Trauma da cui è difficile uscire

Salve dottori. Vi racconto in sintesi la mia storia.
Ho 27 anni, già da quando avevo 21 anni soffrivo di stati d'ansia e crisi depressive (diagnosticate dallo psicologo che all'epoca mi aveva in cura) e la motivazione di tale malessere era in larga parte dovuta al fatto che non avevo relazioni sociali, nè amicizie, nè una ragazza. In particolare mi pesava perfino uscire la mattina e frequentare l'università, mi isolavo dagli altri perchè in qualche modo li temevo (fobia sociale); il mio era un comportamento che mi isolava, però anche se temevo il contatto coi miei coetanei avevo cmq un fortissimo desiderio di socialità.Alla fine casualmente nel 2004 faccio amicizia con un ragazzo ( Marco), che mi aveva preso in simpatia, mi faceva uscire spesso con lui e con la sua compagnia di amici, mi trattava bene (i suoi amici mica tanto); l'anno dopo invece, conosco una ragazza per puro caso(Claudia), e con lei vivo letteralmente una storia favolosa di 5 anni,in cui è nata la mia figlioletta. Filava tutto liscio fino all'anno scorso, estate 2009, quando sciaguratamente porto in vacanza al mare la mia famigliola (Claudia e figlia) e Marco, che voleva venire e all'epoca era single. Finita la vacanza, scopro la tresca: i due si stavano frequentando e Claudia lascia me per Marco. Un colpo al cuore terribile. Erano le uniche 2 persone che mi hanno diciamo tirato via dal mio passato difficile e mi fanno ripiombare nella solitudine. Ora sono passati 5 mesi dalla fine della storia e in questo periodo mi sono ritornate le crisi depressive; ho paura di uscire di casa e della gente, in particolare evito i rapporti con gli altri perchè non riesco più a fidarmi di nessuno. Mia figlia ora ha 4 anni e vuole stare solo con la madre, non vuole vedermi. Mi sta seguendo uno psicologo da febbraio; da 5 mesi ho alternato il noan gocce (diazepam) ma lo limito solo alle crisi acute.
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
Caro utente,
per cominciare posso dirle che purtroppo situazioni come la sua non sono così rare! Certo può essere un vero e proprio trauma, ma come può vedere, la vita la sta portando di nuovo ad affrontare quelle problematiche che non aveva pienamente superato e che grazie all'incontro di Marco e Claudia le era sembrato di essere riuscito in qualche modo a risolvere.
Gli eventi della vita servono a farci imparare ed evolvere.
Non possiamo sapere se la storia iniziata tra i due continuerà o meno, ma di certo c'è una bambina e questa è la cosa che lei deve salvaguardare. Perchè sua figlia non vuole vederla? E' accaduto qualcosa che ha indotto la madre ad allontanarla da lei?
E' importante che lei affronti le sue ansie, le sue fobie, e cerchi di capire da cosa originano e cosa vogliono comunicarle. I sintomi sono dei messaggi, vanno accolti e compresi. In questo modo potrà pian piano ricostruire la sua vita e aprirsi a nuove esperienze.

Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli

Psicologa Psicoterapeuta Aneb

psicologia.udine@gmail.com

[#2]
dopo
Utente
Utente
Noi (inteso come io e Claudia)non abbiamo mai convissuto; la bambina (che porta il mio cognome) ha vissuto sempre a casa di Claudia e dei genitori di lei. Certo io le andavo a trovare tutti i giorni o quasi. Dalla separazione in poi, invece, la piccola ha sempre avuto difficoltà a venire via con me per qualche pomeriggio senza mamma; d'altronde lei è veramente attaccata alla mamma (e come potrebbe essere diversamente, è piccola per capire). Qualche week- end sono riuscito a portarmela a casa, però la bambina spesso piangeva e sentiva il distacco dalla madre, nonostante io facessi di tutto per farla divertire e portarla in giro (alle giostre); i miei tentativi ultimamente sono diventati sempre più rari sia perchè mia figlia proprio non ce la fa a passare un pomeriggio senza mamma, sia non c è la minima collaborazione da parte di Claudia nel dedicare qualche ora del suo tempo a me e alla bambina, affinchè uscendo tutti e 3 assieme la bambina acquisti un pò di serenità e tranquillità nel vedere il padre. La cosa che mi fa più dispiacere è aver sentito dire a mia figlia una volta "sai papà Marco mi porta a Gardaland". ecco questo è crudele, anche se lei mi rendo conto che la bimba è troppo piccola per capire. Si metta nei miei panni, non è traumatico tutto ciò?
Sono tutte cose che ovviamente sa anche la psicologa che mi visita
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
Come mai se la storia era favolosa e della durata di 5 anni, con in più un bebè in arrivo, non siete mai andati a vivere insieme?
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dopo
Utente
Utente
Guardi, siamo veramente molto giovani. Io nel 2007 mi sono laureato con la Triennale; dopodichè ho iniziato il Biennio di specializzazione (una scelta appoggiata da Claudia) che concluderò a breve. Lei si è diplomata nel 2008 in un Istituto tecnico commerciale. Ha avuto subito dopo una breve esperienza di lavoro durata fino aprile 2009. Attualmente è disoccupata. Insomma ci sono problemi finanziari che non permettevano di realizzarci subito. Il nostro era un progetto di vita, ci auguravamo veramente di andare a vivere insieme con il primo lavoro che trovavamo. Invece tutto è naufragato alla prima difficoltà; nonostante la figlia e i progetti insieme non ha esitato a cambiare vita (e partner). Questo partner (Marco) a sua volta è disoccupato e a quanto ne so, ha esaurito il mese scorso il sussidio di disoccupazione.
Litigi tra me e Claudia non ce ne sono mai stati, quindi a questo punto sono convinto di aver avuto a che fare con una perenne insoddisfatta.
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Dr.ssa Chiara Luisa Pataccoli Psicologo, Psicoterapeuta 143 4
"ci auguravamo veramente di andare a vivere insieme con il primo lavoro che trovavamo. Invece tutto è naufragato alla prima difficoltà"

Meriterebbero essere approfondite quale siano state le prime difficoltà. Ad ogni modo siete di certo giovani ma nè gli studi, nè l'età impediscono ad una coppia che si ama di andare a vivere insieme e realizzare i loro progetti. Forse non ne eravate del tutto convinti? In fondo si può anche accettare di trovare un lavoro qualsiasi pur di andare a vivere insieme, se si da la priorità alla vita di coppia e alla costruzione di una nuova famiglia. Se no bisognerebbe stare del tutto con i piedi per terra per evitare che nasca un figlio... Ci sono delle conseguenze a ciò che si decide di fare...
Non voglio essere così dura, bensì provare a riflettere su ciò che lei descrive e sul dramma che sta vivendo.
Mi pare di cogliere la sua concentrazione sul fatto che avendo vissuto questa esperienza, le è stato fatto qualcosa di così tremendo che giustificherebbe la sua chiusura da tutti i punti di vista rispetto alla vita. Ebbene da questo punto di vista lei a mio avviso deve accettare le sfide che la vita le pone e rilanciare allo stesso modo, anzichè chiudersi a rimuginare sulle sue ferite, altrimenti le sue paure la metteranno a ripetizione di fronte a quelle esperienze che lei teme costantemente.
Ci vogliono molta forza e determinazione, per cui è necessario l'aiuto di un terapeuta che sappia sostenerla e darle delle indicazioni giuste in modo che lei si senta compreso nella sua sofferenza e aiutato a ritrovare la strada per uscirne.
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