Ansia e farmaci: dubbi

Gentili dottori,
da 14 mesi seguo una terapia psicanalitica con buoni risultati.
Recentemente, la mia terapeuta mi ha suggerito di accostare alla psicoterapia una terapia farmacologica per controllare l’ansia, di cui ho sempre sofferto e che mi impedirebbe di “vedere le mie qualità”. Pertanto, mi ha suggerito un consulto psichiatrico.
Sinceramente, sono un po’ restio a cominciare una terapia farmacologica: temo sia gli effetti collaterali dei farmaci, sia la possibilità di dipendenza dagli stessi. Inoltre, temo che la terapia farmacologica debba durare per lungo tempo (anni, se non "a vita"), poiché l’ansia sembra essere “parte del mio carattere”.
Queste mie preoccupazioni sono dettate anche da una mia precedente esperienza. Nel 2011, a causa di un periodo insonne, uno psichiatra mi prescrisse una terapia di 3 mesi a base di mirtazapina (mezza compressa ogni sera). Durante il trattamento, ebbi aumento di fame e di peso, dolori articolari e sbalzi d’umore. Lo psichiatra, però, non modificò il trattamento farmacologico. Dopo pochi mesi il termine della terapia, nonostante avessi scalato come prescritto il farmaco, i sintomi si ripresentarono.

Vi domando, perciò:

1.Un’eventuale terapia farmacologica potrebbe – in teoria – essere proposta “a tempo indeterminato”, se non "a vita", con conseguenti effetti collaterali di lungo periodo (es: assuefazione, dipendenza, aumento delle dosi prescritte)?
2.Esistono e alternative “meno invasive" ad un trattamento farmacologico “classico”, ma altrettanto efficace? Non mi riferisco ad omeopatia o altro, ovviamente, bensì a metodi con evidenze scientifiche.


Grazie in anticipo
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Una terapia farmacologica è proposta per il tempo necessario al trattamento dei sintomi per cui si assume, potrebbe essere considerato un trattamento continuativo ma con le dovute valutazioni specifiche in corso di trattamento.

Una terapia farmacologica correttamente impostata non fornisce assuefazione, dipendenza e l'aumento delle dosi deve attenersi a quanto indicato in scheda tecnica.

Non vi sono alternative di trattamento, del resto lei già da tempo sta facendo una terapia psicoanalitica, si è posto forse il dubbio della durata del trattamento attuale?

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dopo
Utente
Utente
Gentile Dottore,
la ringrazio per la risposta.
Non mi sono mai posto dubbi sul trattamento attuale: mi è stato chiaro fin da subito - dalle informazioni ricevute dalla terapeuta stessa e da persone che avevano seguito un percorso psicoanalitico - che non sarebbe stato di breve durata. Questo non tanto per la "complessità del mio caso", quanto piuttosto per "l'impostazione" (non saprei come definirla più precisamente) della psicoanalisi stessa.
L'unico dubbio è nato - come dicevo prima - dal fatto che sono sempre stato ansioso, come se l'ansia facesse parte del mio carattere. Pertanto, pensavo di dovermi rassegnare ad una terapia farmacologica "a vita".
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Anche la psicoanalisi potrebbe essere "a vita".

Dipende ciò che vuole ricevere da una psicoterapia con questo tipo di impostazione e come intende proseguire con la stessa, dato che, evidentemente, il trattamento dell'ansia viene demandato ad uno psichiatra e ad una terapia farmacologica.

Non dovrebbe la psicoanalisi agire sulle nevrosi?

Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.

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