Mio fratello è in cura presso un serd per dipendenza da eroina

Gentili Dottori, vi scrivo per chiedervi un consiglio. Mio fratello è in cura presso un SerD per dipendenza da eroina (ma comunque fa uso anche di altre droghe). Purtroppo la struttura non riesce a seguirlo non frequenza, probabilmente ora che hanno visto che le cose invece di migliorare stanno peggiorando incontrerà la psicologa una volta al mese. Io penso non sia abbastanza. Secondo voi è il caso che venga seguito da un altro specialista? E quale fra psicologo, psicoterapeuta e psichiatra? Ultima cosa: deve avere seguito un corso di studi particolari o tutti gli specialisti possono trattare questo problema? Grazie infinite...
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Dr. Stefano Garbolino Psichiatra, Psicoterapeuta, Sessuologo 2.5k 36 2
Gentile utente,
il problema delle dipendenze da sostanze è complesso e variegato per i quadri clinici che si possono osservare (con frequenti disturbi correlati strettamente all'area psichiatrica). Il consiglio è di proseguire nell'iter iniziato sapendo che gli strumenti trattamentali (farmaci, terapie di sostegno psicologico-psichiatrico, gruppi riabilitativi, ecc) esistono e vanno messi in campo talvolta in modo plurimo. D'altra parte l'evidenza che il tipo di problematica da dipendenza è in prima battuta da affrontare con un approccio medico-biologico è ormai consolidato da tempo.
Credo che debba pertanto affidarsi alle indicazioni già avute ed eventualmente sottolineare ai professionisti del SerD la possibilità da parte sua di farsi carico di eventuali ulteriori interventi nei confronti di suo fratello.
Cordialmente

Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com

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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

"le cose stanno peggiorando" si riferisce alla ragione per cui è curato (dipendenza da eroina) o ad altri fattori, anche se ha smesso di far uso di eroina ? Quali altre sostanze utilizza, ed è stata fatta una diagnosi rispetto a queste, ed eventualmente impostata una terapia ?
Un colloquio psicologico è vago, perché esistono diverse tecniche applicabili ai tossicomani in trattamento, da quello motivazionale che mira a migliorare l'aderenza al programma terapeutico, a quello psicoeducazionale che mira a migliorare la consapevolezza della malattia e la capacità di utilizzare i mezzi terapeutici, ad altre tecniche che variano anche in rapporto al tipo di problema psichiatrico presente.
I medici che si occupano di pazienti di questo tipo sono di estrazione diversa presso i SerD, c'è chi se ne occupa come psichiatra perché ha una particolare esperienza nella ricerca e nella clinica delle tossicodipendenze, oppure chi se ne occupa da psicoteraputa. Trattandosi di una condizione non ancora stabilizzata (in peggioramento) direi che un medico psichiatra con competenza nel settore abuso e dipendenza (ma dovrebbe esserci una figura di riferimento presso il SerD, un medico che "segue" il caso dall'inizio, oppure no?) mi sembra la scelta più logica. Anche perché certi apparenti problemi insoluti spesso dipendono soltanto da terapie non completamente adeguate o dal fatto che il paziente è magari poco informato su quali sono gli obiettivi (ovvero: che ci sto a fare qui ? Sta a me smettere di drogarmi ? La terapia mi aiuta a fare cosa ? In cosa consiste la malattia ?). L'aspetto psicologico talvolta migliora quando migliora l'accettazione della condizione di malattia e la terapia è vista allora come una risorsa, e non una prigione. Ma per essere capaci di fare questa evoluzione è necessario che nella prima fase la terapia farmacologica (che penso suo fratello assuma) riduca grandemente il desiderio di eroina e eventualmente di altre sostanze, così da permettere al cervello di fare riflessioni costruttive.
Saluti

Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini

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Utente
Utente
Gentili Dottori, intanto desidero ringraziarvi immensamente per la vostra risposta. Purtroppo il trattamento presso il SerD è un po' ambiguo: nei primi mesi siamo un po' tutti stati a vedere cosa succedeva, pur continuando nella terapia farmacologica a scalare, e sentendoci dire dai medici che andava tutto bene, non occorreva essere oppressivi, bisogna dargli fiducia ecc.
Purtroppo solo dopo 3 mesi di terapia, in cui i colloqui sono stati pochissimi, ci hanno detto che in ogni controllo settimanale delle urine era positivo alla cocaina. Forse averlo saputo ci avrebbe impedito di illuderci e comunque sta di fatto che lui ha ancora bisogno di sostanze...Nell'ultimo colloquio la psicologa e l'ass.sociale gli hanno spiegato bene che deve cambiare (oltretutto la dipendenza da cocaina è probabilmente peggiore di quella da eroina), e quindi sono cambiate anche le regole in casa ma secondo me se lui non risolve i suoi problemi e le sue insicurezze non ne verrà fuori...Grazie
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

le terapie "a scalare", per quanto diffuse nei SerD così come in strutture private che praticano disintossicazioni di vario tipo, NON SONO terapie efficaci per la tossicodipendenza da eroina. Le terapie per la tossicodipendenza da eroina, sviluppate negli anni '60 e '70, possono utilizzare farmaci agonisti (Metadone, Subutex) o antagonisti (Antaxone), sempre in un regime a lungo termine, con una dose che deve rimanere sopra certi valori, altrimenti la terapia funziona solo in parte o non funziona per niente. Chi è sottoposto a terapie a scalare ricade, a volte subito e soltanto nell'eroina, altre volte in un cocktail di sostanze in cui temporaneamente l'eroina può non essere la principale. La dipendenza da cocaina è temibile perché al momento non ha una cura standard, per cui si va per tentativi sulla base di quanto ottenuto con la ricerca. Inoltre, il soggetto sotto effetto di cocaina è molto meno gestibile sul piano del comportamento, segue meno le regole dei programmi etc.
Problemi e insicurezza caratteriali o ambientali hanno un ruolo neutro nei riguardi della tossicodipendenza: avrà notato che ci sono sempre e solo fattori che sembrano peggiorarla o esasperarla, ma mai fattori che riescono ad agire in senso opposto. Quindi non è sensato puntare su questi aspetti sperando che si risolva il problema, perché il problema in questione è una malattia cerebrale che si quieta secondo certe precise tecniche terapeutiche, e il malato non può niente da solo come per le altre malattie. Può solo accettare di curarsi. Se davvero la cura impostata è una terapia con metadone o subutex a scalare (non importa quanto velocemente, parliamo comunque di un periodo breve di qualche mese) non è una cura adeguata alla diagnosi di dipednenza da eroina. Le cose non variano da caso a caso, esiste uno standard per questa diagnosi. Se mai potrebbe non essere sufficiente una terapia standard, ma questo non lo sapremo mai se prima non la si prova. Nei primi mesi di solito si imposta un regime di cura con un dosaggio crescente (non de-crescente) che poi rimane stabile quando le urine diventano negative, e si procede passando ad "affinare" gli altri aspetti del trattamento (per esempio quello psicologico). Curare gli aspetti psicologici in una fase in cui ancora utilizza sostanze non serve a modificare stabilmente questi comportamenti.
Saluti
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

le terapie "a scalare", per quanto diffuse nei SerD così come in strutture private che praticano disintossicazioni di vario tipo, NON SONO terapie efficaci per la tossicodipendenza da eroina. Le terapie per la tossicodipendenza da eroina, sviluppate negli anni '60 e '70, possono utilizzare farmaci agonisti (Metadone, Subutex) o antagonisti (Antaxone), sempre in un regime a lungo termine, con una dose che deve rimanere sopra certi valori, altrimenti la terapia funziona solo in parte o non funziona per niente. Chi è sottoposto a terapie a scalare ricade, a volte subito e soltanto nell'eroina, altre volte in un cocktail di sostanze in cui temporaneamente l'eroina può non essere la principale. La dipendenza da cocaina è temibile perché al momento non ha una cura standard, per cui si va per tentativi sulla base di quanto ottenuto con la ricerca. Inoltre, il soggetto sotto effetto di cocaina è molto meno gestibile sul piano del comportamento, segue meno le regole dei programmi etc.
Problemi e insicurezza caratteriali o ambientali hanno un ruolo neutro nei riguardi della tossicodipendenza: avrà notato che ci sono sempre e solo fattori che sembrano peggiorarla o esasperarla, ma mai fattori che riescono ad agire in senso opposto. Quindi non è sensato puntare su questi aspetti sperando che si risolva il problema, perché il problema in questione è una malattia cerebrale che si quieta secondo certe precise tecniche terapeutiche, e il malato non può niente da solo come per le altre malattie. Può solo accettare di curarsi. Se davvero la cura impostata è una terapia con metadone o subutex a scalare (non importa quanto velocemente, parliamo comunque di un periodo breve di qualche mese) non è una cura adeguata alla diagnosi di dipednenza da eroina. Le cose non variano da caso a caso, esiste uno standard per questa diagnosi. Se mai potrebbe non essere sufficiente una terapia standard, ma questo non lo sapremo mai se prima non la si prova. Nei primi mesi di solito si imposta un regime di cura con un dosaggio crescente (non de-crescente) che poi rimane stabile quando le urine diventano negative, e si procede passando ad "affinare" gli altri aspetti del trattamento (per esempio quello psicologico). Curare gli aspetti psicologici in una fase in cui ancora utilizza sostanze non serve a modificare stabilmente questi comportamenti.
Saluti
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Utente
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Gentile Dr. Pacini, nOn posso e non voglio giudicare l'operato dei medici del SerD, sta di fatto che da una sostanza è passato ad un'altra...come dice lei il fatto che a lui sia stato somministrato Subutex prima alla dose massima e poi a scalare può aver provocato questa suo "avvicinamento" alla cocaina. Speriamo che ora almeno smetta di usare qualsiasi sostanza così da iniziare seriamente un trattamento psicologico...Grazie infinite a Lei e al Dr. Garbolino per le informazioni e buona giornata!!!
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Dr. Matteo Pacini Psichiatra, Psicoterapeuta, Medico delle dipendenze 43.5k 990 248
Gentile utente,

mi spiace che però, come leggo nelle sue conclusioni, non sia riuscito a comunicarle i messaggi principali delle mie risposte.
Il problema non è di "usare sostanze", la "dipendenza" è condizione diversa dall'usare sostanze. L'usare sostanze, non essendo malattia, può beneficiare (in quanto condizione a rischio) anche soltanto di supporto psicologico non specifico, o di psicoterapia. La tossicodipendenza è una malattia con uno standard terapeutico (per fortuna). L'avvicinamento alla cocaina lo ha portato se mai una condizione non risolta di tossicodipendenza da eroina, che lui magari ha pensato di contenere temporaneamente spostandosi su altro. Una terapia con Subutex "a scalare" non poteva avere alcun impatto significativo su una dipendenza da eroina. Se la diagnosi è corretta (dipendenza da eroina) sperare non è un atteggiamento utile, e non è fondato. Nel caso in cui la persona decidesse di fare colloqui psicologici allo scopo di non drogarsi più, se è affetto da tossicodipendenza questo non risolve il problema o previene le ricadute, può solo essere utile a mantenere un contatto.
Per quanto riguarda l'operato dei medici, mi sono attenuto a quanto detto da Lei circa i risultati non ottenuti, l'ambiguità percepita e la mancanza di un indirizzo chiaro. Se la terapia con subutex è quella che lei descrive, quel che segue non mi stupisce.
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Utente
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Ancora una volta non so come ringraziarla...A presto e buona serata.