Sertralina + olanzapina

Gentili dottori, mi rivolgo ancora una volta a voi per avere un vostro parere sulla cura farmacologica che sto seguendo per una diagnosi di DAG, DOC e depressione ansiosa.


Oggi sono esattamente 36 giorni di assunzione di sertralina 100 e 13 giorni di assunzione di olanzapina 5.


Il tono dell’umore è decisamente migliorato e l’ansia si sta gradualmente riducendo, tuttavia persistono i disturbi ossessivi, pensieri intrusivi, derealizzazione, depersonalizzazione e alterazione della percezione della realtà, tutti disturbi che riesco ad arginare un po’ solo con l’assunzione di alprazolam 1mg in due assunzioni giornaliere.


Vorrei capire se con la suddetta cura i miglioramenti possibili sono stati già ottenuti per cui andrebbe valutata una nuova terapia farmacologica oppure se la terapia attuale ha bisogno ancora di tempo per risolvere anche questi sintomi residui che però mi condizionano molto e ostacolano lo svolgimento della mia vita quotidiana.


Ringrazio in anticipo per le risposte.


Cordialmente.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
A 1 mese si attende un miglioramento parziale, quindi c'è spazio di tempo e anche di dose per giudicare completamente le potenzialità di una cura.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Gentile dottor Pacini, la ringrazio della risposta e ne approfitto per chiederle dell’altro.

1) la terapia che sto seguendo pensa che sia opportuna per i miei disturbi?

2) la percezione distorta della realtà (diciamo questa mia sorta di modificazione del senso di familiarità, piacevolezza, realtà relativa a cose, pensieri e ricordi) è un sintomo anch’esso ansioso?

3) assumo l’alprazolam da 4 anni e mezzo (dosi da 0,50 a rilascio prolungato e da 0,50 a rilascio immediato tutti i giorni). Ho letto e sentito diversi pareri positivi sul Rivotril, secondo lei sarebbe opportuno sostituirlo all’alprazolam?

Grazie ancora!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Davo per scontato che (1 e 2) non ci sia niente di strano nel tipo di quadro clinico e di cura relativa.
Il clonazepam è vantaggioso quando si voglia un'azione benzodiazepinica nel tempo non destinata a svanire, e che sia utile contro determinati disturbi. In questo caso per adesso la cura essenziale sono i primi due, che per anni sia rimasto anche l'alprazolam non saprei perché, ma non è l'elemento centrale.
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Gentile dottor Pacini,
la ringrazio. È stato molto chiaro. Io da mesi rimbalzo da uno specialista a un altro, e ognuno mi dà diagnosi diverse e prescrive terapie diverse. Al momento sono davvero confuso, la seguo da un po’ di tempo e ho consultato anche il suo sito web. Vorrei tanto una diagnosi precisa e chiara e una terapia adeguata, perché al momento sono compromesse tutte le mie attività quotidiane (lavoro, vita sociale, rapporti affettivi...) a causa del mio malessere. Mi piacerebbe avere un consulto skype con lei, pensa che sia possibile in tempi brevi? Grazie ancora.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Quando vuole. Per questo scopo può utilizzare il recapito dello studio qui accanto, cliccando sul nome si dovrebbe aprire la scheda. La mail comunque è paciland@virgilio.it
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Le ho inviato una e-mail ma ho ricevuto la risposta automatica che è in ferie.
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dopo
Attivo dal 2020 al 2021
Ex utente
Gentili dottori,
innanzitutto mi scuso per riproporre nuovamente la questione ma, a differenza della scorsa volta, proverò a descrivere meglio il sintomo che nell’ultimo mese mi terrorizza e limita fortemente la mia vita.


Ho una diagnosi di DAG, DOC, disturbi dissociativi (derealizzazione e depersonalizzazione) e depressione, in cura farmacologica da circa 45 giorni con sertralina, olanzapina e clonazepam.


Molti sintomi piano piano si stanno attenuando (l’umore è buono e l’ansia si è placata) tuttavia persiste un sintomo estremamente invalidante (ai limiti della psicosi), che proverò a descrivervi con una definizione trovata navigando sul web e con un esempio pratico.


Si tratta di una modificazione delle componenti emotive delle percezioni associate ad uno stimolo (senso di realtà/irrealtà, senso di familiarità/estraneità, senso di piacevolezza/fastidio...)

Cerco ora di esprimere questo sintomo con le mie parole: in condizioni di normalità la mia mente è abituata a percepire qualsiasi cosa (un oggetto, un pensiero, un ricordo) in un determinato modo, che quindi diventa automatico e spontaneo: ho un pensiero, lo percepisco in modo normale, ho una reazione emotiva congrua a quel pensiero.


Negli ultimi tempi succede che la mia mente, abituata sempre in un determinato modo a percepire le cose, ha cambiato questa modalità e tutto ciò che prima veniva percepito in un modo, adesso viene percepito in maniera diversa e la reazione che produce automaticamente è ansia e angoscia.


Un esempio pratico potrebbe essere: in condizioni di normalità io penso ad una cena con un amico (stimolo), percepisco normalmente questo pensiero e provo una determinata emozione (reazione).
Nella condizione attuale lo stesso pensiero viene percepito in maniera distorta, strana, insolita e la reazione che ne consegue è ansia poiché mi spaventa il fatto che la mia mente elabori in maniera diversa un pensiero, anche banale, come se ci fosse un filtro della percezione di una qualunque cosa.


Ora le mie domande sono:

1) questo sintomo è legato alla mia diagnosi o potrebbe essere un segnale di un altro disturbo?


2) la cura farmacologica che sto seguendo potrebbe aiutarmi e riportare le mie percezioni alla normalità, cioè al modo in cui la mia mente è sempre stata abituata a percepire le cose?


Chiedo scusa se sono stato eccessivamente prolisso e/o poco chiaro nella descrizione del sintomo.


Rimango in attesa di un vostro parere e nel frattempo auguro una buona serata.


Cordialmente.