Conessione mente-sclerosi multipla

Egregio dottore, ho letto di questa ricerca su internet e vorrei sottoporla alla Sua attenzione (ne inserisco un pezzo): http://magazine.paginemediche.it/it/365/il-punto-di-vista/neurologia/detail_150260_dance-with-me-come-il-ballo-migliora-le-abilita-del-cervello.aspx?c1=63

Danzare fa bene allo spirito e alla salute, anche in terza età. Lo dimostrano due studi condotti dai ricercatori della Washington University e dell'Albert Einstein College of Medicine di New York che sono giunti alle stesse conclusioni: ballare è un vero toccasana per le persone anziane.

Lungo l’elenco dei benefici del ballo: migliora il controllo muscolare, favorisce l’elasticità delle articolazioni e può addirittura ritardare il manifestarsi di sintomi del morbo di Alzheimer o di Parkinson.

I ricercatori nordamericani sono partiti dall’assunto, dimostrato da precedenti studi, che danzare faccia certamente bene alla salute fisica: rafforza le ossa e i muscoli, aumenta la salute cardiovascolare e polmonare, dona una maggiore elasticità nei movimenti. Ma questa pratica ha un effetto positivo anche sul cervello? I ricercatori hanno risposto all’unisono.

Gli scienziati di Washington hanno arruolato 38 pazienti anziani con il morbo di Parkinson e li hanno divisi in due gruppi: il primo ha fatto 20 lezioni di tango argentino della durata di un’ora, il secondo ha fatto altrettante sedute di stretching ed esercizi mirati.

Al termine del follow-up, i risultati hanno mostrato che tutti i pazienti manifestavano un miglioramento nella Unified Parkinson's Disease Rating Scale Motor, un punteggio che valuta l’andamento della malattia in relazione al movimento, ma solo gli anziani che si erano cimentati nel tango mostravano anche un netto miglioramento nel punteggio ottenuto al test Berg Scale, quello che valuta lo stato dell’equilibrio statico e dinamico, e al test Timed Up and Go, che analizza la capacità di eseguire movimenti complessi, come girare attorno ad una sedia, sedersi, alzarsi.

Anche in questo caso il merito sarebbe del tipo di movimento: passi lenti alternati a passi veloci in un ritmo particolarmente scadenzato. Secondo gli esperti, mantenendo elastico e attivo il cervello si può aumentare o mantenere costante il numero di connessioni tra i neuroni e quindi conservare una certa ricchezza cognitiva, a dispetto dell’età e delle demenze.

Ora Le chiedo: aumentando le potenzialità del cervello, può far giungere alla guarigione da malattie organiche o, nel mio caso, neurodegenerative come la sclerosi multipla?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 993 248
Gentile utente,

a) non si parla di "potenzialità" del cervello, ma di effetti dell'allenamento a specifiche sequenze di movimenti su specifiche malattie.
b) non si parla di guarigione di niente.
c) non si parla di sclerosi multipla.

Per il resto, queste malattie sono trattate con approcci quanto mai vari nel tentativo di trovare metodi che le migliorino o (forse) le facciano regredire o le prevengano. Ad esempio la stimolazione magnetica, elettrica, così come la terapia farmacologica e così via, il principio non è diverso, si tratta solo di arrivare al cervello per tutte le vie conosciute.

Praticare movimento, poiché i centri motori sono cerebrali, ovviamente produce un effetto sul cervello e quindi l'interesse sta nel verificare appunto se modificando la struttura e la funzione di determinate aree si influisce sulla struttura e la funzione di quelle "malate".

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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