Danni permanenti da mancanza di sonno

Gentili dottori,
scrivo per avere alcune delucidazioni su un problema che reputo di particolare importanza: ho sofferto per circa 3 anni e mezzo di un disturbo d'ansia curato dal mio psichiatra con una compressa di fluoxetina al dì che poi non prendevo prorpio tutti i giorni poichè spesso mi dimenticavo stando inizialmente bene; dopo circa un annetto il quadro si è complicato nuovamente e ho iniziato a riposare male, avendo la possibilità dormivo anche 11/12 ore ma il sonno non era quasi mai pienamente ristoratore, tale condizione si è protratta per quasi due anni in cui oltre ad essere aumentato di peso, mi svegliavo sempre molto stanco e le mie performance quotidiane sono calate molto!Avendo da più di 3 mesi sospeso fluoxetina per la risoluzione del quadro clinico( scoperta patologia organica che causava il disturbo d'ansia), volevo sapere se la mancanza di sonno ristoratore protrattasi per più di due anni abbia potuto causare danni permanenti al cervello.. attualmente ho ripreso a dormire meglio e lo capisco anche dal fatto che spesso la notte riesco a sognare ma mi sento un pò confuso, confusione che penso sia anche da imputare al fatto di aver preso fluoxetina per 3 anni seppur non tutti i giorni perchè capitava che me la dimenticassi anche per settimane nei periodi in cui stavo meglio.
Posso aver danneggiato in maniera irreversibile il cervello?
La cosa mi sta molto a cuore perchè temo la perdita di capacità intellettive essendo il mio lavoro basato su questa capacità.
Ringrazio anticipatamente
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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Genntile utente,
non si tratta di un danno irreversibile, soprattutto alla Sua età. Quanto ne sappia io, rispetto ai farmaci antidepressivi sono stati ipotizzati effetti collaterali cognitivi a lungo termine, ma non sono stati ancora dimostrati, su questo non c'è un solido consenso. Posso dire che non mi è capitato alcun caso con tali effetti persistenti a lungo termine.

Comunque, la mancanza del "sonno pienamente ristoratore" è purtroppo un fenomeno molto diffuso, anche nei casi nei quali non sono coinvolti i farmaci, e tutte queste persone riescono a far parte intellettualmente valida della società, non meno se non più degli altri.

Vorrei però metterLa inguardia che il problema della confusione attuale che Lei vede come residua non è detto che sia legato solo al farmaco; non è meno probabile che ne contribuisce il disturbo d'ansia o/e la condizione organica (quale?) che avete scoperto a monte.

Dr. Alex Aleksey Gukov