E' un disturbo post-traumatico?

salve, da molti anni ho un problema: all'età di circa 5-7 anni, vidi un film d'azione un cui personaggio mi impressionò molto. durante la visione, allora, non avevo mai palesato, pur provando in me terrore, delle reazioni particolarmente esagerate. queste vennero dopo: non riuscivo a dormire da sola, avevo paura del buio e dello stare sola in una stanza. infatti credevo DAVVERO che quel personaggio fosse uscito dal film e si fosse nascosto nella mia casa, pronto, quando fossi sola, a importunarmi. questa fase critica è andata avanti fino ai 12 anni, quando, riuscendo finalmente a dormire da sola, imparai a convivere con le mie paure, e a capire che i personaggi non escono dai film. ora (ho 21 anni) chi mi guarda dall'esterno potrebbe pensare che non ho più alcun problema riguardo a questo film, ma io non ho smesso di soffrirci: appena mi rilasso un po', ogni momento della giornata, mi ritornano automaticamente alla memoria delle scene; di sera,se sono sola a casa, devo lasciare tutte le luci accese e distrarmi a tutti i costi; spesso ho incubi.
Mi domando, dunque, se questo sia il disturbo post-traumatico ('trauma' è la parola guista per descrivere il complesso di sensazioni che quel film mi ha lasciato) anche se è passato tanto tempo. ma al di là delle terminologie, c'è qualcosa che posso fare? lo psicanalista dell'asl a cui mi rivolgo per questo come altri problemi, non ha accennato alcuna diagnosi. ci sono delle terapie più rapide e mirate per il disturbo post-truamatico, ammesso che di questo si tratti nel mio caso, oltre il semplice metodo psicanalitico? Lo chiedo perché, anche se convivo con questa paura, ne sono davvero stanca.
mi scuso della prolissità, grazie e saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

Non credo rientri nella categoria perché il trauma non comportava in sé (la scena) un pericolo per la vita o l'integrità. Diciamo che probabilmente quello, e magari altri contenuti, circolano più di quanto dovrebbero a momenti e in maniera invadente per un meccanismo cerebrale che sarà in Lei particolarmente sviluppato, con i suoi risvolti utili e alcune interferenze come questa. Quindi rientrerebbe più nel meccanismo di una ossessione.
Però per chiarire il discorso è necessaria una visita specialistica che esamini il complesso della situazione e della sua storia rispetto a questo problema.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Innanzitutto grazie per la risposta, Dr Pacini.
Che intende quando parla di meccanismo cerebrale particolarmente sviluppato? Inoltre, rinnovo la domanda, ci sono cure spcifiche e mirate per ossessioni di questo tipo?
Grazie ancora, saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Che appunto al cervello torna particolarmente facile, a volte purtroppo in maniera non piacevole, mulinare al suo interno questi contenuti passati. Se si tratta di un disturbo ossessivo certo che ci sono trattmenti. Intanto andrebbe fatta diagnosi.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
Buongiorno,
come procede la diagnosi in questi casi, e a chi è affidata? Le ho detto infatti che lo psicanalista dell'asl non ha ipotizzato alcuna diagnosi precisa: o meglio, ha dato di volta in volta delle sue interpretazioni in merito, ma senza accennare chiare ipotesi.
Saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
La diagnosi può farla un medico. Le interpretazioni non sono la parte fondamentale di un rapporto medico. Un medico deve sapere definire la natura del problema in termini di sintomi e di disturbo, sapere quali terapie sono disponibili per quel problema, e applicarle o prescriverle e inviarla da chi le applica. La maggior parte delle cure psichiatriche consiste in interventi di tipo farmacologico o psicoterapico. Non tutti i farmaci sono indicati per tutti i disturbi, così come non tutte le terapie sono indicate per tutti i disturbi.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2009
Ex utente
noto quindi che l'idea che mi ero fatta di 'diagnosi' corrisponde in linea generale al significato medico della parola come lei me lo ha esposto.
partendo da questi ragionamenti avevo già sollevato in me dubbi sulla reale efficacia di questa psicanalisi per le mie problematiche. non vedo chiarezza nei colloqui con questo psicologo: ad es, una volta, gli chiesi se il mio stato, al di là di questa ossessione, fosse di depressione. lui mi ha risposto che non hanno importanza le terminologie e i manuali e che l'importante è 'cercare di capire'. io non ho insistito, prima di tutto perché non mi permetto di discutere su terminologie mediche che conosco solo superficialmente, inoltre perché mi sono sentita come una scema, come una bambina che ingenuamente fa domande su cose che non le competono, ma la sensazione che mi è rimasta è appunto quella di poca chiarezza. oltretutto il tempo che mi dedica è davvero esiguo. quando gliel'ho fatto notare lui mi ha risposto che non dipende dalla sua volontà e che l'asl in cui lavora deve affrontare richieste molto urgenti di sostegno psicologico. effettivamente, al di là della mia intima sofferenza, la mia situazione non desta allarme: saper ciò tuttavia non mi aiuta ad essere meno dubbiosa e più fiduciosa verso questo servizio.
scusi lo sfogo, saluti.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 991 248
Gentile utente,

questa storia del "capire" è un discorso che sento in continuazione. Si cerca di capire senza sapere cosa. Si finisce per capire sicuramente qualcosa, ma chissà se lo abbiamo inventato. La psicanalisi è una teoria interpretativa, cioè fornisce uno schema per interpretare i fenomeni psichici. Non è terapia, né rientra nella medicina scientifica, poiché non fornisce parametri misurabili della tecnica da impiegare né si esprime in termini di risultati statistici quando si tratta di parlare di risultati.
Le psicoterapie biologiche hanno un'altro tipo di impostazione metodologica. Da "Capire" c'è molto, molto anche si sa, ma non sul perché psichico, bensì sul tipo di substrato neurologico che c'è sotto le manifestazioni psichiche.
Nel caso del nostro (ipotetico) disturbo ossessivo le analisi che spingono a cercare significati e simbolismi sono contro-indicate, oltre che non avere indicazione terapeutica, perché inducono quel che già il cervello fa in eccesso, cioè rimuginare su un oggetto, come se dovesse sistemarselo o dargli un senso oltre l'evidenza che non ne ha e che è una "interferenza".