Tachicardia e disturbi intestinali

Gentili dottori,
vi scrivo per sottoporvi un problema che riguarda unamia amica.

Un mese fa le analisi del sangue hanno riscontrato presenza di anticorpi HIV, ma assenza di virus (esame PCR). Svariati medici le hanno confermato con assoluta certezza che non vi è presenza di virus nè possibilità di contagio.
Ma la mia amica da allora vive uno stato di ansia atroce. Non dorme bene, avverte dolori al petto, tachicardia e disturbi intestinali (che collega irrazionalmente al virus e non all'ansia), è convinta (nonstante tutti i pareri siano contrari) di essere sieropositiva. Ipotizza errori di laboratorio, improbabili modalità di contagio (non ci sono stati assolutamente elementi di rischio), superficialità della diagnosi. Parla di ripetere questi test (cosa giudicata inutile dall'infettivologo), crede che la presenza di anticorpi (legata a "cross-reazioni", le hanno detto) sia dovuta a un contagio recente o a una diversa risposta del sistema immunitario.
Da allora si comporta come se fosse malata (crede che sia solo questione di tempo prima che venga conclamata la malattia), adotta precauzioni inutili, è convinta di dover morire presto.

Devo preoccuparmi o posso sperare che con il tempo lo stato di ansia diminuisca? Temo che se non si agisce tempestivamente il problema possa aggravarsi.
Sarebbe utile la somministrazione (pre breve tempo e in dosi minime) di gocce di EN? Ho familiari che ne fanno uso e potrei procurarmene e somministrargliene, anche se vorrei decisamente evitare se non indispensabile. Premetto che la mia amica rifiuta categoricamente di rivolgersi a psicologi e-o psichiatri.
Cosa posso fare per aiutarla a stare meglio? in questo momento è impenetrabile a ogni spiegazione logica.

Grazie infinite.
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
Gentile utente,
un ansiolitico come l'EN non servirebbe a niente nel caso della sua amica.
Sarebbe interessante sapere se questa ragazza ha eseguito il test HIV perché aveva avuto comportamenti a rischio oppure perché già temeva in modo irrazionale di essere contagiata.
La sua preoccupazione che la situazione non si risolva spontaneamente è giustificata: da come la descrive, la sua amica non ha paura di avere una malattia, è convinta di essere malata.
Lo specialista da consultare è lo psichiatra.
Occorre un inquadramento diagnostico preciso e una terapia. Sarebbe utile anche la collaborazione di familiari per convincerla a farsi accompagnare a una visita.
Saluti

Franca Scapellato

[#2]
dopo
Utente
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Gentile dottoressa,
La ringrazio per la risposta.
La mia amica si è sottoposta al test HIV per una donazione di sangue, quindi è stato assolutamente un lampo a ciel sereno. Non ci sono stati eventi a rischio, ma ora ipotizza improbabili modalità di contagio...

Ha qualche sugggerimento su come io possa convincerla a rivolgersi ad uno specialista? Il suo rifiuto è categorico, e ovviamente non la posso obbligare.

La ringrazio nuovamente.
[#3]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 3.9k 197 21
La scoperta casuale fa sperare in una risoluzione più favorevole. D'altra parte lei parla di "svariati medici" che hanno cercato di rassicurarla senza scalfire i suoi timori, probabilmente c'è qualcosa di più di una reazione al trauma della positività al test.
Potrebbe provare a far leva sui sintomi ansiosi, che la fanno stare male, senza discutere sulla fissazione dell'AIDS. Cioè: ti accompagno dallo psichiatra per farti dare una cura per l'ansia, perché comunque il tuo disagio psichico (insonnia, tachicardia ecc)va trattato.
Anche i pazienti sieropositivi o quelli oncologici ricevono (o dovrebbero ricevere)sostegno psicologico e/o psichiatrico, una malattia fisica non esclude la depressione e l'ansia.
Cordiali saluti

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