Nevrosi - convivenza


Buon pomeriggio Egr Medici

Come potete vedere dai miei precedenti post, soffro di ansia da molti anni con le sue innumerevoli sfaccettature. Una volta predominanti erano le crisi di panico ora soprattutto pensieri ossessivi di tematiche esistenziali e non poche fobie soprattutto quella di perdere la mia integrità mentale dato che spesso, quando sono in piena crisi di pensieri e dubbi ossessivi mi sembra di aver perso la mia spontaneità, il mio vero se e quindi non esser più una persona "normale". Nonostante ciò vivo una vita discretamente "normale" tra lavori di grandi responsabilità, una bella famiglia, alcuni hobby (lettura, giardinaggio, cinema, etc). I miei periodi di vera crisi non sono stati mai molto lunghi, al max 4/6 mesi per raggiungere poi un periodo più o meno lungo di moderato benessere aiutato dalla psicoterapia (dinamica) e farmacologia con bassi dosaggi di antidepressivi ssri e ansioliti. L'ultima crisi sembra non terminare. Adesso è quasi un anno che accuso malesseri vari tra cui pensieri ossessivi (non esageratamente disturbanti), molti dubbi sulla mia patologia, sull'efficacia della terapia (zoloft 50 mg / dì + 1/2 compressa EN x 2 al dì), sull'efficacia della psicoterapia che faccio da anni, la paura di impazzire, le somatizzazzioni quali continui acufeni, extrasistole, diarrea mattutina, risveglio precoce accompagnato a tensione (non sempre), etc. A detto dai miei medici curanti non sto poi così male, non sono un caso disperato anche perchè continuo a vivere discretamente la mia vita adempiendo in maniera lodevole i miei compiti di marito, padre, figlio, lavoratore. Sempre i miei medici curanti (un neurologo e una psicoterapeuta entrambi di lunga esperienza) mi rassicurano dicendo che devo conviverci, farmene una ragione e pensare meno ai miei disturbi al fine allontanarli e quindi distrarmi con attività più creative. Detto questo, da buon nevrotico mi sorge un "dubbio". E' veramente il caso di farmene una ragione e continuare a vivere in questo modo? O forse dovrei preoccuparmi e cambiare medici sperando di trovare delle cure più mirate? Vivere in questo modo non è un dramma, potrei farlo per il resto della mia vita ma...il tarlo che ho in testa è se forse sto perdendo tempo nel curarmi seriamente e quindi andare incontro a una seria evoluzione della patologie come psicosi, schizofrenia, etc. Credetemi, a 48 anni mi sento ridicolo fare sempre le stesse domande ai miei medici i quali mi rassicurano che ciò non può succedere però adesso sento di chiedere un parere a Voi.
Grazie anticipatamente e cordiali saluti
[#1]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Questa é la prima terapia farmacologica? Si sono usati dosaggi diversi?

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#2]
dopo
Utente
Utente
Dall'ultima ricaduta, un anno fà, si

Negli anni addietro ho fatto tante terapie. Inizialmente, anni 90, tofranil mite con depas per poi passare a zoloft 50 e xanax 0,25. poi un periodo di benessere per poi ricadere e assumere cipralex 20 e xanax 0,25 o EN 50 (mezza compressa). Insomma un protocollo basato da antidepressivi ssri (tranne la prima terapia) e ansiolitici.

In attesa suo prossimo riscontro, cordiali saluti

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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
mi permetto di aggiungere anche un mio commento:

bisogna chiarire meglio la diagnosi. Quella diagnosi che Lei ha menzionato in alcuni consulti precedenti ("nevrosi ossessiva") sembra di essere chiara, ma per certi versi potrebbe essere anche sommaria.

Un conto - una "nevrosi" nel senso di disturbo d'ansia, oppure una che sfoccia nel disturbo di carattere, e un altro conto - un Disturbo Ossessivo-Compulsivo.

Entrambe le condizioni sono croniche, ma gli approcci di cura e la prognosi sono diverse.

Inoltre, vista la manifestazione "a periodi", la quale senz'altro può essere nelle nevrosi, mi chiederei comunque se non si tratta di un disturbo di umore, dove l'andamento "a periodi" è più tipico (e dove le cure e la prognosi sono ancora una volta diverse). Non so se questa ultima ipotesi è stata mai presa in considerazione.

Se il Suo specialista può dirimere questi dubbi, tanto è meglio, e da li che, secondo me, si può partire.

Dr. Alex Aleksey Gukov

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Come già accennato dal Collega Dott. Gukov, é fondamentale comprendere la diagnosi della sua condizione clinica. Se si trattasse di un disturbo ossessivo, allora é possibile che le terapie da lei sperimentate non abbiano dato risultati soddisfacenti per i dosaggi relativamente bassi, ad eccezione del cipralex. In questo caso, anche l'attuale terapia potrebbe non essere in grado di garantire il massimo delle potenzialità. Ci aggiorni, se vuole.
Cordiali saluti
[#5]
dopo
Utente
Utente

Buongiorno e grazie per le Vs celeri risposte e commenti

La diagnosi fatta dai medici che sono in cura da molti anni (dal 1995) è quella di disturbo d'ansia ovvero nevrosi ossessiva. La mia terapeuta dice che è diversa dal DOC in quanto non ho rituali bensì ansia, pensieri ossessivi scaturiti dall'ansia e che a sua volta generano ulteriore ansia, lieve depressione nevrotica causata da questo stato. Sembra che alla base ci sia un conflitto interiore di carattere sessuale ovvero il fatto ch'io non riesca ad accettare una parte di me che ama trasgredire sessualmente con pratiche omosessuali. Con la mia psicoterapeuta abbiamo lavorato molto su questo problema e "razionalmente" sembra ch'io l'abbia accettato senza farne un dramma anzi confesso di aver anche realizzato questi "bisogni" però sembra che il conflitto interiore persiste generando questo malessere psichico. Il mio neurologo crede poco alla causa psicologica attribuendo invece più ad uno squilibrio dei neurotrasmettitori agendo infatti con i farmaci ma a basso dosaggio sia perchè consapevole della mia paura per gli psicofarmaci sia perchè, conoscendo la tipologia del mio lavoro, non vorrebbe intorpidirmi e quindi pregiudicare la mia professionalità.

Perdonatemi se mi dilungo molto ma, detto questo, vorrei sapere se è vero che che noi nevrotici dobbiamo rassegnarci a vivere in questo stato e cioè una vita caratterizzata da ansie, paure, pensieri pur rimanendo "normali" o se invece dobbiamo lottare per raggiungere la guarigione o quantomeno per non fare evolvere la patologia in qualcosa di più grave?

E' possibile che alla lunga possa evolvere in psicosi o schizofrenia ? (questa è la mia più grande paura)

Grazie anticipatamente e cordiali saluti

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Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Se gli specialisti che la seguono pensano che le implicazioni psicologiche abbiano una grande importanza nel determinare i suoi sintomi, allora non abbiamo motivo di credere che non sia così. Tuttavia, la mia personale opinione é che se si decide di chiedere aiuto anche ai farmaci occorre chiedere aiuto a piena voce e non sommessamente, perché potrebbe capitare di non ottenere il risultato sperato. In altre parole, quello che voglio dire é che si decide di utilizzare anche l'approccio farmacologico, si può chiedere ai farmaci il massimo effetto possibile e per ottener lo occorre anche utilizzarli a dosaggi più elevati, se necessari, sempre nell'ambito delle indicazioni e tenendo conto della risposta clinica e della tollerabilità individuale.
Cordiali saluti
[#7]
dopo
Utente
Utente
Egr Dr Martiadis

Grazie per la sua esauriente risposta. Anch'io in parte concordo con lei circa la terapia farmacologica è che ho una grande paura di assumere psicofarmaci specialmente ad alti dosaggi nel timore di non poterne fare più a meno o addirittura modificare negativamente la mia psiche come le dicerie popolari sostengono.

Per quanto riguarda la psicoterapia, da una parte son contento delle sedute, del mio spazio di dialogo indisturbato e delle rassicurazioni che ricevo. In parte contento di aver capito la motivazione dei miei disturbi, ammessa e concessa sia realmente questa, e quindi la realizzazione di una vita sessuale equilibrata accontentando le due parti che coesistono in me allo scopo di trovare una mediazione e quindi placare il conflitto generatosi a suo tempo, dall'altra ha creato ulteriori pensieri che minano la mia spontaneità nel timore di poter sconfinare la via mediana e peggiorare quindi la sintomatologia ansiosa. In altre parole mi sento un burattino che cammina su una corda pronto a cadere da una parte o dall'altra.

Forse sarebbe stato meglio non sapere nulla e vivere spontaneamente la mia vita sessuale anche se, a detto dalla mia psicoterapeuta, sembra che sia proprio questo il problema, il fatto che noi nevrotici lasciati a briglia sciolte vaghiamo negli estremi alimentando il conflitto interiore e quindi il malessere

Non ho ricevuto risposta in merito ai miei timori sulla follia (psicosi, schizofrenia, etc) forse perchè temete di mettermi in allarme e quindi aggiungere ansia su ansia ???

Grazie sempre cari medici tutti

Cordiali saluti

[#8]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Gentile utente,
all'inizio di questo consulto Lei ha scritto:

<< ...il tarlo che ho in testa è se forse sto perdendo tempo nel curarmi seriamente e quindi andare incontro a una seria evoluzione della patologie come psicosi, schizofrenia, etc. Credetemi, a 48 anni mi sento ridicolo fare sempre le stesse domande ai miei medici i quali mi rassicurano che ciò non può succedere però adesso sento di chiedere un parere a Voi >>

1) Lei pensa che quello che ha non è ancora una patologia seria ? Alcuni autori dei tempi passati, riferendosi al disturbo ossessivo, hanno usato il termine "la follia del dubbio":

2) purtroppo non ho la minima intenzione di rassicurarLa, perché è antiterapeutico. Con le rassicurazioni non si cura. Lei stesso in uno dei Suoi consulti scrive di non essere soddisfatto di psicoterapia, perché le sedute si sono ridotte alle rassicurazioni. Allora perché fa anche qui la stessa cosa ?

E' possibile che la psicoterapia stenta a funzionare perché, come ha notato il mio collega, anche i farmaci servono (a dosi più adeguate): sugli effetti dei farmaci non bisogna sentire le "dicerie popolari";

e anche perché, da come lo descrive Lei, sembra che ultimamente Lei utilizzi e apprezzi la psicoterapia per il sollievo e per gli effetti positivi immediati che può dare. Allora, se così, è chiaro che si rimane fermi.

Non conosco da vicino i Suoi curanti, e non posso esprimermi su di loro, ma mi sembra che l'approccio terapeutico (sia in farmacoterapia che in psicoterapia) è condizionato in grande parte da Lei stesso. Prima di pensare a cambiare i curanti, conviene chiedersi a sé stesso se Lei è disponibile a cambiare l'approccio, e se sì, parlarne con ciascuno di loro due.

un saluto
[#9]
dopo
Utente
Utente

Gentile Dr Gukov

E' vero che noi "nevrotici" siamo sempre alla ricerca di rassicurazioni ed io in primis
ne traggo beneficio per allontanare per un pò di tempo il disagio e poter quindi avere un pò di sollievo anche se consapevole che trattasi di un sollievo temporaneo ma già da diversi anni è così che vado avanti e sinceramente, sentirsi dire da uno specialista di star tranquillo, che trattasi di un disturbo psicologico che non evolve in patologie più gravi, di non prendersi troppo sul serio e di non prendere troppo sul serio i propri pensieri ansiogeni, etc, etc questo, a mio avviso è terapia di supporto considerando che, come si evince dalle letterature sulle nevrosi, sembra che non vi siano cure definitive soprattutto per quella ossessiva.

Perchè molti specialisti sostengono che le rassicurazione sono antiterapeutiche?

E poi, ahimè, non me ne voglia ma il suo ultimo consulto mi ha agitato parecchio soprattutto quando dice << Lei pensa che quello che ha non è ancora una patologia seria ? Alcuni autori dei tempi passati, riferendosi al disturbo ossessivo, hanno usato il termine "la follia del dubbio">>

Mi creda, ho trascorso un brutto fine settimana :-)

Grazie sempre e cordiali saluti




[#10]
Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
"...considerando che, come si evince dalle letterature sulle nevrosi, sembra che non vi siano cure definitive soprattutto per quella ossessiva."

- Gentile utente, anche con questo frammento (citato sopra) non posso essere d'accordo:

fra tutte le categorie di malattie psichiche, le nevrosi sono fra quelle che sono potenzialmente curabili !
[#11]
dopo
Utente
Utente
Questo mi rincuora non poco.....grazie

Detto questo quale sarebbe il suo consiglio? Se ho ben capito:

- tcc
- terapia farmacologica a giusti dosaggi

Per la prima dovrei rivolgermi ad uno specialista mirato in ttc in quanto la mia terapeuta è di ordinamento diverso

Per la seconda dovrei esser sincero con lo specialista (neurologo) e chiedere una cura più incisiva dato che i risultati stentato ad arrivare

Vorrei porle un'ultima domanda per poi non disturbarla più.

Dopo 24 anni che soffro di questi disturbi d'ansia, è ancora possibile aspirare ad una guarigione anche parziale? E' possibile un ritorno alle origini, quando la mia mente era spensierata e spontanea e quindi libera da condizionamenti, paure, pensieri e ansie? O forse la mia mente è già stata compromessa ?

In attesa di un suo ulteriore commento e ringraziandola anticipatamente, porgo cordiali saluti

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Dr. Alex Aleksey Gukov Psichiatra 2.8k 119 6
Sì, la guarigione è possibile. Ovviamente dopo anni è difficile, ma in genere nelle nevrosi, nonostante siano invalidanti, prima che la persona si decide di affrontarla, succede proprio così: passano anni (e molti non la affrontano neanche), perché la malattia stessa offre dei meccanismi di compensazione che in parte (solo in parte) "proteggono" dagli scompensi; ma la loro situazione solo in parte rispecchia la Sua, perché Lei già da tempo ha deciso di affrontarla, e anche grazie alla psicoterapia che ha già fatto non partiamo da zero.

Per quanto riguarda l'orientamento psicoterapeutico, non ho niente contro la TCC, ma penso che non è la sola a poter riuscire ad essere mirata, e penso che molto dipende anche dalla personalità del psicoterapeuta (e dunque dal come applica la tecnica) e dal rapporto creatasi con lui/lei. Quando il rapporto dura anni, è più difficile cambiare qualcosa, anche se la tecnica della Sua attuale psicoterapeuta avesse le potenzialità. Benché capisco che Lei si è già interessato parecchio, Le consiglio di informarsi di più sugli orientamenti psicoterapeutici. Anche il Suo psichiatra, benché, come ho capito, lui è scettico sulla psicoterapia, sentirei comunque anche lui.

Per quanto riguarda la farmacoterapia: confermo.
(anche il mio collega è già intervenuto su questo tema).

un saluto
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dopo
Utente
Utente
Egr Dott Gukov

Grazie per i suoi preziosi consigli

Un caro saluto

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