Benzodiazepine

Gentili dottori,

La settimana scorsa, ebbi la possibilità di incontrare uno psichiatra per chiedergli un parere sulla mia terapia, per disturbo bipolare, che attualmente non mi compensa affatto. Secondo la sua opinione la mia cura sarebbe fin troppo "folta" e, dal momento,che lamento uno stato costante di apatia, ritiro sociale, perdita di qualsiasi interesse, scarsa cura di sè ed altri sintomi, ha detto che la terapia andrebbe impostata in maniera diversa. Dal racconto si è fatto l'idea che io possa soffrire di Disturbo Bipolare di tipo attenuato (Tipo II).Mi ha chiesto in cosa sono consistiti i miei momenti ipomaniacali, dopo avergliene parlato e soprattutto delle mie fasi agitate, tipica depressione agitata, e dei miei pensieri ossessivi ha tratto delle conclusioni. Secondo lui questi pensieri che all'inizio erano chiamati ossessioni, sarebbero più sul tema ipocondriaco-fobico,che ossessioni pure. Espressa la storia delle varie agitazioni ha convenuto sul fatto che io avrei dovuto essere trattato,sebbene l'uso dell'antidepressivo possa essere discutibile,quantomeno con delle benzodiazepine a dosaggi ben più "eroici" di quelle prese in passato. Sull'inizio non ero troppo convinto: io so che gli ansiolitici si danno per periodi brevi e a dosaggi non altissimi, dopodichè si innesca l'assuefazione e tolleranza, oltre alla dipendenza psicologica verso questa classe farmacologica. Espressi questi dubbi,mi ha detto che gli ansiolitici sono farmaci altamente efficaci, mi ha detto basti pensare che su "10" l'effectiveness di questi farmaci è "9", per gli antidepressivi è di 6,5 più o meno, non a caso, mi dice, sono i secondi farmaci più venduti al mondo.Pertanto, essendo farmaci molto efficaci la gente se ne accorge e spesso ne fa un uso eccessivo molto spesso automedicandosi. Inoltre ha detto che per gli stati di agitazione, anche di tipo psicomotorio gli ansiolitici sono particolarmente utili (in concomitanza all'antimaniacale),anche negli stati ansiosi, come quello che manifesto spesso e che è correlato al mio umore, nella fase depressiva del disturbo.Sull' Uso prolungato e successiva sospensione, mi ha fatto notare come la dipendenza fisica da eroina finisca in due giorni, nel caso delle benzodiazepine è soprattutto psicologica ed è possibile praticare un wash-out di qualche giorno. Sinceramente la discussione con questo psichiatra mi ha incuriosito, per questo volevo porre delle domande anche a voi in merito.Da anni è acclarato che la maggior parte della popolazione, ne fa uso quotidianamente per molti anni, traendone beneficio anzi! La linea di condotta però vedo che qui è diversa, nonostante abbia letto in alcuni consulti, come alcuni professionisti dicano che per alcuni ansiolitici sia possibile un trattamento più continuativo,non solo sintomatico e che per alcuni vi sarebbe anche un effetto antidepressivo (xanax). Per altri a lunga emivita e xanax rp si può proporre invece uso prolungato nel tempo e eventualmente curativo? Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Mi stupiscono alcune di queste affermazioni, andrei per punti.

a) il disturbo bipolare non si cura con le benzodiazepine come farmaco di fondo, fatta eccezione per il clonazepam che però non è da noi una prima scelta;
b) efficacissimi su vari tipi di sintomi, sono farmaci soggetti, salvo eccezioni, a esaurimento dell'effetto se assunti ripetutamente; stiamo però parlando di sintomi, non di andamento di una malattia nel tempo;
c) sono oggetto di abuso, alcune. Inducono un'assuefazione corporea, con una sindrome da sospensione che può essere rischiosa per l'insorgenza di fenomeni epilettici, se non praticata con gradualità.


Dovendo parlare in generale dell'uso curativo, sì, quelle lente hanno un potenziale curativo poiché l'effetto non tende a svanire del tutto e perché non tendono a essere oggetto di abuso.

La sua cura non specifica da che cosa sia composta.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

[#2]
dopo
Utente
Utente
Gentile dott.Pacini,

Sono in cura per disturbo bipolare, abbiamo avuto la possibilità io e lei di confrontarci con la mia attuale terapia, nei precedenti post. La rielenco: Depakin 1250mg, Litio 750 mg, Gabapentin 2400mg, Quetiapina 400mg, Lamictal 100mg. La terapia così composta sembrerebbe per un bipolare tipo I e invece proprio qualche giorno fa il mio curante si è espresso decisamente sul fatto che i miei sono episodi ipomaniacali che per lo più si realizzano con accelerazione del flusso del pensiero, impulsività e vari spunti fobici oltre ad un innalzamento dell'ansia cospicuo, che lui identifica come un iper-attivazione generale. Avendo dato la tesi con questo stesso professore proprio sul Disturbo Bipolare, in particolare sulle manifestazioni subsindromiche ad esso associato, non ho difficoltà a capire il perchè di un' ipomaniacalità sfumata si possa presentare nel mio caso, stiamo comunque parlando di disturbo bipolare. Ci sono alcune cose che secondo me, comunque non tornano. La terapia impostata, per quel poco che ne posso sapere, sembra impostata per un bipolare con episodi maggiori, mentre io, per l'appunto manifesto solo una lieve ipomania, tra l'altro solo due piccoli episodi ad ottobre e a novembre, della durata di pochi giorni. Deve sapere che per contrastare tali fasi il dosaggio di quetiapina è stato alzato fino a 800mg (per un periodo 1200mg...), tale dosaggio è stato mantenuto per tutti e tre gli ultimi mesi, mesi in cui lamentavo e lamento tutt'ora un senso di depressione piuttosto importante e che mi ha portato fino a pochi giorni fa (momento della diminuizione a 400mg) a dormire anche 15 ore al giorno, mi chiedo, ma che vita può mai essere questa? Il razionale poteva essere quello di tenere un dosaggio così alto per un mese dopo l'episodio "acuto" (acuto poi...) ma insomma farmi vegetare per casa per altri due mesi è stata una scelta che non ho condiviso, ma accettato, perchè le terapie non le faccio io, quindi sto a quello che mi dice il curante, ma non in maniera così passiva da non potermi fare un'idea sulla faccenda. Come dicevo all'inizio la terapia composta così, e credo che lei concilierà, è per bipolare I (antipsicotico a dosaggio massimo e tutt'ora congruo), aldilà di quest'altra decisione, secondo me opinabile (antipsicotico in bipolare tipo II) mi rendo conto che seroquel RP ha anche qualche azione antidepressiva a certi dosaggi e forse per questo sarà stata inserita. In atto quello che conta, aldilà delle scelte opinabili o meno, è che la terapia non mi compensa affatto, attraverso una fase depressiva da ormai 4 mesi e non siamo stati in grado di scalfirla. Oltre a questo nascono anche alcune fobie ed ansia, da qui l'eventuale uso delle benzodiazepine. Il mio curante ha introdotto tavor oro 1mg per darmi una mano nel mio blocco a guidare l'auto, per favorire la desensibilizzazione alla fobia. Le domande precedenti nascono invece da un colloquio avuto con uno psichiatra presente nel mio ente di tirocinio, il quale vedendomi stare molto giù progressivamente già da parecchi mesi, ha voluto un colloquio con me. Raccontatagli la cronistoria dei trattamenti e dei disturbi diagnosticati, dal racconto anche lui ha riscontrato sicuramente un'incapacità nella regolazione del tono dell'umore e, vista la terapia in atto, ha commentato che sicuramente è troppo "piena" e che comunque, nonostante la presenza di ben più di uno stabilizzatore, non mi compensa affatto. Raccontatagli la mia esperienza precedente e delle mie ipomanie, conclude anche lui per bipolare tipo II, mi chiede se avevo assunto antidepressivi precedentemente, rispondo di si e conclude che, nel mio caso con ipomania sfumata e ben protetto da uno o due stabilizzatori, riducendo gli altri eccessivi, potrei assumere anche l'antidepressivo, seppur a dosaggi minimi e con una copertura ansiolitica adeguata (da qui le domande sulle benzodiazepine) per tenere sotto controllo sintomi ansiosi ed eventuali periodi di agitazione-iperattivazione. Il suo schema terapeutico sarebbe stato all'incirca: Litio, Depakin, Anafranil e benzodiazepina. Un'altra cosa che mi aveva colpito è stata l'affermazione dello psichiatra con cui ho avuto il colloquio, il quale diceva che anafranil ha un livello di bloccaggio dell'ansia, tutt'ora ineguagliato, l'unico antidepressivo che forse vi si avvicina è il fevarin, ma come ha detto lui "..siamo comunque molto lontani dall'anafranil". Sinceramente questo modo di impostare la terapia mi pareva ben più congeniale alla mia situazione attuale e comunque pregressa, in cui l'antidepressivo è visto in ogni caso come "il male", anche quando poi esce fuori dalla mia storia che la terapia che mi ha stabilizzato per tempi più lunghi è stata "Zoloft 100mg; Depakin 1500mg; Abilify 10mg; Xanax rp 1mg" , con questa terapia ho avuto comunque il mio maggior tempo di benessere, quasi 8 mesi, che poi per me sono tantissimi...ma questa è un'altra storia. Attualmente invece mi pare solo di vegetare, non riesco ad aprire il libro per studiare (nessuna voglia) a novembre ho un esame di stato che non so se riuscirò a fare, perdendo l'ennesimo anno, non guido più la macchina da un anno e mezzo, e meno che mai con questa terapia che va avanti da più di un anno ormai ed altre amenità di questo genere..di cui le faccio grazia dottore. Ultima cosa, lo psichiatra con cui ho fatto il colloquio ha aggiunto una cosa sacrosanta, secondo me: in un disturbo bipolare è necessario un continuo "maquillage" e non si può pensare di trattare per un anno un bipolare, che è si un disturbo cronico, ma prevede fasi di polarità opposta, con la stessa identica terapia cambiata tutt'al più in qualche aggiusto di tanto in tanto; premesso comunque che i cambiamenti debbano essere fatti cercando però di non influire sul decorso, è chiaro. Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

In teoria un disturbo bipolare può essere trattato con una monetaria (un solo farmaco) per sempre, senza variare a seconda delle fasi. Non sempre ha senso farlo. Siamo portati ad aggiungere per cercare in primis un migliore risultato, poi anche per ottimizzare a seconda della fase, ma non è sempre sensato farlo. Questo soprattutto se poi significa dare al paziente l'idea che a seconda dei sintomi del momento ci "deve" essere una modulazione esterna, cosa che invece non solo non è sempre necessaria, ma non è sempre vera. Esiste anche la gestione del sintomo che va e che viene, se non è un sintomo "di fondo".
E' perfino discusso il fatto che le fasi depressive non complicate debbano essere trattate sempre e comunque.

Sui trattamenti con due-tre medicinali abbiamo dati, più aumentano le combinazioni e meno dati oggettivi abbiamo, si va per senso.

In ogni modo, valgono le cose già dette.
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