Gli attacchi di delirio di persecuzione continuano nei momenti e nei modi piu svariati, anche se ,

Non so se è permesso o è improprio, ma per brevità riproduco il mio quesito di un anno fa e le relative risposte:


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Consulti medici > Psichiatria > Delirio di persecuzione
Richiesta dell'
Utente 6489

buonasera, sono di milano ed ho 63 anni, sposato da 34, con due figli molto ben riusciti, ed anche una nipotina riuscita anche meglio.
Mia moglie rappresenta l'unico problema di questo situazione.Fino a 10 anni fa il nostro matrimonio si poteva definire perfetto,mentre da allora ha cominciato a nutrire sospetti e poi vere rabbie contro persone con cui fino al giorno prima andava d'accordissimo.In particolare mia madre, che era la sua migliore confidente, è diventata la propalatrice di notizie false sul suo conto, a persone che lei nemmeno conosceva. Anche altri, compresa sua sorella che amava moltissimo, sono finite nel tritacarne, e cosi via. Ora, dopo aver frequentato un corso di reiki, si è convinta che tutti quelli a cui ne ha parlato sono andati nel quartiere a sparlarne come di una stregache fa magie cattive, ed ha troncato amicizie trentennali. Mia madre e la sorella sono morte senza il conforto di vederla rinsavire.
Anni fa ero riuscito a condurla da una psicologa, che l'ha seguita per anni, con 4 sedute a settimana per oltre un anno, ma non ha avuto seguiti positivi, oltre che aver creato alle volte situazioni drammatiche con le sue prescrizioni ( l'aveva consigliata di presentarsi da mia madre, e " sbatterle sul muso" la realta che era nota a tutti, e, ove avesse negato, comportarsi come riteneva piu opportuno. Ne è seguita una scena penosissima, sopratutto per mia madre,gia anziana.
Ad un certo punto anche la psicologa è finita nel tritacarne, ed è stata accusata di aver informato il medico curante,amico di famiglia, del suo stato. Risultato, cambio del medico.
Sono riuscito a portarla da uno psichiatra che le ha prescritto i serenase, senza però informarci dei possibili effetti collaterali; risultato, grossi sintomi parkinsoniani, e chiarimenti al pronto soccorso,con sospensione della cura che non ha voluto riprendere.
Dopo due anni son riuscito a riportarla da un altro psichiatra , di cui sembrava fidarsi, che le ha prescritto ansiolitici ( alprazolam) antidepressivi ( Daparox) e neurolettici ( prima seroxat e poi zyprexa), che non mi sembrava avessero ottenuto grossi risultati; le visite dallo psichiatra sono continuate per tre anni,di fatto sempre con le stesse terapie, ma, ripeto, con risultati che non mi sembravano di rilievo. Ora da due anni ha interrotto lo zyprexa, e non vuole piu andare dallo psichiatra; gli attacchi di delirio di persecuzione continuano nei momenti e nei modi piu svariati, anche se , devo dire, non la portano a compiere ancora atti tali da ledere il codice penale.
Forse in questi anni sono peggiorato anch'io, nel senso che pur consapevole che si tratta di una malattia dell'animo, non riesco piu a gestire le mie reazioni ai suoi atti inconsulti.
Non vuole assolutamente ritornare da psichiatri, e se provo a parlarne, sia pure nel modo piu sorridente possibile, ha reazioni violente.
Ho vie d'uscita, se non al suo male, al mio modo di accettarlo? So che esistono gruppi di autoaiuto di parenti di ammalati psichici.
C'è qualche modo di convincerla a ritornare da un altro psichiatra? E i risultati modesti ottenuti allora, possono essere dipesi da cause che non conosco? Il mio comportamento come deve essere, o meglio dovrebbe,visto che al momento non riesco a fare altro che reagire con l'atteggiamento delle tre scimmiette?
In mancanza di cure, l'evoluzione probabile quale sarà?
So che non sono quesiti facili, ma una parola esperta mi farà magari sentire meglio.
Ringrazio e saluto.


scritto giovedì 6 settembre 2007 - ore: 23.05.26

Risponde dal 2007 il medico
Dr. Giuseppe Ruffolo
PISA (PI)
GROSSETO (GR)
PIANCASTAGNAIO (SI)

Specializzato in:
- Psichiatria

Gentile utente,
chi è affetto da disturbi psicotici (deliri, allucinazioni) non ha consapevolezza alcuna della "assurdità" dei suoi contenuti ideativi o delle sue percezioni nè esistono argomentazioni logiche che possano portarlo a mettere in dubbio le sue convinzioni; in sostanza, il paziente non ha nessuna consapevolezza di malattia.

Le terapie farmacologiche a base di antipsicotici possono aiutare a "scardinare" le convinzioni deliranti a patto che il paziente assuma la cura e regolarmente (cosa alquanto difficoltosa, quest'ultima, in quanto egli è convinto di non aver alcun problema psichiatrico).

E' evidente che la gestione medica del problema è spesso molto difficoltosa; nei casi più ostici potrebbe essere consigliabile coinvolgere i servizi psichiatrici di zona in quanto quest'ultimi hanno la possibilità di intervenire, ove ritenuto necessario e per salvaguardare la salute del paziente, con modalità che non sono possibili nell'ambito di una pratica ambulatoriale privata.
(può darsi che questo sia stato già fatto, ma dal suo post non si capisce se i trattamenti avuti sono stati effettuatti presso un servizio psichiatrico pubblico o non).

Penso inoltre sia necessario un inquadramento diagnostico chiaro visto che i sintomi psicotici possono essere riconducibili a disturbi psichiatrici differenti (disturbi dell'umore, disturbi dello spettro schizofrenico etc.) e le modalità d'intervento terapeutico (farmacologico) possono essere diverse in funzione del disturbo psichiatrico al quale tali sintomi (psicotici) sono riconducibili.

Cordiali saluti
Dr. Giuseppe Ruffolo
www.forumpsichiatria.it
www.psichiatria-online.it



#1 - scritto venerdì 7 settembre 2007 - ore: 9.00.39

Risponde dal 2006 il medico
Dr. Claudio Lorenzetti
LIVORNO (LI)
PONTEDERA (PI)
GAMBOLO' (PV)

Specializzato in:
- Psichiatria

Perfezionato in:
- Farmacologia

Gentile Utente,
sono perfettamente daccordo con l'amico Dr. Ruffolo. Aggiungo soltanto che può far intervenire il medico di medicina generale per cercare di convincere sua moglie a fare una visita psichiatrica nella struttura pubblica. Se sua moglie rifiutasse ed il medico ravisasse una condizione di emergenza può chiedere alla struttura psichiatrica territoriale un Accertamento Sanitario Obbligatorio mediante una sua certificazione da inviare tramite la Polizia Municipale al Sindaco o all'assessore facente funzione per queste problematiche. A quel punto sua moglie sarebbe costretta alla visita. Prima di questo però il collega di medicina generale dovrebbe cercare di persuadere con più di un contatto sua moglie.
Cordiali saluti.

Dr. Claudio Lorenzetti



#2 - scritto venerdì 7 settembre 2007 - ore: 10.46.19

Replica dell'
Utente 6489

Ringrazio i cortesi medici che hanno risposto.
Preciso che tutte le cure finora tentate sono state fatte privatamente, e, come supponete, con grosse problematiche di convincimento. Sopratutto lo psichiatra dal quale si è recata per tre anni mi sembrava molto competente, ma, come ripeto, i risultati pratici,nonostante il risperdal prima e lo zyprexa dopo per circa tre anni, non mi sono mai sembrati evidenti.
D'altra parte, i disturbi non sono di entità tale da mettere a pregiudizio la sua salute o di altri, per cui non credo sia possibile far intervenire un accertamento sanitario obbligatorio; di fatto rimedia, e rimedio, solo figuracce e amicizie finite.
Aggiungo un particolare , non so quanto rilevante: piu o meno all'inizio dei disturbi psichici ha avuto sia l'inizio della menopausa che il morbo di Basedow, quest'ultimo risolto però bene con il Tapazole; tuttora gli esami tiroidei sono nella norma.
Direi che a questo punto, temo di essere vittima, ma forse anche parte del problema, perchè alle sue sparate reagisco ormai con insofferenza e naturalmente non contribuisco al clima migliore. Il medico di famiglia è una brava persona, ma non si fa coinvolgere piu di tanto, e, tra l'altro sta finendo nel tritacarne anche lui, perchè mia moglie si sta gia informando su altri medici in zona, in quanto " lui" è troppo conosciuto da altri che le "sono nemici" qui vicini e che " possono riferire" o " venire riferiti" di particolari suoi.

Aggiungo un altro particolare caratteriale; quando ci siamo sposati, e tuttora, non ha mai avuto il piu piccolo senso dell'umorismo, che le dava pure fastidio. Aveva però una carica di gioia di vivere che metteva tutti di buon umore al primo impatto, e che purtroppo è quella che si è persa, ripeto, piu o meno di colpo una diecina d'anni fa.

E' possibile che con gli anni ( ne ha 59) il male si attenui? o che peggiori? Come dico, la sua vita ad un osservatore esterno appare del tutto normale, salvo a chi la conosce o l'ha conosciuta ed ormai la evita per le incoerenze delle sue accuse.

Ringrazio comunque ancora e saluto molto cordialmente.


#3 - scritto venerdì 7 settembre 2007 - ore: 23.12.53

Risponde dal 2007 il medico
Dr. Stefano Garbolino
TORINO (TO)
PIOSSASCO (TO)

Specializzato in:
- Psichiatria
- Psicologia

Perfezionato in:
- Psicoterapia

Gentile utente,
posto che sono in accordo con i pareri dei colleghi precedenti, non è possibile in modo adeguato rispndere alla sua ultima domanda, in quanto la risposta soggettiva e le caratteristiche cliniche della problematica fanno la differenza rispetto alla prognosi in termini di "guarigione".
Cordialmente



#4 - scritto mercoledì 12 settembre 2007 - ore: 23.06.05

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Ad oggi la situazione è alquanto peggiorata, ma sempre senza necessità di TSO, visto che non fa di fatto male a nessuno, salvo che al mio e nostro sistema sociale.

Ho chiesto consiglio allo psichiatra che l'aveva in cura, che, pur senza ovviamente sbilanciarsi, non ha escluso la possibilità di somministrarle surrettiziamente il Risperdal gocce ( mi risulta essere l'unico atipico in gocce che esista) in dosi di uno prima e due milligrammi poi, in unica somministrazione giornaliera nel caffè.
Se venisse con questo intaccato lo zoccolo duro della sua resistenza ad una visita psichiatrica,potrei poi ...regolarizzare la cosa.
Avete un cortese parere a questa possibilità, fermo restando che la responsabilità è mia come mia sarà la decisione di procedere?
[#1]
Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Intanto chiariamo un equivoco: il TSO non può essere mai invocato sulla base del rischio di compiere azioni lesive della altrui incolumità. Anche se i giudici non si sono sempre detti d'accordo, di fatto il TSO è una misura volta alla tutela della salute del soggetto, che vi viene sottoposto, qualora sussitano tre condizioni:
a) un pericolo per la salute o la incolumità fisica della persona medesima legato ad aspetti di incosapevolezza/rifiuto della malattia
b) il netto rifiuto ad assumere farmaci atti alla cura di quanto sopra
c) l'impossibilità di provvedere alla cura ed alla tutela del soggetto in regime extraospedaliero (questo per quanto riguarda il TSO con ricovero in ospedale, altrimenti esiste anche il TSO extraospedaliero).
Tecnicamente, quindi le condizioni per l'attivazione di un TSO per il Suo congiunto ci sarebbero (se non ho frainteso la situazione).

La prescrizione, viceversa, e la somministrazione di farmaci in assenza del consenso informato e liberamente dato del soggetto coinvolto, viceversa può costituire un reato perseguibile penalmente.

Anche se tale pratica non è inusuale, viceversa le uniche condizioni in cui una persona può essere sottoposta a terapia in assenza di consenso sono: il fatto che essa non sia temporaneamente capace di intendere e volere (condizione sancita dal TSO), ovvero l'esistenza di uno stato di necessità (condizione di immediato e tangibile pericolo per la vita del soggetto). In tutti gli altri casi occorre ottenere il consenso alla terapia da parte della persona.
Diverso sarebbe il caso di un minore, per cui il consenso deve essere fornito dai genitori del medesimo, ovvero di una persona interdetta o inabilitata, nel qual caso interverrebbero i tutori e/o il giudice tutelare.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli

Dott. Gabriele Tonelli
Psicoterapeuta,Master in Psicopatologia e Scienze Forensi,Segr.Redazione PsychiatryOnline It,Medico di Categoria. C.T.U.

[#2]
dopo
Utente
Utente
gent. dr. Tonetto, la ringrazio per la cortesia e la chiarezza.

Peraltro, Le confermo che i dubbi interpretativi dello stato di necessità di un TSO sono generali, sia da parte del medico curante, che del CPS al quale mi sono rivolto. In sostanza sembra che la possibilità verrebbe presa in considerazione solo se esistesse un rischio per la salute "fisica" di qualcuno.
Inoltre mi viene fatto presente che l'esecuzione di un TSO è un atto traumatico, in presenza di opposizione del soggetto, in un condominio poi credo sia facile immaginarne le conseguenze. Ancora, mi viene aggiunto che la cosa si risolve, quasi sempre, in un ricovero di sette giorni in una struttura dove viene praticata una terapia spesso eccessiva, viene rilevata la remissioni dei sintomi ( che nel mio caso spesso nemmeno ci sono) e viene dimesso.
Temo che si tratterebbe di una cura peggiore del male.
Per quello ipotizzavo una somministrazione inizialmente surrettizia, per poter smantellare la sua contrarietà ad una visita psichiatrica, e proseguire la terapia in piena legalità.
Mi rendo peraltro ben conto che non è possibile ad un medico serio quale Lei senz'altro è, prendere in considerazione ipotesi di cura diverse da quelle giustamente consolidate.
Le chiederei unicamente se ha una qualche idea, magari banale ma che viene dall'esperienza, sul come impostare un nuovo tentativo di convincimento ad una visita specialistica; in momenti come questi si prova di tutto, e magari quacosa di nuovo funziona.
Ancora ringraziandola, le porgo i miei saluti.
[#3]
Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
La ringrazio per la fiducia nel definirmi un medico serio. Il problema è che in "urgenza" l'ipotesi di somministrare farmaci di nascosto può anche rappresentare una soluzione accettabile. Quello di cui mi premeva informarla riguardava solo i rischi (anche legali) che ne derivano.
Peraltro, purtroppo, non ho risposte alla Sua domanda, ovvero se il convincimento della persona è intaccabile è difficile che ci siano possibilità di intervento "dolce"; se, viceversa, esistono margini di trattativa l'unica cosa è insistere, magari cercando di non contrapporsi sui temi del delirio, ovvero di non sconfermare direttamente gli aspetti persecutori, ma cercare di mediare sui loro contenuti.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli
[#4]
dopo
Utente
Utente
Gent.mo dr. Tonelli (mi scuso per aver storpiato il suo nome nella risposta precedente)

La ringrazio per le cortesissime osservazioni, che capisco benissimo essere dettate da giustissime preoccupazioni.

In effetti non è ( stato) facile nemmeno per me ricorrere a una soluzione di questo tipo, visto l'affetto che è sempre esistito fra noi, ma in fondo è forse per lo stesso motivo che ho trovato il coraggio di farlo.
Ho iniziato con un mg. giornaliero, e ora sono, dopo otto giorni, arrivato gradualmente a due mg giornalieri di risperidone Sandoz.

Non ho visto alcun sintomo extrapiramidale, che ben conosco.
A dire la verità non ho visto nemmeno sintomi di remissione della patologia, ma gli episodi psicotici non sono comunque mai stati frequenti, anche se molto violenti nella sostanza.

Per dirle, è già stata due volte al commissariato a denunciare i torti subiti, e afferma di aver visto coi propri occhi la polizia che ha arrestato uno dei suoi persecutori.

Pur essendo ovviamente difficile, cerco di mantenermi neutrale di fronte alle sue affermazioni, ma quando cerco di inserire il tema di un aiuto esterno all'accettazione dei suoi problemi, la chiusura è netta, almeno finora.

Se ritiene di potermi rispondere ( non conosco nel dettaglio la deontologia professionale) avrei anche un quesito tecnico da sottoporre:

somministro il Risperidone Sandoz gocce in una tazzina da caffè, in cui lo verso la sera verso le undici, aggiungo alcune gocce d'acqua e lo lascio in un luogo " sicuro" fino al caffè del mezzogiorno successivo, che le verso io da sempre. Le gocce cosi somministrate perdono di efficacia o il principio attivo si mantiene? Non mi sembra di vedere evaporazione quando riprendo in mano la tazzina. O si tratta di medicinale "volatile"?

La ringrazio comunque per la cortesia e la saluto
[#5]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
visto che il paziente in questione ritiene di avere fiducia nelle forze dell'ordine potrebbe essere utile ricercarnel'alleanza mediante un accertamento sanitario obbligatorio che è in pratica una visita obbligatoria a cui un soggetto deve sottoporsi e che viene coadiuvato dalle forze dell'ordine (perchè come il tso è un provvedimento che va oltre la volontà dell'ssistito). In quella sede i medici potrebbero cercare la famosa alleanza terapeutica mostrandosi comprensivi e solidali verso la sua situazione di perseguitata. Mi rendo conto che comunque è tutto molto difficile.
Pur non condividendo e sconsigliando la somministrazione di farmaci all'insaputa del paziente, devo dirle che bevande molto calde possono denaturare la molecola del risperidone.
auguri

Dott. Vassilis Martiadis
Psichiatra e Psicoterapeuta
www.psichiatranapoli.it

[#6]
Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Gentile utente,

Credo di aver capito che lei toglie dalla confezione il Risperidone gia' dalla sera, anche questa pratica, oltre alla denaturazione in bevande calde, puo' comportare una alterazione della molecola che puo' divenire parzialmente inefficace.
E' anche da considerare che questa modalita' di somministrazione deve essere limitata alla fase acuta per ricontrattare con il paziente una nuova via di cura.

https://wa.me/3908251881139
https://www.instagram.com/psychiatrist72/

[#7]
Dr. Gabriele Tonelli Psichiatra, Psicoterapeuta, Perfezionato in medicine non convenzionali, Neuropsichiatra infantile 326 11
Sul sito della casa farmaceutica viene espressamente sconsigliata l'esposizione del farmaco sia alla luce sia al calore, perché questo ne può alterare le caratteristiche farmacologiche. E' una indicazione generalizzata, purtuttavia non posso che associarmi ai colleghi nello sconsigliarle di esporre il farmaco all'aria dalla sera prima e pure di associarlo ad una bevanda calda.

Cordiali saluti

Gabriele Tonelli
[#8]
dopo
Utente
Utente
Ringrazio ancora, se pur in ritardo, i cortesi medici che hanno risposto ai miei quesiti.

Mi sembra altresi giusto informare che la cura sta dando risultati sorprendentemente favorevoli.

In particolare direi che:

- la base delirante è sempre presente nell'intimo, ma sembra diventata un fatto secondario, che non merita quasi attenzione; prima qualunque fatto quotidiano, anche il più innocente, veniva ricondotto ad una ulteriore prova dell'esistenza di una persecuzione.
- non ci sono più stati atti inconsulti nei confronti dei presunti persecutori, che nemmeno vengono più nominati, se non fuggevolmente.
- è aumentata l'affettività nei miei confronti che prima invece venivo considerato non all'altezza della situazione, in quanto non reagivo alla persecuzione in atto con le azioni anche violente del caso.
- ha momenti di allegria e serenità, visibili anche nell'espressione, prima sempre tesa e con il viso tirato.

Attualmente la dose è molto limitata, a livello di 1 mg al giorno e anche meno.

Con l'esperienza di qualche anno fa, non interromperò la cura a meno che costretto, pur riprovando, fra qualche tempo a farle accettare una " regolarizzazione" psichiatrica.

Mi sto anche interrogando sull'evoluzione del suo pensiero, se cioè il " fondo" delirante verrà rimosso dal farmaco o sarà indispensabile un trattamento psicoterapico, tre anni fa non applicato, forse perchè non giudicato necessario ( non l'ho rifiutato, semplicemente lo psichiatra non l'ha prescritto).

Altro aspetto che non ha recuperato, per ora, è la socialità, che prima era notevole, ma più che altro non è che la rifiuti per ostilità, piu che altro non sembra interessarle

E' inutile dire che anch'io, e mio figlio che abita in casa , siamo molto sollevati, ed anche il mio stato pressorio, alquanto critico, risulta normalizzato.

Aggiungo che ho avuto modo di parlare della conservazione del farmaco con un esperto xagena, conosciuto attraverso un comune amico, che, dopo essersi informato, ha confermato che il farmaco non subisce alterazione se somministrato nel modo che dicevo.

Ringrazio ancora per l'attenzione

[#9]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Gentile utente,
fa piacere leggere delle buone notizie riguardo pazienti con patologie così gravi. Riguardo i sintomi residui che lei descrive, le faccio notare che questi potrebbero essere dovuti, almeno in parte, al dosaggio molto basso di risperidone. E' probabile che anche un lieve incremento possa dare migliori risultati. E' auspicable che le future somministrazioni possano avvenire con l'accordo dell'interessata.
cordialmente
[#10]
dopo
Utente
Utente
gentile dott. Martiadis
La ringrazio per la cortese risposta,


concordo pienamente con Lei in merito alla necessità di un accordo e di una partecipazione dell'interessata alla prosecuzione della cura. Anche a me pesa parecchio il dover sfruttare la sua buona fede, sia pure per il suo bene.
Cercherò di sfruttare le " falle" nella sua convinzione.

Devo anche dire che ci ero riuscito un anno fa, ma purtroppo abbiamo incocciato la persona sbagliata, visto che è uscita dallo studio assolutamente inviperita. Era una visita privata, in un ospedale pubblico, ma la tizia in questione ha speso buona parte della visita per reindirizzarla allo studio privato dove esercitava..., .

Riguardo al suo suggerimento, devo dirle che ci ho provato, aumentando a due e poi ad 1,5 mg la dose, ma si sono manifestati sintomi extrapiramidali, abbastanza lievi, ma che mi hanno indotto a ridurre di nuovo ad un mg.
Data la modestia dei sintomi e la loro scomparsa dopo la riduzione della posologia, non ho ritenuto di somministrare antiparkinsoniani (ho in casa l'akineton)

Capita inoltre, più o meno una volta su dieci che per problemi vari non assuma la dose giornaliera, ma questo sembra non creare problemi.

Come dicevo, comunque, la situazione è decisamente migliorata, anche se l'oggetto del delirio, la persecuzione, è tuttora ben strutturata e, quando capita, con estranei descrive la situazione delirante esattamente come prima; quello che è cambiato è il grado di importanza che gli attribuisce nella quotidianità, come fosse un moscerino , fastidioso, si, ma che certamente non rovina ne la giornata ne la vita.

Visto il suo suggerimento, proverò tra qualche tempo a riaumentare la dose ad 1,5 mg, monitorando eventuali sintomi extrapiramidali, o altri dei sintomi descritti nella avvertenze del farmaco, finora mai manifestati comunque, compreso l'aumento di peso del tutto inesistente.
Non ha avuto ancora modo di provare a misurare la prolattina, ma trattandosi di persona di 60 anni, non credo abbia grossa importanza.

La ringrazio ancora per la cortesia

[#11]
Dr. Vassilis Martiadis Psichiatra, Psicoterapeuta 7.3k 161 83
Sperando in una migliore consapevolezza dell'interessata e nella possibilità di renderla partecipe della terapia le ricordo, ove non ne fosse ionformato, che il risperidone esiste anche in formulazione a rilascio prolungato per via intramuscolare. Tale formulazione sembra aumentarne l'efficacia e ridurne gli effetti collaterali per la cinetica lineare rispetto ai picchi plasmatici provocati dalla somministrazione tradizionale.
In bocca al lupo.
cordiali saluti
[#12]
dopo
Utente
Utente
Per informazione, magari utile a chi abbia letto questo post, ed ai gentili medici che hanno collaborato, penso di fare cosa utile aggiornando sulla situazione, che per miglior riferimento ho lasciato esposta integralmente sopra.

Ho continuato la somministrazione del risperdal in gocce, a dosi minime, circa 0,5 ml. giornalieri e nemmeno sempre, non riscontrando alcun effetto negativo, ne la ripresa del delirio.

Circa un anno fa, ho provato a sospendere definitivamente, ma dopo circa due mesi, ho notato una moderata ripresa di un atteggiamento negativo, limitato ad una persona ed a bassa intensità, ma inequivocabilmente un accenno di delirio.

Ho allora ripreso la somministrazione, a livello di 0,75 ml, i sintomi sono quasi subito scomparsi, e la persona è tornata nelle sue grazie.

Ora continuo, ho troppa paura in una ripresa della patologia, e magari proverò ancora fra un anno a sospendere la cura, sia pure con cautela e pronto agli eventi.

Ne approfitto per chiedere a qualcuno dei gentili medici, se esiste una casistica o uno studio specifico sull'uso del risperidone a basso dosaggio per lunghi periodi, e magari un Vostro parere sulla situazione.

Non ho avuto modo di renderla partecipe del fatto che " è in cura", anche se spero di farlo in futuro, quando le circostanze magari saranno più favorevoli.

Grazie e buone vacanze
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