Come devo comportarmi di fronte al disturbo ossessivo-compulsivo di mia figli a (23 anni)

Gentili dottori,
mia figlia ha 23 anni e studia Medicina.
E' sempre stata piuttosto fragile psicologicamente e molto ansiosa, anche da piccola.
Ieri mi ha confessato di soffrire da almeno due mesi di ossessioni, come ad esempio paura di aver fatto del male a qualcuno, di non aver chiuso il gas e altri brutti pensieri che non mi ha specificato. Non mi risulta che metta in atto comportamenti compulsivi in risposta alle sue ossessioni, a parte quello di chiedermi di controllare talvolta che il gas sia chiuso, ma io non la assecondo in questo.
Mi ha detto che anche quando frequentava il liceo aveva avuto episodi simili.
Si rifiuta di andare da uno psichiatra di persona, si è messa in contatto da sola con uno specialista che per ora la segue online, tramite skype o email.
Non conosco il motivo scatenante di questo crollo psicologico, anche se personalmente ritengo che sia stato generato dall'ansia con cui affronta l'Università e gli esami: nell'ultimo anno ne ha sostenuti pochi, in questi ultimi giorni poi ha mollato completamente lo studio e trascorre le giornate consultando continuamente Internet. Non riesce a fare niente.
Non ha parlato di questo suo problema con nessuno, fatta eccezione per me e il suo ragazzo; non vuole informare neanche suo padre, il mio ex marito, dal quale mi sono separata 4 anni fa e che ha avuto a sua volta in passato problemi psicologici da ansia, tanto da far ricorso a psicofarmaci
Mi sto colpevolizzando perché temo di aver rappresentato inconsapevolmente una causa del suo malessere, dal momento che sono stata forse una madre troppo presente ed esigente( anche per compensare l'assenza del padre in questo senso), che ha preteso da lei più di quello che poteva dare; la separazione poi, che ho rimandato il più possibile perché mia figlia fosse abbastanza grande da poterla elaborare in modo meno drammatico, sicuramente non l'ha aiutata.
Non pretendo da voi risposte o soluzioni a questo problema più grande di me che non riesco neanche a capire, vorrei soltanto un consiglio sul comportamento da tenere in questa prima fase, dal momento che qualunque cosa cerchi di mettere in atto per farla stare meglio sembra al contrario peggiorare la situazione.
Ho provato a dirle che se vuole può lasciare l'Università e fare qualcos'altro, anche se studiare Medicina è sempre stato il suo sogno, le ho proposto di studiare insieme a lei per aiutarla a concentrarsi , di prendersi qualche giorno di vacanza, ma qualunque cosa le proponga aumenta il suo senso d'ansia e di inadeguatezza.
Vi prego di guidarmi e di aiutarmi a evitare di fare altri danni, oltre a quelli che evidentemente ho già fatto.
Grazie dell'attenzione che vorrete concedermi.
Cordiali saluti

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Dr.ssa Nicole Romeo Psichiatra, Medico estetico, Psicoterapeuta 315 26
Lo "specialista " con cui è in contatto sua figlia online ...e è un medico specialista psichiatra? È psicologo? È altro?
Se fosse un medico specialista psichiatra farebbe capire a sua figlia l'urgenza di intraprendere delle cure..dato che il disturbo ossessivo compulsivo condiziona il funzionamento sociale relazionale lavorativo di studio....
Non ha modo di sapere chi sia questa persona?
Con i pensieri ossessivi è una impresa riuscire a studiare...
Non deve sentirsi in colpa...e non deve trasmettere a sua figlia che lei si sente in colpa.
Non deve compatirla.
Deve agire....parli con il fidanzato di sua figlia.
Cercate di creare una alleanza "discreta"...per portare sua figlia (studentessa di medicina) a decidersi a farsi aiutare da un collega medico psichiatra...ecco sarebbe un collega ...anche i medici quando hanno disagi problemi si fanno aiutare da altri colleghi medici....
.....più o meno incominci con questi consigli ..
E se lo desidera mi tenga aggiornata
Grazie.
Saluti

Dr.ssa Nicole Romeo
Medico Chirurgo
Specializzata in Psichiatria
Specialista Psicoterapeuta
Medicina Estetica
(Iscritta Registro Med.Estet)

[#2]
dopo
Utente
Utente

Intanto la ringrazio infinitamente per la sollecita risposta.
Ho appena avuto una conversazione illuminante con mia figlia.
Lo specialista è uno psicoterapeuta, lavora in ospedale a Milano e mi sembra che sia una professionista serio perché le ha consigliato di cercare uno psichiatra vicino a dove abitiamo col quale lui stesso si metterà in contatto.
Quello che mi terrorizza è che le ha palesato la probabile necessità di un sostegno farmacologico, anche se l'ha rassicurata sulla possibilità di uscire da questo tunnel.
La paura di mia figlia è che la consideri "strana" o "diversa" o peggio ancora "matta", mi vede come la persona perfetta che non sono e teme di deludermi, cosa posso dirle per farle capire che per me lei è l'unica cosa importante?
Seguirò senz'altro i suoi consigli.
Grazie infinite.

[#3]
Dr.ssa Nicole Romeo Psichiatra, Medico estetico, Psicoterapeuta 315 26
Non deve avere pregiudizi circa l'assunzione di un farmaco per la cura del DOC.....cosi come non ha pregiudizi se qualcuno prende un farmaco antiipertensivo per la cura della ipertensione....
L'importante è stare bene migliorare....guarire...
Non è stigma ....il cervello come ogni altro organo e apparato sebbene il più complesso può necessitare di aiuto.
È imbarazzante vergognarsi ....Non curarsi o farsi aiutare.
Non c'è il suo nome sul consulto.!
Può chiedere allo staff