Crisi di panico e caffeina

"D.K. Klein (1993): Secondo questo Autore le crisi d’ansia acute potrebbero essere scatenate da un’alterazione dei meccanismi implicati normalmente nel controllo della funzione respiratoria". Parto da questa affermazione trovato sul vostro sito per parlarvi del mio problema. Soffro di crisi di panico e sono sempre stato molto sensibile alla caffeina, della quale difficilmente riesco a fare a meno. Ho notato che la caffeina (difficilmente bevo più di una tazzina al giorno)altera il ritmo del mio respiro, lo fa diventare più lento (contrariamente a quanto dovrebbe accadere, penso), a volte anche irregolare. Perchè dico di essere sensibile alla caffeina? Prima dell'avvento delle crisi di panico (8 anni fa) bastava una tazzina di caffè per trasformarmi nell'essere più euforico del mondo per quasi un'ora! Ora, per non incappare in una crisi, dopo un caffè non posso allontanarmi da casa per più di 100 metri(agorafobia). Se ho problemi di stitichezza basta un pò di caffè per farmi correre al bagno entro 30 secondi (ripeto: 30 secondi).Se prendo un caffè dormo pochissimo la notte. Con tutto ciò non riesco a smettere di prenderlo, magari solo un sorso...Può esserci relazione tra questa ipersensibilità verso la caffeina e i miei attacchi di panico? (Non soffro di depressione, sono un pò ansioso ma nulla di particolare. Gli attacchi di panico sono causati dalla paura della paura di avere attacchi di panico, non dalla paura di morire o altro. Quando sento che stanno per arrivare prendo una tavor "oro" e, dopo alcuni minuti,tremendi, passano).
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

é noto che le persone con panico conclamato o in fase per così dire di incubazione hanno risposte ansiose o di panico, o di insonnia alla caffeina anche in dosi comunemente utilizzate.

Gli attacchi di panico non sono causati dalla paura di avere attacchi di panico, generano nel tempo questa paura per la memoria (biologica e psicologica) degli attacchi già spermentati.
L'assunzione di tavor al bisogno prima che vengano (quindi non si saprà mai se sarebbero venuti) è una terapia scoretta. E' il modo sbagliato con cui chi ha il panico tenderebbe a gestirsi la paura degli attacchi (non gli attacchi, che se devono venire vengono e non sono prevenuti da tavor).

Non è chiaro se abbia ricevuto una diagnosi e stia facendo una terapia di fondo per il panico, si direbbe di no. In tal caso sarebbe opportuno farla.
In conclusione: la sensibilità alla caffeina è l'aspetto meno saliente della situazione.

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Dr. Paolo Carbonetti Psichiatra, Psicoterapeuta 3.8k 220
Una delle più importanti norme igieniche che vengono consigliate a chi soffre di attacchi di panico è di evitare assolutamente tutte le bevande contenenti caffeina. La caffeina è un potente attivatore del sistema nervoso simpatico, quello implicato nella sintomatologia del panico, e tra l'altro ha una eliminazione molto lenta dall'organismo. Lei stesso si accorge della potenza di una semplice tazzina di caffè, però sembra esserne dipendente. Faccia lei.
Saluti

Dr. Paolo Carbonetti
Specialista in Psichiatra
Specialista in Psichiatria Forense
Viterbo-Terni-

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dopo
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Egregio dott. Pacini
L'anno scorso mi sono deciso ad iniziare una terapia farmacologica: il neurologo mi prescrisse daparox (20 mg) e alprazolam (0,50 mg), 2 volte al giorno. Il problema sembrava risolto perchè facevo tranquillamente cose che prima non osavo fare (anche se non avrei rischiato di fare un viaggio tipo Roma - Milano in auto da solo). Ora, però, il neurologo mi sta diminuendo le dosi (siamo arrivati a mezza compressa di alprazolam e un quarto di quella di daparox, ogni mattina)e il problema si sta ripresentando. Lo stesso neurologo mi ha detto di prendere tavor nelle situazioni in cui comincio a sentire l'inquietudine ...sospetta, che può sfociare nella crisi. In realtà, senza il tavor, non saprei cosa fare ma mi sembra che lei non sia d'accordo su questa prassi. Qual è il suo consiglio? (oltre a fare a meno della caffeina, come, giustamente, mi ricorda il dott. Carbonetti). (conosco bene alcune metodologie psicologiche ma non ho fiducia in esse. Ho studiato psicologia). Grazie per l'interesse
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

mi sembra naturale come decorso, ha fatto una terapia inferiore ai due anni e quindi con un rischio di ricaduta a breve-medio termine consistente.
Adesso assume dosi inefficaci, i sintomi si stanno ripresentando, quindi in genere quando è così si ripristinano le terapie che avevano funzionato, eccezion fatta per l'alprazolam che avrebbe dovuto essere non proseguito a suo tempo.
La prevenzione degli attacchi e delle limitazioni conseguenti poggia su una buona cura farmacologica, non ha senso disimpegnarla dal farmaco quando sta male, e con una prognosi di partenza che prevede la ricaduta dopo un solo anno di cura.
Vada da uno psichiatra, o parli con il neurologo, e faccia reimpostare semplicemente la cura con una dose efficace.
[#5]
dopo
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Egregio dott. Pacini, mi rivolgo a lei e a qualche suo collega che avrà la bontà di rispondermi: si può guarire dalle crisi di panico? Prima della cura avevo timore ad allontanarmi da casa mia o dalla mia auto per più di 500 metri. Durante la cura "pesante" giravo abbastanza tranquillamente per la mia città a piedi, anche se non osavo fare lunghe camminate solitarie per i boschi (solo perchè non osavo sfidare la malattia). Ora, con la cura semi palliativa del neurologo, i sintomi stanno ritornando. Questa sera mi trovavo in una piazza distante un chilometro da casa e già cominciavo a sentire inquietudine. Ho aspettato 7 anni prima di iniziare una cura perchè la prima volta che andai al pronto soccorso, per questo problema, sentii la dottoressa che diceva a mio fratello che quello era un problema che dovevo superare io, da solo. Ritengo di avere un carattere abbastanza forte e ci ho provato, sbagliando probabilmente. Mi consigliate di riprendere una cura farmacologica seria? Quei medicinali, a lungo andare, non danno assuefazione? non causano danni di qualche genere? Un neurologo o uno psichiatra è lo stesso?
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Il carattere non c'entra niente. Se è forte usi questa forza per accettare di curarsi senza troppe titubanze, che mi sembra sia la cosa più sensata.
Vedere i medicinali come veleni è cosa comprensibile per chi ha il panico ma abbastanza contraddittoria (non conviene a nessuno che siano dannosi al di là di teorie anti-farmacologiche varie).
Assuefazione la causano gli ansiolitic, non i farmaci antipanico.
Uno psichiatra è lo specialista indicato.
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dopo
Attivo dal 2009 al 2021
Ex utente
Chiaro e conciso. Un sincero grazie.
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