Un contingente senso

Buongiorno,
vorrei provare a descrivere quello che mi accade saltuariamente da un paio di mesi. Premetto che sono una persona ansiosa, ipocondriaca e che sono stata in terapia per circa 1 anno da uno psicologo fino a due anni fa e che ora sono tornata da lui.
Ho problemi gastrici (soffro di nausea e gastrite nei periodi di stress e preoccupazioni da circa 5 anni) causati da una somatizzazione di ansia (diagnosi fatta dal gastroenterologo dopo 2 gastroscopie, eco addominali e analisi sangue), ma di recente avverto anche altri sintomi. Provo un senso di sbandamento di 2-3 secondi accompagnato da calore ai piedi. Questa sensazione l'ho provata in piedi al supermercato, seduta sul divano di casa mia mentre parlavo con amiche e davo il biberon alla mia bimba di 5 mesi, seduta dalla parrucchiera...insomma in varie occasioni mentre non c'era un contingente senso di ansia. Lo psicologo li chiama attacchi paucisintomatici. Io invece temo ci possa essere altro. Mio padre è morto nel 2014 a 84 anni con 3 metastasi cerebrali e ora ho un amico di 54 in fase terminale con tumore cerebrale. Ho una parente a cui hanno diagnosticato la sclerosi multipla... insomma, è facile capire che ho paura di avere qualcosa di simile.
Ne voglio parlare con il mio medico di base che già mi conosce...
Cosa ne pensate? Dovrei forse associare alla terapia psicologica degli psicofarmaci? Oppure dovrei approfondire questo disturbo?
Due-tre anni fa, quando ebbi attacchi di panico, andai anche dal cardiologo e dal pneumologo che ovviamene mi dissero che ero sana come un pesce. Mi manca il neurologo e poi ho collezionato tutte le specialità mediche.
Grazie per l'attenzione
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"Lo psicologo li chiama attacchi paucisintomatici." Attacchi presumo di panico, altrimenti significa solo crisi con pochi sintomi, il che non li qualifica.
In passato ha avuto crisi classificate come panico. Le dissero che era sana dal punto di vista cardiologico, ovviamente avendo il panico questo era il problema che era venuto fuori.

Ha quindi fatto una cura per il panico, che potrebbe benissimo essere ancora in corso con i sintomi che descrive ? Il panico ha una terapia farmacologica come prima opzione.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Non ho mai preso farmaci bensì effettuato alcuni incontri con lo psicologo (che immagino non possa prescrivere farmaci). Mi consiglia di pararne con uno psichiatra?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Sì, il panico ha precise terapie mediche. Il blocco degli attacchi ha sicuramente una terapia farmacologica come primo riferimento.
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dopo
Utente
Utente
Grazie, ne parlerò con il mio psicologo e con il medico curante per individuare uno psichiatra nelle mie vicinanze e impostare una terapia farmacologica e psicologica in simultanea
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Perché parte con l'idea che vadano impostate due cose in simultanea ? Non è detto.
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dopo
Utente
Utente
Pensavo che una terapia farmacologica avesse comunque bisogno di un sostegno psicologico per capire l'origine dell'ansia e cercare di lavorarci sopra
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Una terapia farmacologica è appunto un modo di lavorare sull'ansia, la cui origine è cerebrale in ogni caso. Il fatto che debbano esserci delle origini chissà in quale dinamica è un presupposto che però nasce anche dal fatto che si tende a non collocare la mente nel cervello. Il termine "sostegno psicologico" non indica una terapia, quanto una componente del trattamento se mai.
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dopo
Utente
Utente
Quando si sospendono i farmaci, è possibile che i disturbi tornino? Mi scusi se faccio queste domande, ma non ho mai preso psicofarmaci e ne temo la dipendenza
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

La dipendenza è una cosa. Il fatto che i sintomi possano tornare se si smettono i farmaci è una cosa diversa.

"Diventare dipendenti" è un'idea per cui i farmaci dovrebbero creare un problema che non c'era, ed è un paradosso.

Se ha un senso, è per i tranquillanti, nell'uso non corretto.
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