Bipolarismo

Salve ho 21 anni e mia sorella (32 anni) da circa 3 anni è cambiata, non è più la stessa. Non lavora, tratta male chiunque le sia intorno, diffida di chiunque e dice di vedere cose strane. Dopo molti scontri mio zio è riuscito a farla parlare con un dottore, purtroppo non specializzato, che le ha consigliato di rivolgersi ad uno psichiatra ma lei si rifiuta perchè dice che siamo noi, la sua famiglia, ad essere malati. I miei genitori, a sua insaputa per evitare di peggiorare la situazione, hanno parlato con lo psichiatra a lei consigliato e da una breve analisi di ciò che gli è stato detto ha dedotto che secondo lui potrebbe essere bipolarismo di tipo I e depressione. Lui ha prescritto delle pastiglie, Zyprexa 10 mg, ma lei non vuole assolutamente prenderle. Questo dottore ci ha detto di metterla nelle bevande a sua insaputa ma a noi non sembra giusto. Lei cosa mi consiglia di fare? Ha 32 anni, non possiamo portarla di peso da uno psichiatra, abbiamo paura di una sua reazione, se per rabbiasse e se ne andasse di casa non sappiamo cosa potrebbe succederle... La situazione in casa è pesante... Mi scusi per il disturbo, stò cercano aiuto perchè non sappiamo più come affrontare questo problema...
Distinti saluti. Paola.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
In questi casi il modo migliore è affrontare il problema. La persona è vostra familiare, avrà dei legami con voi, se ci sono dei problemi potete seguire una via "dolce" cercando di convincerla a farsi visitare. Prescrizioni senza il paziente possono anche essere utili nel migliorare i suoi sintomi, magari "di nascosto", ma una terapia così impostata ha poco futuro, perché i pazienti hanno ancora meno strumenti per capire che hanno un disturbo, non sapendo che stanno prendendo qualcosa. Inoltre un paziente psicotico che sappia di essere stato "imbrogliato" dovrebbe essere completamente sanato per riconoscere l'utilità di un tale comportamento da parte vostra. La persona magari vive male altri aspetti, che ne so, è depressa, dorme male, è dimagrita, si sente stressata per colpa degli altri. Con questi obiettivi potrebbe accettare di ascoltare il parere di uno specialista. La via ufficiale sarebbe quella di richiedere un accertamento sanitario, cosa che creerebbe sicuramente nel breve termine una frattura con voi. Un medico che abbia valutato la persona e giudichi urgenti e pericolose le sue condizioni sul piano medico può, se la persona rifiuta le cure, chiederne il trattamento obbligatorio.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Buona sera Dottor Pacini, La ringrazio per la sua tempestiva risposta. Lo specialista consultato dai miei ha detto che sarebbe disponibile a venire anche a casa se ce ne fosse bisogno... Mia sorella non riconosce in nessun modo il fatto d'essere "malata", credo che questa sarebbe ò'unica opzione... ma come potrebbe reagire? Dopo l'ora, ora e mezza di presenza del dottore? Sono preoccupata ed ho tanta paura perchè è una situazione difficile da gestire... La ringrazio ancora e Le chiedo scusa per il tempo che le ho rubato.
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
La criptomedicazione (somministrazione di farmaci all'insaputa dell'interessato) potrebbe in linea teorica configurare un reato,e senz'altro può non sembrare eticamente valida. D'altro canto è spesso l'unica via di approccio ad un malato psicotico, che non abbia coscienza di malattia e che non abbia ancora elicitato comportamenti tali da dover richiedere un Trattamento Sanitario Obbligatorio. Parlo di "approccio" e non di "terapia". La criptomedicazione può rendere il malato meglio gestibile, lo può -se così si può dire- "addolcire", conducendolo ad una condizione di parziale consapevolezza di malattia e di disponibilità a lasciarsi aiutare. Sono a conoscenza di decine e decine di casi (si tratta in genere di psicosi schizofreniche o di eccitamenti maniacali) che sono molto migliorati o addirittura si sono risolti partendo dalla criptomedicazione.
La regola ferrea è che il paziente non deve averne nessun sospetto; se il paziente si accorge della criptomedicazione le conseguenze sono tragiche, e la fiducia nei familiari verrà irrimediabilmente compromessa. Conosco malati che per questo motivo non hanno più accettato di mangiare alimenti se non preparati da loro stessi; uno di questi era solito sottoporre le pietanze a lunghi lavaggi con l'acqua... Quando si deve ricorrere alla criptomedicazione occorre quindi iniziare con dosi minime,ed arrivare molto lentamente alla dose terapeutica, in modo che il paziente non avverta l'effetto sedativo del farmaco.
Il "principe" della criptomedicazione è l'aloperidolo (*Serenase *Haldol):gocce senza sapore e senza odore, somministrabili una sola volta al giorno(nella formulazione concentrata di 10 mg/ml possono bastare 6-8 gocce come dose finale).
Anche l'olanzapina (*Zyprexa) e il risperidone (*Risperdal soluz)sono formulati in modo da non essere avvertibili o riconoscibili negli alimenti; chi se lo può procurare adopera anche il penfluridolo (*Semap), che viene somministrato solo una volta a settimana.

ATTENZIONE: quanto sopra NON E' UN CONSIGLIO all'utente 77524, ma una generica disanima su un argomento scabroso ma importante della pratica psichiatrica.

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Gentile utente,
c'è un equivoco. Non dicevo di far venire a casa il medico per un accertamento sanitario d'ufficio, quella è una procedura che si intraprende ma chiaramente "in contrasto" con la persona alterata. Lo specialista di fiducia deve restare di fiducia innanzitutto per il suo paziente, quindi non può venire imposto, né far finta di "passare di lì per caso" e poi dilungarsi in consigli e raccomandazioni non richieste alla persona, che in quel momento non ha richiesto il suo intervento. E' necessario chiedere l'intervento dei sanitari eventualmente in occasione di eventi che secondo voi non consentono la prosecuzione di una convivenza serena, e saranno loro a valutare sul posto. Chiaramente la persona se non ha consapevolezza si sentirà semplicemente perseguitata. Ripeto: si può scegliere di attendere, mediare e cercare di convincere, oppure ad un certo punto chiedere l'intervento sanitario, che poi prende vie dipendenti dal giudizio dei sanitari e delle autorità competenti. Non esiste in assoluto una scelta giusta. La criptomedicazione può funzionare nel migliorare i sintomi, ma occorrerebbe anche sapere se nel futuro si ci può aspettare un cambiamento radicale della coscienza di disturbo mentale oppure no. L'obbligatorietà dei trattamenti è anche un modo per gestire con sicurezza farmaci che se somministrati a insaputa del paziente potrebbero dare problemi o effetti collaterali.
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dopo
Attivo dal 2008 al 2011
Ex utente
Buon giorno Dottori Carbonetti e Pacini. Vi ringrazio di cuore per il Vostro parere. Ho deciso di fissare un appuntamento con il Dottore con il quale henno parlato i miei genitori per vedere se può consigliarmi come posso convincere mia sorella ad assumere il farmaco e ad avere un colloquio con lui. Vi ringrazio e Vi auguro un felice ferragosto.
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