Aggiunta risperdone

Gentili dottori, ho già esposto la mia situazione in altri consulti.
Sono 21 giorni che assumo sereupon alla dose di 20 mg la mattina ma ancora non sento l'effetto sulla derealizzazione (anche se lo specialista che mi segue dice che non ce l'ho)
Il fatto è che sono continuamente pervaso da questo pensiero, e in alcuni momenti ho paura di diventare pazzo (ma si rischia veramente di diventare pazzi).
Il mio psichiatra mi ha detto di aggiungere mezza compressa da 1 mg (0.5 mg) di risperdone, dicendo che aumenta l'effetto dell'ssri sulle ossessione e che lo dovrei prendere per circa 10/15 giorni e l'effetto è quello di farmi uscire da questo stato di "derealizzazione".
A questo punto la mia domanda: non era meglio aumentare la dose del sereupin visto che quella consigliata per le ossessioni è di 40 mg?
Sono molto ipocondriaco e ho paura ad assumere farmaci. Il fatto è che dopo una cura sbagliata (zarelis) datomi dallo stesso psico ho perso un po' di fiducia.

Un'ultima domanda: posso assumere en alla dose di 1 mg? Come mi ha detto lo psico? Ho paura ad assumerlo in quanto non vorrei perdere il controllo in modo definitivo.

Ringrazio fin da subito per le Vostre risposte.
Grazie
[#1]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

per quanto riguarda la possibilita' di assumere EN, deve seguire le indicazioni del suo psichiatra, che, se ha ritenuto opportuno procedere in questo modo per l'introduzione di risperidone, vuol dire che ha fatto le sue considerazioni cliniche ed ha deciso di non aumentare l'antidepressivo.

La presenza di quella che definisce "derealizzazione" non puo' essere considerato esclusivamente un fenomeno ossessivo per cui l'aggiunta di risperidone risulta corretta.

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[#2]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Se ritiene che il suo psichiatra non prenda decisioni sensate, è una sua valutazione sul fatto di seguire lui o un altro medico di cui si fidi di più, ma è inutile proporre qui questioni di sfiducia.
Se l'alternativa deve essere elaborazioni sue su farmaci e dosi, non mi sembra che questa soluzione sia costruttiva.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#3]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori vi ringrazio per le Vostre risposte.
Mi rendo conto che non è utile proporre qui la mia sfiducia, solo che dopo essere stato malissimo con lo zarelis ho qualche problema nell'assumere altri farmaci.

Mi rendo anche conto che il mio continuare a leggere su internet non migliora la mia situazione, essendo già pauroso di mio.

Tuttavia ho letto che il risperdone è usato in casi estremi: per quanto riguarda il dosaggio da 0.5 mg? Voi lo ritenete "pesante"?

Il fatto è che non conosco la mia diagnosi precisa. Lo psico mi parlò di ansia generalizzata.

Possibile che questa maledetta ansia mi provochi questo senso di estraneamento? Mi potete rassicurare sul fatto che non divento totalmente pazzo?

Vi ringrazio.
Cordiali saluti.
[#4]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Non esistono ne' casi estremi ne' farmaci pesanti.

Abbia la cortesia di non accorciare con la parola "psico" il termine con cui chiama il suo medico.

grazie
[#5]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori, grazie per avermi risposto.
Non volevo mancare di rispetto abbreviando con la parola "psico", me ne scuso.
Volevo chiedere un'ultima cosa: a 0.5 mg di risperdone ci sono tanti effetti collaterali? Lo devo assumere la sera ma non vorrei trovarmi in uno stato di sonnolenza per tutto il giorno seguente.
Grazie di cuore per la vostra pazienza.
Cordiali saluti
[#6]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Concordo con il collega sia con l'inutilità di termini tipo "estremo" o "pesante", sia con il termine "psico", si tratta di un medico.

L'ansia non provoca niente, è un sintomo. La diagnosi può essere utile saperla per poi comunicarla, capirà come, senza conoscere neanche la diagnosi, ogni ragionamento sulle possibilità di cura da parte sua sia comunque non costruttivo, anche se per ipotesi avesse tutti gli altri elementi.

Queste richieste di rassicurazione non equivalgono a domande a cui sia utile dare una risposta, anche perché non hanno oggetto, equivalgono a dire "sono preoccupato", dopo di che dovendo avere il controllo per rassicurarsi, uno è preoccupato del fatto che non ce l'ha. Quindi la soluzione non è cercare un fantomatico controllo tramite informazioni ingestibili o rassicurazioni, ma curare la propria malattia.
[#7]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini La ringrazio per la risposta.
Il termine "psico" l'ho usato in modo errato, mi scuso nuovamente. Il fatto è che con il mio psichiatra uso tale termine in quanto dopo 2 anni siamo in confidenza.
Me ne scuso ancora.

Volevo però riproporLe la domanda: il risperdone al dosaggio di 0.5 mg da effetti collaterali?

La ringrazio
[#8]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ogni farmaco "può dare" effetti collaterali.
[#9]
dopo
Utente
Utente
Mi scusi dottore, ma non capisco perchè usa questo tono, come se chiedessi qualcosa di sbagliato.
Il problema che quelli come me hanno è la paura di assumere nuovi farmaci, e questo penso che rientri nei "disturbi" comuni di persone con il mio stesso problema.

Capisce che la paura è tanta.

La ringrazio nuovamente e mi scuso se mi sono reso antipatico o ho mancato di rispetto. Non era mia intenzione.
[#10]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Nessun tono. Il problema è che domande di quel tipo già in partenza non le sono utili, hanno risposte ovvie. La funzione di rassicurazione che Lei crede forse che abbiano invece non c'è, in genere avere risposte a domande di quel tipo è controproducente. Capisce che dire se un farmaco ha effetti collaterali è una domanda che di per sé non ha senso, li può avere come tutti. Naturalmente sapere che li può avere non aggiunge nulla, e come rassicurazione non le è utile, anzi, le peggiora la capacità di gestire queste domande in altra via.
[#11]
dopo
Utente
Utente
Prima di tutto volevo ringraziare tutti i Dottori che mi hanno risposto.

Sono sei giorni che assumo risperidone da 0.5 mg la sera, in aggiunta al sereupin la mattina (in tutto è da un mese che assumo paroxetina).

Tuttavia continuo ad avere attacchi di panico e ansia ai massimi livelli (tutto il giorno). Inoltre in alcuni momenti è come se non provassi emozioni, totalmente assenti.

Quanto tempo impiega il risperidone a fare effetto? Ha lo stesso meccanismo degli ssri?

A volte mi sento completamente demoralizzato in quanto penso di non poter tornare me stesso. Ho riacquistato la fiducia nello specialista che mi segue, solo che ho bisogno di parlane con qualcuno (oggi che è domenica).

In più questa situazione mi sta facendo perdere le persone a me più care.

Dottori vi ringrazio per la Vostra comprensione e per il servizio che offrite. Siete un valido aiuto per le persone come me.

[#12]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ha iniziato la cura da un mese, per cui è presto per decretare l'efficacia o inefficacia sulla maggior parte delle diagnosi. Poiché non la sappiamo, non si può aggiungere altro.
Non ha senso riflettervi comunque, ci pensa il medico a dare giudizi nei termini di tempo prestabiliti.

Si tratta di due medicine diverse, comunque non le è utile ragionare su meccanismi d'azione, sono elementi tecnici che non cambiano il suo rapporto con il medico.
Parlare di questi argomenti non sempre è benefico, perché può dare materiale che poi alimenta domande a vuoto e angoscia associata, tipo "guarirò", "sono grave", "è il farmaco giusto" e così via, ovvero tutte domande in cui si cercherebbe una rassicurazione o un pronostico favorevole evocandone uno estremamente negativo.
[#13]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini La ringrazio per la risposta.
Ha completamente ragione. Mi rendo conto che tali domande sono inutili in quanto non fanno altro che alimentare quel circolo vizioso che produce ansia.

Seguirò le prescrizione del mio medico curante.
Vi farò sapere in futuro.
Grazie di cuore.
[#14]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori.
Oggi mi sono svegliato con dolore alle cambe, confusione e testa pesante.
Possono essere effetti collegati al risperidone da 0.5 mg la sera?
Sono otto giorni che lo assumo.
La derealizzazione sembra migliorata, ma ho questi effetti collaterali. In più ho forte agitazione e attacchi di panico.
Si può assumere 0.5 mg di en? O i sintomi possono peggiorare con l'assunzione di questo farmaco? Lo psichiatra mi ha detto di prenderlo... ma ho paura.

Spero di ricevere una vostra preziosa risposta.
Cordiali saluti.
[#15]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Le ripeto che sta assumendo la cura da poco tempo. L'associazione per cui ogni sintomo, di solito già presente prima, debba dipendere dalla medicina che si assume è un ragionamento di solito tipico degli stati ipocondriaci. Nessun problema visto che comunque ha una cura impostata.

Qui non è possibile fornire indicazioni su cosa assumere, né conferme su prescrizioni già fatte. Il suo psichiatra le ha già dato l'indicazione in merito.
[#16]
dopo
Utente
Utente
Dottore grazie per la risposta. Cerco disperatamente di non leggere su internet ma è più forte di me.

Purtroppo quella brutta sensazione di essere irreale non diminuisce. Se prima riuscivo a "chiedermi" se fossi reale o meno, adesso non riesco neanche a pormi la domanda, percui la paura aumenta.
Solo una domanda dottore: ma è possibile che un soggetto come me possa diventare pazzo?

Lo chiedo in quanto ci sto pensado continuamente.
Purtroppo ho bisogno di continue rassicurazioni, in quanto continuo a pensare che la mia situazione non potrà mai risolversi.

Grazie mille.
[#17]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non porsi la domanda è una situazione già migliore che porsela, perché comunque se ci si domanda si cerca, se si cerca si trovano elementi, che poi alimentano la domanda.

La domanda se si può diventare pazzo non significa niente di più, è sempre la stessa domanda sul timore di perdere il controllo di sé.

Lo chiede in quanto ci sta pensando continuamente, ma ovviamente una cosa è una domanda "informativa", altro è un dubbio ossessionante. Vale sempre il meccanismo con cui a certe domande è nocivo rispondere con rassicurazioni come se fossero richieste di informazioni.

Chi è affetto ad ossessioni ricerca continue rassicurazioni, non "ne ha bisogno", anzi ne trae un peggioramento delle ossessioni, quanto più ottiene risposte teoricamente rassicuranti. Le domande ossessive sono o dubbi su questioni ovvie o senza risposta.
[#18]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno dottori.
E grazie nel caso vogliate rispondere al mio questito.
Come sapete sto assumendo risperdal 0.5 mg la sera da ormai 24 giorni in associazione a sereupin la mattina (20mg) da 42 giorni.

Il disturbo del distacco dalla realtà sembra migliorato anche se vi è ancora, soprattutto la mattina.

Ho notato però una cosa: da quando assumo risperdal non riesco più a pensare come prima, nel senso che ho difficoltà a forumalare dei pensieri.

Infatti se prima riuscivo a meditare sulla mia situazione adesso non riesco più.

E questo vale anche per i pensieri positivi.
Nel caso fosse causato dal risperdal questi effetti sono reversibili con la dismissione del farmaco?

Oggi ho la visita dallo specialista, quindi chiedo a voi solo per curiosità.

Lo psichiatra mi disse che dovevo fare la cura solo per 10-15 giorni con risperdal, ma adesso siamo quasi a 25.

Non so più cosa pensare (e infatti non penso).

Dimenticavo di dire che alla fine la diagnosi è la seguente: in principio era depressione con ansia generalizzata, successivamente tramutata in disturbo ossessivo.

Spero in una vostra risposta
Grazie
[#19]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non si comprende in base a che cora attribuisca alcuni effetti ad un farmaco piuttosto che ad un altro.
Lasci giudicare il medico.

Il meditare sulla sua situazione non è necessariamente un elemento utile o positivo, il fatto di non sapere cosa pensare non è detto che sia un aspetto negativo, poiché non è detto che ci siano riflessioni da fare, spesso si tratta di domande a vuoto o riflessioni su ciò che deve venire, o su quello che è materia di ragionamento da parte del suo psichiatra.

La diagnosi non è tramutata, se mai è stata corretta.

Riguardo alla cura, se sta funzionando a distanza di un mese e mezzo circa, non c'è alcuna riflessione da fare se non quella ovvia che ne sta traendo giovamento.
[#20]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori, vi scrivo nuovamente sperando di avere una risposta in quanto non so più cosa fare.
Come sapete assumo risperidone da 1 mese ormai, e sento una confusione mentale, peggiore di quella che avevo inizialmente.

La mia domanda è la seguente: può il risperidone causare questo effetto?

Sento che non riesco più a pensare, sia a cose negative che a quelle positive.

Vorrei porre anche la seguente domanda: cosa succede se un soggetto sano assume 0.5 mg di risperdal tutte le sere per un mese?

Lo specialista che mi segue continua a dire che devo assumerlo. Purtroppo io ho l'impressione che tale farmaco mi stia rovinando.

E poi: tutti gli effetti collaterali sono reversibili?

Dottori vi ringrazio infinitamente per il vostro servizio. Tra qualche tempo spero di scrivere di essere guarito.

Grazie
[#21]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Questo è possibile, però precedentemente affermava che vi era stato un miglioramento, adesso no.

Comunque, togliendo la componente ansiosa da queste considerazioni (l'irreversibilità degli effetti), direi che è un effetto possibile, però non è chiaro perché debba attribuirlo ad un farmaco piuttosto che ad un altro (lei ne assume due diversi al momento).

Comunque il suo medico si è già espresso in proposito, evidentemente la sua impressione è diversa e non negativa dell'andamento di questa cura.
[#22]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini, la ringrazio per la Sua solita gentilezza.

Il fatto è che mi rendo conto di non riuscire più a fare pensieri complessi. Se il risultato doveva essere questo allora ci siamo riusciti. Mi manca la concentrazione, ho veramente difficoltà a memorizzare.

Non mi sento di dare la colpa al sereupin in quanto l'ho assunto per due anni senza avere questi problemi.

Secondo lei questi sintomi (se possono essere attribuiti al risperdal) scemeranno con la dismissione del farmaco?

Vorrei chiederLe inoltre quanto tempo occorre per smaltirlo del tutto.

Capisce: prima pensavo in modo malato, ma almeno pensavo.

Grazie dottore per la Sua immensa disponibilità.



[#23]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Il suo medico le ha prescritto una medicina che ritiene possa esserLe d'aiuto. Può darsi che lo sia come no, ma supporre che le abbia indicato qualcosa di "velenoso" senza avvertirla di chissà quali effetti irreversibili non mi sembra ragionevole.
Lo "smaltimento" di eventuali effetti avverrà alla sospensione, nei giorni.

Quando si attenuano pensieri ossessivi, di solito la persona crede di avere sempre problemi, a cui però non riesce a pensare bene. Questo suppone che la soluzione si trovi pensando ai problemi, e spesso non è assolutamente così. Non pensandoci, o non riuscendo a farlo, determinati pensieri specie se ossessivi sono ricacciati in sottofondo, dopo una prima fase in cui chi li ha sarebbe tentato di andarli continuamente a rivedere per migliorare le risposte da darsi.

Può darsi che sia una fase di questo tipo. Oppure magari più semplicemente il farmaco non è adatto o non funziona e sarà sospeso.

[#24]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini, la Sua risposta riflette il mio pensiero.

Purtroppo capisce che può essere anche un problema il fatto di rendersi conto di non riuscire più a pensare in modo complesso. Prima infatti si poteva tentare di pensare ad altre cose per distrarsi (non so, morosa, esami all'università ecc) mentre adesso anche questi pensieri sono assenti.

Capisco benissimo che non si può avere un farmaco che selezioni i pensieri da rimuovere: o tutto o niente in questo caso.

Il fatto di accorgersi di non pensare mi provoca ansia, che riesco a gestire senza prendere ansiolitici (che comunque tengo sempre vicino in caso di crisi forti).

Ho chiesto al mio specialista di anticipare l'appuntamento ad oggi pomeriggio. A questo punto preferisco sospendere il risperdal e sforzarmi di combattere i pensieri da solo.

Grazie dottore, come sempre gentilissimo (ha una grande pazienza).
[#25]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non è solo la questione di avere pochi o tanti pensieri (buoni e non buoni insieme, senza poter far distinzione). Mi riferivo al fatto che chi ha pensieri ossessivi per sua natura tende a coltivarli, mentre ciò che risolverebbe il pensiero è non coltivarlo. La persona si convince che coltivandolo lo affina, lo chiarisce e lo chiude. Invece non è così, la soluzione non viene pensando, ma astenendosi e andando avanti. A volte la cura inizialmente allenta la capacità di andar dietro al pensiero, e inizialmente ci si sente smarriti.
[#26]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non è solo la questione di avere pochi o tanti pensieri (buoni e non buoni insieme, senza poter far distinzione). Mi riferivo al fatto che chi ha pensieri ossessivi per sua natura tende a coltivarli, mentre ciò che risolverebbe il pensiero è non coltivarlo. La persona si convince che coltivandolo lo affina, lo chiarisce e lo chiude. Invece non è così, la soluzione non viene pensando, ma astenendosi e andando avanti. A volte la cura inizialmente allenta la capacità di andar dietro al pensiero, e inizialmente ci si sente smarriti.
[#27]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non è solo la questione di avere pochi o tanti pensieri (buoni e non buoni insieme, senza poter far distinzione). Mi riferivo al fatto che chi ha pensieri ossessivi per sua natura tende a coltivarli, mentre ciò che risolverebbe il pensiero è non coltivarlo. La persona si convince che coltivandolo lo affina, lo chiarisce e lo chiude. Invece non è così, la soluzione non viene pensando, ma astenendosi e andando avanti. A volte la cura inizialmente allenta la capacità di andar dietro al pensiero, e inizialmente ci si sente smarriti.
[#28]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dottore,

Ieri lo specialista che mi segue mi ha tolto il risperidone. Continuo ad avere un senso di confusione in testa che mi fa chiedere se sto diventando pazzo.

Il risperidone provoca danni permamenti? Avendolo assunto per 27 giorni potrò tornare alla normalità? Quanto tempo ci vuole per "smaltire" il farmaco?

Mi sento veramente confuso.

Le Sue risposte sono di grande aiuto per me.
Grazie
[#29]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Continua a porsi le stesse domande ad ogni mossa fatta in un senso o nell'altro. Sono le stesse domande di quando ha iniziato a prenderlo, di prima di prenderlo e adesso si ripetono dopo averlo smesso. Queste domande possono essere discusse per il contenuto che pongono (l'idea degli effetti permanenti che in questo caso Lei collega a questa medicina) oppure possono essere affrontate per la loro natura ansiosa.
L'impressione è che sostanzialmente non sia risolto ancora questo meccanismo di domande circolari (che cioè rimangono aperte a vuoto e che spesso nascono per rimanere aperte a vuoto, con questioni equivalenti a paure generiche che non hanno risposta).
[#30]
dopo
Utente
Utente
Dottore il problema non è quello dei pensieri circolari.

Il fatto è che uno si rende conto se i pensieri non ci sono affatto. Questo è quello che mi preoccupa. Ci sono momenti in cui sono terrorizzato in quanto sento di non pensare!!

E in quei momenti mi sale un'ansia terribile. Tra l'altro non ho neanche il coraggio di prendere EN, per paura che la situazione possa peggiorare.

Questo senso di testa vuota l'ho avvertito circa 4 giorni dall'inizio di assunzione del risperdal. Per questo sono preoccupato.

La ringrazio
[#31]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

L'impressione è che stia continuamente a controllare alcune funzioni che normalmente vanno in automatico, ad esempio pensare. La cosa curiosa è che verifichi se sta pensando, cosa che non ha senso di per sé. Se uno è lì che si controlla se pensa, ovviamente non pensa a niente. Pensa al pensiero. Questo nel caso è un pensiero circolare. Come se si pensasse a respirare, o cosa molto comune ad esempio, se si pensasse per ricordare determinate cose finendo per concludere che "non si ha memoria". O se si pensasse a cosa dire quando si è con gli altri finendo per dire che si è "derealizzati" quando si è insieme agli altri.

Il senso di vuoto (essere rallentati) è possibilissimo con il risperdal, ma le paure che esprime invece mi sembra siano sempre le stesse.
[#32]
dopo
Utente
Utente
Dottore, la Sua impressione è esatta.

Tuttavia l'effetto del risperdal è controproducente secondo me: come faccio a distrarmi se non riesco a pensare alle cose positive? O meglio i pensieri mi sfuggono?

Mi rendo anche conto che il fatto di pensare al non pensare implica il fatto che io stia pensando.

Quando usa il termine rallentamento cosa intende di preciso?

L'ansiolitico potrebbe aumentare questo senso di vuoto?

Grazie
[#33]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Infatti nessuno insiste sul fatto che possa semplicemente aver tollerato male quel farmaco o che non si adattasse al tipo di situazione.

Rallentamento significa difficoltà a far procedere i pezzi di un ragionamento, non trovarcisi aggrovigliati, semplicemente far fatica ad andare avanti con semplici ragionamenti, essere lenti, impiegarci tanto, avere la sensazione che un passaggio mentale banale, tipo un calcolo, la comprensione di una frase, richieda tempo per essere messo a fuoco. Nell'ossessione la lentezza c'è, ma non è una lentezza primaria, è un inceppamento continuo, nel senso che per ogni pezzo si ripete il passaggio, si pensa ad ogni parola dopo averla compresa, così si finisce per perdersi e non capire niente nel discorso complessivo, per il dubbio di cosa e come capirlo.
[#34]
dopo
Utente
Utente
E' la prima Sua affermazione che mi fa riflettere: "magari ho tollerato male il farmaco". Questo cosa comporta?

Non sto entrando in un pensiero ossessivo riguardo il farmaco però capisce, un conto è non tollerare un antidolorifico, un conto è non tollerare un farmaco che agisce direttamente sul cervello.

Grazie
[#35]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"Non sto entrando in un pensiero ossessivo riguardo il farmaco"

Mi sembra che invece sia così. Non vedo francamente il motivo di alimentare questa preoccupazione. Se il suo medico non le comunica niente in proposito, vorrà dire che non c'è niente di particolare da temere.

"un conto è non tollerare un antidolorifico, un conto è non tollerare un farmaco che agisce direttamente sul cervello"

No. Non c'è nessuna differenza. E' solo l'oggetto della sua paura. C'è chi prende un antidolorifico e ha una perforazione dello stomaco.
[#36]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori,
Vi aggiorno sulla mia situazione.
In accordo con lo specialista che mi segue abbiamo sospeso il risperidone e abbiamo deciso di aumentare il sereupin da 20mg a 30 mg la mattina.
Oggi è il secondo giorno che lo sto assumendo alla dose di 30 mg.
La mia domanda è la seguente: quanto tempo occorre per vedere ulteriori effetti dati dall'aumento del dosaggio?

Grazie mille dottori.
[#37]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

sempre un mese circa.
[#38]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottori,
Vorrei aggiornarvi sulla mia situazione.
Assumo ormai 30 mg di sereupin da circa 10 giorni ma il senso di estraneamento continua a persistere.

Lo specialista che mi segue dice che non soffro di derealizzazione ma di semplice distorsione percettiva dovuta alla fissazione che ho maturato per questo disturbo.

Vorrei dire che questo senso di estraneamento lo avverto 24 ore al giorno.

Solo in alcuni momenti della giornata (veramente pochi) riesco ad uscire da questo vortice di pensieri.

Vorrei porVi alcune domande:
1- E' possibile che si arrivi ad un punto in cui ci si stacca completamente dalla realtà?
2- Si può diventare pazzi? (scusate per il termine da semplice uomo della strada).
3- Un ansiolitico potrebbe aiutare nelle situazioni acute?
4- Può l'ansia creare questo maledetto sintomo?

Dottori vi ringrazio per il Vostro servizio, sempre utile e incoraggiante.
[#39]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Continua a ripetere le stesse domande. Le domande che elenca sono o espressione di paura o dalla risposta ovvia, corrispondente alla diagnosi fatta dallo specialista e alle funzioni generali di farmaci ansiolitici.

Abbiamo detto che in 10 giorni non si vede granché, quindi non ha senso ridiscutere tutto dopo 10 giorni.

Lei è seguito da uno specialista che un'idea ben definita del suo disturbo, dopo di che deciderà lui quali mosse fare con dosi e composizione della cura.
[#40]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini grazie. Lei ha una grande pazienza.

Io mi rendo perfettamente conto che le mie domande sono sempre uguali, ma lo sconforto mi conduce a farle continuamente (purtroppo).

La mia domanda però era specifica: l'ansiolitico aumenta questo stato di estraneamento? So che non si possono effettuare prescrizioni online, ma la mia è solo una domanda relativa alla prescizione fattami dallo specialista (di cui mi fido).

La mia paura più grande è il non riuscire a vivere come prima. Purtroppo il vagare su internet non fa altro che accrescere questo stato di confusione (e anche di questo me ne rendo conto).

Grazie Dottore.
[#41]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Se la sua situazione la "costringe" a ripetere le stesse domande o a produrre domande che esprimono dubbi su cose già definite, non ha senso che siano discusse.
[#42]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini buongiorno.
La aggiorno circa la mia situazione. Come sa dal 10 maggio lo specialista che mi segue mi ha aumentato sereupin da 20 mg a 30 mg la mattina.
Devo dire che il senso di estraneamento sta migliorando, ma non è scomparso del tutto.
Vorrei chiederle: l'effetto dell'aumento del sereupin ha già prodotto l'effetto massimo oppure continuerà ad aumentare con il tempo?
La mia idea era quella di proporre al mio psichiatra di aumentare fino a 40 mg, così da uscire del tutto da questa situazione.

Lo specialista afferma che non soffro di derealizzazione, ma "semplicemente" mi sono fissato su questa sensazione che la mia mente produce. Ha detto che sono vicino alla guarigione.

Devo dire che con lo stesso specialista faccio anche psicoterapia una volta alla settimana.

Capisce dottore che la voglia di guarire al più presto è tanta, anche perchè sono in una situazione di stallo con l'università che vorrei finire al più presto (mi mancano 4 esami alla laurea). Inoltre questa situazione mi ha fatto "perdere" molte persone a me care.

Dottore la ringrazio come sempre per il supporto che mi vorrà dare. Un parere in più fa sempre bene.
Grazie di cuore
[#43]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Lo specialista afferma che non soffro di derealizzazione, ma "semplicemente" mi sono fissato su questa sensazione che la mia mente produce."

E' frequente che sia così.

L'effetto compare nelle settimane, prima di un mese inutile fare confronti.

Non proponga al medico Lei le variaizoni, valuta lui.
[#44]
dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta dottore.
Quindi se ho ben capito non mi resta solo che attendere.

Se posso aggiornerò la mia situazione.
Grazie ancora
[#45]
dopo
Utente
Utente
Egregi Dottori, vorrei aggiornare la mia situazione.
A maggio (precisamente il giorno 10) il mio psichiatra mia ha aumentato il Sereupin alla dose di 30 mg.

Il senso di estraneamento sembra in miglioramento, ma comunque ho ancora questa sensazione (purtroppo).

La mia domanda è la seguente: il miglioramento dovuto all'aumento del dosaggio è già finito oppure esplicherà ancora maggior effetto con il passare del tempo?

Vorrei dire che in questo periodo ce la sto mettendo tutta, ho dato due esami all'università e riesco ad uscire più facilmente (cose che prima non riuscivo più a fare).

Fino a questo momento ho fatto una seduta alla settimana dallo specialista, ma l'ultima volta mi ha detto che ci saremmo visti dopo due settimane. Secondo voi tale scelta può essere dovuta al fatto che vede miglioramenti?

Al contrario di qualche tempo fa lo ho piena fiducia nel mio dottore.

Rigraziando come sempre per la vostra gentilezza e per l'aiuto che date, porgo i miei più cordiali saluti.
[#46]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Il suo psichiatra mi sembra agisca con un criterio, cioè varia la cura e attende un tempo logico per valutarne gli effetti. Ce la stava mettendo anche prima, il problema è la malattia, che se è adesso è contrastata dalla cura, lascia più spazio perché Lei faccia le sue scelte e prosegua nelle sue attività con le sue naturali capacità.
[#47]
dopo
Utente
Utente
Dottor Pacini La ringrazio come sempre per la Sua risposta. Le rispondo in ritardo in quanto cerco di stare il meno possibile in Internet.

Secondo Lei è possibile che alcuni giorni mi si accentuino i sintomi? Ad esempio oggi mi sento molto ovattato e, nonostante lo specialista mi abbia confermato (ieri) la possibilità di prendere EN da 1mg,non riesco ad assumerlo per paura.

Purtroppo la voglia enorme che ho di guarire a volte non basta per sconfiggere questo tremendo disturbo.

Ultima domanda: gli effetti del risperidone sono finit? Ho smesso di assumerlo il 10 maggio.

Grazie mille Dottore!!
[#48]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La voglia di guarire non è che non basti, non c'entra. Se passa meno tempo su internet significa che ci riesce perché qualcosa è cambiato. Ancora le preoccupazioni rimangono, vedi la frase finale, oppure il fatto è che i dubbi riguardano cose a cui già ha dato una risposta o che non sussistono nella logica con cui vengono fuori.

Lei ha ancora a giorni i sintomi. Chiede "è possibile ?"
Il medico le ha detto che se vuole può assumere EN. Lei decide di non farlo. Non contravvenendo a nessuna prescrizione.
[#49]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottor Pacini,
Le scrivo per aggiornarLa in merito alla mia situazione.
Le cose sembrano andare meglio e il senso di estraneamento sembra scemare (molto lentamente).

Tuttavia durante la giornata ho come delle sensazioni di vuoto e mancanza di memoria. Ad esempio mi sforzo di ricordare questi mesi ma non riesco pienamente.

Se invece mi trovo a parlare serenamente del passato (magari con gli amici) non ho problemi a ricordare anche i piccoli dettagli di situazioni successe anni fa. Inoltre ho la mente un po' annebbiata.

Ho notato che per uscire completamente dal senso di estraneamento devo "immergermi" nelle situazioni: ad esempio durante un esame all'università non ho questa sensazione.

La domanda è la seguente: si guarisce totalmente da questa strana sensazione (non la chiamo derealizzazione in quanto lo specialista che mi segue non la ritiene tale)? Sono consapevole che questa è una domanda da ipocondriaco.

Attualmente continuo ad assumere 30 mg di sereupin la mattina.

La ringrazio se vorrà rispondermi. Le porgo i miei più cordiali saluti.


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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Ad esempio mi sforzo di ricordare questi mesi ma non riesco pienamente."

Se si sforza non ne potrà che ricavare che non riesce pienamente. Alla fine sfugge il senso dello sforzo, poiché nessuno ricorda pienamente le cose, men che meno se è preoccupato di non ricordarle, e men che meno se è preoccupato di non ricordarle pienamente.

I residui delle domande che la tormentavano prima di più e adesso ora fanno riferimento allo stesso tipo di meccanismo, per cui il punto d'uscita è che si estinguano, non che trovino risposta rassicurante. I "controlli" che fa su di sé sono anch'essi residuo, e venendo meno tali controlli la sensazione di normalità tende ad ritornare gradualmente. Essendo una normalità, non si riconosce da niente, per cui non ha senso misurarsi per saperlo.
[#51]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Ad esempio mi sforzo di ricordare questi mesi ma non riesco pienamente."

Se si sforza non ne potrà che ricavare che non riesce pienamente. Alla fine sfugge il senso dello sforzo, poiché nessuno ricorda pienamente le cose, men che meno se è preoccupato di non ricordarle, e men che meno se è preoccupato di non ricordarle pienamente.

I residui delle domande che la tormentavano prima di più e adesso ora fanno riferimento allo stesso tipo di meccanismo, per cui il punto d'uscita è che si estinguano, non che trovino risposta rassicurante. I "controlli" che fa su di sé sono anch'essi residuo, e venendo meno tali controlli la sensazione di normalità tende ad ritornare gradualmente. Essendo una normalità, non si riconosce da niente, per cui non ha senso misurarsi per saperlo.
[#52]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dottor Pacini,
Le scrivo per aggiornarla in merito alla mia situazione attuale.

Come lei ben sa sto assumendo Sereupin alla dose di 30 mg da circa un mese e mezzo (ho ripreso la cura da marzo alla dose iniziale di 20 mg). Il senso di estraneamento sta migliorando molto lentamente anche se a giorni alterni, nel senso che vi sono giorni in cui ricompare in maniera più marcata.

Ora, la cosa che non capisco è come mai continuo ad avere forte ansia, che mi procura dolori allo stomaco e alla schiena degenerando successivamente in confusione mentale, mancanza di memoria e difficoltà di pensiero. Tutto questo nonostante stia assumendo Sereupin.

Le domando: è possibile? Il sereupin non dovrebbe migliorare anche la componente ansiosa? Il Sereupin a 30 mg ha già esplicato l'effetto massimo dopo un mese e mezzo?

So che basterebbe assumere un ansiolitico (nel mio caso EN) ma come avrà capito sono abbastanza prudente nell'assumerlo.

Purtroppo lo specialista che mi segue è in vacanza e l'appuntamento è fissato per il primo agosto.
Mi rendo conto che sono sempre le solite domande da ipocondriaco, ma vorrei capire bene la mia situazione. Sento dei piccoli miglioramenti ma non così significativi.

RingraziandoLa per la Sua eventuale risposta, porgo i miei più cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Mi rendo conto che sono sempre le solite domande da ipocondriaco, ma vorrei capire bene la mia situazione.

Infatti nell'ipocondria la consapevolezza del meccanismo che costringe a porsi certe domande non elimina la necessità di porsele o sottoporle agli altri.
Lei identifica la domanda come di tipo "ossessivo" ma poi la pone in una chiave presentabile (voler capire meglio).
Il voler capire meglio è una delle principali forme di ossessione, applicabile a qualsiasi cosa oltre che alle proprie condizioni di salute. Nessuno ha detto che ci sia da capir meglio qualcosa.
Queste condizioni si giudicano attendendo dei tempi che possono sembrare lunghi o corti a seconda dei punti di vista. Lo psichiatra che tra pochi giorni la valuterà giudicherà e prenderà decisioni sul da farsi, il fatto che tra una visita e l'altra Lei si ponga mille volte la stessa domanda non implica che ad ogni domanda la situazione debba essere rivalutata.
[#54]
dopo
Utente
Utente
Dottore le domande potranno anche essere le stesse, ma in questo caso riguardava la terapia che sto facendo. In particolare come mai nonostante assumo Sereupin ho continumanente ansia (forte) accompagnata da senso di confusione.
Ricordo che nei due anni in cui ho assunto paroxetina ero guarito(momentaneamente), mentre adesso le cose non sono migliorate di molto.

E' difficile non porsi queste domande se si provano questi sintomi sulla propria pelle (e se la terapia non dà grossi risultati).

Grazie mille Dottore per la Sua pazienza.


[#55]
dopo
Utente
Utente
Vorrei aggiungere che, essendo le mie domande ipocondriache, ne deduco che la terapia non sta facendo l'effetto desiderato (presumo). Mi corregga se sbaglio.

Grazie Dottore
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Ovviamente stando meglio come Lei affermava significa che la cosa non è risolta, ma migliorata.
[#57]
dopo
Utente
Utente
Egregio Dottor Pacini,
La disturbo nuovamente.

Il senso di estraneamento sembra migliorato tuttavia accuso ancora forte ansia che mi provoca confusione e difficoltà di memoria.
Mi sento la testa confusa e non lucida.
Inoltre pochi istanti fa ho accusato un principio di attacco di panico (tremori, difficoltà di respirazione e tensione addominale).

Mi chiedo come mai nonostante assumo Paroxetina abbia ancora questi maledetti sintomi. Potrei prendere un ansiolitico ma cerco di non assumerlo (lo prendo una volta al mese per paura di assuefazione).

Mi rivolgo a Lei in attesa che lo specialista che mi segue rientri dalle vacanze. Abbiamo un appuntamento il primo di agosto.

La ringrazio di cuore
[#58]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Continua a ripetere la stessa domanda a intervalli troppo brevi, in questo modo il tempo da attendere si misura in base alle volte che Lei richiede nuovamente chiarimenti, e non secondo la tempistica logica in queste situazioni.
Inoltre rischia di arrivare ad un punto in cui afferma sempre ogni volta di stare un po' meglio ma sempre malissimo, il che non ha molto senso, non si capisce.
Se si controlla sicuramente l'ansia aumenta e anche il senso di straniamento, che non va via se non cessa di controllarsi per vedere se c'è ancora.
[#59]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori,
A distanza di mesi vorrei aggiornare la mia situazione. Ho ritenuto opportuno continuare in questo thread visto che è la continuazione della mia terapia.
Continuo ad assumere 20 mg di Sereupin la mattina. Tuttavia continuo ad avere ansia, senso di estraneamento e mal di stomaco (dovuto a somatizzazione).
Inoltre ho un disturbo agli occhi, come se mettessi "troppo a fuoco" gli oggetti, è una sensazione difficile da spiegare.
Presento anche difficoltà di memoria e di concentrazione.

Le domande sono le seguenti:
1. Possibile che il sereupin non faccia più effetto (voglio ricordare che anni fa iniziai la cura con paroxetina e mi diede notevoli benefici tanto da decidere di sospenderlo)?
2. Sarebbe meglio affiancare alla paroxetina una benzodiazepina tipo EN?

Il mio psichiatra ritiene che questi sintomi che presento siano causati dal sereupin stesso. Di fatto mi ha chiesto di pensare alla possibilità di iniziare una graduale sospensione (un giorno pastiglia da 20 mg e un giorno pastiglia 10 mg per un po' di tempo).
Nonostante il mio malessere continuo il mio specialista non vuole introdurre una nuova molecola. Per carità, non sono il medico, ma continuando a stare male vorrei provare una nuova molecola.

Secondo voi quello che dice il mio psichiatra può essere valido? Ho molta fiducia in lui, ma vorrei sentire altri pareri. Ormai mi sono quasi arreso a questa situazione.
Ringraziando come sempre per il Vostro prezioso aiuto, porgo i miei più cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

veramente la dose a cui eravamo rimasti era di 30 mg, non di 20.

Ma le decisioni chi le prende su questa cura, mi sembra un po' confusa la situazione. Lei ipotizza soluzioni, sceglie le eventuali molecole da usare, cosa assolutamente non utile. Il medico le chiede di "pensare alla possibilità" di cambiare la cura in un certo modo, ma chi decide allora ?

Non mi sembra abbia compreso il senso del termine somatizzazione, visto che dice che il mal di stomaco "è dovuto a somatizzazione". Inoltre prima parlava di ipocondria, sono due cose diverse.
[#61]
dopo
Utente
Utente
Dottore ha ragione, ho dimenticato di dire che a fine agosto abbiamo diminuito la dose di Sereupin a 20 mg in quanto alla dose di 30 mg ero abbastanza agitato.
La scelta della cura ovviamente la fa il mio medico. Tuttavia, avendo io paura di sospendere nuovamente il sereupin, mi ha incominciato a proporre la sospensione.
Lei mi dice che c'è confusione, lo dice a me? Sono più confuso io di Lei.
Non capisco come mai (nonostante non stia bene) il mio medico voglia sospendere il Sereupin. A quel punto? Tutto tornerebbe come prima.
Io non ipotizzo niente: però può anche capire che dopo anni di sofferenza ho imparato qualcosa su questo argomento.

LA confusione è totale e non vedo via d'uscita. Il mio psichiatra (che è anche psicoterapeuta) afferma che il sereupin si può anche togliere (ma non vedo come visto che ho ancora tutti i sintomi!!!).

Dottore come vede io non voglio assolutamente sostituirmi al mio medico, ma la sofferenza la sento io sulla mia pelle e questa confusione sul da farsi mi crea ancora più agitazione (vedendo anche che le cose non migliorano).

Grazie come sempre per la sua disponibilità.
[#62]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sinceramente non capisco, se è questione di sospenderlo, perché viene mantenuto ad una dose che già in passato non aveva dato risultati definitivi.
Più che toglierlo o non toglierlo la questione mi sembra se esista una cura migliore da introdurre al suo posto.
[#63]
dopo
Utente
Utente
Dottore la ringrazio per il Suo interesse.
Vorrei fare qualche precisazione:
1. Ho assunto Sereupin per un anno e mezzo, periodo nel quale sono stato bene e per questo avevamo deciso di sospenderlo (cosa avvenuta).
2. Dopo un mese dalla sospensione mi si sono ripresentati i soliti sintomi cioè ansia, attacchi di panico e malessere.
3. Decidemmo di prendere nuovamente il sereupin ma non fece effetto (dopo un mese). Il medico decise pertanto di utilizzare lo Zarelis a 75 mg la sera. Con questo farmaco ho iniziato ad avere ansia fortissima, derealizzazione e angoscia fortissima.
4. Il medico decise (dopo 10 giorni di assunzione) di sospendere lo Zarelis e di riprendere con il sereupin.
5. Fino ad oggi ( e sono passati mesi) continuo a prendere il sereupin (passando ad agosto a 30 mg per poi tornare a 20 mg che tuttora assumo).
6. Per un breve periodo ho assunto (come da oggetto del consulto) anche risperidone.

Come vede la mia situazione non è molto chiara (se non lo è per Lei si figuri per me!!).
Vedo il mio psichiatra una volta ogni dieci giorni e ogni volta gli esprimo le mie preoccupazione riguardo al mio NON miglioramento. Persiste questo senso di estraneamento e di agitazione continua che non mi permette di avere neanche un momento di relax (è da mesi che non ne ho).

Piccolo particolare: prendo il sereupin alle nove di mattina e verso le undici circa mi aumenta l'ansia e il senso di estraneamento compreso un forte senso di confusione. Per questo lo psichiatra afferma che forse è il sereupin a causarmi tutto questo.
Essendo io molto suscettibile il medico mi ha chiesto di "pensare" all'eventualità di sospendere gradualmente il sereupin (questo in quanto ho molta paura dato che l'ultima volta ho sofferto tantissimo). Il medico intendeva questo spero di aver chiarito questo punto.

Preciso inoltre che il mio medico ha una grande esperienza (ha 63 anni) e confido molto in lui. Tuttavia sembra che a volte sottovaluti il mio problema (so che non è così ma vorrei risultati migliori perchè vivere così è una cosa orrenda).

Dice che devo "vivere". Lo sto facendo ma i risultati non ci sono.

Dottore mi scusi per la lungaggine del mio post ma volevo essere il più chiaro possibile. La ringrazio fin da ora se vorrà espormi la sua idea sapendo che è difficile non avendomi davanti concretamente. Grazie come sempre (penso che questo discorso intrapreso possa essere d'aiuto anche ad altri utenti).
[#64]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile ragazzo ( vedo che ha un'età che mi permette di usare questa espressione): che ne direbbe di parlare anche di se stesso e della sua situazione,globale, personale, familiare, di studio o lavorativa (mi sembra vada all'università), affettiva, sociale, e magari anche di come è arrivato a questo punto, invece, (od oltre) che solo di sintomi e farmaci e dosaggi, ecc?
Può darsi che allargare il campo di osservazione permetta di vedere altre cose e forse la aiuti ad uscire dal circolo vizioso. Ha mai provato anche un aiuto psicoterapico, oltre che psichiatrico-farmacologico?

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

[#65]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore Benedetti, La ringrazio per la Sua risposta.
Premetto che il mio psichiatra è anche psicoterapeuta ed affrontiamo (in circa un'ora a visita) i problemi di vita che attualmente ho.
La mia vita è sempre stata molto tranquilla: genitori sempre presenti, vita sociale attiva. Il mio più grande problema è sempre stata l'emotività, la sensibilità e la soggezione nei confronti di mio padre. Per questo ho maturato una forte insicurezza in me stesso: ogni volta che affronto qualcosa di nuovo mi pongo mille dubbi ecc. Tuttavia le persone si accorgono subito che sono una persona gentile, educata (fin troppo) e molto disponibile (la mia non è modestia, ma solo constatazioni delle persone e anche del mio psichiatra).

Attualmente studio giurisprudenza e mi manca un esame per laurearmi. Forse proprio l'università è stato il fattore scatenante di tutta la mia sofferenza psichica. Troppa insicurezza, troppa agitazione, troppa ansia.
Nonostante tutto sono quasi arrivato al traguardo, ma quello che mi preoccupa è il mio futuro. Non passa giorno in cui non pensi a quale sarà la mia posizione lavorativa, alla mia salute, a tutti i problemi che avrò in futuro.

Capirà che i sintomi che accuso non aiutano a risolvere tutti questi problemi. Come faccio ad esempio a studiare se ho la testa confusa, ovattata con un senso di estraneamento?
Purtroppo è questo il problema. Parlo sempre di farmaci, dosaggi ecc ma solo perchè vorrei dare una sterzata alla mia vita. Penso di non peccare di prepotenza dicendo che esigo risolvere questa situazione.
Come vede "ragiono" "fin troppo" sulla mia situazione e non vedo mai via d'uscita. Forse la vera guarigione (nel campo delle malattie psichiche) si raggiunge solo se si rimane "ignoranti" (nel senso buono del termine) riguardo a farmaci, sintomi ecc. Cosa che io non riesco a fare. Capirà che dopo 4 anni di sofferenza (anche se uno e mezzo abbastanza buono) ho maturato una certa esperienza sulla mia pelle.

Il problema principale è che mi "ricordo" quando non soffrivo di questi problemi: STAVO BENE.

Ho trovato lavoro presso un supermercato (contratto studenti) dove svolgo l'attività di cassiere nel fine settimana. Anche qui ricevo complimenti per la mia gentilezza e per i miei modi di fare. Ma anche qui, nonostante sia costantemente "preso" dal lavoro, ho continue vampate di calore, senso di soffocamento, senso di confusione ecc. Capisce anche Lei che questa non è vita. Non riesco ad affrontare niente in maniera tranquilla e sicura.

Mi sono dilungato troppo, ma ho colto il suo invito ad esporre.
Grazie se vorrà rispondermi.
[#66]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Direi che è gentile ed educata e molto ragionevole anche la sua presentazione di sè. Ma temo che la gentilezza e l'educazione, e i modi forbiti, siano in gran parte un paravento esterno (oggi è la seconda volta che uso questo paragone...), come un bel vestito che copre il corpo sottostante. Come se lei andasse dal medico ma non volesse spogliarsi per farsi visitare. Eppure lamenta disturbi e dolori ma vorrebbe che il medico la guarisse senza l'incomodo di dover essere visitato, conosciuto.
Anche i 'sintomi' possono essere un vestito da non togliersi di dosso per non farsi vedere.
All'inizio lei scrive: "Il mio più grande problema è sempre stata l'emotività, la sensibilità e la soggezione nei confronti di mio padre. Per questo ho maturato una forte insicurezza in me stesso" Non so se è il frutto del suo lavoro con il terapeuta ma mi pare anche questa una bella frase ragionevole che rischia di far parte del biglietto da visita. Per carità, può essere vera ma ho l'impressione che il suo uso sia quello.
Mi sembra che il sintomo che le dava più noia era qualcosa che ha chiamato 'derelizzazione'. cosa era, o è?
[#67]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore, grazie per la risposta.
Purtroppo non ho capito se il Suo era un tono ironico. Cioè: Lei pensa che la mia gentilezza e la mia educazione nonchè la mia sensibilità ed emotività siano soltanto uno stratagemma per mascherare un qualcosa di me stesso? Non ho capito il senso del "vestito". Pensa che in realtà non lo sia veramente come mi sono descritto?
Vorrei dirLe soltanto che sono in cura dal mio medico da circa due anni e mezzo. Penso che dopo un periodo così lungo di terapia lo psichiatra mi conosca abbastanza bene (o così dovrebbe). Abbiamo lavorato parecchio, ma in questo momento mi sta crollando tutto.
Il problema essenziale è che sono abbastanza passivo, nel senso che per compiacere le persone faccio anche cose che non ho voglia di fare (ad esempio, con gli amici faccio sempre decidere gli altri).
Con il mio psichiatra mi sono "spogliato" di tutto quello che dovevo.

Il sintomo che mi dà più noia è questo senso di estraneamento: lo chiamo in questo modo in quanto il mio medico afferma che la derealizzazione è un'altra cosa ed io non ne soffro (tuttavia non mi ha fornito un termine tecnico per essere chiaro con Lei). E' come un senso forte di confusione, che mi provoca disorientamento anche quando parlo con le persone e vivo la mia giornata.
In più ho sempre ansia e senso di agitazione compresa difficoltà di concentrazione e di memoria. Posso assicurarle che dopo mesi passati in questo modo la demorilazzazione sta prendendo il sopravvento.

Da studente posso affermare che la cosa è abbastanza "deprimente" in quanto non mi permette di affrontare al meglio la vita universitaria. Ma questo sarebbe il meno: vorrei almeno vivere serenamente momenti tranquilli (esempio, intimità con la morosa).

Capisco anche che il mio è un modo di essere, difficile da cambiare.
Domani vedo il mio psichiatra e gli esporrò in modo convinto ciò che ho detto a voi in questa sede (cosa che peraltro ho già fatto).
Mi farebbe piacere ricevere un Suo pensiero su quanto ho scritto.
Grazie per la Sua disponibilità

[#68]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Nessuna ironia, e spero non si sia offeso. Penso che appunto la sua apparenza esteriore che lei mostra bene anche per iscritto sia una specie di difesa, di corazza morbida esterna, dentro cui però Lei sta sempre più male ma che è difficile lasciare. Chissà se il senso di confusione/disorientamento/estraniazione/derealizzazione (magari sono parole diverse che descrivono qualcosa del suo disagio) non abbia a che fare con un suo non riconoscersi completamente con il suo personaggio. E così l'ansia, l'agitazione la demoralizzazione, come se sentisse di non riuscire a venir fuori da una maschera. Se è così, chissà quando potrebbe aver cominciato ad indossarla, per poi quasi dimenticarsi di toglierla e confondersi con essa.
[#69]
dopo
Utente
Utente
Dottore grazie.
Non mi sono offeso, solo non avevo compreso appieno il senso di quello che mi aveva detto. Ora ho capito.
In un certo senso le Sue parole hanno un fondo di verità: io sono sempre stato il classico ragazzo che non doveva deludere, che doveva essere educato, rispettoso e responsabile, sempre portato come esempio.
Forse è questo che, a lungo andare, mi ha portato ad essere come sono. Vorrei anche dire che io sono così e non fingo di esserlo.
Non per niente uno dei miei libri preferiti è stato "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello dove il protagonista doveva indossare una "maschera" diversa per ogni situazione che viveva.
Il problema ora è capire come uscire da questo stato di confusione e agitazione che mi perseguita ogni giorno.
Vorrei solo trovare un po' di pace a livello mentale, un po' di calma per godermi le cose e le persone che mi sono a fianco. Anche perchè tra poco dovrò iniziare a prendermi le mie responsabilità ed in queste condizioni non saprei come fare.

Per questo chiedevo informazioni riguardo ai farmaci e ai dosaggi. Mi rendo anche conto che le mie sono sempre le solite domande da ansioso ma sono anche giustificato dal fatto che io ansioso lo sono veramente e non sono un "Malato immaginario".

Dottore la ringrazio ancora per i suoi interventi, sono di grande aiuto.
[#70]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
" Mi rendo anche conto che le mie sono sempre le solite domande da ansioso ma sono anche giustificato dal fatto che io ansioso lo sono veramente e non sono un "Malato immaginario"."


Non ha bisogno di giustificazione alcuna essendo un malato. Ma questo significa anche che le domande, in quanto prodotte da uno stato ansioso, non devono essere gestite come fossero domande generiche, ma tenendo conto che spesso è bene non avere commenti e risposte sull'oggetto apparente della domanda (il farmaco, la dose, o il come andrà a finire etc). In altre parole non deve convincere gli altri a darle una risposta e aversene a male se non gliela danno. Quel che le serve è porsi meno problemi, e per ottenere questo un trattamento (indipendentemente dallo strumento impiegato) non deve fornire alcuna risposta, ma risolvere la tendenza alle domande.

[#71]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
" Mi rendo anche conto che le mie sono sempre le solite domande da ansioso ma sono anche giustificato dal fatto che io ansioso lo sono veramente e non sono un "Malato immaginario"."


Non ha bisogno di giustificazione alcuna essendo un malato. Ma questo significa anche che le domande, in quanto prodotte da uno stato ansioso, non devono essere gestite come fossero domande generiche, ma tenendo conto che spesso è bene non avere commenti e risposte sull'oggetto apparente della domanda (il farmaco, la dose, o il come andrà a finire etc). In altre parole non deve convincere gli altri a darle una risposta e aversene a male se non gliela danno. Quel che le serve è porsi meno problemi, e per ottenere questo un trattamento (indipendentemente dallo strumento impiegato) non deve fornire alcuna risposta, ma risolvere la tendenza alle domande.

[#72]
Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
" Vorrei anche dire che io sono così e non fingo di esserlo."

Non è questione di essere 'finto' o no: tutti siamo 'finti', più o meno, in qualche modo e in molte situazioni, ci mettiamo un 'vestito', una maschera, per gli altri. E' che spesso ci abituiamo talmente che non ce ne rendiamo conto e non ce lo togliamo nenache in casa. E se il vestito è troppo stretto o pesante finisce che ci affatica sempre più... E lei sembra essersi cucito addosso un vestito molto stretto: "io sono sempre stato il classico ragazzo che non doveva deludere, che doveva essere educato, rispettoso e responsabile, sempre portato come esempio.Forse è questo che, a lungo andare, mi ha portato ad essere come sono."
Forse non "è" così, ma "deve esserlo".

E' possibile che Lei si dia delle 'regole' molto faticose da seguire, e magari anche limitanti, come quando dice "tra poco dovrò iniziare a prendermi le mie responsabilità" pensiero che è piuttosto ansiogeno, da far tremar le gambe.
Fra 'vestito stretto', regole rigide, forse frustrazioni di aspetti più 'veri', aspettative di cambiamenti temuti, è quasi inevitabile trovarsi in "questo stato di confusione e agitazione che mi perseguita ogni giorno" che non è certo da "Malato immaginario", ma da persona che si sente chiusa e non sa come ritrovare la sua libertà. Sono cose che dovrebbero essere affrontate con il suo terapeuta.
[#73]
dopo
Utente
Utente
Gentili Dottori, grazie per le Vostre risposte.
Vorrei dire che con il mio terapeuta affrontiamo sempre questi argomenti. Tuttavia non vedo miglioramenti tangibili. Capirete anche che, data la situazione attuale, è "normale" avere delle ansie circa il proprio futuro (essenzialmente lavorativo).
Il problema è che attualmente non riesco ad affrontare in modo tranquillo e sereno anche i più piccoli cambiamenti: ho trovato un piccolo lavoretto come cassiere ma quando sono sul posto di lavoro provo un'agitazione assurda (nonostante il lavoro non sia proprio impegnativo).
Mi chiedo anche: prima di sospenderlo il sereupin mi faceva stare bene. Perchè ora non fa più effetto? Io voglio tornare a vivere una vita serena. Dottor Pacini Lei ritiene che questa sia sempre la solita domanda, però ritengo che sia meritevole di risposta in quanto da paziente queste cose è naturale chiedersele.
Sembra quasi che quando assumo la paroxetina mi agiti ancora di più. Da mesi ho la boccetta di EN in tasca in caso di necessità: tuttavia non l'ho ancora aperta in quanto fino all'ultimo voglio riuscire a farcela da solo.
Sto "vivendo" come mi ha consigliato il mio psichiatra, ma più di così non so cosa fare. Il medico mi ha detto: "potrei riempirti di medicine ma a che pro?".
A questo punto non so se sarebbe meglio essere imbottito di medicine o continuare a lottare con questa confusione, con questo malessere che mi accompagna tutta la giornata.

Colgo l'occasione per augurarVi un buon 8 dicembre.
Grazie per il Vostro aiuto.
[#74]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Dottor Pacini Lei ritiene che questa sia sempre la solita domanda, però ritengo che sia meritevole di risposta in quanto da paziente queste cose è naturale chiedersele. "

Il fatto che sia naturale chiedersele non significa che sia utile discutere, anche perché non c'è niente da discutere.

In realtà non si capisce di preciso perché il suo percorso terapeutico si sia arenato a ridurre o aumentare la stessa medicina.

"Potrei riempirti di medicine ma a che pro ?" non saprei cosa voglia dire. A che pro è ovvio, ma non capisco cosa significhi "riempire di medicine", né capisco da parte sua espressioni tipo "Imbottito di medicine". Ancora una volta le medicine vengono identificate con una sorta di "nebbia artificiale" che non fa pensare, non è così. Questo è più vicino a ciò che fanno le malattie.

Io direi semplicemente di procedere con le opzioni disponibili per la sua cura chiarendo tempi e modalità, senza chiedersi ogni settimana se sta meglio o peggio se non è questo che la cura prevede come tempistica.
[#75]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
Forse mi sono ancora spiegato male. Vorrei premettere che il mio dottore ha deciso un approccio meno farmacologico possibile data la mia giovane età (così dice il mio psichiatra). Ritiene che l'approccio terapeutico migliore sia quello psicologico affrontando i problemi con le mie forze.
A questo punto mi chiedo se sia giusto questo ragionamento fatto dal dottore.
Questa ansia costante (nonostante assuma sereupin) non è di ostacolo alla terapia psicologica?
Lei afferma di proseguire con le opzioni disponibili, tuttavia non sono io a decidere, ma il mio medico. Mi trovo in difficoltà in quanto io espongo i miei problemi al mio dottore ma il suo pensiero è quello di continuare su questa linea.
Non mi resta che attendere, nella speranza di qualche miglioramento.

Avrei una domanda se possibile: i rimedi fitoterapici hanno qualche effetto? In farmacia mi hanno consigliato l'assunzione di questi rimedi.

Grazie come sempre.
[#76]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"un approccio meno farmacologico possibile data la mia giovane età "

Ciò è totalmente privo di senso. Si scelgono le terapie indicate che funzionano meglio. Specialmente in giovane età, a meno che non sia più conveniente curare i disturbi anni dopo quando si sono aggravati...

Le cure non si dividono in farmacologiche e non farmacologiche, ma in efficaci e non efficaci.

Gran parte dei medicinali è derivata direttamente, o ispirata, a sostanze presenti in natura, ad esempio di derivazione vegetale. Anche la categoria "fitoterapici" pertanto non ha senso.

"Non mi resta che attendere, nella speranza di qualche miglioramento". Anche questo non ha senso se non c'è un termine. Non si attendono miglioramenti per anni, e soprattutto non se già una determinata cura è in corso da lungo tempo senza averne dati.

Questa a suo dire ha dato miglioramenti, ma a Lei mi pare interessi concludere se in base alla sua diagnosi al momento ha senso cercarne di ulteriori (miglioramenti) o se esistano terapie che possono comunque produrre miglioramenti più significativi, associate o sostituite a quella attuale.
[#77]
dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
Mi pare di capire, dalla Sua risposta, che il mio dottore sta sbagliando metodo.
La terapia farmacologica ha dato miglioramenti ma non soddisfacenti. Vorrei sapere, se possibile, se il mio ragionamento è corretto: questo senso di estraneamento è prodotto dall'ansia percui è necessario utilizzare una cura farmacologica. Se questo sintomo persiste è ovvio che io vorrei una terapia diversa per eliminare in modo definitivo questo sintomo. Secondo me non è giusto essere "in bilico" in una mezza soluzione.
Mi corregga se sbaglio per favore.
La mia domanda sui rimedi fitoterapici (mix di erbe tra le quali passiflora, tiglio ecc)
era se erano abbastanza efficaci tanto da ritenerli utili all'affiancamento ai meidicinali tipici.
Grazie Dottore.
[#78]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

L'ansia non produce niente. L'ansia è un sintomo, è già un prodotto. Il cervello produce i sintomi.

L'ansia ha cure farmacologiche e non farmacologiche. I fitoterapici sono nient'altro che farmaci, Quelli venduti senza ricetta e spesso senza indicazione del contenuto hanno poco senso. Alcuni sono stati studiati e commercializzati. I medicinali non si dividono in tipici e atipici, alternativi o tradizionali. Questa classificazione è priva di senso sia sul piano farmacologico che pratico.
Ogni disturbo ha i suoi strumenti utili. Nessuno in questo senso è "alternativo" o tradizionale.

Non siamo qui per far commenti sul suo medico. E' Lei che lo sceglie.
[#79]
dopo
Utente
Utente
Mi scusi Dottore, ma se Lei mi sottolinea il pensiero del mio psichiatra e poi mi dice che non ha senso mi pare naturale pensare che non sia giusto il metodo utilizzato.
Ovviamente io non sono medico percui commetto errori nell'esporre concetti sui farmaci ecc.

Inoltre se io sono in cura dal mio medico non posso fare altro che seguirlo. Tuttavia provando il tutto sulla mia pelle vorrei maggiori risultati. Proverò a parlargli ancora al prossimo appuntamento.

Grazie
[#80]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sì, l'importante è che non utilizzi questo spazio come riprova di ogni passaggio, altrimenti diventa un doppio canale. Noi commentiamo quel che Lei riferisce, quel che pensa o perché il suo psichiatra fa le sue scelte non possiamo saperlo direttamente per cui i commenti non sono da intendersi come critiche a nessuno.
[#81]
dopo
Utente
Utente
Gentili dottori,
Come di consueto vi aggiorno sul mio stato sperando che possa ricevere delle Vostre preziose risposte.

Non riassumo la mia situazione in quanto già esposta in modo esaustivo nei precedenti post. Attualmente sono fermo alla dose di 20 mg di Sereupin.
Tuttavia il mio psichiatra afferma che la paroxetina non fa più effetto.
Infatti dopo due ore che ho assunto la pastiglia presento un senso di agitazione, testa confusa, male allo stomaco e muscoli del collo fortemente contratti.

Abbiamo deciso così di alternare 20 mg un giorno e 10 mg (mezza pastiglia) a giorni alterni. Ho notato che quando assumo 10 mg ho meno agitazione e riesco anche ad essere più concentrato nello studio. Magari è solo una mia sensazione.

Ad esempio questa mattina ho assunto una pastiglia intera: concentrazione diminuita rispetto a ieri (con 10 mg) e testa confusa.

Vi chiedo: è possibile una situazione del genere?

Ho già espresso i miei dubbi allo psichiatra sul fatto di diminuire il farmaco in questo periodo in quanto mi devo laureare, ho trovato un posto di lavoro per studente il fine settimana, dovrò affrontare il periodo di ricerca del lavoro. Tuttavia lo specialista ha detto che la situazione rispetto ad un anno fa è cambiata e quindi DOVREI essere pronto (vorrei ricordare che proprio un anno fa dopo la sospensione del sereupin ho inziato un periodo da incubo come lo testimoniano i miei post).

Ho chiesto più volte se fosse sicuro di sospendere gradualmente in quanto non riuscirei a sopportare un periodo come quello di un anno fa. Nonostante questo lo psichiatra sembra restio ad introdurre un nuovo farmaco anche su mia richiesta.

Cosa ne pensate?
Ringraziando anticipatamente per una Vostra risposta, porgo i miei più cordiali saluti.
[#82]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La paroxetina non fa più effetto e quindi la dose...si riduce ? Non capisco il ragionamento.
[#83]
dopo
Utente
Utente
Dottore se Lei non capisce io cosa dovrei dire?
A questo punto non so cosa pensare. Ho solo confusione circa la cura farmacologica

Non capisco come mai se assumo il Sereupin mi agito (eppure l'ho usato per due anni e mi ha fatto stare bene).

Lei cosa farebbe in questo caso? (so che non può dare indicazioni farmacologiche, ma vorrei solo sapere se opterebbe per l'introduzione di un nuovo farmaco).

La ringrazio come sempre.
[#84]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non è che abbia detto questo, ha detto che dopo un po' il sereupin non sembra più funzionare come prima, che la agiti è un altro discorso, ma non vedrei esattamente il perché. Come sempre le dico di far rivalutare la diagnosi e comunque eventualmente di far considerare l'idea di cambiare la cura, visto che a tratti sembra che la giudichi abbastanza soddisfacente, in altri momenti sembra che non vada proprio.
[#85]
dopo
Utente
Utente
Dottore,
Il fatto è che io mi ricordo quando il Sereupin faceva effetto: stavo bene tanto che decisi di eliminarlo (in accordo con lo specialista).
Non capisco quando afferma che non capisce il motivo per cui il Sereupin dovrebbe agitarmi: non potrebbe essere?

Gli attacchi di panico non sono presenti, ma ho ansia e agitazioni compreso quel senso di estraneamento che ormai è presente da un anno (da quando presi lo zarelis) ma in maniera meno pesante.

Capisce che non sono io il medico e quindi non posso che seguire le indicazioni del mio psichiatra.

Vorrei inoltre fare una considerazione: sembra quasi che a sbagliare siamo sempre noi pazienti e che i farmaci siano considerati la panacea di tutti i mali. Ma cosa succede quando il farmaco non fa più effetto? Anche se ansiosi siamo pur sempre persone con un cervello...che sanno cosa vuol dire stare bene.

Sarò ossessivo, ma se i sintomi sono presenti vuol dire che il farmaco non è adatto. Penso che questo sia pacifico. Se sento che mi agita vuol dire che è così e non che mi invento i sintomi. Ipocondriaco o meno questa è la realtà.

Dottore la mia non era assolutamente una polemica con Lei... ma un semplice ragionamento.
Grazie
[#86]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non vedo il perché di questa polemica. Quale aspettativa ha scrivendo qui volta per volta ? Da tempo "gira" intorno ad una stessa cura con una presentazione di sintomi che a volte sembra un "residuo" e a volte sembra un malessere "totale e generalizzato".

"Se sento che mi agita vuol dire che è così e non che mi invento i sintomi. Ipocondriaco o meno questa è la realtà. "

Questa è una frase completamente erronea. Innanzitutto sente che la agita in che senso ? Come si fa a "sentire" che un farmaco la agita, questo è un giudizio, un'interpretazione, si tratta di una medicina che prende da tanto tempo, prima funzionava bene o benino, adesso "sente" che la agita ? Non ha senso.
Invece il paziente non sente che ad agitarlo ad esempio è il suo stesso cervello, in quello stato che si chiama ipocondria, perché quando le ossessioni o l'allarme sale a tutto si pensa meno che all'origine cerebrale. Nessun paziente ipocondriaco pensa: sono agitato per l'ipocondria, ma sempre "sono agitato per un sintomo che c'è e questo mi fa reagire in modo ipocondriaco" invece non è esattamente così. L'ipocondriaco non si inventa i sintomi, spesso li crea perché li dichiara ed è allarmato di qualcosa che quindi diventa sintomo. Per cui l'ipocondria falsa il rapporto di realtà, non che uno deliri, ma nel sollecitare attenzione dichiara sintomi che altro non sono che la normalità + lo stato di preoccupazione, o semplicemente sono i sintomi del suo disturbo che già si conosce ma non si sono ancora risolti.

Ripetere per l'ennesima volta questo tipo di concetti su una cura e una situazione che non cambiano non capisco per Lei che utilità abbia, i commenti sono sempre gli stessi inevitabilmente.
[#87]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non vedo il perché di questa polemica. Quale aspettativa ha scrivendo qui volta per volta ? Da tempo "gira" intorno ad una stessa cura con una presentazione di sintomi che a volte sembra un "residuo" e a volte sembra un malessere "totale e generalizzato".

"Se sento che mi agita vuol dire che è così e non che mi invento i sintomi. Ipocondriaco o meno questa è la realtà. "

Questa è una frase completamente erronea. Innanzitutto sente che la agita in che senso ? Come si fa a "sentire" che un farmaco la agita, questo è un giudizio, un'interpretazione, si tratta di una medicina che prende da tanto tempo, prima funzionava bene o benino, adesso "sente" che la agita ? Non ha senso.
Invece il paziente non sente che ad agitarlo ad esempio è il suo stesso cervello, in quello stato che si chiama ipocondria, perché quando le ossessioni o l'allarme sale a tutto si pensa meno che all'origine cerebrale. Nessun paziente ipocondriaco pensa: sono agitato per l'ipocondria, ma sempre "sono agitato per un sintomo che c'è e questo mi fa reagire in modo ipocondriaco" invece non è esattamente così. L'ipocondriaco non si inventa i sintomi, spesso li crea perché li dichiara ed è allarmato di qualcosa che quindi diventa sintomo. Per cui l'ipocondria falsa il rapporto di realtà, non che uno deliri, ma nel sollecitare attenzione dichiara sintomi che altro non sono che la normalità + lo stato di preoccupazione, o semplicemente sono i sintomi del suo disturbo che già si conosce ma non si sono ancora risolti.

Ripetere per l'ennesima volta questo tipo di concetti su una cura e una situazione che non cambiano non capisco per Lei che utilità abbia, i commenti sono sempre gli stessi inevitabilmente.
[#88]
dopo
Utente
Utente
Dottore, alla fine del post precedente avevo sottolineato che questa non voleva essere una polemica.
Capisce che a volte sembra che mi inventi i sintomi...anche se ciò fosse vero vuol dire che la cura non è efficace per combattere la mia ipocondria. O sbaglio?

Dire che mi agita vuol dire che sento che se assumo una pastiglia intera mi sento più confuso e con maggiore ansia.

Non ho nessuna aspettativa nello scrivere qui...tuttavia lo ritengo molto utile.

Mi scusi: secondo la sua esperienza non potrebbe essere che il farmaco abbia esaurito il proprio effetto terapeutico? E che ora mi faccia un effetto paradosso?

La ringrazio come sempre e mi scuso se le mie parole sono state fraintese. Non volevo assolutamente polemizzare.
[#89]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"anche se ciò fosse vero vuol dire che la cura non è efficace per combattere la mia ipocondria. O sbaglio?"

Non sbaglia.

Il problema è che abbiamo già più volte detto che se una cura non funziona se ne prova un'altra. Continuare a discutere sulla stessa vorrà dire certo che forse non funziona pienamente, altrimenti non ci sarebbe da discutere nulla, ma anche che è opportuno pensare ad un'alternativa.
[#90]
dopo
Utente
Utente
Ho capito il mio problema di fondo: ipocondria.
Tra l'altro ad ogni visita dallo psichiatra continuo a lamentare questi disturbi fisici, ma il dottore dice che "devo combattere le cause". Certo. Ma se i sintomi persistono io non riesco a "combattere" il resto.

Domani ho la visita, ancora una volta cercherò di ribadire il mio malessere.Tutte le sante volte chiedo di introdurre una nuova cura perchè sono stufo di questa situazione di malessere continua. Penso che lo specialista abbia una sorta di "paura" nel farmi provare una nuova molecola, vista la brutta esperienza di un anno fa (che mi costrinse ad assumere risperidone).

Grazie Dottor Pacini per la Sua pazienza, per me è di grande aiuto.
[#91]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non capisco come chiunque possa combattere alcunché se non curandosi. Se stesse a Lei risolvere il problema, allora il medico potrebbe evitare di intervenire, perché che voglia star meglio e se potesse lo farebbe lo sa anche da solo.

Non ci sono livelli occulti di cause, la causa dovunque sia è nel cervello o passa di lì, ed è lì che si agisce.