Ansia generalizzata e attacchi di panico

Salve, sono un ragazzo di 23 anni.
Scrivo su questo sito per chiedere un parere di uno specialista. Giorno 19 dicembre 2018 ho avuto una sensazione spiacevole di tachicardia improvvisa e per questo sono andato al pronto soccorso dove mi hanno diagnosticato un attacco di panico, dovuto probabilmente al fatto che ero abbastanza stressato per un esame che avrei dovuto sostenere il giorno successivo. Alla dimissione i sintomi si sono esauriti e i giorni seguenti sono tornato alla mia quotidianità senza preoccupazioni. Tuttavia il 30 dicembre verso le ore 22 mi sveglio dopo essermi coricato avvertendo nuovamente la sensazione di battito accelerato e, pensando a ciò che mi era successo circa 10 giorni prima, mi agito fortemente avendo nuovamente un attacco di panico. Mi reco nuovamente al pronto soccorso dove alla misurazione dei battiti se ne rilevano circa 130 e la pressione sistolica circa 150. Mi somministrano delle gocce tranquillanti e al referto ECG é evidente soltanto una tachicardia. Torno a casa ma la notte non riesco a calmarmi definitamente e i giorni a seguire provavo un forte senso di ansia che poi é sfociato nella prima settimana di gennaio in un senso di irrealtà (mi sembrava che il mondo esterno fosse distaccato dalla mia percezione) e avevo paura che un altro attacco di panico potesse sopraggiungere (cosa che é accaduta altre volte con sensazioni di tachicardia, tremori, sensazione di soffocamento e paura di avere qualcosa di brutto). In seguito sviluppo una sensazione di ipocondria che non fa altro che alimentare la mia ansia. Alla fine di gennaio ho un altro attacco e questa volta decido di recarmi nuovamente al pronto soccorso dove mi vengono somministrate due dosi di gocce tranquillanti e una fiala di levopraid. La dottoressa fa in modo di farmi avere una consulenza psichiatrica dove lo specialista mi prescrive Stiliden che ancora oggi non ho mai preso perché ho paura di prendere psicofarmaci. Inoltre mi invita a sostenere dei colloqui di psicoterapia che inizierò a breve. Vorrei sapere se questo approccio terapeutico mi possa giovare, poiché é circa un mese che mi sento sempre giù, ho paura che il mio cuore possa innalzare la sua frequenza e che mi possa succedere qualcosa di brutto. Ultimamente gli attacchi insorgono a volte di notte e per ora ho cominciato a bere tisane di camomilla per tranquillizzarmi. Non riesco a studiare e sono convinto che essendo studente di medicina, studiare le patologie mi stia troppo sensibilizzando ad esse, pensando che ogni minimo sintomo sia qualcosa di grave.
Puntualizzo che per 13 anni ho praticato attività sportiva agonistica che ho dovuto abbandonare per dedicarmi all'università.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
" lo specialista mi prescrive Stiliden che ancora oggi non ho mai preso perché ho paura di prendere psicofarmaci."

la terapia le potrebbe giovare senz'altro, ma per adesso ha deciso di non seguirla. Non ha senso che delle due indicazioni ne segua una e l'altra no.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
Per questo volevo avere un secondo parere. Volevo solamente sapere se dalla sua esperienza e conoscenza ci sono evidenze che la sola psicoterapia possa funzionare, senza dover prendere farmaci.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 992 248
Non vedo ragioni di secondi pareri. Allora un secondo parere su questa base sarebbe necessario per qualsiasi cosa. Lei semplicemente ha deciso che non segue una prescrizione, non per un motivo o un dubbio fondato. Che possa funzionare la psicoterapia da sola (non in questo caso, anzi non è chiaro perché iniziare entrambe le cose da subito), è un problema che si pone soltanto perché le tornerebbe bene così avendo deciso che non vuole seguire la cura prescritta.
Fa una distinzione farmaci/psicoterapia che non ha alcun significato medico, risponderà probabilmente a sue idee sull'esistenza di chissà quale stranezza o pericolo nell'uno e non nell'altro.
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