Il terrore che l'assunzione dei farmaci

Egregi Dottori,
sono attualmente in cura da una psichiatra (che mi prescrive alcuni farmaci utili a ridurre l'ansia) e da una psicologa per una terapia cognitiva.
Il mio problema "attuale" è che ho difficoltà a riposare (non dormo più di 6/7 ore per notte, nonostante l'assunzione di 1 stilnox e 15 gtt di alprazolam), e che la mattina specialmente mi sento piuttosto agitato, come se gli impegni della giornata mi "schiacciassero".
Per tale motivo, la psichiatra mi ha anche indicato di assumere, la mattina, 20 mg di paroxetina e, al bisogno, ulteriore alprazolam (10/20 gtt 1/2 volte al giorno).
Va detto che la paroxetina la assumo da diversi anni, ma solo saltuariamente si sono verificati "picchi" di ansia (uno nel 2005, uno nel 2009) che hanno richiesto l'integrazione quotidiana con l'alprazolam per qualche tempo.

Il mio problema è che mi sembra di non uscire da questa situazione, che si protrae da circa 3/4 mesi. La terapia comportamentale senz'altro mi agevola, ma non riesco a non provare molto disagio nel sentirmi quasi oppresso dalle cose che devo fare, una sorta di ansia anticipatoria che mi viene ogni volta che ho più impegni durante la giornata (sono avvocato, e tra poche settimane peraltro mi metterò in proprio).
In più, ho il terrore che l'assunzione dei farmaci di cui sopra possa essere nocivo e indurre una dipendenza.

La mia domanda è la seguente: devo preoccuparmi per una assunzione così prolungata di alprazolam e stilnox? Non sono così contrario alla paroxetina (se serve a stabilizzare la mia situazione ben venga), riguardo all'alprazolam ed allo stilnox ho paura che possano cagionaremi danni al fegato o ai reni, e che nel tempo non riesca più a smetterli.
Comprendo che siano domande da fare agli specialisti che mi hanno in cura, ma vorrei se possibile anche un Vostro parere.

Grazie mille
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

l'assunzione prolungata di alprazolam e stilnox induce assuefazione ai loro effetti, per cui niente di strano che non abbiano effetto sul sonno come lo avevano inizialmente o per niente proprio. Il problema è che dopo l'assuefazione una non assunzione, o anche solo un ritardo, si accompagna a peggioramento dell'insonnia immediato, o meglio dalla componente ansiosa, pertanto ci si rimane legati. La disassuefazione prevede una graduale riduzione o sostituzione con altro prodotto che si riesca a gestire meglio nella fase di riduzione e che copra l'astinenza, cosa che deve gestire il medico.
Il disturbo d'ansia, trattato con la paroxetina, risente spesso negativamente dell'assunzione protratta di prodotti come alprazolam a rilascio rapido o stilnox, per cui se inizialmente sono delle aggiunte utili, nel tempo possono invece diventare zavorra. Da tener presente che la paroxetina non è comunque a dose piena, anche questo è un elemento da considerare se si mira ad una risposta migliore. La terapia aggiuntiva "a periodi" indica che il disturbo non è stabilmente in equilibrio, in questi casi è più opportuno mettere a punto una terapia che "regga" in maniera stabile senza variarla per qualche tempo.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio molto per la Sua sollecitudine!
Il prossimo 30/11 avrò un consulto di persona con la mia psichiatra e mi confronterò anche sul punto.

Mi scusi, Le chiedo due precisazioni che probabilmente astrae parzialmente dalla domanda iniziale.

1) Secondo la Sua esperienza, la fase di interruzione dei farmaci è molto difficile?

2)Lei parla di altri farmaci: pur sapendo che devo parlarne con il mio medico, mi fa un esempio? La "sostituzione", inoltre, non porta ad avere assuefazione ai nuovi farmaci?

Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

1) dipende da quanto il disturbo di fondo è compensato, quel che rende molto difficile a volte la sospensione anche di dosi minime è il fatto che il disturbo d'ansia non è compensato, quindi appena c'è una astinenza minima, di per sé sopportabile, aumenta però anche lo stato d'allarme, che amplifica il tutto e impedisce di tollerare la riduzione, istintivamente rimandando ad assumere ancora il prodotto che si è tentato di scalare.

2) la sostituzione di cui parlo è un modo per poter operare meglio la riduzione dell'ansiolitico, ma usando un ansiolitico che non crei un legame "psicologico" per il suo effetto rapido. Non si tratta di sostituire un ansiolitico con un altro, cosa che non avrebbe in questo caso un effetto terapeutico di alcun tipo, ma di scavalcare il rapporto con questi due prodotti che potrebbe essere troppo "affezionato" e innescare una resistenza automatica alla riduzione.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Mi scusi, che classe di farmaci potrebbe avere questo effetto di "scavalcare" i farmaci a cui sono abituato?

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

stiamo semplicemente parlando della sostituzione di un ansiolitico con uno ad effetto meno rapido e durata d'azione maggiore, a dose equivalente per poi gradualmente ridurre il farmaco introdotto.
Tutto ciò deve sceglierlo e guidarlo il medico.
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