Non riesco a smettere di prendere paroxetina

Buonasera,
cercherò di essere il più breve ma allo stesso tempo più precisa possibile.

Dall'età di 17 anni ho cominciato a soffrire di fortissimi stati ansiosi, che mi portavano a vomitare molte volte al giorno ed erano fortemente invalidanti. Ho cominciato a curarmi solo dieci anni dopo in seguito a un ricovero ospedaliero. Allora mi fu diagnosticato un disturbo d'ansia generalizzato e cominciai ad assumere paroxetina.

Nel corso degli anni ci sono stati altri due ricoveri, e la diagnosi è mutata in disturbo bipolare caratterizzato da stati misti. Mi fu aggiunto allora il depakin chrono ( 1000 mg/die). Qualche mese fa mi sono stati aggiunti 300 mg di carbolithium.

Il mio umore non sarebbe terribile e non ho ansia né pensieri ossessivi ( tipici di quando stavo male), se non che ho preso molto peso, soprattutto nella pancia e nonostante la dieta ( che seguo pedissequamente, tenendo anche il diario alimentare ), non perdo granché.

Il mio psichiatra mi ha proposto svariate volte di ridurre la paroxetina ritenendola la principale indiziata per poi sostituirla, ma i tentativi sono stati tutti vani. L'ansia tornava prepotentemente. Sono disperata perché temo che non riuscirò mai a cessare di prendere questo farmaco e a provare se magari un altro è migliore. Mi sembra di stare in una prigione.

Mi preme anche dire che essendo affetta da fibromialgia e entesiti diffuse ( spalla , gomito, trocantere...) riesco solo a praticare un po' di yoga leggero, una sorta di ginnastica posturale.

In buona sostanza, secondo voi: una persona come me, che assume paroxetina da 15 anni ininterrottamente ( 20 mg , ma in passato ne ho presi fino a 40) e che ha già fallito diverse volte nella riduzione del farmaco, ha ragionevoli speranze di poterlo ridurre o addirittura abbandonare in futuro, senza soffrire in modo atroce?

Un grazie anticipato a chi vorrà rispondermi.
Cordiali saluti,
L.

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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Non è complicatissimo ridurre la paroxetina.

In ogni caso, anche il resto della terapia può provocare aumento di peso in modo considerevole.

Se è ancora fertile il valproato di sodio ha un warning del ministero sulle conseguenze teratogene sul feto per cui deve utilizzare metodi contraccettivi.

Dr. F. S. Ruggiero

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[#2]
dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la celere risposta.
Ahimè, sono a conoscenza degli effetti teratogeni sul feto del sodio valproato, ma ho 43 anni e nessuna intenzione di avere figli. Se non è complicatissimo ridurre la paroxetina, per quale motivo io ( e qualche altro migliaio di persone) abbiamo così tanti problemi nel farlo?
In secondo luogo: devo rassegnarmi a mangiare 800 calorie al giorno e ad aumentare lo stesso di peso perché soffro di un disturbo dell'umore? So che sembrano questioni assai frivole , ma ero abituata a essere molto carina, e questo ingrassamento ( senza la contropartita del godersi il cibo, fra l'altro!) sta diventando un'ossessione e mi deprime. L'alternativa è solo tra : grassa e depressa o magra angosciata?
Grazie ancora
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
L'aumento di peso dipende dalla condizione metabolica che si instaura per l'uso di farmaci e pertanto questa va valutata in modo continuo per capire se sia il caso di aggiustare la terapia in funzione di essa o utilizzare qualche altra strategia.

La riduzione della paroxetina non è complicata, dipende molto dalla calma con cui si fa.
[#4]
dopo
Utente
Utente
Certo,infatti le volte che ho provato a ridurla, su suggerimento dello psichiatra, l' ho fatto lentissimamente, usando la formulazione liquida. Ma niente da fare, comparivano comunque ansia, sudorazioni, vomito. Quali sarebbero le condizioni metaboliche che si vengono a creare? Sono molto spaventata.
Grazie ancora!
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