Anedonia

Salve,
da diverso tempo soffro di un forte (anche se non totale) appiattimento delle emozioni e della facoltà immaginativa, del tutto estraneo al mio carattere abituale. Questo sintomo è insorto gradualmente nel giro di qualche mese, quando ero ancora in condizioni di relativa normalità, per poi diventare improvvisamente più intenso a seguito di un breve periodo di stress intenso. Lì per lì avevo pensato a qualche malattia organica, ma i diversi medici che mi visitarono bollarono tutto come temporanea conseguenza dello stress, anche a causa di una serie di sintomi psicosomatici dovuti alla mia preoccupazione, e scomparsi nel giro di un paio di settimane.
Il sintomo tuttavia è rimasto pressoché costante, senza particolari remissioni o peggioramenti, e ora, a distanza di oltre un anno, mi sembra sia addirittura moderatamente aggravato. La qualità apparente della mia vita non è diminuita, perché riesco a mascherare questa mia condizione, ma in verità la sofferenza è continua. Mi sono finalmente risolto a consultare uno specialista, ma ho ancora diversi dubbi che spero possiate aiutarmi almeno in parte a chiarire. Innanzitutto: dovrei rivolgermi a un psicologo o a uno psichiatra? Ho letto che la terapia psichiatrica è più indicata nel caso di disturbi fortemente invalidanti e di sospetta origine biologica, il che non sembrerebbe corrispondere al mio caso. Ho anche letto dell'esistenza di modelli bio-psicologici per spiegare certe problematiche, ma non ho trovato traccia di nessuna patologia che provochi esclusivamente il mio sintomo solitario. Di cosa potrebbe trattarsi? Quale professionista potrebbe stabilire se sono presenti cause biologiche e quanto sono rilevanti? In questi mesi non ho potuto fare a meno di provare a informarmi e mi sono molto inquietato quando ho trovato notizia di malattie sistemiche in grado di causare alterazioni della personalità. Come posso escluderle? Dovrei consultare prima uno psichiatra e poi uno psicologo, o addirittura un neurologo? Se andassi in cura presso uno psichiatra dovrei per forza prendere dei farmaci? Sarebbe più indicato nel mio caso un intervento psicologico?
Perdonate le molte domande, e grazie in anticipo per le risposte.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Deve fare riferimento ad uno specialista in psichiatria che essendo medico può eventualmente valutare anche condizioni cliniche specifiche della professione medica.


Dr. F. S. Ruggiero

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
"Ho letto che la terapia psichiatrica è più indicata nel caso di disturbi fortemente invalidanti e di sospetta origine biologica, "

No, questo è un equivoco. Primo, perché biologici siamo comunque, secondo perché non è affatto detto che se ci sono meccanismi esterni siano più efficaci le psicoterapie e viceversa.
Ci si orienta secondo la diagnosi, è il modo migliore.
Il modello bio-psicologico è cosa scontata, è sacrosanto che sia così ma non cambia nulla, stiamo sempre parlando di cervello.

Quindi, il medico di riferimento è lo psichiatra, che spesso cura con i medicinali perché in generale sono lo strumento più diffuso in medicina, con cui si raggiungono le zone interessate e se ne modifica il funzionamento.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Vi ringrazio per la veloce risposta.
I miei dubbi derivavano anche dal fatto che ho sentito argomenti a sfavore sia dell'una che dell'altra disciplina e delle relative modalità di diagnosi e intervento. Se, come mi assicurate, lo psichiatra è la figura professionale con una visione "più completa" riguardo a problematiche come la mia, mi rivolgerò senz'altro a uno psichiatra.