Eventuale dipendenza da psicofarmci in momenti di stress

Buongiorno,
A causa di uno stress dovuto alla possibilità di subire un intervento chirurgico, una tonsillite prima ed un nodulo tiroideo, ho iniziato a soffrire di sudorazione notturna e diurna, tensioni muscolari, sensazioni di paura.
Premetto che non ho mai subito interventi chirurgucu e per questa possibilità mi aveva molto spaventato.
Dopo avere eseguito le analisi cliniche per escludere la causa organica della sudorazione e di questi stati, mi sono rivolto ad un conoscnete, psichiatra e psicoterapeuta che mi diagnostica un disturbo d'ansia e mi prescriveve xanax 0. 5 rp una compressa la sera e paroxetina 20mg, una compressa la mattina, prospettandomi una cura breve, di circa 4-6 mesi, dicendomi che è l'unica veramente risolutiva ed assolutamente reversibile perchè verrà interrotta in maniera molto graduale, e prospettandomi la cronicizzazione della patologia in mancanza di cura.
Io mi sono preso una settimana di tempo per cercare di superare queste paure (paure di ciò che non è la mia consuetudine) con le mie forze perchè tempo che una volta assunti questi famarci, diventino una via di fuga in eventuali situazione di stress future (qualora si dovesse prospettare un eventuale interventi chirurguco in futuro.
Onestamente ho paura di diventarne dipendente, di contro, dovendo viaggiare in aereo a natale, ho già oggi paura del volo e delle mie emozioni in mancanza di un intevento risolutivo verso questo mio disturbo.
Va detto che sono sempre stato una persona tendenzialmente ansiona che ha sempre temuto i prelievi di sangue, in parte i voli aerei, e le malattie, ma che si approcciava alla vita con coraggio e allegria, cosa che non avviene piu ora.
Vorrei un vostro parere circa la eventuale dipendneza dall'assunzione di questi farmaci in eventuali casi di stress futuri.
Oggi la sudorazione si è ridotta ma sento sempre questa sensazione di paura

Grazie anticipatamente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Le terapie curano non tanto un generico stress situazionale, quanto la forma che la risposta ad un evento ha preso, tenendo conto che i disturbi prendono determinate forme sia spontaneamente che a seguito di fattori scatenanti.
La durata della cura non è quindi limitata a priori alla durata del fattore scatenante, semplicemente se gli si vuole dare una durata minima sono 4-6 mesi. La formulazione della diagnosi consente di formulare delle previsioni o prognosi.
Questo per quanto riguarda la paroxetina. L'ansiolitico serve per periodi brevi. Il legame con le due medicine è diverso, e il tipo di rischio che dice Lei (legarsi ad un effetto anziché elaborare soluzioni) è tipico degli ansiolitici rapidi usati da soli e in maniera sistematica, non della paroxetina, che non avrebbe comunque effetto in tempo reale.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
La ringrazio Dottore,
Dalla sua risposta mi sembra di capire che la eventuale assunzione della paroxetina non determinerà in me una eventuale sensazione di necessità future.
Non avendo mai assunto nè ansiolitici nè psicofarmaci temo molto la loro assunzione.
Lo psichiatra-psicoterapeuta al quale mi sono rivolto mi esclude ogni eventuale problematica ad essi connessi, e non avendo motivo per non credergli, sono comunque dubbioso.
Temo il fatto di prenderli, come vinceversa, temo la cronicizzazione del disturbo se non affrontato con le cure mediche.
La ringrazio anticipatamente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Non certo l'assunzione determinerà lo svilupparsi di un legame, se mai il legame con la terapia viene dal persistere o recidivare del disturbo.
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Utente
Utente
Buongiorno Dott.,
Non ho ancora assunto la paroxetina, anche se il mio stato di tensione e di ansia migliora per poi ripegiorare in un continuo altalenarsi, perchè ne temo molto gli effetti collaterali.
Nello specifico:
Ho letto che l'assunzione della paroxetina inficia parecchio sulla sfera sessuale, inoltre non si deve associare assunzione di alcolici (mi chiedo se non si posso bere neppure una birra o un paio di bicchieri di vino a pranzo o a cena in compagnia), ed inoltre la dismissione del farmaco è lunga ed articolata.
Purtroppo ho cercato di vincere questo stato solo con le mie forze, avendo io 39 anni e non avendo mai assunto psicofarmaci, ma evidentemente non ne sono in grado e questo genera in me un profondo senso di sconfitta.

Mi chiedo se potesse darmi qualche delucidazione circa gli effetti collaterali.

Grazie anticipatamente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Li ha già letti gli effetti collaterali, ma non vedo però di preciso quale sia il problema. Il fatto che sia ancora lì con la cura prescritta ma non iniziata è relativo ad una diffidenza o rifiuto concettuale del discorso di curarsi per malattie di questo tipo, probabilmente.
Per quanto riguarda gli alcolici, sulla stragrande maggioranza dei foglietti troverà analoghe raccomandazioni.
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Utente
Utente
Dottore lei ha perfettamente ragione, in primis non avendo mai dovuto affrontare nella mia vita l'idea di assumere psicofarmaci c è in me la volontà di superare questo situazione senza ricorrere all'uso di questi, possibilità che il mio psichiatra ha comunque escluso e che io sto praticamente constatando sulla mia pelle.
Inoltre, probabilmente il mio stato d'ansia mi fa temere che la loro assunzione determini per me malessere,mentre il mio psichiatra mi dice che io sto già vivendo una situazione di malessere che potrebbe cronicizzarsi se non affrontata e che mi fa vivere la vita con poca lucidità.
Valutavo la possibilità di assumere iperico,fiori di Bach e magnesio ma credo che non sia risolutivo per il mio disturbo d'ansia
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
A parte il fatto che nel concetto di psicofarmaco rientra qualsiasi cosa Lei concepisca come attivo sul suo malessere, per cui al limite anche il fiore di Bach, il punto è però che questi ragionamenti sono ispirati ad una visione del problema come non biologica, non medica e non funzionale.
Il medico le propone la paroxetina con ragionamenti giusti.
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Utente
Utente
Salve Dott.,
Alla fine ho iniziato la terapia prevista e devo dire che i disagi notturni di insonnia e le sudorazioni si sono ridotte moltissime.
Dopo 4 giorni dall'inizio della terapia ho incontrato lo psichiatra che ha aumentato le dose di paroxetina a due somministrazioni da 20mg ( una dopo colazione ed una dopo pranzo) mantenendo lo xanax rp a 0,50 la sera.
Io mi sono detto perplesso di questo incremento dopo solo 4 giorni,lo psichiatra mi dice che quella è la posologia prevista per i casi di ansia/ipocondria come i miei e che ha iniziato con i 20mg perché percepiva la mia resistenza all'assunzione di farmaci.
Vorrei un suo parere sulle dosi prescritte.
Grazie anticipatamente
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
La dose di 20 mg è quella minima, in genere l'ipocondria di matrice ossessiva risponde a dosi maggiori. Mi torna che vista la sua diffidenza il medico vada piano, perché comunque l'effetto è graduale, quindi iniziare con dosi maggiori non velocizza la cosa.
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Utente
Utente
Buongiorno Dott.,
Come.disposto dal mio psichiatra ieri ho assunto due dosi di paroxetina da 20mg,una dopo colazione ed una dopo pranzo. Nel pomeriggio ho avuto sensazione di essere "stonato" ed anche di equilibrio incerto,la sera alle 21.30 avevo molto sonno e sono andato a dormire,per poi risvegliarsi intorno alle 22.50 e prendere lo xanax da 0.5 rp come disposto dal mio medico. Il.problema è che circa un ora e mezzo dopo avere assunto lo xanax mi sono svegliato completamente sudato freddo. Non vorrei che l effetto sedativo dei due pl farmaci sia eccessivo per me e pensavo di prendere lo xanax al bisogno.
Lei cosa ne pensa? Oggi chiederò al mio curante
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ha un disturbo e lo sta curando, e la dose è da confermare nel tempo. Sono reazioni e ragionamenti tipici di chi ha il suo disturbo.