Eliminazione sertralina ( o zoloft)

Ho iniziato ad assumere la Sertralina a settembre del 2008, in sostituzione del Maveral che all'epoca prendevo. La dose stabilita dal mio allora psichiatra era di 150mg la sera.

Dopo più di un anno, ai primi di novembre del 2009, la mia attuale psichiatra è riuscita a convincermi che i farmaci non vanno presi "sine die", ma , solo fino a quando non scompaiono i sintomi depressivi/ansiosi per i quali appunto viene prescitto il farmaco stesso.

Ho iniziato a scalare da 150 mg a 125 mg e poi via via ogni volta 0.25 in meno.
Ci ho messo un intero anno prima di togliere il farmaco. Finalmente alla fine del mese di ottobre 2010, tolgo del tutto il farmaco, mi è sembrata una ottima cosa, ovviamente continuo con la psicoterapia e continuo con gli ansiolitici ( Rivotril).

Non lo sò se si tratta di sindrome da astinenza o che altro, sta di fatto che nel giro di pochissimi giorni ho iniziato a stare male: nessuna voglia di uscire, le ore non passano mai, nessun interesse per oggetti, cose o persone, voglia continua di piangere, paura immotivata, terrore che muoia mia mamma (che ha ben 87 anni ma è smepre l'unica che ho).

Nel contempo avevo già programmato di iniziare una dieta per buttare giù qualche chilo ( non sono obesa, ma la pancetta non mi piace ), e quindi mi sono anche messa a dieta, tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre ho anche iniziato una importante cura odontoiatrica che mi ha impegnato tutta l'arcata superiore procurandomi ancori ulteriori disagi... ed intanto di giorno in giorno mi sentivo sempre peggio.

Ora è trascorso un mese dalla sospensione della Sertralina e la mia psichiatra mi conferma che è un farmaco dalla nota dipendenza, ma che è anche vero che togliermi un antidepressivo dopo tanti anni equivale ad elaborare una perdita.

E' mai possibile che si arrivi a tanto?

Quando smisi i 9 mg giornalieri di xanax e li sostiuii con il rivotril non notai grossi traumi, ora forse non ho alcun sostituto e quindi "pago lo scotto".

L'alternativa allo stare così male sarebbe riprendermi lo 0.25mg di sertralina ( ma onestamente mi sembra inutile), oppure iniziare una nuova cura con altro anti depressivo, oppure niente di tutto ciò ed attendere, programmandomi le giornate in modo profiquo, facendo cioè oltre al mio piccolo lavoro che mi impegna 2/ 3 ore al giorno almeno una attività esterna, anche andare in bicicletta per una ventina di minuti è sufficiente.

E' così difficile staccarsi dai farmaci oppure è facile, ma ci possono essere sempre delle concause? Il terrore di tornare indietro a quando non riuscivo neppure a camminare è davvero tanto!!

Mi potreste cortesemente dare un vostro parere?

Ringrazio e rispettosamente saluto.

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

C'è ben poco di strano in quello che riferisce. Se mai sono strane le indicazioni:
a) " la mia attuale psichiatra è riuscita a convincermi che i farmaci non vanno presi "sine die", ma , solo fino a quando non scompaiono i sintomi depressivi/ansiosi per i quali appunto viene prescitto il farmaco stesso."
Direi di no, i farmaci vanno presi ben oltre la scomparsa dei sintomi, anche perché se i sintomi vanno via a seguito della cura, l'assenza dei sintomi non può essere la guida per decidere che si è "guariti", presupposto logico per decidere di non aver più necessità della cura.
b) la dipendenza non c'entra niente, se mai quella è propria degli ansiolitici, anche se a volte sono necessari anche quelli. Lo zoloft è un farmaco che notoriamente dà dipendenza ? No
I disturbi che lo zoloft cura sono disturbi che notoriamente danno dipendenza, se non curati.

Non si capisce perché da tutte le opzioni future Lei escluda quella più logica, cioè la ripresa della cura alla dose che funzionava, e perché lo chieda qui e non al medico direttamente. Purtroppo qui c'è un errore di partenza, che è il motivo e il ragionamento con cui la cura è stata sospesa, generando in Lei una avversione verso una terapia che funzionava e distogliendola dal fatto che il centro del problema è il disturbo con il suo decorso atteso.
Probabilmente considera la ripresa di una terapia del genere come un "tornare indietro", il che è una posizione errata.

Un'ultima cosa: "sine die", significa semplicemente che non esiste un termine entro cui dover smettere una cura del genere o doverla ridurre "per forza" con l'intento di smettere. Significa semplicemente che quando si prova a ridurre le cure, la guida clinica è l'unico modo per capire se è o non è il caso di farlo, con la possibilità di correggere il tiro se c'è un peggioramento.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Egregio dr. Pacini,
con la mia psichiatra il mio ragionamento l'ho fatto e le opzioni ch ene sono uscite sono state tre... ed eccole qui come da me scritte prima
L'alternativa allo stare così male sarebbe riprendermi lo 0.25mg di sertralina ( ma onestamente mi sembra inutile), oppure iniziare una nuova cura con altro anti depressivo, oppure niente di tutto ciò ed attendere, programmandomi le giornate in modo profiquo, facendo cioè oltre al mio piccolo lavoro che mi impegna 2/ 3 ore al giorno almeno una attività esterna, anche andare in bicicletta per una ventina di minuti è sufficiente.
quindi :
1) riprendere la sertralina nella dose minima ultima dove comuqnue non avevo problemi,
2) iniziare la terapia con altro farmaco,
3) non fare niente e tenermi solo l'ansiolitico.

E' logico ed ovvio che io abbia paura di tornare indietro a quella che ero circa 3 anni fa, ma è anche ben vero che in presenza di farmaci antidepressivi come il Maveral io abbia avuto dei periodi davvero difficili e pesanti.
Mi creda la possibilità di avere una vita piena di farmaci non è certamente stupenda, vero è anche però che se senza stai male, è assurdo non assumerli.
Praticamente stò diventando "rindondante" con i miei pensieri e con il mio piccolo mondo colorato di grigio.
Grazie per la sua cortesia
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Io non comprendo, come le dicevo, per quale motivo tra le opzioni considerate vi sia quella di riprendere un antidepressivo dall'efficacia non nota su di Lei quando è invece noto che rispondeva bene alla sertralina 150 mg.
Certamente riprendere un antidepressivo stabilendo a priori una dose mediamente inefficace non ha molto senso, è chiaro che "se basta" si usa la dose minima efficace, ma perché per riavvicinarsi alla sertralina si dovrebbe tenere la dose "bassa" di per sé ?
Non capisco, mi sembra sinceramente un arrovellamento inutile intorno ad una soluzione molto semplice per una ricaduta dopo la sospensione di una cura.
L'opzione tre è paradossale: non fare nulla (e perché ?) e tenersi l'ansiolitico (esattamente il contrario di ciò che abitualmentesi fa, l'ansiolitico si tende ad eliminare proprio perché la cura di base fa il suo effetto, e il punto di ritorno non può essere quello di partenza).

In questo forse gioca anche probabilmente una sua posizione in cui riprendere la terapia "di prima" sarebbe una specie di sconfitta, o qualcosa del genere.
Lasci perdere questa posizione perché non ha senso e le complica inutilmente la ricerca di una soluzione.

Eventualmente può chiedere un secondo parere.
[#4]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio infinitamente per i Suoi consigli.
Chiederò un ulteriore colloquio con la mia psichiatra volto a chiarire tutta la mia confusione.
Le confermo che nel mio "io" riprendere farmaci equivale ad una grossa sconfitta... ma tant'è, come mi sento ora non è molto gestibile.

Grazie ancora.

Cordiali saluti
[#5]
dopo
Utente
Utente
Un ultima cosa, che in ogni caso rimane un grosso dubbio, ma gli antidepressivi, in alcuni casi, vanno assunti vita natural durante o c'è un punto in cui viene consigliato di smettere il farmaco?
Se il curante decide che è ora di smettere il farmaco, lo fa su quale base? Suppongo stabilità del paziente, cambio di atteggiamento nei confronti della vita e di se stesso oppure è un errore smettere a prescindere?

La ringrazio nuovamente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
"Le confermo che nel mio "io" riprendere farmaci equivale ad una grossa sconfitta... ma tant'è, come mi sento ora non è molto gestibile."

Infatti si capisce da come espone. Invece, per come si sente ora questo problema non deve essere considerato. Lei deve mirare al suo benessere, non al non-utilizzo dello strumento che sa efficace. Le persone solitamente pretendono che le malattie del sistema nervoso durino poco, cosa che non pretendono dalle altre. Chiunque accetta di assumere medicine che gli controllano malattie croniche, o che comunque durano un po', fidandosi di fatto del medico, senza porre ogni mese la question del "quando sospendiamo ?". Nelle malattie del sistema nervoso (psichiatriche) invece sembra che sia urgente sospendere, e questo perché di fatto chi si cura non ha mai accettato (o compreso) l'idea di curarsi e in che cosa consiste la sua malattia.

L'antidepressivo dipende per quale diagnosi è impiegato. Prima la prognosi della malattia (cosa si prevede senza cura), poi il programma di cura, che prevede un minimo onde evitare ricadute sicure, poi semplicemente una graduale riduzione ma tenendo presente che ridurre non significa "progredire", soltanto verificare.
[#7]
dopo
Utente
Utente
In realtà non mi sono posta io la "question" del quando sospendiamo? ma bensì lo ha fatto la mia psichiatra, specialista che mi segue da quasi 3 anni.
La sua analisi è perfetta e non fa una grinza.
Io ho di nuovo bisogno di aiuto, perchè è assurdo stare male quando ci sono le cure per poter stare bene.
Il fatto di accettare di essere "malata" e di non esserlo da un giorno o un anno ma bensì da oltre 25 è sicuramente un qualcosa di ben più difficile, forse proprio perchè trattasi di disturbo psichiatrico.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

le considerazioni le abbiamo fatte, solo che stranamente adesso le opzioni sembrano escludere il ritorno alla cura precedente "di comune accordo" con la psichiatra, e il perché di questo è incomprensibile in base alle informaizoni che ci ha fornito. In più, c'è una qualche contraddizione tra proporre la ripresa della sertralina ma nel caso a dose inefficace, e non semplicemente "quanto servirà".

Può comunque chiedere un secondo parere.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno dr.Pacini,
ne riparlerò lunedi prossimo con la mia psichiatra, ma, telefonicamente, esclude a priori un ritorno alla Sertralina anche a dosaggi ovviamente più elevati dell'inefficace 0.25 del'ultimo mese o dello 0.50 dei 3 mesi precedenti per un motivo semplice: evidentemente è un tipo di farmaco che a me crea una sorta di forte dipendenza.
I miei malesseri nel frattempo di certo non sono migliorati, continuo a prendere il Rivotril, in attesa del colloquio appunto di lunedì p.v. che molto probabilmente mi porterà alla prescrizione di altro antidepressivo.
Io sono affetta da attacchi di panico da tantissimi anni, i periodi depressivi sono legati al mio stato di perenne paura ed ansia. Sono stata bene quando assunsi per svariati anni il Maveral, me lo fecero smettere perchè mi dissero che aveva fatto il suo tempo ed era ora di cambiare il farmaco e così feci, solo che allora mi fecero scalare il Maveral da 100 mg a zero in pochissimi giorni per cui ne scaturì, crisi di astinenza ed attacchi di panico tutto insieme ( unvero putiferio per me e per chi mi vive vicino).
Da allora fra alti e bassi non sono stata malaccio, e, come le accennavo nei miei messaggi precedenti ho avuto dei buoni periodi assumendo la Sertralina a 150mg/die.
Dopo poco più di un anno ho iniziato la dismissione e ci è voluto un altro anno per toglierla.
La mia psichiatra è convinta che il mio stato sia dovuto ad una serie di fattori concomitanti che mi sono accaduti assieme alla dismissione...
Sa, alla fine, non mi interessa poi tanto , almeno per ora, stare qui a capire cosa effettivamente ha generato questo stato piuttosto che no, quanto la voglia di stare meglio che è davvero tanta.
Grazie mille
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

"evidentemente è un tipo di farmaco che a me crea una sorta di forte dipendenza."

Io non capisco minimamente il senso di questa affermazione, non ha basi cliniche o farmacologiche. L'ha sospesa gradualmente, molto gradualmente (un anno), poi è stata nuovamente male. La dipendenza è dal disturbo, che si fa risentire, che c'entra il farmaco sospeso ? Non vedo né il nesso attuale, né una ragione per aver deciso di sospenderlo "costi quel che costi": ma a quale fine tutto ciò ? Lo scopo della cura alla fine è "non prendere la sertralina" come imperativo categorico ?

Anche sul Maveral, che significa "aveva fatto il suo tempo ?" Che significa ? Era una terapia che funzionava, cambiata con una simile, che ha funzionato anche quella (menomale, ma perché il cambiamento ? solo perché il secondo farmaco è più nuovo in termini di anno di immissione in commercio ? non ha senso).


A me sembra che ri ripropongano dei luoghi comuni in cui si arenano molte terapie che funzionavano:

a) si ha una ricaduta e viene attribuita a fattori svariati, quando in medicina si sa che le ricadute dipendono fondamentalmente dall'andamento recidivante delle malattie
b) non si conta il fatto che interrompendo una cura si ripristinano semplicemente le condizioni della malattia. Chi e perché ha stabilito che togliendo la cura non si sarebbe ripresentata questa situazione, era una delle possibilità.
c) si comincia a "trattare" la cura come se fosse un elemento da togliere di mezzo il prima possibile, confondendosi le idee, probabilmente anche Lei "sogna" un qualcosa del genere, ma questo è un problema diverso dal pensare a come star bene.
d) si finisce per reintrodurre sintomatici, oppure fare un passo indietro con il farmaco a dose inefficace, o proporre prove di farmaci "nuovi", tutte opzioni di seconda scelta a logica.

[#11]
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Utente
Utente
In effetti i suoi ragionamenti sono logici, ma, di qualcuno ci si deve pur fidare altrimetni esiste il "fai da te".
Per quanto concerne il Maveral ricordo che me lo tolsero perchè probabilmente mi procurava ( dopo svariati anni) sonnolenza diurna e vabbè.. Per quanto concerne la Sertralina sono d'accordo con lei ma, non posso obbligare la mia psichiatra e ri prescrivermela , anche perchè la stessa è portatrice di un filone di pensiero categorico: " i farmaci si assumono fino a quando servono, dopo si dismettono".
Ora dopo tutto questo rimpallo, ho capito che chi soffre di disturbi da attacchi di panico, o di depressione minore o anche maggiore comenel mio caso, non vivrà MAI senza i farmaci.
Questo è davvero una triste constatazione.
Io, vorrei davvero solo stare bene, avere la possibilità di una vita normale e semplice, ma a quanto pare è pura utopia
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Se il farmaco produce effetti collaterali ovviamente lo si riduce o sostituisce, altro ragionamento è decidere di non utilizzarlo più.

Non è detto che le cure debbano essere "a vita", primo perché in certe diagnosi non si sa, secondo perché il decorso può prevedere lunghi intervalli (anni) di benessere senza farmaci. Sicuramente ha poco senso mirare alla sospensione come se, al contrario, dovesse essere il punto d'arrivo sempre possibile e ottimale.
Quindi cancelli pure la triste constatazione. Se mai è meglio, se si apprende di non potere (al momento) avere un benessere senza terapia, proseguirne una piuttosto che soffrire per la soddisfazione (di chi ?) di non assumerla. Le cure prese regolarmente aumentano la probabilità di non averne più bisogno a lungo termine.
Questo nella depressione/panico e disturbi affini, in altri ovviamente no. La maggior parte delle persone dopo un anno di cura sospende le cure o le riduce, questo produce ricadute, ne consegue che una fase di semplice mantenimento è sostituita da un "metti e leva" con un benessere che è instabile o periodico, senza che questo poi abbia alcun costrutto. E' anche vero che nella maggior parte dei casi si prova a ridurre per verificare "a che punto siamo", ma una volta verificato questo la cure si riadegua se necessario, senza dare al paziente l'impressione che sia una sconfitta o dismotrarsi delusi perché "non si doveva ricadere".

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Utente
Utente
la ringrazio infinitamente di tutto, farò sicuramente tesoro dei suoi consigli, oltre che argomento di discussione con la mia psichiatra.

Grazie ancora,
cordialità
[#14]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dr. Pacini,
rieccomi qui dopo qualche mese.
Il mio percorso ( peraltro molto duro) è stato:
- remeron ( dismesso dopo 2 mesi perchè mi dava tremori ed eccesso di nervosismo)
- maveral ( dismesso dopo quasi 2 mesi perchè mi creava emicranie forti e pensieri di suicidio che non ho mai avuto in vita mia)
- Sertralina , ( alleluja) da circa 3 settimane.
Ora, il cambio da maveral a sertralina mi ha portato un immediato beneficio nel senso che man mano che diminuivo il maveral, scomparivano tutti i suoi effetti collaterali, sono arrivata poi alla dose di 100 mg die di sertralina e mi sono ritrovata in uno stato di iper agitazione soprattutto al mattino.
La mia psichiatra da 10mg mi ha ridotto la dose a 75 mg, e per un'altra settimana sono stata discretamente, ora di punto in bianco mi sono tornate le fobie, il nervosismo, la paura...
Non riesco a capire cosa mi stia succedendo, possibile che con tutto sto putiferio di farmaci, neppure il ritorno all'ultimo farmaco che mi aveva dato beneficio mi dia un po di sollievo?
Forse sono troppo poche le settimane o forse è sottodosato....
Sta di fatto che dopo 6 mesi sono veramente demoralizzata, ed ogni giorno che passa aumentano i miei dubbi circa il fatto di riprendere una vita normale o perlomeno accettabile.
Tutto questo non mi sembra davvero possibile, o sono io che inconsciamente rifiuto le cure, o devo continuare a random provando tutti i farmaci e buttando via la mia vita in questo triste modo?
Grazie in anticipo per la sua cortese risposta.
[#15]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Ha utilizzato cure che già in passato aveva provato, con cui era stata meglio.

Nelle prime settimane si può peggiorare, specialmente se si hanno disturbi d'ansia come diagnosi di partenza, specialmente se vi sono pensieri ossessivi, ipocondria, paura di perdere il controllo, attenzione costante alle proprie funzioni mentali.

Utilizzare medicinali a dosi limitate perché vi sono iniziali peggioramenti può però corrisponde ad una mancata efficacia.

Se non riesce a tollerare i primi tempi di una cura, l'alternativa è farlo ricoverandosi in casa di cura od ospedale.
[#16]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dr. Pacini,
grazie per la cortese risposta.
Quello che lei ha descrito è più o meno il mio esatto stato d'animo "pensieri ossessivi, ipocondria, paura di perdere il controllo, attenzione costante alle proprie funzioni mentali."
Ho riportato almeno a 100 la sertralina e stamane sono di nuovo con la mia sonnolenza nervosa, come la chiam io, sono cioè in uno stato di sonnolenza ma con un'ansia assurda in corpo.
Tre anni fa ce la feci a superare il cambio farmaco anche se fu piuttosto dura, ora non capisco cosa debbo fare di più o di diverso.
Cerco per quanto mi sia possibile di uscire, di impegnare qualche ora del mio tempo andando ad aiutare in un vivaio per un paio d'ore, ma, non riesco ad avere pace o a trovarmi bene in nessun posto. Eppure stavo così bene.
Lei mi consiglia una clinica, il mio terrore è che ne esca impasticcata a non finire, ma onestamente anche andare avanti così non mi sembra un gran ben vivere.
Per completezza di dati ho omesso di dirle che assumo ovviamente anche un antiansia, prendo del Rivotril in gocce, nella misura di 20 x 3 volte al giorni.
Cordialità
[#17]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Io non le dò consigli su cosa fare, questo rientra nel rapporto con il medico che decide di seguire.

Esistono tempistiche in base a cui valutare l'efficacia o meno dei medicinali, i quali, quando funzionano, non lo fanno sempre da subito, anzi inizialmente possono anche peggiorare i sintomi prima di produrre il loro caratteristico effetto.
[#18]
dopo
Utente
Utente

Egregio dottore,
ho avuto pazienza e forza d'animo. Ora sono qui, con i miei 150 di sertralina/die da circa 8 settimane. Ci sono alcuni giorni che definirei discreti, altri invece che sono davvero pessimi: ho sempre sonnolenza e faccio fatica ad espletare i lavori quotidiani, mi fanno persino male le palpebre perchè mi sforzo di tenere gli occhi aperti, oppure altri giorni in cui mi sveglio nervosa ed agitata, con senso di instabilità e nodo in gola che mi strozza.
Stò sicuramente meglio rispetto all'ultima volta che le scrissi, ma non ancora bene, non riesco a vedere un futuro sereno ed a stare bene fisicamente. Mi chiedo cosa c'è ancora che non và? Il mio impegno è costante, i farmaci ci sono ( prendo anche 15 gocce di rivotril 2 volte al dì).... che ci vuole per stare bene. Non credo sia chiedere la luna, sono più di 9 mesi che cerco di sopravvivere e non è una bella cosa.
Cordialità.
[#19]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

Il suo psichiatra cosa ritiene di fare visto il risultato non ancora soddisfacente ?
[#20]
dopo
Utente
Utente
per il momento nulla, solo attendere. Adduce il mio nervosismo ad altri fattori di carattere famigliare.
[#21]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

A volte le risposte possono completarsi lentamente dopo un primo sostanziale miglioramento.
[#22]
dopo
Utente
Utente
Eccomi di nuovo a lei dopo un lungo periodo nel quale sostanzialmente non si è modificato molto nella mia vita.
La dose di sertralina è invariata a 150mg, ci sono stati giorni buoni, giorni meno buoni e giorni assolutamente pessimi.
La mia ansia non è poi così facile da domare a quanto pare, nonostante tutta la mia buona volontà:

- mi sono trovata dei lavoretti così sono impegnata tutte le mattine;
- vado regolarmente a yoga 2 volte alla settimana;
- mi sono venuti degli attacchi di panico ma li ho superati da sola.

Però, e purtroppo c'è sempre un però, non mi riesce di essere tranquilla, c'è sempre questa ansia che mi divora, alcune mattine mi alzo proprio presa male, nel senso che sono nervosa e piena di paura di stare ancora peggio.

Tempo fa, la mia psichiatra mi suggerì di affiancare alla sertralina ( che prendo la sera) dello XERISTAR da prendere al mattino, riducendo pian piano parte della sertralina...

Non lo so, le pastiglie le ho comperate ma mai usate, o perlomeno non ancora, perchè sono stufa di prove farmaci e di effetti collaterali.
E' anche vero che l'alternativa è lo stare peggio e non è piacevole...
Non capisco cosa ci sia di così mutato nella mia vita da non riuscire a venirne a capo in alcun modo.
La ringrazio per la sua attenzione e per una eventuale risposta.

Cordialità
[#23]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
Gentile utente,

La buona volontà non serve. La sua cura mi sembra che abbia risultati positivi ma non completi, ovvero mi sembra quel che era qualche tempo fa, con un andamento di ripresa del funzionamento generale. I giorni non possono essere tutti uguali.
Se propone la situazione al medico come non soddisfacente è ovvio che le proporra un'alternativa. Non ha però senso dire di non riuscire a venirne a capo e poi non seguire le indicazioni del medico.
[#24]
dopo
Utente
Utente
egregio dottore,
eccomi qui dopo svariati anni... io e i miei 100 mg di sertralina continuiamo a convivere a quanto pare discretamente bene .
In questo lungo lasso di tempo sono riuscita a fare svariate cose nonostante il disagio del DAP.
Volevo chiederle se esistono correlazioni tra antidepressivi e perdita di memoria..
Da qualche tempo ( un paio d'anni) ho notato che dimentico le cose con facilità ( i nomi, i posti, le cose che devo fare) . E' come se avessi la parola sulla punta della lingua ma non se ne esce e per contro ho un vuoto totale in testa.. Ho quasi 60 anni e pensare ad un inizio di demenza senile o disturbo cognitivo mi sembra un pò azzardato. Lei che ne pensa?
Grazie in anticipo
[#25]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
La cosa va misurata sempre in senso prestazionale. Cioè se le informazioni vengono quando sono richieste per uno scopo, altrimenti si confonde la cosa con la pseudoamnesia ossessiva o con la vera ridotta memoria però di informazioni sostanzialmente ridondanti o inutili, che invece sono richiamate bene nel momento in cui servono.
[#26]
dopo
Utente
Utente
molto spesso nel momento in cui dovrebbero servirmi le informazioni non mi arrivano proprio... Io non ricordo e devo fare uno sforzo immane a cercare di ricostruire frammenti di memoria nelle ore successive.. a volte qualcosa ricordo a volte proprio nulla. Può essere qualcosa di accaduto, un nome un qualcosa che magari ho preparato un posto dove sono stata.. Anche se non vi è uno scopo preciso in teoria dovrei ricordarmi almeno i nomi dei parenti ed invece non sempre...
questo ovviamente non mi rende felice ed io so dentro di me che non ero così anni fa.... anzi !
[#27]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 986 248
No, se non c'è uno scopo preciso c'è chi ricorda e chi no, dipende come è abituata Lei, ma il punto è che se non è un problema prestazionale, è una variazione autentica ma non necessariamente è oggetto di preoccupazione.
[#28]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio e Le invio i migliori auguri per un Buon Anno nuovo .

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