Farmaci

Egregi Signori,

Sono in cura presso uno psichiatra da ottobre 2016. Nel corso della mia vita ho sempre sofferto di ciclotimia, ma, a seguito di un evento traumatico, quale per me è stata la separazione da mia moglie (a tutt'oggi in corso), le mie condizioni sono cambiate e peggiorate. Dapprima, in accordo col mio psichiatra, non ho assunto farmaci, ma nel giro di poco tempo la situazione è degenerata. La rabbia è cresciuta, così come la distimia, l'ansia e i pensieri suicidari. Abbiamo provato per un periodo sia la paroxetina (per diminuire l'ansia) che la quietiapina (per quasi due mesi ho dormito una media di due ore per notte). La quietiapina mi faceva dormire, ma ben presto mi sono ritrovato in una situazione in cui non provavo né gioia né tristezza, ma solo una certa rabbia. Abbiamo provato una serie di farmaci, fra cui la mirtazapina (solo per una settimana in quanto mi rendeva stranamente furioso e in grado di attuare i pensieri suicidari), il laroxyl, col quale sono stato relativamente tranquillo per un breve periodo di tempo, per poi ritrovarmi in piena anedonia. Ora sono passato al trittico, ma sempre con dosaggi bassi (75mg e quietapina 25/50mg). Nonostante tutto mi ritrovo, dopo qualche settimana di serenità relativa, di nuovo a fronteggiare una forte tristezza, sensazione di impotenza, senza via d'uscita che non sia la morte, e con attacchi di panico che mi fanno sentire come un topo in trappola. Raramente trovo una motivazione razionale ai miei stati d'animo. Mi sento malato e, quel che è peggio, senza cura. Ho l'impressione che dovrò tirare avanti così per un po', ma che il finale sia ineluttabile e, prima o poi, mi raggiungerà. L'unica cosa che mi fa ritrarre dai miei pensieri suicidari, sono i miei bambini, che adoro, ma vedo meno di quanto vorrei.
Come se ne esce?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Se ha una diagnosi di ciclotimia il trattamento con antidepressivi potrebbe non avere indicazione per cui andrebbe rivista la terapia.

Dr. F. S. Ruggiero

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dopo
Utente
Utente
Egregio Dottor Ruggiero,

La ciclotimia era la mia condizione standard prima della separazione. Vivevo in maniera abitudinaria i miei alti e bassi, cercando motivazioni più o meno razionali ai miei stati d'animo. Da ottobre 2016 la situazione è degenerata. L'umore, in tutte le sue forme, diventava invalidante e cambiamenti repentini ed imprevedibili. Le oscillazioni fra i vari stati d'animo diventavano vertiginose, fino a farmi sentire stanco, come se quelle salite e quelle discese le percorressi a piedi, correndo. Negli ultimi mesi, invece, sono prevalentemente depresso, svogliato e senza speranza. Non vedo vie d'uscita se non una sola. Per questo ho l'impressione che il decorso non possa essere che uno solo, e non capisco se la cosa mi spaventi o mi dia sollievo.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Il problema è che potrebbe non esserci una evoluzione del disturbo precedente ma una manifestazione del disturbo stesso.

Il problema è capire perché i dosaggi restano bassi se vuol essere trattata una depressione, quindi rimane il dubbio della ciclotimia.

Sarebbe il caso di rivalutare la terapia sulla base del disturbo precedente.
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dopo
Utente
Utente
Diciamo che i dosaggi al momento rimangono bassi perché spesso gli antidepressivi mi causano una certa tendenza a rimuginare e rabbia...
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 40.9k 996 63
Quindi torniamo al discorso che non sono indicati per lei

La disfunzione erettile è la difficoltà a mantenere l'erezione. Definita anche impotenza, è dovuta a varie cause. Come fare la diagnosi? Quali sono le cure possibili?

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