Incapacità nel seguire le terapie

Salve è la prima volta che chiedo un consulto qui, la motivazione è una peripezia nel mondo della psichiatria che mi sta portando alla disperazione e a volta al pensiero di rassegnarmi. Nel lontano 2000 dopo un periodo di stress per motivo di studi alternato a periodi di abuso di alcool sono caduto in uno stato di sofferenza. Il tutto partì dalla lettura di un testo che trattava di personaggi che organizzavano la propria vita basandosi su sogni idealizzati e alla fine tragicamente erano destinati a vivere una realtà degradata. Mi identificai in quella situazione, pensando alla mia vita, mi resi conto che anche il mio modo di vivere era destinato a farmi soffrire e fare una fine "terribile". Ero iscritto all'università, riuscii a fare gli esami, per tornare a bere alcolici e sperando che tutti quei sintomi sarebbero scomparsi. In realtà le paure, la sensazione di aver bagliato tutto continuarono e bevendo mi deprimevo ancora di più. Cercavo di riconquistare la mia ex (il motivo per cui l'avevo lasciata era la mia convinzione di nn poter avere una vita normale, di essere destinato all'alcolismo, di non poter offrire nulla agli altri e che quindi non volevo trascinare gli altri nella mia vita tragica negando loro la felicità per colpa mia). La mia ex non volle tornare con me, ora penso per fortuna, perchè forse quel desiderio di ricongiunzione era dovuto ad un mio "arrampicarsi sugli specchi".
Mi rivolsi ad un neurologo che mi diagnsticò "depressione recidivante in sensitivo"
Terapia: 1 compressa deniban il mattino, Adepril una a pranzo una a cena.
Dopo quasi due mesi al nuovo consulto io non mi sentivo ancora bene. Il medico mi diede:
Parmodalin 1 compressa al mattino
Xanax 0.5 una compressa la sera.
Col Parmodalin mi sentivo veramente energico, ripresi a studiare, mi tornò la voglia di vivere, ritornai a vivere da solo nella casa studentesca dove studiavo. Non toccai più alcool per circa 3 mesi. Dopo fu come se il parmodalin smise il suo effetto, il medico mi raddoppiò il medicinale a 2 compresse al giorno.
Purtroppo essendo molto anziano non potei più far riferimento a lui.
Mi rivolsi ad un secondo neurologo che mi diagnosticò "psicosindrome schizo affettiva", dandomi Zyprexa 5 mg la sera e sereupin 15 ml soluzione orale al mattino. Scusate se nn ricordo esattamente tutte le quantità di aumento-scalaggio delle medicine. L'unico a rimanere invariato fu lo zyprexa ad una compressa da 5. Stetti in cura da questo medico per 5 anni, durante i quali cambiò spesso l'antidepressivo tanto che ho provato quasi tutti gli SSRI. Intanto ingrossai 20 kg con un disagio terribile. Sono sempre stato molto timido e insicuro, avendo alle spalle un padre alcolista e tossicodipendente deceduto nel 2001. In quei 5 anni la mia vita fu terribile dal punto di vista sociale, riuscivo ad uscire soltanto il sabato e dovevo bere altrimenti mi sentivo a disagio tra le persone. Tentai una psicoterapia di gruppo per 2 anni, ma riuscii a parlare si e no 4 volte perchè anche li mi sentivo a disagio.
Decisi di andare da uno psichiatra, per vincere gli aspetti fobico sociali. Sono stato ben alcuni periodi, ma ogni volta che raggiungo una pseudo stabilità crollo. Scusate mi sto dilungando troppo.
La situazione attuale è che in questi anni ho usato a volte anche eroina, droghe sintetiche nel momento in cui forse credevo di stare bene e mi ero inserito tra persone "emarginate" socialmente, perchè pur essendomi laureato, abilitato all'insegnamento resta in me una sensazione di inadeguatezza a vivere nella società. Ora non uso più droghe nè mi ubriaco.
Cambio ripetutamente medici, ma non per scarsa fiducia, è che non riesco ad affidarmi totalmente perchè non mi fido proprio di me stesso.
Ho fatto per alcuni mesi una cura con:
Lyrica 75 per 2 volte al giorno, e aumentando aumentando 300 mg a rilascio prolungato di Efexor.
Con questa terapia sono riuscito a rialzarmi da uno stato catatonico nel senso che stavo a letto e piangevo di continuo autoccomiserandomi.
Contemporaneamente però senso di angoscia al mattino, agitazione interna, a volte ho esagerato prendendo 5 o 6 lyrica insieme ma perchè volevo dormire, volevo che quella angoscia interiore svanisse, per attirare l'attenzione mi sono a volte anche tagliato con dei coltellini, cosa che mai avevo fatto prima.
Sperando di stare meglio sono tornato da un precedente psichiatra con la cui terapia mi ero sentito meglio in passato e ora prendo zoloft 100 la sera, rivotril da 2 mezza la mattina mezza la sera, lyrica 75 per due volte al giorno. Cerco di fare psicoterapia costruzionista se non sbaglio ma non ci riesco, mi viene l'angoscia, sono scomparse le "abbuffate" di farmaci ma sto in uno stato di continua ruminazione mentale del tipo " Cosa devo fare?" "E se questa terapia non funziona?", questi pensieri mi assillano non lasciandomi pace, a volte si manifestavano anche con rituali di ordine, tipo sistemare l'armadio per 200 volte in un giorno, ora sono solo a livello di pensiero. Ho paura di uscire di casa perchè temo che gli altri si accorgano che sto male, non mi lavo più, sto sempre a letto e sono tanto stanco di lottare. Faccio terapia familiare con mia madre, lo psicologo e mia madre dicono di nn pensare alle medicine, che mi devo sforzare a liberare le emozioni ma io non ci riesco e mi sento in colpa perchè mi hanno detto che psicologicamente uso la "malattia" per non mettermi in gioco. Ma io ho proprio paura, non riesco, mi sento in colpa perchè a questo punto è tutta colpa mia, io vorrei solo essere autosufficiente, non sentirmi sempre in disagio tra la gente, non svegliarmi con questi maledetti pensieri ripetitivi che cerco ve lo assicuro con tutta la forza di eliminare ma mi assillano.
Mi sono totalmente isolato daal mondo, ho paura di accendere anche il cellulare perchè se mi chiama qualche amico non so che giustificazione dare per il fatto che non esco.
Lo psichiatra mi disse che non ci sono medicine per risolvere il mio problema di insicurezza estrema, solo la psicoterapia. Ma io non riesco ad aprirmi, ho bisogno di stare meglio per impegni lavorativi che dovrei intraprendere.
Diavolo, possibile che con tutti i farmaci che esistono non c'è nulla che almeno mi dia un aiuto, non dico mica la pillola della felicità!
Oltretutto non mi viene fatta una diagnosi, non mi sento tutelato e ho paura che nn mi dicano che diavolo ho perchè è qualcosa di cronico, tipoo schizofrenia. Se esco ho continui attacchi di panico, ho paura delle medicine, mi sento confuso. Potreste darmi un consiglio? Se tutte queste medicine di nuova generazione non funzionano esistono farmaci triciclici consolidati? Mi rendo conto della confusione del consulto ma sono veramente disperato. Non mi sono ucciso soltanto perchè non voglio far soffrire i miei parenti e (cosa folle!) perchè temo il giudizio altrui persino dopo morto nel senso "che dirà la gente, che ero un folle, un ubriacone impazzito).
Temo di avere sintomi psicotici, e mi riconosco in qualsiasi malattia di cui leggo i sintomi. L'anafranil è un farmaco utile per la depressione e le ossessioni? Potreste consigliarmi uno specialista a bari o nella zona di taranto? Scusate, magari ho dato l'idea di un esagitato, ma se mi metto ora a controllare ciò che ho scritto per correggerlo ci metto due giorni a perfezionare il consulto. Grazie se potete aiutarmi. ps ho 31 anni

ps. l'agitazione gli atti di autolesionismo potevano dipendere dall'efexor?
ora non ho più quei sintomi ma sono caduto in una apatia totale con
la cura dell'efexor
sarebbe auspicabile prospettare allo psichiatra l'anafranil, di cui mi interesso perchè anche mia zia ha avuto una storia simile ed è stato il farmaco che dopo anni l'ha "salvata".

Cordiali saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Gentile utente,

L'impressione dalla sua storia farmacologica, dai sintomi riferiti e dal livello di dettaglio e di interrogativi aperti del suo scritto, è che abbia sì un problema legato ad una modalità ossessiva del pensiero, ma inscritta in un disturbo ciclico dell'umore. A suo tempo fu identificata una depressione, ma sembra che poi il percorso terapeutico e il decorso corrispondano a quelli di una forma bipolare dell'umore.

Cerchi di andare da uno specialista affrontando il problema della sua diagnosi di fondo, e della strategia da seguire prima che non delle soluzioni ai sintomi del momento. Modificare il decorso, e non necessariamente agire per sintomi, è spesso la soluzione principale.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Dr Pacini, innanzitutto la ringrazio sentitamente per la risposta. Lei ha pienamente ragione, perchè effettivamente i sintomi del mio "malessere" sembrano evolversi o meglio mutare nel tempo.
Effettivamente mi fu proposto il Carbolithium dal mio precedente psichiatra. Riuscii a prenderlo per due settimane e il farmaco mi diede un effetto antidepressivo. Purtroppo proprio per questo mio timore dei farmaci andai da lui scongiurandolo di non farmelo prendere più, e mi rendo perfettamente conto che una persona come me che ha abusato di varie pericolose droghe non dovrebbe temere una medicina data sotto controllo medico, il chè è infatti del tutto irreale come atteggiamento. In quelle due settimane ero arrivato a litiemie 0,4 con in tutto 600 mg di litio.
Non voglio fare il lamentoso, ma purtroppo mi ingrippo sulle medicine, la manifestazione degli effetti collaterali mi porta in uno stato di angoscia.
Secondo lei curando queste oscillazioni dell'umore solitamente scompaiono gli altri sintomi come le ruminazioni?
Sugli stabilizzanti dell'umore la mia paura è che essi livellino anche le capacità cognitive, quel certo istinto mentale che mi permette di ottenere buoni risultati nello studio, nella scrittura. Ad esempio io scrivo poesie, ma riesco a scriverle soltanto quando sto bene perchè avverto una certa acutezza mentale, una empatia nei confronti della gente che soffre, una capacità di immedesimazione nell'altro, aspetti del mio carattere che scompaiono quando mi sento depresso. Avendo letto che il litio fa scomparire la creatività mi chiedo se la sua esperienza ha dato dei riscontri in questo? So bene che ogni persona risponde diversamente, ma non voglio diventare "un altro" come quando prendevo lo zyprexa, periodo in cui mi ero rassegnato a vivere come un diverso. Le faccio un esempio: una volta andai dal neurologo di allora e gli dissi tutto felice che mi ero innamorato di una ragazza e lui invece di farmi almeno un sorriso mi rispose freddamente "basta che non la fai soffrire", come se io non sia capace di amare. Da allora ho sempre evitato di legarmi sentimentalmente perchè mi ero convinto di poter dare solo dispiaceri.
Mi scusi se mi dilungo, ma paradossalmente è più facile dire certe cose in anonimato che confidarle di persona a qualcuno. Posso fare quindi soltanto qualche domanda?

1 Gli stabilizzatori dell'umore appiattiscono una persona?

2 Il lyrica che mi è stato dato come equilibratore dell'umore e che prendo da molti mesi in realtà non funziona proprio in tal senso, per l'ansia neanche. Avevo chiesto se per motivi economici potevo prendere il gabapentin al posto del lyrica ma mi è stato detto no, esise una reale differenza tra i due farmaci?

3 Conosce qualche medico dalle mie parti a cui posso rivolgermi? Vorrei tornare dal mio ex psichiatra, ma poichè l'ho "abbandonato" ben due volte ho paura che mi abbia preso in antipatia. Non so se è meglio rivogersi da uno psichiatra vicino col quale poter parlare più spesso o fare una sorta di "viaggio" della speranza.
Secondo il suo parere in generale quale atteggiamento tra i due è preferibile?
Scusi se le sembro un pusillanime, ma mi creda, vivere così senza potersi fidare di se stessi,e quindi senza poter fare progetti, chiuso in una camera mentre fuori la vita degli altri continua, tutto ciò è veramente non so che parola usare, è veramente brutto.
Cordiali saluti.

[#3]
dopo
Utente
Utente
Mi scusi l'insistenza dottore, so che mi ha già risposto.
E' che mi sento un po' disperato e speravo di sapere qualcosa in più sugli stabilizzanti dell'umore. Mi dispiace l'insistenza, ma è proprio la staanchezza di tutta questa situazione che mi ports all'insistenza. Se lei o qualche altro medico mi può spiegare un po' le questioni che ho riportato ne sarei estremamente grato. Naturalmente mi rivolgerò ad uno specialista, il problema come scritto sopra è che ho paura anche di questo data la mia instabilità nel seguire costantemente una terapia.
Grazie a tutti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Allora, lei non dve concentrarsi su questioni tecniche relative ai farmaci, di cui sarà informato ma che non devono essere materia di ragionamenti da parte sua. Lei deve concentrarsi su come sta e deve seguire delle indicazioni. A valutare la tollerabilità sarà lei insieme al medico. Sarebbe opportuno "mettere" una qualsiasi nuova terapia in un ospedale o casa di cura, visto che a casa diventa probabilmente difficile proseguire a sufficienza per poter poi giudicarne l'efficacia.
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Utente
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Grazie ancora per la risposta. A giorni ho appuntamento con lo psichiatra. Gli prospetterò la terapia attuale sperando che le "cose" vadano bene. Buon lavoro.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.4k 988 248
Nn gli prospetti niente. Si faccia visitare e asci decidere al medico.
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Utente
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Si, per prospettare intendevo dire che riferirò la terapia farmacologica che sto facendo attualmente.
Farò di tutto per abbandonare il mio atteggiamento infruttuoso nel rapporto medico-paziente,nel senso di immischiarmi in questioni farmacologiche che non sono di mia competenza, spero di riuscirci. Io voglio stare solo bene, tutto il resto non ha importanza.
Cmq complimenti perchè vedo che da poche cose scritte lei è riuscito a capire il mio atteggiamento, spero di stare meglio. Salve.

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