Scalaggio paroxetina

Buon pomeriggio. Per un problema di ansia generalizzata (che mi portava a stanchezza, contratture alla muscolatura di spalle e collo, pesantezza digestiva, cali di concentrazione, fobia sociale e rari episodi di panico e disturbi del sonno) - dovuta ad errata gestione emotiva e sovraccarico di stress protratto nel tempo (diagnosi del parallelo percorso con psicologa) - mi è stata prescritta da un medico generico una cura a base di paroxetina 20mg. A parte un implementazione dell'ansia e dell'insonnia iniziale, in cura non ho avuto particolari problemi. Dopo due anni, alla remissione dei sintomi (non tutti, alcuni fisici sono rimasti anche durante la terapia come i problemi muscolari al risveglio e probabilmente la causa li è da ricondurre alla mia postura - lavoro parecchio al pc - e alla diagnosi di rachide cervicale verticalizzato), abbiamo concordato uno scalaggio passando a 15mg, 10mg, 5mg nell'arco di 3 mesi. Senza troppi problemi. Nella riduzione al di sotto dei 5 ho avvertito i seguenti sintomi, alcuni nuovi: iperacusia con fastidio ai suoni alle basse frequenze (se entro in ambienti poveri di arredi e parlo mi rimbomba tutto); earwarms, con motivi musicali che mi rimangono in testa a loop - sopratutto al risveglio e se non sono impegnato mentalmente; aumentata emotività sia agli stimoli positivi che negativi (con facilità al pianto). Aumento delle contratture rispetto al solito - parecchio al mattino quando mi alzo -, disturbi del sonno o con risveglio precoce (3-4 del mattino) o con sogni molto vividi e risveglio in fase REM (spesso agitato e sovente con erezione). Non ho ansia sociale, panico o cali di umore come nel periodo che mi spinse ad iniziare la cura.
I sintomi espressi possono ascriversi come da sospensione troppo repentina? Il medico concorda e dice che in alcuni soggetti più sensibili si può alla soluzione in gocce e scalare gli ultimi mg in parecchio tempo utilizzando una siringa da insulina (0, 2mg al mese!) , altri staccano a mezza compressa senza problemi (dalle ricerche che ho fatto anche sul vostro forum non ho trovato riscontro, dicono tutti di avere difficoltà con questo farmaco). Dice che devo stabilizzarmi (in qualche settimana), aspettare che passino, e poi scalare piano.
Avendo intrapreso un percorso tpsicologico, sento di non aver assunto il farmaco passivamente e di aver agito sulle cause della mia ansia e modificato i miei comportamenti. Concorderei sul parere del medico, che però non è uno psichiatra; vorrei un parere specialistico sulla possibilità che siano solo sintomi da sospensione, se sono possibili ricadute anche avendo lavorato bene con uno psicologo e se possono essere dovute a fattori congeniti (produco poca serotonina, vorrei capire anche il perchè sarei diventato così o se lo sono sempre stato senza accorgermene) o allo sviluppo di patologie (ho letto un testo medico sulla fibromialgia e se vado a vedere ho parecchi sintomi descritti). Grazie a chi mi volesse dare la sua cortese attenzione, saluti.
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
la paroxetina può dare maggiori difficoltà nella sospensione che richiede una maggiore lentezza nel passaggio a dosi più basse.

La formulazione in gocce è adatta allo scopo con il proprio misurino senza necessità di fare troppi passaggi ulteriori.

Dr. F. S. Ruggiero

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dopo
Utente
Utente
Grazie per la risposta. Dunque concorda con il mio medico curante, possono essere solo sintomi da scalatura troppo repentina? Sono sopportabili ma alcuni interferiscono comunque con la quotidianità (si dorme male, il giorno dopo non si è al top, un pò confusi un pò nervosi...). Ora capisco chi è tentato subito a ri-aumentare le dosi del farmaco, non è una passeggiata. Vorrei capire quanto dureranno, almeno orientativamente....
Per eventuali cali naturali di serotonina ai cambi stagionali e come aiuto allo stress nei periodi lavorativi intensi (che avrò a breve, non posso scappare da quelli..), l'erborista mi ha proposto la Rodiola Rosea che ha proprietà anti-MAO. La sua assunzione concomitante con la residuale dose di farmaco che assumo (5mg) è controindicata? O è preferibile assumerla eventualmente a scalaggio avvenuto (e quindi se vado di contagoccie....suppongo fra parecchi mesi)? Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Non può assumere prodotti in concomitanza dei farmaci ed in ogni caso esso non hanno efficacia nella sintomatologia di qualsiasi malattia.

La riduzione della paroxetina ha caratteristiche differenti per ogni persona, nel suo caso è necessaria una riduzione più lenta ma la riduzione precedente non era poi velocissima.
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Utente
Utente
Non assunzione contemporanea, mi correggo. Che so, una a pranzo e una al pomeriggio). La Rodiola ha delle indubbie e dimostrate proprietà, coadiuvante (per non dire efficace) in alcune malattie... Come no. È un ottimo adattogeno, l'ho già usato in passato e funziona. Non sapevo che implementasse i livelli di serotonina, questa è stata una novità detta dall'erborista. Dunque chiedevo solo se vi fosse una possibilità di interazione (in assunzione non contemporanea) controindicata con il basso dosaggio di paroxetina che assumo.
Si, ad ognuno il suo scalaggio. Ieri sera "navigando" ho trovato conferma della necessità di maggior lentezza in un protocollo detto tartaruga, addirittura molto più lungo (si parla di 4 anni per dismettere 20 mg). Per la sua esperienza diretta, la media tempistica per minimizzare i sintomi di scalaggio quale sarebbe?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
In concomitanza era inteso come durante l’uso


In ogni caso gli effetti benefici sono suggestivi e non rilevabili clinicamente.

I tempi sono piuttosto variabili e vanno gestiti di volta in volta
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Utente
Utente
Un ultima domanda, se posso. Sempre per la sua esperienza, vi sono pazienti che hanno eliminato la paroxetina senza ricadute successive? Grazie
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Senza alcun problema

La ricaduta può comunque essere fenomeno indipendente dalla sospensione
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Utente
Utente
Certo. Se uno non agisce sulle cause a monte, a meno di difetto biologico, può ricadere. Sarebbe interessante capire (per me, lei lo saprà) come distinguere gli effetti di una sospensione (magari non sopportabili per alcuni, che spingono un paziente a riprendere il farmaco) o
se effettivamente si tratta di ricaduta. È lo specialista a valutare, o il medico...Quali sono le differenze?
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Dr. Francesco Saverio Ruggiero Psichiatra, Psicoterapeuta 41.1k 1k 63
Lo specialista ha strumenti adatti per poter capire la situazione.
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Utente
Utente
Intendevo quali sono le differenze fra i sintomi di ricaduta e i sintomi di sospensione....Come si distingue, dato che alcuni sono comuni? Semplicemente perchè i sintomi da sospensione, in quanto tali, dovrebbero passare (ho letto che in alcuni soggetti impiegano mesi)?
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