiali saluti

[#4]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
""affermando ripetutamente che a suo avviso potrei uscirne anche senza medicinali."

Sinceramente mi sembra contraddittorio, per quale motivo se c'è una via migliore usare quella peggiore ? Per poi colpevolizzare la persona che in qualche modo dovrebbe farcela senza ? Ma poi dovrebbe farcela con un'altra tecnica o da sola ?

In ogni caso questo tipo di ragionamento sui disturbi non è molto utile perché rischia di far vivere le cure come una sconfitta e non come uno strumento alleato contro il disturbo.

Nel suo caso è consigliabile una diagnosi e una cura adeguata. Quella attuale è una cura molto usata come primo approccio in una serie di condizioni, ma non è una cura specifica né per gli attacchi di panico, né per il disturbo ossessivo.
[#5]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Anch'io non comprendo l'atteggiamento del collega che prescrive una terapia farmacologica e afferma che se ne potrebbe euscire senza farmaci. Allora che prescrive a fare?
[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente

la favola che si esca dalle malattie senza farmaci dovrebbe terminare.

Le patologie psichiatriche sono vere e proprie malattie i cui metodi di cura sono di vario tipo.

Tra questi la psicoterapia che corrisponde ad una terapia con tempi certamente più lunghi rispetto alla farmacoterapia.

Ciò che non e' chiaro ai più e' che il trattamento psicoterapeutico non può essere fatto da tutti i pazienti e non sono solo per motivi economici.
Per poter fare una psicoterapia su devono valutare delle condizioni necessarie altrimenti diviene spreco di tempo e denaro.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#7]
dopo
Utente
Utente
Sono passate due ulteriori settimane, in cui sia la psicoterapeuta che lo psichiatra mi hanno ribadito che dal mio problema posso uscire anche senza medicinali, riuscendo a gestire le mie emozioni.
Di nuovo però mi trovo ad avere terrore di vivere la vita, in questo periodo ho molto tempo libero, perchè non sto lavorando e per questo sto ore a rimuginare. Non trovo stimoli o interessi che mi distolgano da questo modo di fare e ho paura che i stia trasformando in depressione.
Ho bisogno di essere rassicurata, ma non trovo rassicurazione in nulla.
Oltretutto, leggendo i vari forum ho notato che le persone affette da questi disturbi hanno spesso timore di stare da soli, io invece da sola sto meglio, perchè nessuno dei miei cari può vedermi triste o angosciata e così non temo il loro giudizio.
Quello che vorrei sapere è cosa devo fare?Seguire questo istinto di allontanamento dagli altri o prenderlo come ulteriore segnale di disagio?
Grazie
[#8]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
"riuscendo a gestire le mie emozioni"

Quando ci si lamenta di non saperle gestire, e per questo si va a farsi visitare, la soluzione non può essere l'assenza del sintomo.

Se il sintomo deve essere controllato, quale è il metodo consigliato per farlo ? E perché (questa è la cosa che mi convince di meno) classificare a priori gli interventi come farmaci/non farmaci. Se mai direi che si classificano in indicati/non indicati, e poi se ne sceglie uno.

Io chiederei un secondo parere.

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