Ansia, mancanza di lucidità, deconcentrazione

Salve, sono un ragazzi di 25 anni e da un paio di anni mi sono accorto di un disturbo che mi affligge.
Premetto che sto terminando il mio percorso di studi in ingegneria e sono sempre stato una persona ansiosa quando sono sotto esame e nonostante ottenga buoni risultati, nei momenti subito precedenti alle prove soffro di dolori fisici (fitte al petto nello specifico) che a mio parere nel corso del tempo sono aumentati di intensità. Ora come ora, per quanto mi manchino 2 esami + tesi vedo la conclusione del mio percorso di studi come abbastanza accidentata a causa del mio stato attuale...
Da un paio di anni a questa parte mi sono accorto di vivere diversi momenti della mia giornata con il "cervello spento", in uno strano stato di stordimento. E' difficile spiegare, questi momenti inizialmente temporanei e poco frequenti sono diventati sempre più frequenti e lunghi. Ad oggi praticamente ricoprono quasi la totalità della mia giornata, salvo qualche raro momento in cui sono al 100%. Di fatto è come se vivessi con il pilota automatico inserito, quando faccio una cosa capisco quello che sto facendo, lo faccio volontariamente ma è come se fossi sonnambulo e non sento una padronanza totale di quello che sto facendo. Nello studio questo si fa particolarmente sentire, prendo appunti corretamente, trascrivo, cerco infomazioni sui libri e internet ma chiuso il quaderno nella mia mente non è rimasto nulla. 4 o 5 anni fa invece quando studiavo sentivo una grande, per così dire, "vivacità intellettuale" e quando studiavo e capivo mi sentivo "frizzante", ora invece non sento alcuno stimolo. E come se sentissi e non ascoltassi. Alcune volte sento dei momenti in cui "torno normale", ma sono temporanei. Uno giorno stavo tornano a casa a piedi e ho provato una sensazione, come se il mio cervello fosse passato da una fase di sonno a una di veglia. Dopo una o due ore però mi sono risentito tornare in uno stato di "imbambolamento".
Ne ho parlato al mio medico ma dopo aver fatto analisi di sangue e urine e non essendo emerso niente mi ha dato una pacca sulla spalla e se l'è cavata con un "laureati e vedrai che passa tutto..." Io sinceramente non so cosa pensare.
Nell'ultimo mese ho avuto anche un paio di momenti abbastanza neri, un giorno parlando con un compagno di appartamento di un esame che devo sostenere (particolarmente duro fra l'altro) ho dovuto ritirarmi in bagno poichè mi veniva da piangere. Altro episodio analogo, ero appena tornato dall'università la sera ed ero solo in casa e tirando fuori i libri dallo zaino mi ha colto l'angoscia e stavo uscendo di testa come nell'episodio sopra.
Sono una persona molto emotiva e ammetto che dopo anni di studio una persona possa mostrare segni di stanchezza ma non riesco a spiegare questo stato mentale e questi episodi hanno lasciato senza parole anche me...

Se qualcuno può dirmi cosa ne pensa gliene sarei grato.
Saluti Cordiali.
[#1]
Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.6k 51
G entile utente,
la distanza impedisce di formulare una ipotesi diagnostica corretta e completa.La negatività di una serie di esami routinari non dice molto.Penso quindi che le sarebbe probabilmente utile una visita specialistica Psichiatrica.Attraverso quanto lo specialistà potrà desumere da un controllo diretto potrà successivamente indirizzarla vrso l'iter diagnostico a lei più confacente
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani..

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile Dr. Biondani,
non ho ancora avuto modo di ringraziarla del suo precedente intervento e me ne scuso vivamente.

Nei giorni successivi al mio post, dal 24 aprile, sono avvenuti vari episodi dei quali vorrei chiedere il suo punto di vista, o di chi potrà/vorrà leggere quanto segue.

Ora vorrei postare una descrizione di quanto è avvenuto, mi scuso sin d'ora per la lunghezza del testo ma ho cercato di essere il più esplicativo possibile.

Nei giorni precedenti al 24, ho iniziato a prendere contatti per iniziare a svolgere la mia tesi di laurea, eppure dal pomeriggio stesso del mio primo incontro con la docente, ho iniziato ad avvertire un crescente stato d'ansia ed inadeguatezza per il compito che avrei dovuto portare avanti. Questo senso di oppressione mi ha accompagnato sino a sera, anche se quando mi sono addormentato ero sereno.

Dal mattino seguente il poi si è consumato un dramma, che si ripete sino ad oggi.
Per quanto faccia un sonno, a mio dire, tranquillo la mattina mi sveglio alle 6, 7 in preda al panico, panico puro e terrore. E' come se tutte le mie paure venissero a bussare alla porta, ingigantite. Penso a come farò a fare i due esami che mi restano, cosa scriverò nella tesi, cosa dirò nella presentazione e vengo pervaso da un senso di scoramento disarmante (domande anche che non hanno senso perche se la tesi devo ancora cominciarla non stanno ne in cielo ne in terra). Mi sento una nullità, incapace di fare qualunque cosa, disperato, fuori posto, come se avessi vissuto 100 anni e non avessi più energie per continuare ad andare avanti, ne un ruolo a questo mondo.
Il 25 passa fra momenti di angoscia più o meno intensi e crisi di pianto, inappetenza e ipersensibilità agli odori. A mio avviso (e anche secondo quanto mi dirà il mio medico in seguito) la causa di tutto questo è un crollo dovuto allo stress accumulato in questi anni. Sono una persona molto sensibile e iper-responsabile, molto severo nel giudicare me stesso e gli altri.

Il 26 aprile, dopo una mattina pietosa, decido di contattare la mia tesista per rinunciare per il momento alla tesi indicando di non sentirmi sufficientemente preparato sull'argomento (non è in effetti al 100% congruente col mio percorso di studi) e dicendo che preferisco concentrarmi sugli esami rimanenti. Molto cordialmente la relatrice mi consola e mi dice di non preoccuparmi. Mi sono sentito subito un'altra persona e credevo di aver risolto i miei problemi. Purtroppo la sera stessa torno ad ingrigirmi. Il mattino seguente ricomincia il teatro, crisi e pianti. I miei genitori mi stanno molto vicini e mi consolano. Non hanno mai avuto pretese, non mi hanno mai messo fretta ne ho mai avuto vincolo alcuno. Eppure sono sempre stato uno studente modello. Ho contattato il mio medico curante, ho parlato di queste questioni e mi ha confortato dicendo che è normale, un cedimento dopo anni di fatiche è comune, di non preoccuparmi e mi ha prescritto 6 gocce di Alprazolam EG la sera prima di andare a dormire. Devo però dire che la notte dormo serenamente, ma questo lo facevo anche prima. Il problema è il risveglio.

I due giorni successivi le cose non sono migliorate. Ho accompagnato mio padre a fare delle commissioni eppure quelle azioni banalissime che qualunque essere umano è in grado di fare per me sono risultate un'impresa, e pensare che dovevo solo fargli "da spalla". Provavo una sensazione terribile e indescrivibile. Io stesso ora, da tranquillo fatico a ricordare in tutte le sue sfumature. In quei momenti è come se la mia vita fosse appesa ad un filo. Come se dentro di me vi fossero delle sottili corde tese pronte a spezzarsi, farfalle in pancia, tachicardia, ventre attanagliato da una morsa, strette al cuore, fiato corto. Mai stato peggio in vita mia. Camminare, spingere un carrello della spesa mi era quasi impossibile. Un senso di disagio e inettitudine estremamente profondo. Magari però 2 minuti dopo le cose erano un attimo migliorate e mi domandavo quasi il perchè, sorpreso. Dopo poco invece di nuovo il buio.

Due, tre giorni sono passati in questo stato di sconforto e confusione. In questi giorni ho notato che il processo era ciclico. Il momento più buio era la sveglia e il letto sul quale stavo fino alle 9 circa era di braci, poi, dopo uno sforzo immane per alzarmi, mattinata di tensione con colazione ingerita a forza. Pranzo forzato con aggravamento delle condizioni ansiose all'inizio e ad intermittenza durante il pranzo, mentre subito dopo un crollo di stanchezza fisica e scomparsa dell'ansia. Tentativo di riposare sul divano praticamente vano e alle 15 ricomparsa dell'ansia. Disteso a letto sulla graticola fino alle 17 quando decido di fare dell'attività fisica, camminata, giro in bici eccetera. Mi sento subito meglio ma dopo un po mentre sto facendo attività ricomparsa dei sintomi e quindi ripiego a casa, doccia e riposo a letto. Per ora di cena torna mia madre e li mi sento sereno sino a quando vado a letto.

Il 29 aprile sono andato all'università ad assistere ad un esame orale che dovrò sostenere e pensando che questo mi tranquillizzasse un po' in merito. Mi è sembrato meglio di quanto me lo fossi immaginato, eppure mentre c'erano momenti in cui ero così sereno che mi sentivo pronto per farlo su due piedi, magari dopo 1 minuto ero pallidissimo seduto in aula che a mala pena riuscivo a stare in me.
Venerdì scorso decido di ricontattare la medico vedendo l'incapacità di vivere normalmente.

Dal giorno successivo noto invece che il circolo si spezza, gli stati di ansia sono più frammentati lungo la giornata e fortunatamente senza picchi catastrofici. Via via che i giorni passano se ne vanno le crisi di pianto eppure lo stato di ansia risulta molto intermittente ma persistente. Ci sono momenti della giornata nei quali sono molto sereno e molto consapevole della mia situazione: lo stress accumulato, il mondo del lavoro che incombe, le incertezze, i compagni che si laureano e invidio, la stanchezza psicofisica, il fatto che non devo farmi tanti problemi per gli esami universitari, che sono sempre stato un ottimo studente, che ormai sono alla fine, che manca ancora però qualche passo... eppure non riesco a stare meglio e ho dubbi sul fatto che riesca a riottenere la serenità di cui godevo anni fa. E' come se mi avessero strappato di dosso il costume che ho sempre portato e ora fossi nudo. Come se tutta l'autostima fosse scomparsa in una nuvoletta. Non riesco più a riconoscermi in certi momenti.

Nonostante stia notando un lieve miglioramento nelle mie condizioni, la mattina risulta sempre drammatica. Oggi, per dire, appena sveglio ho rimesso in bagno. Anche se non provavo nausea..., sono bastati due colpi di tosse secca da allergia.
So che non devo pensare a quale sia la causa di questo malanno, non devo farmi domande sul "cosa sarà il futuro", sul "come faro?". So che devo fare un passo per volta. E' come se dovessi reimparare a vivere, ma è una cosa molto faticosa. Questo che mi sta capitando passerà, presumo, così come mi è accaduto e nel frattempo mi sono preso un paio di settimane di pausa dagli studi per poter recuperare un po'.
Non è però che prima conducessi una vita frenetica o di studio 24h/24h tale da giustificare secondo me un evento di questo tipo, anzi! Ho sempre pensato di far le cose abbastanza rilassate... eppure non so, si vede che con il mio temperamento e la mia sensibilità ho accumulato così tanti micro impulsi da far diventar colma la misura. In più il problema che un po' mi angustia sta nel fatto che se anche adesso mi sono messo volontariamente a riposo per migliorare la mia situazione, intravedo sempre i problemi in lontananza che mi aspettano al varco.

Perdonate ma mi sono svegliato la mattina del 25 aprile e mi sono trovato il mondo crollato addosso e dopo 13 giorni sono ancora qui che cerco di far combaciare i cocci in frantumi. Insomma, io cerco anche di farmene una ragione ma forse non riesco a convincermi del tutto...

La cosa che mi da più da pensare sta in un'altalenanza dell'umore durante la giornata. Ci sono momenti in cui sono veramente in pena, mentre altri in cui risulto molto lucido e sereno. Parlando col mio medico ho avanzato l'ipotesi che queste crisi di panico smascherassero una depressione latente che non sapevo di avere ma mi ha subito rassicurato che era prematuro parlare di questo stato e che generalmente se fossi depresso mi sentirei così costantemente e non con variazioni dell'umore dell'ordine delle ore.

Immagino che chi del mestiere possa leggere o interpretare quanto sto passando e magari darmi qualche suggerimento, gliene sarei veramente grato e ringrazio anticipatamente.

Cordiali Saluti
[#3]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Forse il titolo dell'intervento non è più azzeccato, in quanto ora credo si possa parlare di ansia e attacchi di panico.
[#4]
Dr. Piergiorgio Biondani Psichiatra, Medico di base, Perfezionato in medicine non convenzionali, Psicoterapeuta 1.6k 51
Gentile utente.
anche in considerazione di quanto riferito nell'ultima lettera,ed alla complessità della sintomatologia esposta,penso che un consulto specialistico possa esserle di grande utilità per meglio chiarirsi le sensazioni sia fisiche che psichiche che lei ha così dettagliatamente manifestato,ma che richierebbero indubbiamente una visita completa per un migliore inquadramento diagnostico.
Cordiali saluti
Piergiorgio Biondani.
[#5]
dopo
Attivo dal 2013 al 2014
Ex utente
Gentile Dr. Biondani,

la ringrazio della cortese risposta.
Cercheró di seguire quanto mi ha suggerito.

Cordiali Saluti
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