Vorrei essere fatta meno male. Fatica ovunque. Domande varie.

Salve Dottori... Sono disperata anche se la disperazione è tutta imprigionata, una specie di caos interiore,nel senso piango ma senza quella disperazione con cui piango altre volte. Forse dovrei chiedere -esplicitamente- al terapista che mi segue se soffro di disturbo bipolare (dato i farmaci che mi prescrisse all'inizio), perchè -almeno- così ne prenderei atto e forse imparerei a gestire (accettare??) meglio i cambiamenti umorali e mentali che ho di continuo. Ha senso -da un punto di vista medico e di psicoterapia- questo che ho appena scritto? Avere una idea di se e della propria vita per qualche giorno e poi averne un'altra totalmente differente è qualcosa che sfinisce. Il mio medico la mette sul fatto che io debba prendermi la responsabilità della mia vita data la mia età di donna adulta; che ho subìto dei danni quando ero piccola, ok, è un dato di fatto ma non sono più una bambina e devo pensare a costruirmi una mia vita, una mia identità. Non lo so allora, quale è il mio problema. Riconosco vere tutte queste cose, ma -a me sembra- io stia facendo una fatica immane; lui direbbe che è perchè è come se volessi salire le scale indossando delle pinne. Non so. A volte penso che se le stesse cose mi venissero dette in un altro modo/altra persona mi darebbero meno fastidio ed io farei meno fatica. Spesse volte mi sono chiesta se io "resista" al mio terapista (di cui ho stima) per motivi caratteriali. Altra domanda per Voi: è plausibile questa ipotesi?
Capisco di star mettendo insieme cose tra loro diverse in questo post, me ne scuso ma, in questo periodo, sono negativa su tutto.
Solo che non sono mai contenta (e non essere mai contenti, è stancante). Mi sento frustrata e lui mi direbbe che sono frustrata perchè non ho una vita adeguata alla mia età: dovrei avere un lavoro, una relazione, una casa per i fatti miei. Io riconosco che siamo noi a crearci la nostra vita, ma io non ce la faccio più, trovo questa vita troppo dispendiosa per me. E poi mi sento sempre inferiore (e già a partire dal mio aspetto fisico, dalla mia non-altezza, risultando sempre la più bassa, ovvero "bassa") nonchè inadeguata e lo so che se mi sento inadeguata o la situazione è inadeguata di per se, posso attivarmi per cambiare questa condizione (trattando di inadeguatezze potenzialmente superabili. Con fatica!).
Io domando: ma quale è la chiave di svolta per me? Ma che ho? Perchè sono fatta così male? Perchè non riesco a pensare di avere dei pregi? In più in questo momento vorrei proprio non esistere. E' tutto difficile, comprese le relazioni. E sono frustrata perchè non riesco mai a interessare a chi vorrei interessare. Forse la psicoterapia, per il modo in cui io la sto affrontando (domando ancora a Voi, se questa mia considerazione possa essere plausibile), non fa che ricordarmi quanto io non mi piaccia e quanto sia fatta male. Mi sembra di non sapere più come devo affrontare la mia vita ed anche la psicoterapia. Mi scuso per queste 1000 domande odierne.. Cordiali saluti
[#1]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
quali farmaci il Suo specialista Le ha prescitto all'inizio ? Le ha formulato una diagnosi precisa ?

Dr. Alex Aleksey Gukov

[#2]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Salve Dottor Gukov,

i farmaci che mi furono prescritti, come da profilo utente, sono stati lo Zyprexa e Deprakin (non ricordo i dosaggi). No, non mi è stata formulata una diagnosi ma credo non l'abbia mai fatto perchè implicitamente io ho sempre fatto capire che non la volevo e forse lo penso -a volte- ancora ora.
Aldilà ed oltre questo, sui miei quesiti che pensare?
Grazie per l'attenzione..
[#3]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Buongiorno, scusate nuovamente.. posso chiedere cosa devo pensare rispetto alle mie domande?
[#4]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
tutti i Suoi consulti su questo sito toccano le questioni di psicoterapia e tutti vengono postati in psichiatria. Certo, non per lo snobismo verso gli psicologi come Lei ha scritto una volta, ma perché la figura del medico (e sottolineamo che non si tratta solo di un medico, ma anche di un uomo) ha un senso che va oltre alla psicoterapia nel senso stretto, toccando i bisogni base (sicurezza? protezione? attenzione? considerazione?). Direi, una figura quasi omnicomprensiva, universale. Forse si tratta di idealizzazione..., che impedisce la psicoterapia stessa, e dunque sì, è una forma di resistenza alla psicoterapia, anche se sembra paradossale. La resistenza consiste nel non poter esprimere a lui quale significato lui ha per Lei. Il fatto della figura del medico è un attributo esterno che rende questa resistenza più forte. Chiedendo i consulti sempre solo nella nostra sezione, rafforza questa resistenza. Se lui è un Suo psicoterapeuta, allora lascia stare che lui è anche un medico e anche uno psichiatra, non è importante. Lei dice che è si importante ? Allora può chiedersi: perché ?
[#5]
dopo
Attivo dal 2013 al 2015
Ex utente
Mi scuso se sono stata persistente nell'uso di questo sito. Oggi io stessa ho riflettuto a riguardo. Ho dei problemi, non riesco ad indirizzarli ed ho sempre faticato molto nel rapporto con il mio terapeuta..
Avanzate le scuse sincere, vorrei ricollegarmi a quanto Lei mi ha scritto senza abusare oltremodo..
"La resistenza consiste nel non poter esprimere a lui quale significato lui ha per Lei" questa frase è verissima, anche se non sono certa di averla intesa nel modo che indendeva Lei: forse non vorrei essere una sua paziente; è padre e sono invidiosa dei figli ed è sposato e forse sono un pò invidiosa anche della moglie. Ho un pò di soggezione di lui (questo glielo dissi una volta) e questa soggezione dipende dal fatto che io lo vedo così perfetto in tutto (anche se indirettamente lui una volta mi fece capire che non è così e che certe mie idee sulle persone valgono come dei fotogrammi e che nessuna persona è irraggiungibile. Appunto "idealizzazioni" come mi ha scritto Lei). Forse vorrei piacergli, forse è uno di quegli uomini che penso che nella vita neppure mi considererebbe. Forse vorrei che lui mi salvasse.
Continuo a postare in psichiatria e non in psicologia/psicoterapia, perchè ho vissuto sulla mia pelle una grave incompetenza da parte di una psicologa con la quale per tanti anni ho fatto psicoterapia e adesso, ho un pregiudizio nei confronti degli psicologi-psicoterapeuti, anche se mi rendo conto che generalizzare è sbagliato nel senso che possono esserci anche psichiatri psicoterapeuti incompetenti (così come bravi psicoterapeuti psicologi bravi. Ma ad ognuno il suo compito!).
Per me è importante che Lui sia medico perchè il mio malessere interiore non è recente, ma ci sono cresciuta (cibo, sesso, comportamenti ossessioni compulsivi, sbalzi di umore, mancanza di aderenza alla realtà..). E poi perchè, in qualche modo mi fa accettare più facilmente la mia famiglia quando, riferendo comportamenti che mi "urtano" dei miei genitori, comprendo che si tratta di comportamenti patologici. Un mio familiare si tolse la vita e quindi, per me, si è importante che il mio terapeuta sia anche medico.
Però ha ragione Lei, quando mi suggerisce che devo dare più importanza, piuttosto che al fatto sia un medico psichiatra, al fatto che sia il mio terapeuta, dato che è attraverso la psicoterapia che posso cambiare.
E devo smettere la resistenza,.. mmm questa idea mi fa temere di poter diventare vulnerabile e di finire per accettare come sicuramente vere tutte le cose che mi dice lui. Ho bisogno di rifletterci su.
Grazie molto per il Suo consulto e semmai, per il futuro, avessi bisogno di interagire in questo sito, proverò, prima di scrivere ad essere più obiettiva.
Un cordiale saluto.
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