Correlazione cannabis e disturbi psichiatrici

Salve,
ho precedentemente chiesto altri consulti nel tentativo di avere un riscontro rispetto alla mia idea di soffrire di disturbo bipolare II, ne apro un altro sempre allo stesso scopo. Fumo cannabis (nell'ultimo anno circa esclusivamente hashish) da più di dieci anni, negli ultimi quattro o cinque quotidianamente, salvo due periodi di astinenza di massimo tre mesi. Vorrei sapere se esiste una forma di tossicodipendenza da cannabis e in cosa consiste l'eventuale terapia, e se c'è una correlazione diretta tra specifiche diagnosi e l'inclinazione verso la cannabis, qual è l'effetto della cannabis su tali disturbi, perché è ricercata, cioè qual è esattamente la proprietà della cannabis che fa da compenso a certi disturbi, insomma perché ne ho bisogno e in che modo mi aiuta a stare temporaneamente meglio, in che modo funziona da autoterapia, e per cosa.
So di essermi ripetuto, spero di essermi spiegato.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Cioè intende l'effetto della cannabis sul bipolare II (ammesso che sia questa la diagnosi) ? Lo peggiora, a volte lo fa anche passare di grado in termini di intensità di sintomi.

La percezione di chi fuma cannabis è che aiuti a star calmi e di buon umore. A parte l'ovvietà che sospendendo si può sentirne temporaneamente l'astinenza (malumore etc), gli altri in genere riferiscono l'opposto, e dagli studi emerge l'opposto: i consumatori abituali tendono ad essere affettivamente instabili, più aggressivi, e meno costruttivi nella vita di tutti i giorni, oltre ad avere più spesso sintomi psicotici larvati.

Al momento la cannabis autoterapica sui sintomi psichiatrici non sussiste. E' una sostanza dall'effetto gratificante, le modificazioni che dà nell'uso continuativo propendono per un effetto genericamente peggiorativo sui principali disturbi psichici, oltre al rischio non completamente chiaro di psicosi "indipendente".

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore,
e quindi esiste una forma di tossicodipendenza da cannabis? Se sì come si cura?
Vorrei sapere se c'è una correlazione diretta con delle specifiche diagnosi, incluso il bipolare, e quali.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Teoricamente esiste. Nella pratica non risulta che sia frequente, le richieste di trattamento per la cannabis sono pochissime, aumentate negli ultimi anni per motivi legali, non medici.
I trattamenti ci sono per i disturbi da cannabis, per la dipendenza no, per quanto si possa cercare di ridurre l'uso in chi lo chiede, facilitare la sospensione etc. Ma questo non è "dipendenza".
Usa una sostanza che si vive piacevolmente di per sé già non configura una dipendenza, se mai un'abitudine con la sua possibile tossicità.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Io la uso come antidepressivo e come sedativo, spesso non vedo l'ora di tornare a casa per fumare, penso solo a quello, è una delle poche cose per cui riesco ad attivarmi regolarmente e prontamente, mi aiuta a dimenticarmi della mia situazione, a sentirmi meno solo, a coadiuvare le piccole incombenze quotidiane e domestiche, con effetti non sempre uguali, a volte mi fa agitare, non sempre è piacevole come mi sono abituato a pensare, però comunque la ricerco, a volte sembra che sia più importante ripetere l'azione di procurarmela che non quella di assumerla.
Non ha risposto alla seconda domanda, cioè se c'è evidenza di correlazione tra uso di cannabinoidi e alcune specifiche diagnosi, cioè statisticamente che tipo di pazienti psichiatrici ricercano preferibilmente quella sostanza e non altre.
Ho omesso il fatto di aver fatto anche uso di cocaina per un certo periodo, occasionalmente ma per un periodo di almeno un anno e mezzo, e che ancora oggi a relativa distanza ci penso e la desidero, legata però solo a situazioni di tipo sessuale, dalle quali fortunatamente la depressione e la paura di contrarre malattie mi protegge, lo dico per completezza.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Per quel che se ne sa, i pazienti ciclotimici ricercano le sostanze, non una in particolare. Non occorre che vi sia una diagnosi psichiatrica, è una struttura temperamentale fisiologica.
Le persone che più insistono nell'uso di sostanze nonostante ne abbiano dei danni sono i bipolari (con diagnosi di disturbo bipolare).

Diverso è invece il discorso delle sindromi indotte, di cui ho già accennato. Da quel che riferisce ci sono aspetti del genere, perché si "attiva" ma sembrerebbe che sia uno stato mentale poi fine a se stesso, con un bilancio generale in cui si dedica per lo più a fumare e a vivere alla giornata.

La percezione soggettiva dell'effetto è sempre quella (antidepressivo e sedativo), anche quando gli altri riferiscono realtà diverse (irritabilità e anaffettività).
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore,
quindi sarei ciclotimico? Non è un sinonimo di bipolare minore?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Nessuno ha detto che lei sia ciclotimico.
Lei mi ha chiesto se c'è qualche condizione che si associa all'uso di cannabis.
Non è un disturbo, è un profilo di personalità o meglio temperamento, uno dei modi di essere che di per sé non producono alcun tipo di sofferenza o squilibrio nella costruzione della propria vita.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore per me la questione è abbastanza dirimente, perché una cura di antidepressivi potrei anche considerarla, ma se fossi bipolare la cosa si complicherebbe parecchio, gli stabilizzatori dell'umore sono ben altra storia, non parliamo degli antipsicotici.
Comunque è vero che sono confinato al limite della sopravvivenza, negli ultimi mesi ho ripreso a lavorare dopo quasi un anno di fermo, ma dopo un primo periodo di apparente miglioramento sono ricominciati i pensieri suicidi, stavolta mi sembrano anche più oscuri perché più calmi, più freddi. Inoltre mi rendo conto che ho un profondo disgusto per me stesso e per tutti gli esseri umani, penso che non sarò mai più in grado di legarmi a nessuno, a nessun livello. Sul lavoro nonostante un ambiente più favorevole dei precedenti si sono ristabilite le stesse dinamiche, tanto che ora vorrei già lasciare, non sopporto la vicinanza quotidiana con gli altri, la familiarità, sono sempre ipervigile e mi aspetto di essere sfruttato e truffato, disprezzato e compatito, non riesco a farne a meno, è una cosa automatica, se c'è evidenza del contrario poi mi dimentico e ritorno nella mia posizione di default, che non capisco se è paranoica o cosa. Per questi motivi ho avuto un solo rapporto sessuale negli ultimi quattro anni almeno, la maggior parte dei quali passati con la convinzione di fondo di aver contratto l'hiv, come punizione per le mie trasgressioni e come destino e conferma della mia sostanziale mostruosità e deformità. Non credo davvero più in niente e in nessuno, a dispetto di ogni ragione.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

La cura con antidepressivi nessuno al momento gliela ha indicata, non è Lei che deve farsi delle idee a priori su che medicine le possono essere utili. Non è che se uno ha dei sintomi depressivi allora la cura debba consistere in antidepressivi.

Quel che riferisce conferma il fatto che a fronte di effetti che dovrebbero renderla di ottimo umore e calmo, non è per niente così.

La cosa però passa attraverso la sospensione, per quanto graduale, della cannabis, perché si tratta di sintomi da intossicazione cronica, probabilmente.
Per il resto, si può contrastare questo stato anche a cannabis in corso, però se resta la sostanza è difficile ottenere un buon effetto terapeutico.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Mi scusi se insisto, per me questo è un modo di andare da un medico senza andarci davvero, è una cosa che al momento non riesco a fare. Non capisco se pensa che io stia esagerando, e perché sembra escludere le ipotesi che ho fatto. Nei periodi in cui ho sospeso l'uso ero lo stesso depresso, oserei dire così depresso da non aver voglia nemmeno di fumare, e lo stesso non facevo altro a parte andare a lavoro vivendo male e stare chiuso in casa, sempre incapace di stabilire rapporti e senza la minima iniziativa in qualunque altra direzione, inoltre mi sembra che più vado avanti più mi distacco anche dalle poche relazioni che mi restano, sono sempre più insofferente alle cose umane, mi ritrovo a pensare che la normalità consista nella negazione consumistica e nell'ipocrisia, mi allontano da amici e conoscenti che si sposano o aspettano figli, mi sembra tutto assurdo.
Forse sono in cerca di una sentenza medica irreversibile che mi dia la motivazione per farla finita.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

No, questo non sostituisce l'andar da un medico di persona. Non deve farsi autodiagnosi o far previsioni sulle prescrizioni. Questo è quello che deve fare il medico.

Ha i tipici sintomi del fumatore cronico d cannabis, compresa la visione del mondo, che alla fine è un luogo comune. Soprattutto, un alibi che non fa vedere l'ovvio, ovvero che la cannabis le cambia il funzionamento del cervello.

Quindi prenda coraggio e si faccia visitare, che la cosa non è poi così complicata.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Io invece tendo a pensare che i disturbi siano preesistenti alla cannabis, che tutt'al più li sta esacerbando, sono sempre stato maniacale fin da piccolo, come ho raccontato precedentemente.
La ringrazio comunque molto per la sua disponibilità, resta qualcosa di scritto da potermi rileggere quando l'umore cambierà di nuovo e penserò di non aver bisogno di niente, o che la vita fa schifo e basta, che era meglio non nascere o che comunque sono io che sono difettoso o che ho una genealogia difettosa, eccetera.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Guardi, può benissimo darsi che siano anche preesistenti, non lo escludo né posso stabilirlo, però questa forma, con questi pensieri, queste tematiche, mi spingerebbe (se non sapessi della cannabis) a chiederle se ne fa uso.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Eventualmente come si curerebbero le sindromi indotte?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Dipende quali. Prima bisogna diagnosticarle le cose. Senza la sospensione della cannabis è già più difficile, anche perché se è un'intossicazione cronica la cura automatica viene dal venir meno dell'effetto tossico.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore quanto tempo dovrebbe durare la sospensione prima di poter vedere una remissione dei sintomi? Le ho detto, ho provato a smettere un paio di volte, stavo male lo stesso, che farò quando comincerò a sentirmi scompensato? Se tolgo il fumo resta solo il vuoto, come si può disimparare la depressione, o la mania? Non posso stare senza prendere niente, non so come si fa a vivere senza. Ho cominciato dalla prima adolescenza ad avere questi momenti terrifici di disperazione, non riesco a reggere, ho come dei corto circuiti mentali, mi sento sopraffatto dalle emozioni, mi sento fondamentalmente solo e disconnesso dagli altri, le situazioni di conflitto che per gli altri sono cose quotidiane mi portano sul baratro perché mi sento solo contro il resto del mondo, ho la paura di base di poter essere isolato e ucciso. Lei sembra non prendere sul serio quello che dico, più mi sforzo di essere chiaro e più mi sembra di non essere creduto, non capisco.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Inutile ragionare senza sapere quali sono i punti diagnostici di partenza.
La questione è che ha perso di vista che il suo rapporto col mondo non è quello con cannabis/senza cannabis, è proprio un altro piano, che non è filtrato dalla cannabis.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Salve dottor Pacini,
nella sua ultima replica non ha risposto alla domanda sui tempi della sospensione, presumo per ragioni deontologiche. Potrebbe però dirmi in generale quanto tempo deve durare mediamente la sospensione perché si possano vedere dei miglioramenti nella sintomatologia specifica da intossicazione, almeno per capire se è davvero "solo" quello. Mi aiuterebbe avere dei tempi cui far riferimento, e se fosse così paziente, vorrei anche sapere con cosa si sostituisce la sostanza se si decide di farsi seguire nella sospensione, almeno per classi di farmaci. Ad uno abituato a compensarsi con la cannabis, cosa si dà in sostituzione?
Sono consapevole di non essere in grado di affrontare la realtà senza qualcosa che mi mantenga in qualche misura distaccato e anestetizzato, mi sta bene così, vorrei sapere però di cosa si tratta. Lei nell'ultima risposta dice che il mio rapporto con il mondo non è quello filtrato dalla cannabis, ma la verità è che senza è ancora più problematico e disturbato, ed è così da sempre, so che mi serve qualcosa, sono sempre troppo o troppo poco, troppa energia che non può trovare appoggio o sfogo o riscontro oppure una debolezza che mi paralizza, rabbia e vergogna che fanno da sfondo, è un conflitto perenne. Da qualche parte avevo letto che la cannabis in quadri clinici riferibili a personalità drammatiche svolge la funzione di collante, dà un senso temporaneo di unità a ciò che altrimenti è disgregato o a rischio continuo di disgregarsi, in maniera non dissimile dall'alcool. Mi scuso se vado oltre i limiti del consulto, ci provo comunque.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

La cannabis è un noto agente dislettico, cioè disgregante, specialmente nelle personalità cosiddette drammatiche. Ora che faccia l'effetto contrario è veramente singolare come idea.
D'altra parte nei pazienti l'effetto dichiarato è esattamente contrario a quello percepito dall'esterno.
Anche perché, tenga presente che nelle persone che hanno effetti psicotici la realtà è giudicata "chiara e composta" quando si delira, per cui i parametri sono decisamente invertiti.

Il tempo perché l'effetto generale della sostanza decada ? Un mesetto, ma questo nell'ipotesi che sia solo un effetto della cannabis, o che sia ancora solo un problema di cannabis. Niente vieta che gli effetti siano su un terreno predisposto, e che comunque il "dopo" non sia solo legato alla presenza-assenza della sostanza. In ogni caso, la sospensione nel consumatore abituale deve essere guidata.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore adesso non saprei ritrovare l'articolo, forse si intendeva appunto l'effetto percepito soggettivamente, ma non è quello che conta? Quel senso di calore e di ottundimento che riempie e che si ha anche quando si beve, che appiana seppur temporaneamente le cose e dà una sorta di ordine.
Forse non so dare una forma comprensibile al mio malessere, ma a lei sembra che io sia psicotico, delirante, maniacale..?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

No, non è quello. L'effetto soggettivo decade dopo qualche ora. Stiamo parlando dell'effetto indotto sul cervello, al di là della parte piacevole.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Mi rendo conto di fare domande a vuoto che esulano dalla forma del consulto medico, ma avere un qualche riscontro vivo qui è sempre meglio di niente, come già detto.
Ad ogni modo fa sempre più paura quello cui non risponde. Le chiederei solo di chiarirmi il concetto di sintomi psicotici "larvati", perché in passato ho avuto degli episodi assimilabili alla psicosi, in particolare un lungo episodio di erotomania cominciato intorno ai 20 anni, quando già l'uso di cannabis poteva dirsi abituale da tempo. Il fatto è che una parte di me si rendeva conto che potesse trattarsi solo di miei pensieri, supposizioni, desideri, però poi agivo sostanzialmente convinto che l'altra persona, un collega di università, ricambiasse segretamente il sentimento, e insomma ho fatto una serie di stupidaggini che mi sono costate care in termini psicologici, e ci sono voluti anni perché le evidenze contrarie finissero per convincermi che non era una cosa reale, cosa di cui ero consapevole solo in maniera intermittente. Mi chiedo se questa parziale consapevolezza corrisponda appunto al concetto di psicosi larvata.
Io la ringrazio sempre per la pazienza.
[#23]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

I sintomi psicotici o ci sono o non ci sono. Si dice larvati quando si notano poco, o sono poco interferenti con le funzioni generali.
O si rendeva conto che potesse trattarsi di suoi pensieri, o ne era convinto. Oppure oscillava tra questi due stati, ma non con una consapevolezza costante, altrimenti non c'è psicosi.
Chi fa uso di cannabis tipicamente oscilla tra momenti di autocritica, ad altri in cui c'è un delirio, senza per questo riuscire a rendersi conto esattamente di quale sia la realtà vera, se non a posteriori dopo un periodo trascorso in uno stato di consapevolezza costante.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Forse quella che io chiamo consapevolezza era in realtà ambivalenza rispetto al sentimento, nel senso che intuitivamente io sentivo che era vero, e i dubbi e l'autocritica erano più un modo per squalificarlo, un impulso alla fuga, non saprei. Quindi tornerebbe la terza ipotesi, cioè l'oscillazione tra i due stati, mi sembra che sia stato così anche rispetto ad altri episodi in cui ho agito in maniera distruttiva convinto di essere ingannato, truffato, ecc.


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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Quindi in conclusione, e poi eviterò di disturbarla ulteriormente, sulla base di tutti gli elementi forniti finora, lei ritiene che io abbia bisogno di essere seguito da uno psichiatra, al di là dell'ovvia considerazione che sono stato io per primo a rivolgermi a degli psichiatri online? Non ho mai capito se lei pensa che io mi stia solo autosuggestionando, equivocando o mal interpretando, o addirittura simulando, a parte l'oggettività del mio uso cronico della cannabis. O questi dubbi rientrano in quel fenomeno di oscillazione appena detto? Perché chi mi conosce ritiene "esagerata" la mia idea di andare da uno psichiatra, e che basterebbe invece una psicoterapia? Anche il medico di base che mi visitò quando andai per lo xanax, sembrava ritenere eccessivo il consulto psichiatrico, propendendo subito per la psicoterapia. Mi scuso se risulto indisponente o esasperante, la ringrazio comunque per avermi ascoltato e risposto.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Sostanzialmente sì, a volte parrebbe autocritica, ma in realtà è che uno ha meno le idee chiare, e quando le ha chiare è perché delira e tutto si spiega nel delirio.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore mi scusi, sostanzialmente sì cosa? Ho fatto diverse domande, non credo di aver capito.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
sostanzialmente sì il fatto che la psicosi, sostanzialmente, c'era nel caso in cui uno avesse la convinzione quando aveva l'impressione di capire, e confusione quando invece finiva per dubitare.
[#29]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Quindi cosa dovrei fare? Se deliro e non me ne rendo conto?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Infatti è un problema il fatto che nei deliri la persona non si rende conto, quasi mai finisce a farsi vedere di sua spontanea volontà. Comunque, non è detto che questo sintomo debba esserci sempre o tornare sempre. Se, in base alla diagnosi, si prevede che torni ciclicamente, ci sono cure preventive.
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dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore, però non capisco perché non risponde quando le chiedo se le sembro maniacale o delirante in questo momento. È chiaro che la domanda si riferisce unicamente a come mi "legge" in questo spazio. Oppure, al contrario, quando le chiedo se le sembra che mi stia solo autosuggestionando. Dalle sue risposte sembrerebbe quest'ultima. Ho letto che è tipico del disturbo borderline chiedere aiuto per poi negare e ridimensionare tutto una volta di fronte allo specialista, potrebbe essere il caso?
Provo inoltre a spiegarle cosa mi succede se non fumo. Immediatamente insonnia, vado a letto molto tardi e mi sveglio all'alba, agitazione, tensione a volte spasmodica, pensieri e idee in fuga, immagino situazioni in cui persone conosciute mi trattano ingiustamente, mi umiliano o mi ingannano, il che mi suscita rabbia e spossamento, o al contrario situazioni idilliache che mi suscitano euforia, il tutto senza alcuna base, tutto sul niente. Questo se resto da solo. So che anche questi ultimi aspetti appartengono al borderline. Poi di fronte alle situazioni reali con quelle persone sono perlopiù inibito e rigido, ipervigile, diffidente, è come se vivessi molto di più le relazioni nella mia immaginazione, nella realtà sono paralizzato e glaciale, talvolta quando reincontro persone che ho precedentemente trattato con distacco il rivederle mi causa sintomi di panico, tipo tremore, fiato corto, vertigini. Tutto questo nel tempo ha minato profondamente la fiducia in me stesso, conduco un'esistenza povera, molto al di sotto della media, e sempre più solitaria. In queste condizioni non duro più di qualche giorno senza fumare, la mia realtà è troppo deprimente.
[#32]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Perché si sta fissando su questa cosa. Anzi, più spiegazioni riceve, e più si confonde. Ragion per cui, non è importante che lo sappia Lei, anche perché non ha proprio senso. Lei sta cercando un controllo sulle sue funzioni mentali, fino all'assurdo di pretendere di sapere se è delirante o maniacale, come se chi lo è ne avesse consapevolezza. E' questo che le dà molto fastidio, che ci siano degli stati che non può controllare e di cui non si rende conto.

Ma la diagnosi la lasci fare dal vivo al medico, senza sollecitarla con domande, non ce n'è bisogno. Non si va dal medico dicendo "secondo Lei sono psicotico ?" o cose simili.

Lei deve aver chiaro come si chiama il suo disturbo, e cosa questo significa in termini di previsione dell'evoluzione, di possibile variazione nel tempo degli stati e dei sintomi, e di opzioni terapeutiche disponibili.
[#33]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore io mi trovo nella condizione a dir poco penosa di non sapere più se posso fidarmi delle mie percezioni, per tutti i motivi che ho esposto. Vorrei fosse dovuto solo alla droga, ma ho sempre avuto sintomi fin dall'infanzia. Risultare confuso o ingenuo o stupido nel chiedere se potrei soffrire di psicosi è l'ultimo dei problemi, tantomeno indisporre il medico. Parla di avere il controllo di se stessi come se si trattasse di un capriccio trascurabile, vorrei vedere chiunque al mio posto. Non ho mai nascosto di volermi informare in maniera mirata e autonoma sul disturbo e sulle terapie, anche se non posso averne una comprensione medica. Si legge troppo spesso anche qui di odissee terapeutiche di persone che dopo anni di cure stanno ancora male, a volte senza mai sapere neanche cos'abbiano esattamente. Vorrei essere preparato e decidere in anticipo se vale la pena o meno, se posso permettermi di sperimentare, a quale costo, questo sì.
[#34]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Questo tipo di preoccupazione è frequente in chi ha fatto uso di cannabis, e riguarda spesso e volentieri aspetti e sintomi legati alla cannabis. Paura di impazzire, non avere il controllo, non essere lucido, poter diventare psicotico etc etc.
Ragion per cui, non ne esce certo cercando spiegazioni o rassicurazioni, se mai con un trattamento per questa preoccupazione, che rende ragionevole qualsiasi dubbio su qualsiasi cosa.
[#35]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Salve dottor Pacini,
torno prevedibilmente a contattarla, dopo essermi imbattuto in questa Sua risposta ad un recente consulto sul temperamento ciclotimico, mi scuserà l'utente se cito dal suo consulto:

"Per "spettro" si intende invece un insieme di situazioni e di fattori che indicano il rischio di instabilità umorale, e possono anche comprendere sindromi "non umorali": per esempio, sindrome ansiose marcate in età infantile con certe caratteristiche sono predittive di bipolarismo, l'uso di sostanze sono indicative di bipolarismo (se non è evidente già sul momento) etc."

Ecco, vorrei solo sapere perché a me queste cose le ha dette solo a mezza bocca e con tanta circospezione. Ho ripetuto più e più volte di essere stato ansioso, "nervoso, eccitato" fin dall'infanzia, e ora viene fuori che ciò può essere predittivo di bipolarismo, a me questo non l'ha detto, come non ha detto così, senza mezzi termini, che anche l'uso di sostanze è indicativo di bipolarismo. Ho sempre avuto l'impressione che Lei andasse per conto suo nelle risposte, che fosse sempre più attento a ribadire concetti d'interesse generale come sull'autodiagnosi che non a rispondere a me, oppure che rispondesse solo a quello che riteneva rilevante dal Suo punto di vista, ma questo non mi pare sia ciò che si chiama "interpretazione della domanda". Poi uno si sente trattato da deficiente, e questo atteggiamento sibillino non fa che rinforzare la diffidenza e la convinzione che poi i medici non la raccontino giusta. Non è stato facile raccontare qui i fatti miei, se l'ho fatto è per avere una risposta vera alla domanda iniziale sul bipolarismo, che non è mai arrivata. Io La ringrazio sempre per il Suo tempo, però non capisco il senso di rispondere per poi non rispondere.
[#36]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Questo atteggiamento polemico non mi incoraggia a proseguire alcun tipo di scambio.

E' Lei che fa tutto da solo, prende un consulto, se lo appiccica addosso, poi accusa un altro di non aver detto "la verità".

Magari non c'entra nulla, magari non è il suo caso, magari invece di essere aggressivo potrebbe semplicemente chiedere spiegazioni con cortesia.

Quello che Lei percepisce ad esempio può dipendere dal disturbo che ha, e le risposte che do ne tengono conto di solito.
Non rispondo "per forza" alla lettera ad ogni domanda come se non fosse chiaro che situazione esprime.
Se si sente trattato da deficiente non risolverà questa cosa trattando male gli altri, come ha fatto ora.
Magari invece sia disposto a capire un po' di più delle risposte che riceve, anziché cestinarle e sceglierne altre da solo per contestarle a chi non gliele ha date.
[#37]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Dottore,
dice che le mie domande esprimono una situazione, quale situazione?
[#38]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
L'8 di marzo sarà passato esattamente un anno dalla prima volta che ho scritto, e nel frattempo non è cambiato molto, e non so niente di più di quello che sapevo già. Lei ha smontato le motivazioni che credevo ci fossero alla base del mio malessere, alcune neanche le ha prese in considerazione, forse sono io che non capisco, o è Lei che dà per scontate le cose, fatto sta che a mie domande il più possibile dirette e puntuali spesso non c'è stata risposta, e l'idea che ne ho tratto è che sarei semplicemente rimasto intrappolato in un'abitudine tossica, e che tutto si spiega in quello, senza che sussista un disturbo di base a parte una predisposizione temperamentale, e se anche ci fosse non si è ritenuto di fare ipotesi al riguardo. La dottoressa Scapellato aveva parlato di sintomi di una grave depressione senza specificare di che tipo, Lei ha parlato di sintomi depressivi da non trattarsi necessariamente con antidepressivi.. Fosse al posto mio Lei cosa ne concluderebbe? Per me c'è di più, altrimenti non si spiegano tante cose precedenti alla cannabis, io mi riconosco nei tratti ossessivi, narcisistici e borderline, come ho già detto, da Lei apprendo che alla base di questi disturbi c'è il bipolarismo. È possibile, cortesemente, una volta per tutte, scartare questa ipotesi spiegandomi il perché?
[#39]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Lei sta leggendo le cose e attribuisce tutto a sé, la cosa è inutile.

Fraintende il senso delle risposte, generalizza le risposte, sovrappone diagnosi che nessuno le ha fatto.

Può darsi che abbia una sindrome depressiva con tratti di bipolarità, può darsi che non c'entri nulla e abbia una sindrome ossessiva.
Ma che senso ha fare ipotesi su ipotesi ? Si faccia fare una diagnosi e segua una cura.

Il fatto che abbia ricevuto risposte che considera vaghe a domande che considera puntuali è probabilmente segno che fa domande allarmate e con contenuti già pronti, e che quindi le vengono ridimensionate, probabilmente non "smontate". E vuol dire che probabilmente insiste con mille ipotesi anziché passare alla fase concreta, a provare delle cure sulla base di un'impostazione diagnostica, su cui non ha senso focalizzarsi in maniera preoccupata o allarmata, e neanche con l'ossessione di dover capire termini tecnici che per chi li usa non hanno implicazioni che può dare Lei.
[#40]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Se credessi davvero che esista una cura l'avrei già tentata.
[#41]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Allora il problema per il momento è suo. Non è di nessuna utilità credere che esista una cura o credere che non esista.
Infatti è completamente fuori strada, ragiona su tutto e poi la cosa si risolve nel "non credere" che esista una cura. Questo atteggiamento non cambia di una virgola anche avendo ogni informazione possibile, e ovviamente non ha il minimo costrutto né senso.
Per dirla tutta si nota, proprio dalla polemica a 360 gradi che non è nella direzione giusta, in realtà "crede" di poter capire e pensa che prima sia sensato capire di preciso le cose, e poi eventualmente credere in una soluzione. La medicina è diversa: si valuta un caso, si formula una diagnosi per poter poi scegliere opzioni di trattamento, e dare due coordinate su tempi e modi dell'evoluzione della cosa.
E non è un lavoro che fa Lei, fortunatamente.
Quindi il passo sensato è di farsi visitare se mai. Ma questa vena polemica è bene che non la rivolga poi a chi la valuta, perché è un fattore che non facilita il lavoro di un medico.
[#42]
dopo
Attivo dal 2016 al 2018
Ex utente
Non è una polemica, semplicemente non credo che ci siano cure che possano restituirmi quello che ho perso, quello che non ho mai avuto. Il problema sono io, sono fatto male io. Se non posso disfarmi di me stesso non c'è cura che serva, a meno che non inventino qualcosa di miracoloso che cancelli completamente la memoria, quello lo proverei.
[#43]
Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

Questa è una sua convinzione, ma è irrilevante e soprattutto gratuita. Inoltre mi sembra tutto troppo negativo, quando i pensieri sono tutti così "certi" e improntati ad un'idea che ritorna su se stessa, uno sta esprimendo semplicemente una convinzione o uno stato umorale che vanno da soli.
Non sono il metro su cui fare dei tentativi. Anche quest'idea di cancellare la memoria non è chiaro a cosa sia rivolto, a quale evento (magari ci sono cose che qui non ha detto).
Appunto per questo un professionista le può dare un parere tecnico, non ispirato alla sua voglia di guarire, che ovviamente se è depresso non c'è perché dispera che questo possa avvenire.
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