Confusione mentale e stanchezza

Gentile dottore,
ho una richiesta da porre riguardo a un problema che in questi ultimi tempi mi provoca qualche disagio.
Premetto che sono in cura psichiatrica dal 1999 per esaurimento nervoso e attacchi di panico. Generalmente ora sto bene, gli attacchi di panico sono scomparsi, ma l'umore è perennemente altalenante. Attualmente assumo 2 capsule di Fluoxetina da 20 mg per l'umore e una compressa di Stilnox (Zolpidem tartrato) per il sonno, che altrimenti sarebbe discontinuo e agitato.
Svolgo una professione che richiede la massima concentrazione, ma ultimamente trovare questa concentrazione mi è molto difficile e sento che questo a lungo andare si ripercuoterà sul mio rendimento lavorativo, soprattutto ora che le richieste sono diventate più esigenti e rigide. A volte mi ritrovo a fissare il monitor del computer con una sensazione di confusione mentale, di vuoto totale, mi sembra addirittura di aver perso le mia proprietà di espressione linguistica e che il mio lessico si stia a poco a poco impoverendo. Il medico psichiatra presso cui sono in cura dice che è solo ansia e che questo stato è tutto una percezione alterata; in realtà io non mi sento ansiosa, ma confusa, come se stessi perdendo la memoria. Inoltre soffro di uno stato generale di affaticamento, soprattutto mentale, per cui mi risulta difficile portare a termine anche i compiti più banali. Sono sempre stata una persona molto attiva, soprattutto dal punto di vista intellettuale e mentale. Conservo sempre la voglia di fare, ma contrasta fortemente con questo senso di quasi impotenza.
Senza entrare nello specifico, so benissimo che le situazioni non si possono valutare da una semplice lettera, vorrei però un indizio per capire se potrebbe trattarsi di effettiva stanchezza, di un problema di percezione alterata o di un problema effettivo.

Ringrazio tutti quanti per l'attenzione e il tempo
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Non è una patologia mentale, quella che descrive, ma alienazione lavorativa, nel più classico dei termini classici.
Cerchi di variare la sua esistenza e se è possibile anche il suo lavoro per renderlo meno omologante e frustrante.

Dr. Manlio Converti

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