Tossicodipendenza e lavoro

gentilissimo dottore,questa è la mia terza o quarta richiesta di consulto che Le rivolgo,in quanto le precedenti richieste ottenute mi sono state di grande aiuto.Sono sceso a 4,0/3,90 mg di metadone concentrato,secondo uno schema che potrebbe sembrare troppo rapido ma a mio parere sta funzionando.Premettendo che non ho craving ed ho persino ridotto drasticamente l'uso di cannabinoidi e quasi del tutto eliminato alprazolam e delorazepam,(solo una cpr alla sera,prima di coricarmi)vorrei sapere se ,sempre previo colloquio con il mio medico,posso ottenere la prescrizione di Catapresan;a quanto pare la letteratura lo indica come farmaco d'elezione per attenuare significativamente i sintomi d'astinenza alla fase finale,senza l'uso di altri oppioidi/oppiacei sostitutivi...ancora una volta,La ringrazio anticipatamente.
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
La gestione della teraia farmacologica dovrebbe essere demandata allo
Specialista. Lei e' seguito da un sert?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Gentilissimo Dottore,purtroppo non sono seguito da un servizio per le tossicodipendenze ma sto seriamente valutando la cosa-anche dopo un Suo consiglio e quello di un suo Esimio collega in una-.Questo un po' per la paura di perdere il lavoro...so bene che ciò è sciocco e non risolve il mio problema,ma continuo ad acquistare,seppur con minor frequenza rispetto a pochi mesi fa,il metadone al mercato grigio.Non ho certo la presunzione di essere un esperto ma riesco a gestire il metadone(anche grazie alle sue caratteristiche farmacologiche),infatti sto scalando e soprattutto non penso davvero più all'eroina da anni tantomeno ne ho fatto più uso...
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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Si rivolga ad uno specialista proprio per non perdere quanto ottenuto finora.
Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Non ci siamo. Lei purtroppo equivoca una autogestione di farmaci (andare dal medico per indicargli quali farmaci vuole, comprare metadone al mercato grigio) con una terapia. La terapia non consiste nel farmaco in sé, ma in una cura in cui il farmaco va usato secondo regole che la persona stessa non riesce a comprendere, o comunque ad applicare. Anche se fosse Lei stesso medico specialista in tossicodipendenze, su di sé commetterebbe gli stessi errori. Quel che Lei descrive o progetta è l'uso dei farmaci dal punto di vista di chi non concepisce (ancora) come scopo ottenibile quello della risoluzione del centro del problema, ma soltanto il trattamento di aspetti collaterali, come l'astiennza. A parte il fatto che il trattamento ottimale dell'astinenza da oppiacei prevede gli oppiacei stessi, e che le forme "veloci" in cui si ricorre ad altri sintomatici non hanno ragione di esistere se non per "urgenze", la terapia dell'astinenza in che modo dovrebbe incidere sulla tossicodipendenza ?

Deve farsi consigliare da uno specialista. Altrimenti pensa di elaborare soluzioni ragionevoli e invece finisce per girare intorno agli stessi due o tre errori, che sono più sintomi mentali della tossicodipendenza stessa che non risultati di ragionamenti.

Il colloquio con un medico non mira ad ottenere nulla dal medico, ma a seguirne le indicazioni. I farmaci oppiacei come metadone o buprenorfina non sono "sostitutivi" di niente, se non nella visione che assurdamente riduce la tossicodipendenza all'astinenza, che invece è un suo fenomeno temporaneo, non costante e tardivo. Le terapie a base di metadone e buprenorfina (non utilizzate come fa Lei per scopi contingenti) ma secondo le regole di efficacia sul craving, mirano a restituire alla persona la libertà di decidere a prescindere dal desiderio di eroina. Dietro a questo la ricostruzione delle proprie vite. .

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2010 al 2013
Ex utente
Gentilissimo dott.Pacini,
la ringrazio per l'ennesima volta,assieme al Suo collega Dott. Martiadis ma mi permetto di "contraddirla"-forse il termine è inappropriato e me ne scuso-in quanto ho deciso e ne faccio menzione nelle precedenti corrispondenze,di voler finalmente seguire un programma SERIO PRESSO UNO SPECIALISTA,poichè è quello che avrei voluto fare sin dal principio-idea peraltro corroborata dai Vostri consigli.
L'unico "ostacolo" era quello del lavoro,essendo io impiegato in un famoso istituto creditizio italiano.Ho cercato di informarmi sulla normativa a riguardo,consultando anche il famoso Testo Unico del 1990 sulla disciplina delle dipendenze e degli stupefacenti.purtroppo però non ho trovato una risposta precisa,forse a causa di qualche mia lacuna in materia,e ciò mi ha portato a dover gestire una terapìa da solo.So benissimo che è un errore,ma mi sono trovato fin ad ora,in una sorta di limbo,conteso tra ciò che per me era bene e ciò che era male...mi rendo conto però,adesso,che devo affrontare solo la questione al lavoro,sperando in conseguenze non nefaste.
La ringrazio ancora,per i Suoi preziosi consigli e per la Sua Disponibilità.
I miei più cordiali saluti,
a presto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

I Servizi sono tenuti all'anonimato e la legge tutela il lavoratore tossicodipendente, ovviamente comprendo la questione della "visibilità" e il rischio del pregiudizio, purtroppo il problema è che questa malattia finisce per compromettere le capacità lavorative della persona, per cui è sempre consigliabile curarsi. La cura autogestita di fatto non è un compromesso, è solo ciò che il cervello - guidato dall'impostazione tossicomanica su quello specifico problema - le consente di fare, e che non è risolutivo.
In sostanza: ritardare una cura per salvaguardare ciò che è ancora in piedi, rischia di condurre alla perdita graduale di ciò che era ancora in piedi per l'effetto della malattia che avanza.