Non so come comportarmi

Salve Dottori, vorrei un vostro parere su una questione che mi attanaglia da qualche settimana.

Ho 20 anni dopo una separazione travagliata dei miei da 2 anni vivo continui stati ansiosi, l'ansia si è manifestata poco a poco fino ad avere gli unici due attacchi di panico della mia vita che hanno fatto completamente degenerare la situazione.

È subentrata una forte agorafobia, una leggera ipocondria e una continua tendenza a somatizzare allo stomaco ogni ansia quotidiana con appetito altalenante e nausea ad ogni esposizione ansiosa (difatti durante i momenti maggiormente ansiosi sopraggiunge la paura di vomitare).

Dopo aver intrapreso due psicoterapie una sistemico relazionale la quale si è rivelata completamente inutile e quella attuale di tipo cognitivo comportamentale che a piccoli passi qualche risultato lo ha dato, mi sono reso conto che non riesco a sfidare la mia ansia quando mi trovo ad affrontarla i sintomi fisici come nausea, bocca secca, agitazione fisica mi devastano e mi portano quasi sistematicamente a indietreggiare.

La mia vita attualmente è completamente compromessa, non ragiono più in base a quello che voglio fare ma in base a quello che riesco a fare e le cose sono davvero poche, non riesco ad uscire serenamente ed allontanarmi, non riesco a lavorare né tanto meno a godermi una cena con gli amici.

Nonostante abbia sempre rifiutato categoricamente ogni aiuto farmacologico anche durante periodi più critici (come quando persi 12 chili per l'ansia arrivando ad essere gravemente sotto peso) mi sto rendendo conto che probabilmente la sola psicoterapia non può aiutarmi ad uscire da questo pantano.

Ora le mie domande sono:
1) Secondo le vostre esperienze una terapia farmacologica sarebbe utile/necessaria in questa situazione?

2) Potrei comunque continuare a seguire la psicoterapia per abbattere tutte le varie convinzioni/pensieri disfunzionali?


Sono completamente saturo di questa situazione desidero con tutto me stesso porre la parola fine a questa brutta parentesi.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 988 248
Salve,

Il punto non è che possa essere utile, lei ha ha evitata fino ad ora, questo è il punto. Si rivolga ad uno specialista e gli illustri la situazione, che di cure ce ne sono, sia per un sollievo immediato su alcuni sintomi, che per una cura più complessiva.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per la risposta le sue parole mi fanno comprendere quello che credevo da tempo, arrivato a questo punto un supporto farmacologico non è utile ma doveroso.
Ho cercato di evitare per via dello stigma che ruota attorno gli psicofarmaci, la paura di doverli prendere a vita o la credenza che potessero influenzare il mio modo di pensare e vivere le cose ma credo che fino ad ora l'ansia abbia influenzato tutto questo più di quanto possa fare qualunque farmaco.
Ultima domanda, potrei comunque portare avanti la psicoterapia senza alcuna compromissione?
Vorrei comunque cercare di "sradicare" il problema per evitare future ricadute.
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 988 248
Alcune delle cose sono appunto più lo stigma, ma non esprimono neanche idee definite, sono la traduzione confusa di una paura generica. E, soprattutto, di una mancata visione del problema.
Che i farmaci influenzino il modo di sentire e di divere, beh, questo sì, altrimenti un depresso che li prende rimarrebbe depresso e un allucinato rimarrebbe allucinato. Ed è proprio qui per esempio la mancata visione: pensare che il modo di vivere, sentire, pensare dipendano da un livello posto chissà dove e non siano funzioni organiche, evolute quanto vuole, o meglio identificate con la propria persona più di quanto non lo sia un rene, ma in verità sono espressioni funzionali del cervello. C'è l'ambiente, ovvio, ma questo non cambia la sostanza.
Sradicare il problema per evitare ricadute è un concetto estremo. Non tutto è sradicabile, ad esempio quando si tratta di una predisposizione genetica come vulnerabilità. Può anche essere lieve, ma non è sradicabile in senso assoluto.
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dopo
Utente
Utente
La ringrazio per spiegazione ammetto di non aver mai visto i farmaci da quel punto di vista e da questa prospettiva cambiano molte cose.
Ad ogni modo mi sono permesso di usare il termine "sradicare" per un motivo molto semplice, non sono mai stato un carattere ansioso (prima di questi due anni l'ansia non la conoscevo nemmeno) e anche secondo lo psicoterapeuta la mia attuale ansia/panico è la semplice conseguenza di anni di stress che hanno creato un circolo vizioso.
Anche perché attualmente non ho alcun tipo di stress ormai da tempo ma l'ansia sembra diventata una sorta di routine che si ripresenta più e più volte quotidianamente indipendentemente da tutto.
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dopo
Utente
Utente
Buongiorno Dottore mi scusi se la disturbo nuovamente volevo un piccolo chiarimento.
In queste settimane mi sono messo alla ricerca di uno specialista con per cercare di affrontare e risolvere il mio problema solo che nelle vicinanze non ho trovato nessuno solo un neurologo, settimana scorsa mi sono imbattuto cercando online in uno psichiatra che riceve a circa 50km da casa.
Dopo averlo contattato e spiegato il mio problema (compresa l'agorafobia) si è reso disponibile ad una visita online tramite videochiamata.
Essendo la mia prima visita psichiatrica e non conoscendo qualcuno che ne abbia già fatto esperienza, secondo lei anche tramite un colloquio online è possibile avere una diagnosi e una cura esaustiva o ci sono dei "limiti"?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 988 248
Se ci sono dei limiti il medico glielo può dire dopo averla valutata, evidentemente gli avrà anticipato il tipo di problema, e direi che in generale la cosa è fattibile spesso anche in questa modalità.
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