Una timidezza nel mostrare le emozioni

Ho un bimbo di anni 5. Di continuo all'asilo continuano a dirmi che segue con difficoltà il gruppo e spesso si isola. Nella vita casalinga parla tantissimo e racconta quello che fa all'asilo con chiarezza. Con gli altri bambini gioca tranquillamente. Quando ci sono più bambini tende a restare vicino a noi. Ho notato da parte sua anche una timidezza nel mostrare le emozioni. Es. quando vede un film con scene tristi, si copre il viso per non farsi vedere. Oppure quando parla al tefono con i nonni si allontana per non farsi vedere o sentire. Credo di essere anche io e mia moglie un po così. Ma quallo che volevo sapere se dobbiamo correggere il suo comportamento in qualche modo e se quasto comportamento potrà essese un problema adesso che inizierà le elementari. Preciso che lui già sa contare, conosce le lettere dell'alfabeto, sa scrivere qualche numero ed è un appassionato di puzzle e costruzioni di ogni genere. Viviamo da soli lontano dalle famiglie di origine per motivi di lavoro. Vede nonni e cugini poche volte all'anno. Va alla scuola materna, ha frequentato l'asilo nida dalla tenera età di 9 mesi e frequenta dei corsi di nuoto. Anche in piscina vedo che spesso si isola e non segue correttamente l'insegnante, anche se quando gli viene chiesto direttamente fa quello che gli si dice. Abitiamo in una zona della bassa Reggiana e il tempo non permette una buona interazione con altri bambini all'esterno, anche se ho visto che quando andiamo al parco prende confidenza con altri bimbi. Spero che le informazioni siano tali da poter avere una risposta e/o una indicazione. Grazie
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187 37
Gentile Utente,
intanto sarebbe utile capire il parere delle maestre d'asilo, che lo vedono per diverse ore al giorno.

Il fatto che a casa appaia più "tranquillo" e fuori no deporrebbe a favore di una sua difficoltà relazionale, ma non posso andare oltre l'ipotesi. Serve una valutazione anche osservazionale del bimbo.

Prima di "correggere" un comportamento sarebbe meglio inquadrarlo correttamente e soprattutto in modo obiettivo: sa perfettamente che un genitore, in questi casi, si preoccupa, perdendo quindi l'obiettività.

Io piuttosto sentirei il parere di un/a psicologo/a esperto in problemi dell'età evolutiva: probabilmente già un semplice colloquio tra voi genitori e lo specialista potrà chiarirvi molte idee.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_