Disturbo ossessivo compulsivo Omosessuale

Buongiorno. Vi ho scritto perchè volevo trovare una risposta ad un problema che si è instaurato in me da circa 1 mesetto, e cioè il DOC omosessuale. Comunque mi descrivo brevemente. Fino ai 20 anni non ho mai avuto nessun problema di tipo "mentale" fino a che a dicembre 2010 ho iniziato a soffrire di attacchi di panico. Come conseguenza di ciò, sono andato da una psichiatra per spiegarle il mio problema e, dopo una breve analisi, ho iniziato una terapia molto breve (1 volta al mese per circa 6 mesi); questo perchè sono una persona con un ottima forza di volontà (dico questo perchè ho puntualizzato subito che non volevo prendere nessun farmaco perchè sapevo benissimo di farcela da solo, perchè se mi prendeva un attacco di panico prima di uscire per esempio con gli amici piuttosto che stare a casa a deprimermi sarei "uscito anche in mutande" e perchè ho iniziato un corso di Training Autogeno per ovviare ai miei problemi). Detto questo, dopo 6 mesi difatti non ho praticamente più nessun problema di attacchi di panico. Però, ad inizio di quest'anno, dopo un forte periodo di stress causa università, lavoro ed infortunio alla mano, ho iniziato a sviluppare questo tipo di DOC. Il mio problema è che magari guardando un ragazzo mi possono venire in mente pensieri e fantasie come "e se perdessi il controllo e provassi a baciarlo?". Dopo questi pensieri, mi viene un gran disgusto, una grande paura e faccio di tutto per tranquilizzarmi, anche se so che questo non fa che alimentare il DOC. Ancora, per esempio, se sono insieme ad amici a cui voglio molto bene, mi vengono pensieri tipo "e se il bene che voglio loro si trasformasse in attrazione pura?", e qui di nuovo disgusto, molta paura e riti contro queste ossessioni. Il fatto è anche però che quando sono con gli amici e non ci penso, non mi vengono questi pensieri, ma appena mi sorge un piccolo dubbio, scatta tutto il sistema. Dico anche però che soffro di fobia sociale, per cui non ho troppa autostima e provo paura ad incappare in situazioni imbarazzanti. Dico questo perchè gli uomini con magari un bel fisico o un bel taglio di capelli li guardavo sempre con invidia o provando a paragonarli a me (tipo lui ha i pettorali più voluminosi dei miei e quindi li vorrei io, ecc..)e praticamente non mi sentivo mai alla loro altezza (anche per colpa della mia timidezza, anche per l'eccessiva cura del mio corpo tipo avere sempre i capelli in ordine). Per quanto riguarda le situazioni sentimentali, non ho mai avuto un rapporto fisso e duraturo soprattutto per colpa della fobia sociale, perchè non mi fa e non mi faceva sentire all'altezza di tutto questo. Comunque, penso alle donne giorno e notte e fino ad adesso non avevo mai avuto questi tipi di pensieri "opposti", che sicuramente mi scoraggiano molto. Detto questo, volevo chiederle però se quello che mi sta passando per la mente è "solo" DOC o omossesualità vera (anche se mi pare difficile). Scusandomi per il tema, la ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Innanzitutto una precisazione sui disturbi d'ansia, panico o altri che siano. Possono avere una durata breve e passare spontaneamente in una parte dei casi. La forza di volontà non c'entra niente, nessuno NON ce la mette. Pertanto la brevità o lunghezza delle cure necessarie non dipende dalla forza di volontà che uno ci mette.

Per quanto riguarda invece l'oggetto del consulto, il doc non si classifica secondo il contenuto, è la forma del pensiero che contraddistingue il doc. Quel che ci sta dentro può variare nel tempo e può essere costituito a volte da pensieri assurdi e improbabili nella realtà, altri invece da pensieri su fatti o elementi che fanno parte della realtà (esempio gelosia, sessualità, poter compiere gesti violenti etc).

Il meccanismo ossessivo costringe la persona a porsi una domanda in maniera angosciosa e quindi a trovare una risposta come si fa con le domande normali, per uscirne attraverso una risposta. In realtà chi ha un doc ha già provato ad uscirne dandosi risposte, ma il problema è che la domanda si riproduce da sola, anzi più uno si dà risposte o si fa dare risposte, più alla fine butta dentro "legna" nel fuoco della domanda ossessiva.

Basterebbe, se fosse una questione di ragionamento, a volte l'assurdità delle domande poste, che anche se di per sé riguardano cose esistenti (tipo l'omosessualità) diventano assurde se poste come domande.In altre parole, più che chiedersi se la risposta è sì o no, consideri il tipo di pensiero, cioè "chiedersi qual'è il proprio orientamento sessuale" non è un modo comune di ragionare sulla sessualità.

E' in effetti comune come ossessione.

Tuttavia non si faccia diagnosi da solo, per cui se non è una diagnosi fatta dal medico la faccia fare e poi si faccia indicare le cure del caso.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Buongiorno. La ringrazio per la risposta tempestiva. Io comunque per forza di volontà intendevo dire che piuttosto che usare una via "facile" per guarire tipo usare farmaci per un pò o stare rinchiuso in casa per paura di attacchi di panico, ho preferito iniziare un corso di training autogeno e uscire sempre e a prescindere dalla paura che potevo avere. Intendevo quindi dire che non mi sono lasciato sicuramente abbattere e ho dato tutto me stesso per guarire da tutto questo; poi logicamente sono sicuro che tutti i pazienti provano a dare il meglio di loro per migliorare la propria situazione. Comunque volevo ancora dirle che questi pensieri sono altalenanti, cioè per un pò di giorni non mi capitano proprio e in altri giorni mi vengono, indipendemente dalla situazione in cui mi trovo. Questi pensieri mi vengono soprattutto quando la mia autostima risulta veramente bassa, cioè per esempio quando mi sono fratturato la mano non potevo più guidare, e il fatto di farmi trasportare e aiutare da tutti causa gesso mi faceva sentire una "nullità" facendomi pensare di non essere un vero uomo per il fatto che dovevo essere sempre aiutato da tutti per ogni cosa; invece, quando posso guidare la mia auto sportiva con magari gli occhiali da sole sul volto e avendo perciò una ottima autostima, questi pensieri difficilmente mi accadono. Difatti questo DOC mi è venuto proprio nel momento in cui avevo praticamente toccato "il fondo" con l'autostima. Approfitto ancora per chiederle questo: mi potrebbe dare un consiglio su come affrontare questi pensieri? E secondo lei dovrei comunque andare da uno psichiatra anche se questi pensieri mi vengono alcuni giorni si e alcuni giorni no? La ringrazio ancora, cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Non capisco perché una terapia farmacologica sia per Lei una via facile. Non capisco neanche perché, avendo a disposizione una via facile e una meno facile (che non si sa quale sia) debba scegliere quella meno facile.

I disturbi si affrontano facendosi curare (e prima diagnosticare). Non si affrontano inventando soluzioni da soli, o concetti tipo che curarsi è una via "facile" (nel senso di poco dignitosa) di risolvere le cose, mentre esistono modi più "duri" ma più definitivi e costruttivi, perché questo ultimo ragionamento è uno dei più grossi errori culturali che spingono le persone a curarsi tardi e male.

In conclusione: diagnosi e terapia, niente di particolarmente strano.
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Utente
Utente
Buongiorno. Ho capito bene ciò che mi ha risposto ma comunque io volevo solo dire che, nonostante mi abbiano diagnosticato gli atttacchi di panico, non mi sono mai abbattuto e ce l'ho sempre messa tutta per guarire il meglio possibile, tutto qui. Assolutamente non mi permetterei mai di criticare i metodi di cura, volevo solo segnalare il fatto della forza di volontà che per me è una cosa importante dato che, da piccolo, mi sono anche ammalato di leucemia e ne sono uscito bene ma, nonostante un'altro "problema" come gli attacchi di panico, ho sempre cercato di rialzarmi a testa alta, e mi dispiace se sono stato frainteso. Approfitto ancora della sua cortesia chiedendole questo: io ho interrotto il mio rapporto con la psichiatra a gennaio dopo 6 mesi di cura perchè è stato lo stesso psichiatra a dirmi questo, e come rimedio contro gli attacchi di panico mi ha sempre detto di affrontarli e non a stare chiuso in me stesso a ripetermi continuamente di calmarmi. Dato che questo metodo mi è piaciuto molto e ha avuto i suoi effetti, andrebbe bene se continuassi a fare così anche quando mi vengono questi pensieri che sono simili a quelli degli attacchi di panico (la mia paura era che mi potesse venire un'attacco di cuore) o sarebbe meglio contattare a prescindere il mio psichiatra a parlargli del mio problema? La ringrazio ancora per la sua cortesia, cordiali saluti.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile ragazzo. Sono d'accordo in linea di massima con le spiegazioni che Le ha dato il dr Pacini.
Volevo aggiungere alcune informazioni che potrebbero esserle utili. Lei ha un'età, se non erro, poco più che adolescenziale: ora in adolescenza le incertezze e oscillazioni sui propri sentimenti e sulla propria identità, anche sessuale, sono comuni, spesso senza essere 'patologiche'. Così come sono comuni e frequenti i dubbi su se stesso e sulle proprie capacità, e le oscillazioni dell'umore fra dei massimi quando le cose vanno bene e dei minimi quando qualcosa va male. Fanno parte dell'evoluzione personale che tende poi ad assestarsi con la 'maturità', che non è ovviamente fissabile in una data età o in un esame...
Lei parla di aver avuto dopo i vent'anni degli attacchi di panico: di cosa si trattava in particolare e qual è ora la sua situazione , in linea generale?
Da quanto scrive si capisce che ci sono stati in passato momenti difficili, come per la leucemia. Lei stesso si descrive come se volesse essere sempre 'al massimo' e il non riuscirci Le dà a quanto sembra paure di non essere abbastanza 'bravo', capace, 'forte'. Forse Lei cerca di reagire pretendendo il massimo da sè, ma questa non è una 'politica' molto utile, rischia di esaurire le forze, che invece è meglio spesso dosare e risparmiare per andare avanti.
Mi sembra che tenda a farsi delle diagnosi, o a usare quelle che può leggere in internet applicandole a se stesso. Non è una pratica molto utile, ma rivela forse la paura di avere delle 'malattie', anche se magari cerca di negarle.
Le suggerirei un'alternativa: invece che considerarsi - o temere di essere - 'malato' (i termini che usa: il "DOC", gli "attacchi di panico", la "bassa autostima", la "fobia sociale", mi pare anche che nomini, sono termini medici di 'malattie' o 'sintomi'...), potrebbe considerarsi, come in effetti è, forse, in fase di 'apprendimento', quasi in una scuola guida per imparare a conoscere e a guidare la sua personaltà. Nessuno nasce 'imparato' e a volte si fa più in fretta, a volte meno, per tanti motivi. Più che gli occhiali scuri per fare colpo (compresnibile, ovviamente), di solito è utile un bravo 'istruttore' che l'accomagni per un po' nel fare esperienza.
Se le capita, c'è un bel film ( a mio parere) in circolazione in questi giorni: il regista è Roberto Faenza, il titolo, un po' strano, è "questo dolore un giorno ti farà bene". Mi sembra utile da vedere, parla appunto di un adolescente più o meno in difficoltà, ed è a lieto fine.
Cordialmente

Dr. Gianmaria Benedetti

http://neuropsic.altervista.org/drupal/

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sarebbe bene che rivedesse la situazione visto che è cambiata. Chi ce la mette tutta non influisce sulla propria guarigione, semplicemente mantiene l'atteggiamento che il suo stato mentale gli consente e che è in linea generale normale, cioè cercare di continuare a svolgere le sue attività nei limiti del possibile.

Questo non è un merito ma una caratteristica dei disturbi di gravità limitata.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno. La ringrazio innanzitutto per la risposta. Innanzitutto, per quanto riguarda gli attacchi di panico, mi sono venuti per la prima volta a capodanno del 2010 (che fortuna!) in cui avevo palpitazioni, tremori e respiro affannoso. Dopo l'evento, nei giorni successivi sono sempre stato in ansia, cioè avevo paura a fare qualsiasi cosa. Dopo aver fatto esami di controllo (tipo elettrocardiogramma), e naturalmente dopo non avermi riscontrato nulla, mi sono un pò tranquilizzato e da febbraio in poi ho iniziato un corso di training autogeno che mi ha aiutato molto. Però, non passando mai del tutto questi attacchi, a giugno sono andato da una psichiatra per sei mesi andando una volta al mese e ora praticamente non ho più nulla. Diciamo che inizialmente la mia paura era quella di avere un infarto e allora ad ogni sintomo (formicolii al braccio, dolore al petto e respiro corto) mi spaventavo un pò; ora questi sintomi non avvengono praticamente più e se comunque arrivano so gestirli tranquillamente senza praticamente spaventarmi. Per quanto riguarda la leucemia, si non è stato bellissimo ma fortunatamente ne sono guarito bene (l'ho avuta quando avevo 4 anni..); invece, per quanto riguarda le diagnosi fatte da me e il fatto di cercare di dare sempre il massimo, ha perfettamente ragione: difatti anche mia madre mi considera un pò ipocondriaco e sono una persona che o una cosa non la fa proprio oppure cerca sempre di dare il 100% per farla, magari non riuscendoci sempre. Per quanto riguarda il DOC, volevo solo aggiungere che da gennaio a febbraio sono stato parecchio parecchio stressato (anche per colpa del gesso) e quindi sono cominciati a venirmi pensieri di questo genere, dato che in me non vedevo più una persona forte e serena come sempre; e sinceramente l'inizio di questi pensieri lo reputo alla visione per caso di una scena di un film (stavo girando i canali dopo il primo tempo di una partita di calcio) e ho visto una scena non proprio "normale" tra ragazzii che mi ha lasciato di stucco e mi ha spaventato un bel pò, e difatti da lì ho cominciato ad avere questi pensieri ansiosi. Della sua risposta ho letto anche che ha menzionato un "bravo istruttore"...mi potrebbe spiegare meglio cosa intende? Mi scuso per il tema e la ringrazio anticipatamente. Cordiali saluti.
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,

il consiglio che mi sento di darLe è quello di riprendere i contatti con lo psichiatra che le ha diagnosticato l'ansia.

Diversamente il rischio è di cronicizzare la situazione senza giungere a nulla...

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile ragazzo, per poterle rispondere, secondo il mio criterio di valutazione, ho bisogno di qualche notizia in più sulla sua situazione personale e ambientale, sugli aspetti familiari, scolastici, sul momento in cui si trova, ecc. Si trova in una fase della vita particolarmente delicata, non più ragazzino dipendente, non ancora (immagino) adulto indipendente. E' una fase che passano o abbiamo passato tutti, più o meno facilmente o difficilmente, ma a volte certi aspetti possono renderla un po' difficile. Come dover fare un percorso in un tratto particolarmente ripido, o intricato, per cui può essere utile una 'spinta', o una 'guida', come l'istruttore che dicevo, facendo il paragone con la scuola-guida.
Possiamo se crede approfondire un po' le cose qui, ben sapendo però che non è qui che può trovare nè una cura nè la guida o l'istruttore che le dicevo, e che comunque questo scambio di messaggi non deve superare un certo limite. Ma può servirle forse per orientarsi un po' nella sua situazione.
Cordialmente
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Utente
Utente
Buongiorno. Capisco benissimo che qua con i messaggi non possiamo andare oltre un certo limite, e le assicuro che se ne avrò bisogno chiamerò tranquillamente il mio psichiatra. Nel darle ulteriori informazioni, le posso dire che sono un ragazzo timido, leggermente chiuso ma comunque sempre pronto ad aprirsi. Sono figlio unico di genitori a cui voglio molto bene, e fortunatamente sono circondato da molti zii, cugini e nonni. Per quanto riguarda gli amici sono sempre ben voluto perchè sono molto educato, altruista, disponibile e sempre con la battuta pronta per far ridere la compagnia. Per quanto riguarda il lavoro sono studente in ingegneria e lavoro come disegnatore tecnico in un'azienda meccanica vicino a casa, e tutto questo va benissimo. Per quanto riguarda l'adolescenza negli anni delle superiori, posso dirle che non sono stati bellissimi i primi anni per il fatto che essendo piuttosto piccolo di statura (anche causa leucemia), magari con la faccia piena di pustole, non vestendo all'ultima moda e non andando a ballare o parlare troppo spesso con ragazze causa mia grande timidezza e insicurezza (tutto questo accadeva solamente nei primi anni di superiori però) ero magari soggetto a qualche battuta sull'altezza, ecc...che ci stavano per carità, ma che io non riuscivo magari a digerire del tutto, accumulandole sempre di più. Però, col passare del tempo, sono cominciato a "migliorare" ma non per fare piacere agli altri ma per me stesso, e così ho cominciato ad uscire continuamente, a fare esperienza con le ragazze, anche il mio aspetto fisico è migliorato e così via. Considerando che preferisco sicuramente gli anni di adesso in confronto ai precedenti, secondo me probabilmente ho sviluppato questa fobia sociale per paura di ricapitare in quei momenti o situazioni imbarazzanti in cui venivo o comunque posso essere preso un pò in giro. Per quanto riguarda il mio DOC se così è, mi sono fatto qualche ragionamento e ho pensato che probabilmente mi sono venuti questi dubbi per il fatto appunto che nell'adlescenza non ero sicuramente un "vero uomo", perchè anche adesso faccio ancora fatica a fidanzarmi perchè non mi ritengo all'altezza, e perchè nel parlare di sessualità sono sempre stato timidissimo specialmente nel parlare con i genitori o parenti; tutte cose che magari un ragazzo normale farebbe traquillamente. Comunque le volevo assicurare che, nonostante da "giovane" fossi un pò la figura dello "sfigato" e che magari ancora adesso non mi considero un ragazzo ben formato ma con una mentalità da "bambino" ( mi interesso ancora molto di videogiochi, ecc..), le assicuro che pensieri come quelli che mi stanno affliggendo adesso non mi sono mai venuti prima d'ora, che anch'io ho sviluppato cotte per amiche e che comunque penso continuamente a ragazze e belle donne. Il problema è che, ripensando a questi anni da adolescente, e considerando la mia mente molto suggestionabile, mi sono venuti da poco tempo questi pensieri ma che non hanno nessuna fondatezza, anche perchè essi mi vengono quando sono solo con me stesso (tipo attacchi di panico) ma se li affronto anche stando come sempre con gli amici e non pensandoci, essi non mi passano neanche per la mente. E molto dipende dall'autostima se è bassa o alta; per esempio, se è alta prima di andare in discoteca mi sento motivatissimo e ci "provo" con le ragazze perchè sicuro di me, all'opposto se è bassa, non mi sento di provarci con nessuna perchè non mi ritengo all'altezza e allora mi "faccio investire" da questi pensieri, pensando "non ho nemmeno il coraggio di provarci con una ragazza allora vuol dire che forse non sono un uomo vero" . Ed è per questo che gli uomini con una grande personalità o magari un bell'aspetto fisico li ho sempre guardati con invidia e non in altro modo perchè volendo diventare come loro. Spero di averle dato parecchie informazioni, altrimenti non esiti pure a contattarmi. In attesa di una sua risposta, la ringrazio ancora cordialmente. Distinti saluti.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile ragazzo, la inviterei a pensare a se stesso e a descriversi in termini non 'psichiatrici', ma con le sue parole: termini come DOC, autostima, attacchi di panico, fobia sociale ecc., sono termini astratti, staccati, servono per classificare e incasellare, come i pacchi postali con indirizzi diversi, ma probabilmente non rendono bene i suoi sentimenti ed emozioni e stati d'animo. Forse fanno più confusione che altro e magari danno agli altri e a se stesso un'idea diversa di come in effetti è, oltre che indurre l'idea che siano "solo malattie da curare con le medicine"....

Pensando alla sua storia, un po' segnata dalla leucemia, anche con la "bassa statura" e le "pustole sulla faccia", il rischio è che Lei si sia abituato a pensare se stesso come un 'caso clinico', invece che come una persona che sta facendo la propria evoluzione, attraverso fasi di vita e momenti più o meno facili e difficili, come tutti, più o meno.
Lei dà per scontato, mi sembra, di essere 'diverso', in qualche modo: ma anche questo è tipico degli adolescenti, che infatti combattono questa sensazione col voler essere tutti uguali, come gruppo, stessi vestiti, comportamenti, ecc.
Come tutti gli adolescenti il rapporto col proprio corpo è un aspetto importante e a volte difficile così come ovviamente la 'scoperta' e l'esplorazione della propria sessualità, di cui ovviamente è difficile parlare con altri, sia genitori che compagni...
Certi avvenimenti, forse come quel capodanno o quel giorno con quel film, possono essere 'destabilizzanti' per l'equilibrio che uno cerca di mantenere, ma opportunamente compresi e 'digeriti', per così dire, possono essere momenti di 'passaggio'. In inglese si dice break-down, che viene tradotto con 'scompenso', ma letteralmente significa 'rompere attraverso', cioè come passare attraverso un passaggio in cui magari si rompe qualche muro o barriera... Queste 'crisi' sono a volte momenti di crescita, se uno non si spaventa troppo per il rumore che fanno, come quando si abbatte una parete per allargare un passaggio, o fare una strada, che c'è rumore e polvere che per un po' stordiscono e impediscono di vedere bene... Ma se uno si spaventa e scappa via, non può continuare il lavoro che stava facendo...
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Utente
Utente
Buongiorno. La ringrazio per la risposta. Si devo dire che mi riscontro molto nelle parole da lei scritte...il discorso è che il fatto di giudicarmi così fa sì che in me cresca il desiderio di riparare a tutto questo...e come? Be per quanto riguarda il lavoro per adesso non mi lamento, per quanto riguarda l'aspetto fisico tramite la "formazione" di piccole cose, come il continuo "normalizzarsi" della faccia e la crescita della barba, la guarigione del mio dorso un pò curvo attraverso ginnastica correttiva fatta in palestra e così via...per quanto riguarda la testa attraverso il raggiungimento di una gran sicurezza e l'allontanamento di questa fragilità mentale in cui basta veramente poco per creare confusione e rovinare tutto il meccanismo...solo dopo questo sarò certo delle mie capacità e sarò in grado di aprirmi verso le ragazze senza troppa paura e timidezza. Nella mia testa girano pensieri come " ah se adesso una ragazza mi chiedesse di fidanzarsi con me io non saprei se accettare perchè non mi considero ancora pronto" (anche se vorrei...) ma se me lo chiedesse quando dovessi raggiungere "il mio stato di grazia" che non vuol dire assolutamente la "perfezione" ma secondo me appunto la "normalità", non solo risponderei si ma sicuramente sarei stato io il primo a chiederle tutto questo (ed è una cosa che ho tanta tanta voglia di fare). E il fatto che mi vengano questi pensieri come magari una volta per quanto riguarda l'infarto o adesso questi sull'omosessualità, mi fanno credere di allontanarmi e non avvicinarmi a questo stato a cui voglio raggiungere (e son sicuro che non ne sono troppo lontano..), cioè sono ostacoli nuovi a quelli già presenti. Ma il discorso che facevo sulla forza di volontà sta ad indicare che nonostante tutto io ce la metto tutta...e per esempio quando 1 mese fa sono andato da un ortopedico che mi ha detto che la mia schiena tornerà dritta tramite ginnastica di 3 mesi, lei non può capire come il mio cuore si sia ricoperto di gioia, e come l'entusiasmo sia impennato verso l'alto, perchè era una grande passo verso lo scopo previsto. In conclusione dico che secondo me il mondo non ha ancora visto tutte le mie capacità, e io ho una gran voglia di dimostrarlo...e come? Non con macchinoni o soldi o altro, mi bastano queste "piccole" cose per diventare veramente felice e soddisfatto, e raggiungere il mio scopo che sarà la mia base solida e indistruttibile per creazione relazioni durature con le ragazze. Ecco come la penso io.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Credo che ha tutto il diritto di pensarla così. La sua esperienza finora non è stata facile. Ha trovato vari ostacoli cui ha cercato di reagire con forza e di non lasciarsi abbattere e ora, quando si sentiva vicino alla meta, sono insorti questi altri ostacoli, come li ha chiamati, che è più incerto su come affrontare.
Ci sono alti e bassi nel suo umore e nella sua fiducia in se stesso, come è normale, e Lei domanda come affrontare questi ultimi pensieri, e, come ha chiesto all'inizio, si domanda "se quello che mi sta passando per la mente è "solo" DOC o omosessualità vera (anche se mi pare difficile)".
La sua domanda mi sembra importante, e forse, alla luce delle cose che ha scritto, più ampia di quanto appare. E mi sembra che meriti di essere presa bene in considerazione. Non tanto con una risposta da qui, cosa non solo impossibile ma anche inadeguata. Bensì riconoscendola come una variante della domanda fondamentale che si fa un ragazzo affacciandosi all'età adulta: chi sono io? Come sono, Quanto valgo? E' una domanda che può fare paura, e forse lei cerca di risolverla un po' magicamente "secondo me il mondo non ha ancora visto tutte le mie capacità, e io ho una gran voglia di dimostrarlo.... e raggiungere il mio scopo che sarà la mia base solida e indistruttibile" . Mi sembra un desiderio assolutamente normale, ma forse gli 'ostacoli' che si è visto parare davanti sono come dei segnali che deve ancora lasciare il tempo necessario a quella domanda, al bisogno di conoscersi, senza saltare questa fase per arrivare subito al 'traguardo' troppo velocemente. Mi sembra dunque che lei esprima un bisogno di conoscersi meglio, forse perchè nelle esperienze un po' difficili che ha fatto ha dovuto un po' 'chiudersi in sè', e forse si è un po' nascosto agli altri ma anche a se stesso.
Per questa esperienza di conoscenza di se stesso ha bisogno ancora di tempo, e forse anche di un aiuto, una guida, un 'istruttore', come dicevo, che io vedrei come uno psicoterapeuta che l'accompagni per un po' di tempo in un lavoro di psicoterapia psicoanalitica, che credo la più indicata per quello scopo. Ovviamente dovrà verificare con uno psicoterapeuta in carne ed ossa questa indicazione che da qui può avere solo il valore di un consiglio.
Cordialmente e in bocca al lupo!
[#14]
dopo
Utente
Utente
Buongiorno. La ringrazio per la risposta e le ho risposto anche per ringraziarla per tutto e per salutarla. Però le chiedo solo più una spiegazione su quello che mi ha scritto precedentemente: nella parte in cui lei dice " Mi sembra dunque che lei esprima un bisogno di conoscersi meglio, forse perchè nelle esperienze un po' difficili che ha fatto ha dovuto un po' 'chiudersi in sè', e forse si è un po' nascosto agli altri ma anche a se stesso" volevo chiederle che cosa intende su quanto ha appena scritto, cioè vuol dire che non sto provando veramente i miei sentimenti sulle ragazze ma è solo una cosa fittizia? E' questo che intende per "conoscere meglio se stesso?" O forse sto capendo male io? In attesa della sua risposta, distinti saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Lei non ha bisogno di far girare questo pensiero per capirlo meglio. La migliore comprensione che si ha sta in quel che si sa "prima" di questo tipo di dubbi. Il ragionamento nel caso delle ossessioni peggiora il rapporto con la realtà e con le proprie certezze. Le ossessioni bloccano, confondono e sono il modo per non riuscire più a capire neanche le cose ovvie.

Se questo pensiero le dà fastidio può farlo trattare per scioglierlo. Se è un'ossessione non tramite risposte, ma tramite il "trattamento" della domanda, cioè estinguere la domanda.
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Dr. Gianmaria Benedetti Psichiatra, Neuropsichiatra infantile, Psicoterapeuta 928 16
Gentile ragazzo, non è un male avere dubbi. Le certezze, senza pensieri, spesso portano su strade senza sbocco. I dubbi e le domande, su se stesso e sul mondo, sono la spinta alla curiosità e alla conoscenza. Bisogna imparare a sopportare di non avere subito risposte, e ad aspettare. Le 'risposte' spesso servono solo a cancellare le domande, ma se uno impara a sopportare l'incertezza e i dubbi, scoprirà probabilmente cose molto più utili a sè e alla sua evoluzione che quelle 'risposte'. Non solo riguardo alle ragazze.
Conoscere se stesso fin dall'antichità è l'impegno più importante dello sviluppo, specie in certe fasi della vita come la sua. Ma non abbia fretta...
Questo almeno è il mio parere.
Credo che il nostro breve scambio possa finire qui, per il momento,
Cordialmente
drGBenedetti
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