Anni, e da circa tre anni il rapporto con mio padre è molto freddo, per colpa mia, che nei suoi

Salve,
sono un ragazzo di 16 anni, e da circa tre anni il rapporto con mio padre è molto freddo, per colpa mia, che nei suoi confronti sono brusco e scortese.
Mio padre è non vedente, ha perso la vista all'età di 8 anni quando un ragazzino gli tiro una zolla di terra negli occhi. E' da sempre una persona molto stimata, parecchio autonoma per la sua situazione, con sviluppato senso pratico e molto sensibile.
Questa sua sensibilità lo porta spesso, potendosi basare soltanto sul tono di voce delle persone, a interpretare in modo negativo le risposte che gli vengono date. Mia sorella ha un carattere un po scorbutico, ma lo sa e non ci fa caso, io invece sono uno studente liceale che passa la maggior parte del suo tempo in camera, tra libri, chitarra, videogames e cuffiette.
Il rapporto con mio padre è andato raffreddandosi col finire della scuola media, ma non ricordo bene come.
Posso descrivere la situazione attuale in cui mio padre, ultimamente a mio parere depresso, cercherebbe in tutti i modi la mia compagnia, che continuo a negargli, talvolta per impegni, talvolta per pigrizia, talvolta per abitudine. Lui finisce per rimanerci male, ed ancora di più quando gli caccio rispostacce secche, della serie: cerca di attirare la mia attenzione (cosa che mi da un gran fastidio) facendomi continui favori non richiesti, ed io li rifiuto, o lo rimprovero per essere servile nei miei confronti, liquidandolo con poche parole o addirittura mandandolo via.
Il brutto è che mi rendo perfettamente della situazione di disagio che ho creato a mio papà, e a mia mamma, che si ritrova a dover ascoltare frequenti piagnucolii di mio padre sul fatto che lui per me non conta nulla.
Ormai le mie reazioni nei suoi confronti sono istintive, incontrollate: quando si rivolge a me, non faccio nemmeno in tempo a pensare a cosa dire, che gia gli ho risposto male, ingiustamente; tutto per colpa del mio orgoglio, o chiodo fisso di quest'ultimo periodo, di "volermi arrangiare da solo", (su cui ho ragionato su, e penso possa essere causato da mia sorella che mi ha sempre dato del viziato, essendo lei sempre stata una ragazza piu fuori che a casa).
Metto in chiaro che non sopporto questa sua continua ricerca della mia attenzione in ogni modo, a mio parere quasi infantile.
Ultimamente gli ripeto anche spesso che voglio arrangiarmi, che non ho bisogno di nessuno.
Vorrei smetterla di trattarlo male, perchè so che non se lo merita, ma appena lo sento iniziare un discorso (i suoi discorsi sono lunghi e ben descritti, mentre io li preferisco sintetici e chiari), mi par gia di annoiarmi, partendo col presupposto che sarà ricco di ripetizioni e "noiosità".
Sapreste consigliarmi un modo per chiarirmi con mio padre senza ferire i suoi sentimenti (cosa che probabilmente ho gia fatto parecchie volte)?
Pensavo di ripartire da 0, cercando interessi comuni, come il fai-da-te, ma anche li avrei tendenza ad arrangiarmi da solo, isolandolo. Inoltre il mio tempo libero non è molto per cui..
Inginiti GRAZIE
[#1]
Dr.ssa Rosa Francesca Capozza Psicologo, Psicoterapeuta 47
Gentile utente, uno dei compiti evolutivi della sua giovane età è l'individuazione, ovvero il cercare di "separarsi" psicologicamente ed affettivamente dalle figure che sinora sono state di riferimento, per costruire la propria autonomia decisionale ed indipenzenza materiale (nelle varie situazioni di vita quotidiane) ed emotiva. In questa fase di crescita il giovane vive sentimenti di ambivalenza nei confronti dei propri genitori, amore-odio, da una parte vorrebbe distanziarsi completamente, non "dipendere" più come invece accadeva nella fase precedente (fanciullezza),per "trovare se stesso", dall'altro capisce quanto invece ha bisogno affettivamente e concretamente di loro. Questa ambivalenza induce vissuti di rabbia, disorientamento emotivo e dispiacere per le modalità con cui il giovane "prende le distanze" dai genitori. Il bersaglio preferito è di norma il genitore che funge da modello per la propria crescita.
Ciò che è importante in questa delicata fase è capire che la sfida evolutiva della costruzione della propria identità non richiede la rotture dei rapporti con i propri genitori, ma una evoluzione verso nuove modalità. La condizione di salute di suo padre lo rende particolarmente sensibile a questo cambiamento. Non si senta "minacciato" (nella sua indipendenza, autonomia, nel duo desiderio di arrangiarsi da solo)dall'interesse che lui le manifesta, ma trovi insieme a lui nuovi modi per stare insieme, come quelli che lei suggeriva. Consideri che il percorso di crescita individuale e familiare avviene più pienamente se ci si concede la possibilità della condivisione e dell'accoglienza. Ciò non toglie assolutamente nulla alla costruzione della personale indipendenza emotiva e materiale. Renda partecipe suo padre dei suoi pensieri, delle sue convinzioni, dei suoi interessi, si apra tranquillamente alla condivisione ed al confronto. Questo arricchirà la sua crescita e la aiuterà nel percorso di costruzione di sè.

Dr.ssa Rosa Francesca Capozza
Psicologa-Psicoterapeuta
Specialista in Psicologia della Salute

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.7k 506 41
Caro ragazzo,
ciò che descrivi è un vissuto molto frequente tra i ragazzi/e della tua età. Stai costruendo la tua identità e conquistando l'autonomia e l'indipendenza. A differenza, però, di ciò che è accaduto in passato, quando da bambini abbiamo bisogno di fare piccoli passi ma desideriamo avere i genitori con noi come figure protettive sempre disponibili, ora - giustamente - questa situazione ti sta stretta.
D'altra parte vedi con molta lucidità che tuo papà si comporta così con te perchè per lui probabilmente è difficile lasciar andare quel bambino, che è cresciuto, ma che vorrebbe, con le migliori intenzioni del mondo, ancora aiutare (ti fa di buon cuore dei favori che tu non chiedi e questo ti secca perchè invece tu vuoi essere autonomo e indipendente).
E' importante che entrambi impariate a leggere e a capire non solo lo stato mentale dell'altro, ma anche i tempi e le intenzioni dell'altro. E a dire, con gentilezza, ciò che può infastidire. E, altre volte, capendo le intenzioni di tuo papà, a ringraziarlo dell'aiuto.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
dopo
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Grazie per i suggerimenti, e scusatemi il ritardo della risposta, pero sentirei il bisogno di un consiglio su come riuscire a controllare le mie risposte, dato che mi vengono di getto e senza essere pensate, tanto che a volte dico cio che non ho mai pensato, e dando un'idea sbagliata di me, e colpendo chi mi parla..
Grazie ancora
[#4]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 707 23 51
Gentile Amico,

Credo che lei abbia esaminato a fondo il problema e sia stato capace di darsi anche le risposte alle sue numerose domande.

Sa anche come fare per mettersi in sintonia con suo padre, soltanto che vuole una spinta.
Se la dia da solo.
Nessuno meglio di lei conosce i limiti dei suoi genitori e i modi che lei deve mettere in atto per ristabilire dei correti rapporti che devono intercorrere da figlio e padre e che faranno bene, una volte ristabilit, ad entrambi.

La risposta se l'ha data da solo. I metodi li ha individuati. Cerchi di abbassare quella ostilità e rabbia che ancora sente e che sono del tutto rovinose e piene di presunzione ed alterigia.

Io credo che ce la farà.

Cordialità