Colloquio psichiatrico

Salve, e grazie in anticipo per l'attenzione.

Sono una neodiplomata al liceo scientifico.
Da sempre, la psichiatria, la psicologia e le neuroscienze mi hanno affascinata morbosamente.
Ora che mi trovo a dover compiere una scelta, ora che devo decidere del mio futuro... ovviamente, sono tormentata da dubbi.

Voglio entrare alla facoltà di medicina, per poi diventare psichiatra a tutti i costi.
Tuttavia, alcune voci affermano che lo psichiatra non faccia altro che prescrivere farmaci, e che i colloqui con i pazienti durino all'incirca 10 minuti.
Non c'è interesse per la vita personale del paziente, non c'è spazio per la "psicologia".
È vero, o è falso?
Voglio diventare psichiatra e poter integrare i due aspetti, sia quello medico, sia quello psicologico(quando ovviamente è possibile ed è adeguato applicarlo).
Tuttavia, se diventare psichiatra significa abbandonare completamente l'approccio umanistico, allora credo proprio di dovermi indirizzare verso un'altra strada, verso un'altra facoltà: quella di psicologia clinica... anche se significherebbe abbandonare la biologia, le scienze(materie che adoro).

Questa è la mia domanda: È vero che nella psichiatria non c'è spazio per il colloquio "psicologico", "psicoterapeutico"? È vero che gli psichiatri inviano i pazienti agli psicologi, per la psicoterapia?
È vero che l'approccio umanistico è soppiantato da quello scientifico?
È vero che lo psichiatra può limitarsi a curare solo pazienti gravissimi e non può offrire consulenza alcuno, come di fatto fa uno psicoterapeuta laureato in psicologia? Grazie mille per le delucidazioni circa il vostro affascinante mestiere.
Mi saranno molto d'aiuto nell'ardua scelta.
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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
La rassicuro: ci sono psichiatri che curano solo con i farmaci, psichiatri che curano solo con la psicoterapia, e psichiatri che usano entrami gli approcci. Dipende dalla loro scelta.

Per rispondere alle sue domande:

D: È vero che nella psichiatria non c'è spazio per il colloquio "psicologico", "psicoterapeutico"?
R: non è vero. Tutti i colloqui sono insieme clinici e psicoterapeutici, nel senso che hanno sempre un impatto cognitivo ed emozionale sull'utente, e l'operatore deve sempre considerare questa grande forza di cui dispone.

D: È vero che gli psichiatri inviano i pazienti agli psicologi, per la psicoterapia?
R: Non è sempre vero. Se lo psichiatra ha seguito un training di psicoterapia, può usare la psicoterapia egli stesso. Tenga però presente che le tecniche psicoterapiche possono essere piuttosto diverse le une dalle altre, e una tecnica può essere adatta ad un paziente o ad una diagnosi, e un'altra no. Poichè in genere si è specializzati in una sola tecnica, può accadere che un determinato paziente debba essere inviato ad un altro collega o psicologo.

D: è vero che l'approccio umanistico è soppiantato da quello scientifico?
R: non è sempre vero. Dipende dalle scelte dello psichiatra. Però lei sta separando mente e corpo, commettendo quello che ora viene chiamato "L'errore di Cartesio" (dal titolo di un famoso libro del neuroscienziato portoghese Antonio Damasio, che le consiglio di leggere).

D: È vero che lo psichiatra può limitarsi a curare solo pazienti gravissimi e non può offrire consulenza alcuna, come di fatto fa uno psicoterapeuta laureato in psicologia?
R: Questa domanda dovrebbe spiegarmela meglio. Cosa intende per "consulenza"? In ogni caso è lo psichiatra-uomo
(come sarà lei,ad esempio) a decidere a che cosa dedicarsi. Poi magari se lavorerà,ad esempio, in un SPDC vedrà soprattutto pazienti gravissimi, così come in un altro ambito si interesserà di riabilitazione, o di consulenze ambulatoriali, o soltanto di psicoterapia,
In ogni caso, visto che lei non è una utente ma una futura collega posso darle la mia email (carbonetti.psi@gmail.com). Sarò contento se vorrà approfondire questi importanti argomenti.
Buona serata

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-