Ossessioni

Buongiorno,
scrissi qualche tempo fa per il mio disturbo (ossessivo probabilmente).
Vorrei chiedervi adesso se potreste indirizzarmi verso uno specialista che si occupi di questo disturbo a Pisa e provincia. Vorrei affidarmi a qualcuno che sia preparato soprattutto sui disturbi ossessivi.
Ringrazio anticipatamente e colgo l'occasione per fare gli auguri di Buone Feste a tutti i medici iscritti.
Distinti Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Una richiesta comprensibile ma in generale chi si sia formato come psichiatra conosce bene il disturbo ossessivo, anche perché è un disturbo piuttosto frequente. Dipende anche dalle cure che ha già provato, se il suo è stato classificato come forma resistente, se ha altre diagnosi concomitanti, etc.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Non ho seguito nessuna cura, mi sono accorta ultimamente di avere questo problema, probabilmente ce l'ho da diverso tempo, ma solo recentemente mi crea disagi ed è questo che mi ha portato ad accorgermene..La mia paura nel richiedere aiuto e di essere riempita di psicofarmaci. Non vorrei diventarne schiava. Però mi rendo conto che adesso ho bisogno di un aiuto in più e che da sola più di tanto non posso fare.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Quindi (anche rileggendo sopra) non ha ancora una diagnosi, per cui sarebbe inutile ad andare da uno specialista in una diagnosi che ancora non è stata posta. Oltretutto trattasi nel caso di un disturbo che gli psichiatri sono abituati a gestire.

Per quanto riguarda il resto.

a) Non si sa perché ma lo psichiatra dovrebbe "riempire di psicofarmaci", mai che il termine "psicofarmaco" sia associato ad un'idea positiva, benefica etc. Lo stesso termine psicofarmaco nasce da una paura, perché di per sé come parola in medicina non significa niente di preciso, sarebbe come dire "farmaco per l'apparato digerente".

b) Il fatto di diventare "schiavo" o "dipendente" dalle medicine non sussiste, salvo poche eccezioni. Anche qui le persone si immaginano che iniziando una cura si entri in un tunnel, il che è paradossale perché se mai è il contrario, cioè il tunnel è il disturbo e la cura fa uscir fuori. Così facendo le persone, anche stando benissimo, si sentono a disagio perché si curano, ed è un paradosso unico in medicina.

c) -questo punto lo aggiungo io- quando qualcuno si cura per un disturbo di tipo mentale parte sempre dal presupposto che la cura debba essere breve, possibilmetne senza medicine e con medicine possibilmente "leggere" (anche in questo caso il termine è privo di senso). Per cui poi chi ad esempio si sta curando da un anno e già sta benissimo da mesi e mesi, non pensa al fatto di star bene ma che "non riesce a smettere la cura", come se lo scopo delle cure fosse non tanto star bene ma non prendere più le cure il prima possibile. Anche questo in medicina è un caso unico.

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Utente
Utente
La ringrazio tanto per il chiarimento, alla luce di quanto detto lei cosa mi consiglia? di rivolgermi ad un qualsiasi psichiatra per avere una diagnosi effettiva ? (credo sarebbe la cosa migliore).Per quanto riguarda l'uso degli psicofarmaci concordo con lei, però allo stesso tempo non nego che ho paura di diventarne dipendente; Le spiego, io sono in cura presso un centro cefalee, e ho avuto una diagnosi di "fibromialgia", e per curare i sintomi causati dalla cefalea e dalla sindrome fibromialgica mi è stato dato il laroxyl, e in seguito, non avendo ottenuto grossi miglioramenti, è stata aggiornata la cura introducendo lo xeristar e il topamax, io non ho assunto questi farmaci, in quanto il mio medico di famiglia mi ha fatto capire che sono farmaci molto pesanti e per persone che soffrono di depressione e i miei genitori sentito ciò non hanno voluto che assumessi niente di tutto ciò. Questo per dirle che quando mi sono stati prescritti questi farmaci io nonostante la cefalea cronica e i dolori/formicoli vari, non avevo nessun tipo di fissa/ossessione mentale, dal punto di vista "mentale" era tutto nella norma, il sospetto era semmai per una malattia organica.
E da qui nasce il mio timore, perchè vedo che molto spesso ci "riempono" di farmaci anche se non servono, in quanto a me non servivono realmente prima.. forse ne avrei bisogno adesso.. ma di certo non voglio esagerare.
Chi me li ha prescritti è senz'altro un ottimo specialista, molto ricercato e da molti definito un "guaritore" però la sua cura si è rilevata del tutto esagerata. Perchè voleva curarmi per cose che io non avevo. In definitiva, per riassumerle il quadro, sento che ho bisogno di un aiuto, ma vorrei affidarmi a qulcuno che sia in grado di aiutarmi e che mi "giudichi"come una persona sana, con dei problemi, ma comunque sana e non come una persona depressa da riempire di farmaci.
Mi scuso se mi sono dilungata.
La ringrazio anticipatamente.
Cordialità
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"il mio medico di famiglia mi ha fatto capire che sono farmaci molto pesanti e per persone che soffrono di depressione e i miei genitori sentito ciò non hanno voluto che assumessi niente di tutto ciò. "


Ecco, per esempio io in questo ragionamento non intravedo alcun senso. Farmaci "pesanti" (che significa ?), per persone che soffrono di depressione (perché i pazienti che soffrono di depressione ricevono farmaci più "pesanti", qualsiasi cosa voglia dire, di quelli che soffrono di cefalea ? - Tra l'altro direi di no, visto che almeno in parte sono gli stessi. I suoi genitori non hanno voluto, capisco, se alla fine di un ragionameto si costruisce semplicemente il terrore nei confronti di un oggetto non meglio identificato (farmaco pesante, depressione etc).

Il medico le ha semplicemente indicato alcuni dei farmaci disponibili per il trattamento dell'emicrania e/o della fibromialgia.

Concordo che una cura debba inizialmente essere semplice, forse la preoccupazione è derivata dal fatto che si trattava di più medicinali insieme.

Il medico deve giudicarla come una persona con un disturbo, abbia pazienza, che significa "sana". Chi val dal medico dovrà essere valutato in quanto sofferente di qualcosa. Mi sembra che ci sia un po' di confusione sul ruolo del medico e sul significato delle diagnosi psichiatriche. Non vedo alcuna differenza tra essere uno sano, uno depresso, o uno con il mal di testa. Condizioni diverse che si gestiscono in maniera diversa. Per quale motivo un depresso dovrebbe essere (dispregativamente) riempito di farmaci. Se si danno è nell'intento e con la logica che la persona stia meglio per il disturbo che ha. Poi, che si cerchi la cura più semplice e meglio tollerabile, siamo d'accordo, ma tutto il resto sono pregiudizi e timori.

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Utente
Utente
Certamente , infatti il mio è un timore.
Quello che volevo sottolineare è che nel mio caso, quei farmaci sono sembrati inopportuni sia al medico di famiglia, che altri medici a cui abbiamo richiesto un parere. Io non sono contraria al farmaco in se, però ho visto questo sproposito di farmaci, e ho il timore che questa volta avendo davvero un problema di quel genere possono darmene ancora di più.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"un problema di quel genere", cioè presumo voglia dire psichiatrico, non è che sia cosa clamorosa, specialmente per uno psichiatra. E' vero che, sulla base dell'esperienza personale o di studi già eseguiti, a volte si tende a iniziare con una combinazione. C'è da dire che spesso si tende invece a non dare niente o quasi sperando che i disturbi se ne vadano da soli, anche se è da molto che non accennano a farlo.
Al momento Lei ha ricevuto un antidepressivo ma in dose antidolorifica, quindi più bassa, e non antiossessivo comunque. La seconda cura idem.
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