Diagnosi di patologia psichiatrica

Gentile Specialista, di seguito il mio quesito scaturito da una odissea senza fine nè tregua a cui apparentemente difficoltoso (se non impossibile) far fronte.
Mia madre, mio fratello ed io affrontiamo da anni (quasi 40) la condizione di "convivenza" con mio padre, dai pregressi sanitari piuttosto gravi (invalidità 80%) nonchè una evidente schizofrenia mai diagnosticata.
Uso le virgolette per convivenza in quanto io, grazie a dio, non vivo quotidianamente presso i miei ma solo alcuni giorni a settimana, in modo non ricada tutto su nostra madre.
I segnali, sebbene mai diagnosticati, sono ovviamente ignorati dal soggetto stesso (non saremmo pazzi, se maturassimo coscienza del nostro esserlo, giusto?) : sociopatia, delirio di onnipotenza, sindrome paranoide, egoismo sfrenato, manie di persecuzione, rituali ossessivi ripetitivi sino alla nostra esasperazione quotidiana, atteggiamenti verbali aggressivi, apatia totale, assoluta mancanza di interesse/empatia verso il prossimo e per la propria igiene personale.
Spesso sente voci o imputa agli altri la responsabilità di eventi o atteggiamenti percepiti da lui come reali, ma di fatto del tutto inesistenti e stridenti con la comune, oggettiva logica.
Riesce a far monologhi deliranti per ore.
A tutto questo si aggiunge la totale mancanza di voglia di far qualsiasi movimento o attività del tutto banali.
Non ho mai sofferto di tachicardia, ansia e attacchi di panico... cosa che di recente sta capitando sia a me, sia a chi gli sta attorno.
Cerchiamo - per ragioni ovvie e dettate dal buon senso - di "assecondarlo" per quanto possibile, anche per il bene di nostra madre che - per sola pietà - sta scegliendo di farsene carico.
Sa suggerirmi un modo - ammesso che esista - per far fronte a questo assurdo stato di cose?
Rifiuterebbe comunque qualsiasi terapia, dando lui dei pazzi agli altri... Attendo fiduciosa un vostro parere.
Davvero temo che la sua problematica psichica possa ripercuotersi sul NOSTRO stato di salute compromettendolo...
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

Strano che nessuna diagnosi sia stata posta, nenche in sede di richiesta di invalidità.
Comunque, se di psicosi si tratta, l'opzione che avete è di interessare le strutture sanitarie locali.
Ovviamente escludo la via della cura così come si fa di solito, a meno che lui non accetti di farsi visitare.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Grazie della tempestiva risposta, Dottore ..
Purtroppo, in sede di visita d'assegnazione di invalidità, hanno posto - per valutare stato fisico ma anche eventuali problemi cognitivi - una serie di quesiti a cui spesso rispondeva in modo poco reattivo o evasivo. I riflessi e le capacità di replica sono rallentati anche a causa dell'assunzione prolungata di psicofarmaci. E' molto scaltro: quando dinnanzi ai medici ha delle lacune, dice loro siano legate alla sua depressione che gli procura stati di insonnia. Nel contesto di una prolungata permanenza presso un istituto di riabilitazione motoria, gli hanno attribuito soltanto una accentuata ansia associata a ipocondria. Purtroppo certe manifestazioni sono evidenti solo durante la convivenza quotidiana, e Lei mi insegna che tutto questo può tranquillamente sfuggire anche in seguito a eventuale e attenta visita specialistica. Questi soggetti sono abilissimi nel controllarsi dinnanzi ai potenti, alle divise, ai camici..
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ecco, quindi assume dei farmaci e ha ricevuto una diagnosi.
Strano che però alla verifica delle prescrizioni non si siano accorti di nulla, un farmaco per la schizofrenia e per la depressione sono diversi. E anche il rallentamento depressivo e quello da farmaco antipsicotico sono diversi.
In generale però se uno si controllasse vorrebbe dire che ha consapevolezza, e capisce quando non è il caso. Se mai a volte il paziente è distraibile, o se richiamato all'attenzione lascia perdere altri suoi pensieri. Il fatto che uno non li dichiari spesso è perché sa che gli altri non ci crederebbero, non sa neanche di preciso come comunicarli, o può sentire voci che gli comandano di non dirlo, di far finta etc.
In linea generale no, direi che i pazienti psicotici si riconoscono anche dal semplice modo con cui iniziano la discussione.- Con cosa è in cura ?
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Utente
Utente
Con Lorazepam, per ansia. Il medico di base gli aveva più volte sconsigliato di proseguire (anche in vista di una certa dipendenza sviluppata dopo circa 30 anni di assunzione prolungata che lo portarono ad assumerne anche 5 o 6 al dì - dichiarati, si intenda!). La sospensione lo rende ancora più irascibile, pertanto il medico ha scelto - per il bene di tutti - di seguitare a prescriverglieli per mantenere una condizione più o meno gestibile e stabile nel tempo .. Ora, quel che ci preoccupa, è che a breve avremmo bisogno noi di intraprendere un iter di recupero psicologico
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ah, allora no, non è un antipsicotico. Strano che gli dia dei sintomi motori così visibili, se non ne abusa.
La sospensione del lorazepam è problematica se brusca, ma non ha nessuna funzione terapeutica così.
C'è modo di sospenderlo gradualmente, ma al di là di questo se il medico ha contatto con lui sarebbe il caso di proporgli altro forse.
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Utente
Utente
negli ultimi anni ha dovuto dimezzare sino ad arrivare (forse) sino a 2 al dì. Purtroppo devo attenermi a quel che lui mi riferisce, senza averne certezza. Seguirò i suoi suggerimenti, grazie infinite dell'intervento ..
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Che uno ne prenda 2 al dì, o 10, stabilmente, l'effetto viene meno comunque, e non è già in partenza un effetto antipsicotico comunque.
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Utente
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sì, assolutamente..e a questo si aggiunge la mancata percezione - da parte sua - del suo vivere nel pianeta a sè stante della sua malattia. Di qui la mancata coscienza di chiedere aiuto > la mancata terapia > la mancata "Soluzione". In molti ci dicono "va atteso un gesto inconsulto, eclatante, che richieda misure terapeutiche ovvie", ma arrivare ad attendere tanto, a parer mio, sarebbe già troppo tardi
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Questo glielo dicono perché questo prevede la legge ahimé. Sono vincoli a cui sono soggetti i medici, non sono ragionamenti di buon senso né quello che il medico personalmente riterrebbe giusto e anche umanamente corretto.
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Utente
Utente
Dottore, Lei mi riferisce: "...non sono ragionamenti di buon senso né quello che il medico personalmente riterrebbe giusto e anche umanamente corretto...".
Umanamente direi che posso esser d'accordo, ma il realismo e l'onestà intellettuale mi impongono (sia nelle vesti di interessata, sia immaginandomi come probabile spettatrice "esterna"), di ritenerla il solo scenario razionalmente risolutivo; sarebbe utopico - in qualsiasi famiglia popolata da un soggetto affetto da problemi psichiatrici evidenti - pensare che il soggetto stesso dica "ebbene sì, sono malato. Mi curo per rispettarvi e rispettare me stesso". Questo farebbe di lui un elemento quasi sano o almeno sopportabile. Purtroppo le persone devastate e sfinite da secoli di sopportazione, nervi a pezzi, autocontrollo per 24h su 24, lascia all'ultimo posto le conseguenze emotive/umane del soggetto "carnefice": non è umanamente corretto pensare che un famigliare o convivente malcapitato, paziente e magnanimo, debba morire appresso a problemi mai diagnosticabili (se non nelle modalità sopra descritte, semmai) ..
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Ma non è che debba spiegare a me quali sono i limiti della legge.
Le sto dicendo che i medici sono sottoposti ad una legge che concretamente si preoccupa di stabilire due tipi di responsabilità, opposte tra di loro tra l'altro, sia quando si interviene in urgenza, sia quando non si interviene se non sussistono i criteri di legge.
Questa legge non è stata scritta e approvata dagli psichiatri, né corrisponde a quel che di fatto si tenderebbe a fare secondo buon senso e secondo scienza.
E' una legge.
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Utente
Utente
Sì, assolutamente..Ma purtroppo, sia in medicina sia in giurisprudenza, spesso non sono il buon senso nè l'umanità a prevalere. Sono conscia esistano protocolli e iter obbligati, ma noi familiari siamo sovente abbandonati alla sorte. Ho appreso di soggetti ricoverati per poco tempo, in seguito a intervento con TSO, e tornati a casa più incattiviti e ostili di prima (con devastanti conseguenze peri i malcapitati conviventi o familiari, che ovviamente percepivano ormai come nemici da combattere). Sa meglio di me quanto siano più tutelate le persone affette da turbe psichiche piuttosto che coloro che devono interagirvi per via di svariate implicazioni che vanno oltre i legami di sangue, ma che ci vedono comunque protagonisti diretti nel tutelare le persone accudenti a cui teniamo (io verso mia madre, nello specifico. Ma in generale in moltissimi contesti via via in spaventoso aumento ..).
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Io però sto dicendo una cosa diversa. La medicina è fondata su alcuni principi e ragionamenti pratici. Se i medici fossero liberi di scegliere come gestire le situazioni, probabilmente potrebbero far cose diverse o non sarebbero costretti a determinate procedure che non derivano da logiche mediche. Il fatto che le malattie non siano risolvibili, o che non lo siano dopo poco, dipende da logiche relative ai tempi di ricovero.
Il problema è che quando si parla di certe cose purtroppo le persone vogliono spesso cose contrarie, ed è anche per questo che poi le leggi, nel rispetto di tutti, corrispondono a determinazioni con incoerenze intrinseche, con indicazioni "oscure" o di fatto inutili a fini tecnici, e non tengono poi conto di quel che è la realtà della sanità per come è organizzata in generale.
Purtroppo, esprimendole il mio punto di vista, il tso è concepito rispetto ad un'idea dell'epoca secondo cui il malato mentale non era tale in sé ma come risultato di variabili esterne e spesso di una cattiva gestione,cosicché sarebbe stato eccezionale, breve e se gestito con grazia quasi indolore. Una questione quasi più teorica sul diritto della persona che non pratica. Invece purtroppo siccome le malattie mentali esistono, siccome non è prevedibile cosa accada volta per volta, il tso non è idoneo a prevenire situazioni di malattia grave con pericolo incombente (perché se non sussiste l'urgenza attuale...) e spesso accade che ci si arrivi per un aumento progressivo di tensione in cui non è detto che ci sia di mezzo un rischio effettivo grave, ma solo una turbativa "pubblica" in atto.
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