Psicosi e abilify

Gentili dottori, a mio figlio (oggi 24enne) fu diagnosticata 6 anni fa la psicosi. Da subito fu curato prima con risperdal e poi con abilify. Svolge una vita abbastanza soddisfacente ma il medico psichiatra ha prescritto una cura di mantenimento di abilify. Ha detto che probabilmente dovrà assumerlo per tutta la vita.
Le mie domande sono:
-assumendo questo medicinale per lunghi anni, non può dare assuefazione? (Nel senso che se assunto per troppo tempo, non c'è il rischio che poi non fa effetto?)
-prendere medicinali come questi per tutta la vita, non danneggia organi del
Corpo tipo fegato etc?
Del resto mio figlio ha solo 24 anni e spero abbia una vita lunga.
Grazie infinite per le eventuali risposte
Cordiali saluti
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Dr. Manlio Converti Psichiatra, Psicoterapeuta 799 17 20
Le terapie antipisotiche, dopo i primi tre-cinque anni, vengono date a vita, qualora non si riuscisse in nessun modo a sospenderle o se non ci fosse nemmeno modo di provarci, per la persistenza di alcuni sintomi.

D'altra parte per il diabete mellito o per l'ipertensione è la stessa cosa e nessuno si pone queste domande.

Tutti speriamo suo figlio abbia una lunga vita, ma occorre anche che sia la migliore possibile e priva di ricadute.

Ogni ricaduta infatti peggiora le condizioni e le possibilità di recupero, oltre che far rischiare, questa sì, la resistenza agli psicofarmaci. Interrompere gli psicofarmaci prima dei tre-cinque anni e fuori dalle indicazioni dello psichiatra (cioè se non ce ne sono le condizioni cliniche) può causare una ricaduta e, questa appunto, può causare la resistenza al farmaco.

Data la diagnosi e la sua gravità, che include un peggioramento progressivo gravissimo in caso di mancata terapia, non ha che un'importanza limitata quella dell'eventuale rischio su altri organi, che vanno senza paranoie e senza ansie controllati anche solo ogni cinque anni, ora che è giovane.

Quello che importa davvero è che non abusi di cibo e che si mantenga magro! E' l'eccesso di cibo il vero pericolo per gli organi vitali, non gli psicofarmaci.

Dr. Manlio Converti